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Autore Discussione: JOSÉ GRAZIANO DA SILVA - Somalia, il piano per evitare la quarta carestia  (Letto 1665 volte)
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« inserito:: Marzo 28, 2012, 03:13:45 pm »

28/3/2012

Somalia, il piano per evitare la quarta carestia

JOSÉ GRAZIANO DA SILVA*

Dopo sei mesi e la morte di decine di migliaia di persone, la carestia in Somalia - causata dalla peggiore siccità degli ultimi 60 anni - è finita. Ma in Africa rimane una crisi più ampia.

Nel Corno d’Africa - Somalia, Gibuti, Etiopia, Kenya, Sud Sudan e Sudan – qualcosa come 14,6 milioni di bambini, donne e uomini non hanno cibo a sufficienza. Mentre a ovest, nei paesi del Sahel, Niger, Ciad, Mali, Burkina Faso e Mauritania, altri 14 milioni sono a rischio.

Peggio ancora, in Somalia è elevato il rischio che la carestia si ripeta in mancanza di un’azione coordinata, a lungo termine. Non possiamo evitare le siccità, ma possiamo cercare di impedire che diventino carestie.

In poco più di un decennio, il Corno d’Africa ha subito tre ondate di siccità, seguite da gravi crisi. Ogni volta, la comunità internazionale ha convenuto che erano necessarie misure a lungo termine per evitare che un’altra tragedia. Ma ogni volta, quando infine sono arrivate le piogge, le buone intenzioni del mondo si sono sciolte.

Dobbiamo garantire che questo non accada di nuovo unendo le forze ora per bandire una volta per tutte la fame dalla regione. Non farlo sarebbe doppiamente tragico, perché la perdita di vite e la sofferenza umana sarebbero del tutto inutili: come dimostra la fine della carestia in Somalia, la Fao e i suoi partner hanno iniziato a fare la differenza.

Il Programma Alimentare Mondiale, l’Unicef, la Fao, e le Ong internazionali ora hanno programmi di risposta all’emergenza che si basano non solo sui prodotti alimentari e assistenza immediata, come in passato, ma anche sull’offerta di denaro in cambio di lavoro e regimi di buoni pasto. Questo permette alle famiglie di acquistare cibo a livello locale, consentendo loro di rimanere vicino alle loro case, ma stimola anche la ripresa economica e riabilita le infrastrutture locali necessarie per l’agricoltura e la produzione zootecnica.

Questi metodi delle agenzie aiutano le persone che hanno urgente bisogno di cibo, ma li aiutano anche a migliorare le loro condizioni di vita e a costruire la resilienza di superare le crisi future. Ad esempio, gli agricoltori nelle regioni di Somalia Bay e dello Shabelle hanno approfittato delle recenti piogge e degli aiuti forniti dalla Fao e altre agenzie per raddoppiare la loro produzione di mais e sorgo e ottenere il migliore raccolto da anni e anni.

La comunità internazionale deve continuare a perfezionare tali approcci, se vuole contenere e prevenire nuove crisi. Anche al culmine della carestia, alcuni agricoltori somali sono riusciti a coltivare e vendere i loro raccolti. Questo è stato possibile perché, prima della crisi, la Fao aveva usato programmi di soldi in cambio di lavoro per aiutarli a ricostruire il sistema locale di irrigazione e rendere disponibili sementi di alta qualità.

Ma la produzione di cibo non basta. Gli agricoltori poveri possono anche crescere raccolti abbondanti, ma se non ci sono strade su cui trasportare i loro prodotti, e un mercato dove venderli, resteranno poveri e vulnerabili. E, ovviamente, se nessuno ha il denaro per acquistare ciò che producono, i loro sforzi saranno sprecati. Ecco perché è fondamentale stimolare sia l’offerta locale sia la domanda.

Le iniezioni di liquidità nelle economie locali possono aiutarle a fiorire. Ma la gente delle comunità rurali ha bisogno di molto altro per una vita produttiva e soddisfacente: reti di sicurezza sociale di base, scuole, servizi sanitari, efficaci sistemi di gestione del rischio e sicurezza personale.

La Fao rinnova il suo impegno per un’Africa libera dalla fame. Ma questo obiettivo è, ovviamente, al di là della capacità di qualsiasi organizzazione internazionale o governo che lavori da solo. Il raggiungimento di questo obiettivo necessita di forme di collaborazione tra governi, organizzazioni regionali, organizzazioni della società civile e settore privato.

Collegare l’assistenza di emergenza con misure a lungo termine può offrire una via d’uscita a crisi prolungate su un percorso di sviluppo sostenibile. Per intensificare gli sforzi in corso, l’agricoltura può diventare anche un fattore chiave per stabilire la pace e la stabilità del Corno d’Africa - condizioni essenziali per la crescita e la prosperità.

Le siccità non sono evitabili. Ma la fame e la carestia sì. È impensabile che la comunità internazionale continui a tollerarle.

*Direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura Copyright: Project Syndicate, 2012 http://www.project-syndicate.org/

[Traduzione di Carla Reschia]

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9932
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