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Autore Discussione: Marta SERAFINI.  (Letto 8581 volte)
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« inserito:: Marzo 27, 2012, 07:14:22 pm »

DIRITTO UMANITARIO INTERNAZIONALE

Afghanistan, Emergency: «Isaf sta impedendo ai feriti di curarsi nelle zone bombardate»

La denuncia della ong: «Da 48 ore non riceviamo pazienti, è una violazione della Convenzione di Ginevra»


MILANO - Un corridoio umanitario per evacuare urgentemente i feriti. E' la richiesta che arriva a gran voce da Emergency per la popolazione della provincia di Helmand in Afghanistan, interessata dal 16 marzo dai bombardamenti delle forze Isaf.

Secondo quanto riferito dall'organizzazione non governativa, le cliniche e i posti di primo soccorso da due giorni non ricevono feriti «in quanto la zona è stata del tutto bloccata e non viene consentita l'evacuazione dei feriti, in violazione della Convenzione di Ginevra».

«LA NATO NON RISPONDE» - Da alcuni giorni le forze Nato stanno infatti bombardando il villaggio di Mirbandao, nella provincia di Helmand, nel Sud dell'Afghanistan. Inoltre, nella regione sono in corso violenti combattimenti di terra. Nella provincia, Emergency ha un ospedale per feriti di guerra a Lashkar-gah e tre posti di primo soccorso. «Né l'ospedale, né il posto di primo soccorso di Grishk, il più vicino alla zona dei bombardamenti, hanno visto arrivare pazienti», fanno sapere dall'organizzazione. E aggiungono: «Una cosa alquanto strana, data l'intensità degli scontri, soprattutto se si pensa che solo nelle cliniche più piccole curiamo almeno un paziente al giorno. Generalmente viene consentito alla popolazione di scappare dalle aree bombardate e di curare il feriti, in questo caso è andata diversamente», aggiunge Emanuele Nannini, coordinatore del programma di Emergency in Afghanistan. Ad avvisare lo staff di Emergency, gli anziani della popolazione locale che riferiscono di posti di blocco militari per impedire l'allontanamento dei feriti dalla zona dei combattimenti. «Tutto ciò costituisce un'aperta violazione del diritto umanitario internazionale oltre a rappresentare un'offesa alla nostra coscienza civile», continua Nannini. Che aggiunge: «Attraverso la Croce Rossa abbiamo chiesto alle forze Isaf di aprire un corridoio. Ma al momento non abbiamo ancora ricevuto risposta».

PRECEDENTI - Da Emergency fanno anche sapere che non è la prima volta che si verificano episodi del genere: «E' già capitato nel 2010.
Poi, di recente, una ragazza incinta è morta con il suo bambino: l'hanno trattenuta a un posto di blocco mentre stava cercando di recarsi in ospedale. E quando è arrivata da noi era troppo tardi». Secondo il database Civcas, negli ultimi due anni in Afghanistan sono morti 2.537 civili e 5.594 sono rimasti feriti. Il 12 per cento delle morti è attribuibile alle forze Isaf e la restante parte ai ribelli. Ma secondo altre organizzazioni il dato è più alto , con 5.191 civili morti nel 2009-2010, oltre il 70 per cento dei quali caduti per mano di “elementi antigovernativi”, il 20 per cento da forze del governo e il resto indeterminato.

Marta Serafini

Twitter: @martaserafini

26 marzo 2012 | 17:33© RIPRODUZIONE RISERVATA
da - http://www.corriere.it/esteri/12_marzo_26/bombardamenti-afghanistan-ospedali-emergency_241edd40-7754-11e1-93b9-89336e75ab45.shtml
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« Risposta #1 inserito:: Marzo 01, 2013, 12:15:12 am »

LA PROVOCAZIONE

E sul blog di Grillo

«Pd e Pdl votino fiducia a Governo M5S»

Il post di Messora. Bersani: «Grillo non scappi dalle sue responsabilità». E lui: «Bravo Napolitano in Germania»


Il tweet di Beppe Grillo che riprende il post di Claudio MessoraIl tweet di Beppe Grillo che riprende il post di Claudio Messora
Mentre arriva un pacco sospetto alla villa di Sant'Ilario, Beppe Grillo su Twitter scrive riprendendo un post apparso sul suo blog a firma di Claudio Messora (@byoblu): «Se proprio Pd e Pdl ci tengono alla governabilità possono sempre votare la fiducia al primo Governo M5s».
Poi Messora mette in guardia i grillini: «Questi conoscono l'arte di mettervelo in quel posto meglio di chiunque altro Cercate di non farvi fregare e rimettete, con lucidità, ogni tassello al suo posto».

LA REPLICA DEL SEGRETARIO DEL PD - Immediata arriva la replica di Pier Luigi Bersani che ribatte a muso duro: «Come noi rispettiamo gli elettori anche Grillo li rispetti. I numeri li vede anche lui, non pensi di scappare dalla sue responsabilità con delle battute. Ci si vede in Parlamento e davanti agli elettori».
La cover dell'EconomistLa cover dell'Economist

L'ELOGIO A NAPOLITANO - Poi sempre su beppegrillo.it compare un altro post. Questa volta a firma di Grillo stesso, titolo «Chapeu Napolitano». Secondo il portavoce del M5S il presidente della Repubblica «merita l’onore delle armi. In questi anni è stato criticato per molte scelte a mio avviso sbagliate, ma ieri in Germania ho visto, al termine del suo mandato, il mio presidente della Repubblica. Un italiano che ha tenuto la schiena dritta». Secondo Grillo infatti sarebbe da apprezzare la risposta che Napolitano ha dato a Steinbrueck e la sua decisione di non incontrarlo dopo che il politico tedesco aveva definito Berlusconi e Grillo due clown. Nel frattempo l'Economist, in uscita domani, dedica una copertina alla situazione italiana. Titolo «Entrino i clown. Come le disastrose elezioni in Italia minacciano il futuro dell'Euro» con un'immagine di Beppe Grillo e Silvio Berlusconi.

LA PETIZIONE DI VIOLA -Nel post di Messora viene citata anche la petizione apparsa mercoledì su Change.org in cui si invitava Grillo a votare la fiducia a Bersani e che ha raccolto in poche ore più di 30 mila adesioni. Secondo il giornalista, Viola sarebbe un' attivista del Partito Pirata. «Forse questa Viola Tesi che all'improvviso spunta fuori dal nulla, con una petizione pro fiducia (pro Pd) in rete, guarda caso su un sito che nulla ha a che fare con il M5S, raccogliendo magicamente decine di migliaia di firme, non è esattamente espressione della base del Movimento. Potrebbe mai esserlo una che fino a un paio di mesi fa almeno militava convintamente nella base del Partito Pirata? Lo stesso partito pirata che deve vedersela con quel Marco Marsili che proprio durante le scorse elezioni, sbugiardato da Anonymous o chi per essi, cospirava contro il M5S cercando di distruggerlo?».

E I COMMENTI SUL BLOG - A Messora (e a Grillo) non vanno già nemmeno «i titoloni dei giornali, quelli che parlano di base spaccata basandosi su qualche commento su un blog sono solo l'ennesima strumentalizzazione giornalistica orchestrata dalla vecchia politica che cerca di tamponare l'ondata di cittadini all'arrembaggio delle istituzioni».

Marta Serafini

@martaserafini28 febbraio 2013 | 16:54© RIPRODUZIONE RISERVATA

da - http://www.corriere.it/politica/13_febbraio_28/grillo-votate-fiducia-al-movimento-cinque-stelle_c45c0c48-81b1-11e2-aa9e-df4f9e5f1fe2.shtml
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« Risposta #2 inserito:: Marzo 02, 2013, 03:19:37 pm »

FIDUCIA

Grillo attacca : «Dal Pd mercato delle vacche»

La replica: «Falso, noi giochiamo a viso aperto»

Dal blog: «Non siamo in vendita». A Renzi e Bersani «facce come il c...o». Casaleggio al «Guardian»: «Nessuna alleanza»


Grillo torna a parlare dal suo blog e spara a zero sul Pd. Il tutto mentre dalla dirigenza del Partito democratico sono arrivati segnali e dichiarazioni come quella di D'Alema sulla presidenza della Camera da affidare al M5S. Una proposta che evidentemente non è piaciuta a Grillo: «In questi giorni è in atto il mercato delle vacche. Al M5S arrivano continue offerte di presidenze della Camera, di commissioni, persino di ministri», tuona. Poi Grillo (che si troverebbe in Toscana a Marina di Bibbona) risponde anche a Bersani: «È fuori dalla storia e non se ne rende conto». E ce n'è pure per Renzi «che come uniche credenziali ha quelle di aver fatto il politico di professione senza nessun risultato apprezzabile ora si candida a premier, ma non aveva perso le primarie? Questi hanno la faccia come il culo». E ancora: «In altre parole i vertici del pdmenoelle si stanno comportando come dei volgari adescatori. Questa è politica? Fare compravendita? Affermare una cosa il giorno prima e contraddirsi il giorno dopo per convenienza post elettorale?». All'attacco di Grillo arriva dal Twitter dei democratici la replica: «Nessuna trattativa né calcoli sottobanco», «il Pd gioca a viso aperto».

CASALEGGIO SUL «GUARDIAN» -
Sulle alleanze interviene anche Gianroberto Casaleggio che al Guardian dichiara: «Non appoggeremo nessun governo». Il Movimento, ribadisce il braccio destro di Grillo al quotidiano britannico: «voterà per tutte quelle proposte che sono parte integrante del nostro programma». E aggiunge: «Il presidente della Repubblica deciderà a chi dare il mandato, per tentare di fare un governo. Lui deciderà se ci sono le condizioni per formare un governo e se quel governo ha la fiducia alla Camera e al Senato. Noi non vogliamo entrare in quel processo».

IL MODO PUTTANESCO DI FARE POLITICA - Sale la tensione dunque mentre Grillo non usa mezze parole: «Il Pdmenoelle ha già identificato a tavolino le persone del M5S per le varie cariche dando loro la giusta evidenza mediatica sui suoi giornali e sulle sue televisioni. È il solito modo puttanesco di fare politica. Per attuarlo però ci devono essere persone disposte a vendersi. E il M5S, i suoi eletti, i suoi attivisti, i suoi elettori non sono in vendita». Insomma, Grillo torna a ribadire la sua linea e manda un chiaro segnale anche ai suoi.

NON SARA' IL VIETNAM - Per quanto riguarda la linea da tenere Grillo annuncia che «Il M5S voterà in aula ogni legge che risponda al suo programma, non farà alleanze». E in chiusura si torna a ribadire che non saranno tollerati accordi di nessun tipo, come ribadito anche nel regolamento dei neoeletti: «Se il pdmenoelle vuole trasformare Camera e Senato in un Vietnam il M5S non starà certo a guardare». Intanto sul blog di Claudio Messora compare un altro post. «L’ipotesi è dunque questa: un governo in prorogatio, con poteri di mera amministrazione, ed un Parlamento con pieni poteri legislativi, in cui gli accordi e le convergenze potranno trovarsi solo sulle singole leggi, volta per volta». Un'ipotesi che non trova però per il momento conferme da parte del M5s e di Beppe Grillo, che su Twitter annuncia: «La piattaforma, spazio dove ognuno conterà uno, è in sviluppo dopo il rallentamento dovuto all'anticipo delle elezioni», riprendendo così il discorso rimasto in sospeso sull'introduzione della democrazia liquida su modello del partito pirata tedesco. Poi il messaggio agli economisti e agli "esperti": «I contributi sono sempre bene accetti, ma non l'utilizzo del M5S per promuovere sé stessi. Il M5S dispone di un programma che sarà sviluppato on line nel tempo da tutti i suoi iscritti».

VENDOLA SI CANDIDA COME MEDIATORE? - Nel frattempo Nichi Vendola ha bocciato l'ipotesi di un governo di larghe intese e torna a ribadire la sua apertura al M5S: «Governissimo? Ipotesi strampalata. Dobbiamo rompere un tabù: è con Grillo che bisogna parlare. Ma non di posti bensì di politica», ha spiegato il leader di Sel su Twitter.

Marta Serafini
@martaserafini1 marzo 2013 | 17:36© RIPRODUZIONE RISERVATA

da - http://www.corriere.it/politica/13_marzo_01/grillo-il-mercato-delle-vacche-del-pd_d052d9f8-8262-11e2-b4b6-da1dd6a709fc.shtml
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« Risposta #3 inserito:: Aprile 21, 2013, 12:17:24 am »

Napolitano bis, Grillo: «È colpo di Stato»

E parte in camper per Roma

La mobilitazione a Montecitorio.

La polizia chiude la piazza. Fico: «Alzare l'ascia di guerra».

Rodotà prende le distanze


I Cinque Stelle l'hanno chiesto fino all'ultimo. «Si voti Rodotà». E alla notizia che Napolitano ha sciolto la riserva accettando di candidarsi alla presidenza della Repubblica, la piazza esplode. Beppe Grillo urla al colpo di stato e parte da Udine per Roma, dove è atteso in serata, per unirsi ai manifestanti che protestano davanti alla Camera.

«TUTTI IN PIAZZA» - Momenti concitati, dunque. In centinaia si accalcano in piazza Montecitorio, chiedendo l'elezione di Stefano Rodotà. La polizia blocca tutti gli ingressi per evitare problemi di ordine pubblico. Grillo invoca la mobilitazione di massa: «Io sto andando a Roma in camper. Ho terminato la campagna elettorale in Friuli Venezia Giulia e sto arrivando. Sarò davanti a Montecitorio stasera. Rimarrò per tutto il tempo necessario. Dobbiamo essere milioni. Non lasciatemi solo o con quattro gatti. Di più non posso fare. Qui o si fa la democrazia o si muore come Paese». Poi denuncia che il blog è sotto attacco e su Twitter lancia l'hashtag #tuttiaroma. Il deputato Roberto Fico: «Il paese è in rovina esclusivamente grazie a loro. Oggi più che mai va alzata l'ascia di guerra, l'ascia della democrazia, della libertà e del cambiamento fatto di comunità, conoscenza e progetti. Si sono arroccati nel palazzo, chiusi, barricati, soli. Sono disperati». Un'iniziativa e parole che non piacciono a Roberto Maroni della Lega: «Le stesse cose di Grillo le dicevano Mussolini o Hitler. Il parlamento è la sede della democrazia». Lo stesso Stefano Rodotà prende le distanze dalla mobilitazione: «Il dissenso va espresso nelle sedi istituzionali».

MOMENTI DECISIVI - Il piano politico dei Cinque Stelle non è andato in porto. Non importa se anche i parlamentari di Sel abbiano dichiarato di voler convergere su Rodotà nelle votazioni per il presidente della Repubblica. Un Napolitano bis mette d'accordo destra e sinistra. La matematica sembra inevitabilmente dare ragione all'asse Pd-Pdl-Scelta Civica-Lega. Dal blog, Grillo tuona: «Ci sono momenti decisivi nella storia di una Nazione. Oggi, 20 aprile 2013, è uno di quelli. È in atto un colpo di Stato. Pur di impedire un cambiamento sono disposti a tutto. Sono disperati. Hanno deciso di mantenere Napolitano al Quirinale».

IL NOME DI RODOTA' - Nei giorni scorsi in un videomessaggio il leader del M5S aveva invitato Bersani e il Pd a convergere sul nome del giurista. «Poi inizieremo a parlare». Un appello che però non è stata ascoltato dalla dirigenza del Partito Democratico. Prima Marini, Prodi. Ma Rodotà, no. Anche di fronte all'istanza dei giovani che hanno occupato le sedi di partito chiedendo un cambiamento e un rinnovamento, in largo del Nazareno si è deciso di non piegarsi ai Cinque Stelle. «È ovvio che il primo partito vuole un suo candidato», aveva tagliato corto Anna Finocchiaro dopo le dimissioni di Pierluigi Bersani.

L'hashtag lanciato da GrilloL'hashtag lanciato da Grillo
«C'ERAVAMO TANTO AMATO» - «Rodotà è il nome proposto dai cittadini italiani». Nelle ultime ore Vito Crimi e Roberta Lombardi non hanno fatto altro che ripeterlo. Un mantra, cui però non è seguito un ragionamento di autocritica sui metodi usati per scegliere la sua candidatura e sulla mancata pubblicazione delle preferenze ottenute. Oggi Crimi e Lombardi aggiungono: «Non è nemmeno un nome grillino, è un uomo del Pd. E allora perché non rispettare la volontà del popolo?». Un golpe, un inciucio, un de prufundis. La scelta di chiedere a Napolitano di ricandidarsi non piace e viene definita dalla stessa Lombardi «ottima per un paese che non sa e non vuole scegliere». C'è chi poi ironizza: «C'eravamo tanto Amato. C'era una volta Napolitano...anzi c'è ancora. I partiti hanno gettato giù la maschera!», denuncia su Facebook il Cinque Stelle Riccardo Nuti, parlamentare del M5s. Il tutto mentre Pierluigi Bersani si affretta a precisare «Vorrei chiarire che con Napolitano si è discusso soltanto di presidenza della Repubblica e di un suo eventuale nuovo mandato».

Marta Serafini
@martaserafini

20 aprile 2013 | 18:00© RIPRODUZIONE RISERVATA

da - http://www.corriere.it/politica/speciali/2013/elezioni-presidente-repubblica/notizie/20-aprile-napolitano-bis-la-reazione-del-movimento-cinque-stelle_8dc0ac4c-a9bc-11e2-8070-0e94b2f2d724.shtml
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« Risposta #4 inserito:: Giugno 03, 2013, 04:57:43 pm »

LE ACCUSE contro governo e partiti SUL BLOG

Grillo sul presidenzialismo: «Berlusconi vuole diventare presidente -duce»

Il leader del M5S «Napolitano non ha l'autorità per definire la durata del governo».

Crimi: «Italiani hanno altri problemi»



A finire nel mirino di Grillo sono, ancora una volta, il governo e il sistema partitico. Colpevoli di «aver preso in ostaggio la nazione» e di «non avere senso del pudore». Ma non solo. Nell'ultimo post pubblicato sul blog, il front man del M5S grida al complotto e si scaglia contro le riforme istituzionali. Il tutto mentre Napolitano incontra i rappresentati del governo, inclusi il premier Enrico Letta, il ministro per le Riforme costituzionali, Gaetano Quagliariello, e il ministro per i Rapporti con il Parlamento e coordinamento attività di Governo, Dario Franceschini.
Scrive Grillo: «Il governo nasce dall'emergenza dei processi di Berlusconi, dell'inchiesta del Monte dei Paschi di Siena, della trattativa Stato-Mafia e sotto la pressione della finanza internazionale. Letta, capitan Findus, fa solo il palo e prende ordini. Il presidenzialismo è un'idea di Berlusconi, vuol farsi eleggere presidente-duce d'Italia con l'aiuto delle televisioni che il pdmenoelle gli ha graziosamente lasciato da vent'anni ignorando ogni conflitto di interessi».

IL SENSO DEL PUDORE - A muovere i fili sarebbe dunque il «futuro presidente duce d'Italia», Silvio Berlusconi. L'obiettivo? «Con il semipresidenzialismo, peraltro richiesto nel Piano di Licio Gelli della P2, Berlusconi fa un salto avanti nella sua ingiuriosa scalata al potere che gli darebbe impunità e immunità». Poi sul banco degli imputati ci finisce anche il Quirinale accusato di non avere i poteri à per definire la durata del governo: «Napolitano, che sabato ha percorso via del Fori Imperiali a bordo della Flaminia presidenziale scoperta, un'immagine surreale del futuro della Repubblica, ha detto che 'il governo Letta è un'esperienza a terminè, durerà 18 mesi, quando lui sarà alla soglia dei 90 anni». Mi domando, con quale autorità il presidente della Repubblica definisce la durata di un Governo? E perchè 18 mesi?». Il j'accuse di Grillo continua poi ricordando come «Otto milioni di italiani sono a tutti gli effetti considerati extraparlamentari. Senza alcun diritto di rappresentanza. E' umiliante, vergognoso, antidemocratico. L'Italia non è più una democrazia. Il porcellum, che i partiti a parole vogliono cambiare, è immutato dal 2006 e ogni giorno ci spiegano l'urgenza di una nuova legge elettorale. Pudore? Cos'è il pudore? Prendere per i fondelli i cittadini con una falsa legge per l'abolizione dei finanziamenti pubblici?». Parole durissime dunque. Che arrivano mentre è ancora alta la tensione all'interno del Movimento Cinque Stelle sia per le mancate nomine sia per le spaccature interne, esasperate anche dalle polemiche con il candidato alle Quirinarie Stefano Rodotà e dal risultato delle ultime consultazioni amministrative.

«IL PROBLEMA E' IL LAVORO» - Contro le riforme istituzionali in giornata si è pronunciato anche il capogruppo al Senato Vito Crimi che su Facebook ha posto l'accento sulla disoccupazione: «Ogni mattina un italiano disoccupato, un esodato, un invalido al quale hanno tagliato i fondi, una mamma che porta i bambini in una scuola senza il riscaldamento, un precario, uno studente universitario e tanti altri italiani si svegliano con una cosa in comune, con un chiodo fisso in testa, con quel problema che gli rende difficile dormire la notte, quel pensiero che lo accompagnerà per tutta la giornata e fino alla fine del mese: bicameralismo perfetto o una sola camera? E poi... presidenzialismo o semipresidenzialismo?».

Marta Serafini
@martaserafini

3 giugno 2013 | 15:57© RIPRODUZIONE RISERVATA

DA - http://www.corriere.it/politica/13_giugno_03/grillo-berlusconi-vuole-diventare-presidente-duce_b1610554-cc42-11e2-baa8-7c6869fac9d2.shtml
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« Risposta #5 inserito:: Luglio 03, 2013, 07:11:48 am »

MOVIMENTO CINQUE STELLE

Grillo chiede incontro a Napolitano « Sciolga il Parlamento»

Il leader del M5S: «Il presidente vada in tv e dica la verità». E conclude: «Italiani brava gente ma possono diventare feroci»
Il fotomontaggio che Grillo ha postato sul suo blog con la prima pagina del Corriere della Sera del 26 luglio 1943 all'indomani della caduta del Duce Il fotomontaggio che Grillo ha postato sul suo blog con la prima pagina del Corriere della Sera del 26 luglio 1943 all'indomani della caduta del Duce

Beppe Grillo torna a farsi sentire. E chiede un incontro al presidente della Repubblica «Napolitano vada in televisione, in prima serata e parli alla Nazione. Dica la verità sullo stato dell'economia, sulle misure che dovremo prendere, sui sacrifici enormi che ci aspettano. Imponga la cancellazione del Porcellum, contro cui alla Camera ha votato soltanto il M5S e un solo deputato del pdmenoelle e sciolga il Parlamento. Quest'agonia non può durare. Chiedo un incontro con Napolitano». A corredo del post, un fotomontaggio della prima pagina del Corriere della Sera con le dimissioni di Benito Mussolini nel luglio del 1943.

«RESISTONO COME LE COZZE» - Il paragone con la caduta del fascismo è chiaro. E viene ripreso anche nel testo del post. Scrive il leader del M5S: «Persino il fascismo ebbe il pudore di far cadere Mussolini, e indirettamente di condannarsi, il 25 luglio 1943, giorno del Gran Consiglio. Questi resistono come delle cozze. Sono la malattia e vogliono essere anche la cura. Neppure il fascismo o il re avrebbero tollerato un esecutivo sorretto da Berlusconi». Per Letta invece il paragone è con «nuovo Romolo Augustolo, l'ultimo insignificante imperatore romano». Tra evocazioni e parallelismi storici, Grillo rivendica ancora una volta un ruolo di governo per i Cinque Stelle e attacca frontalmente l'esecutivo delle larghe intese, colpevole di non rappresentare il Paese e di non essere rappresentativo - sempre secondo Grillo - del volere dell'elettorato. «Il popolo italiano si è espresso per un cambiamento alle elezioni politiche di febbraio. Il M5S è risultato primo in 50 province e secondo in 42 su un totale di 108, primo in assoluto nel Paese».

LA REPLICA DEL COLLE - Alle richieste di Grillo però il Colle non reagisce: «Il presidente non ha ricevuto nessuna richiesta di incontro nei modi necessari perché potesse prenderla in considerazione», fanno sapere fonti interne al Quirinale. Come dire, insomma, che se si vuole mantenere un dialogo aperto con il Capo Stato, la forma da seguire è un'altra. Ma il leader del M5S come sua abitudine esagera i toni e parla per iperboli. Senza lesinare nuovi attacchi alla stampa. «Da allora è iniziato un tiro al bersaglio da parte di tutti i media, incluse le televisioni pubbliche (una vergogna!). Una delegittimazione continua da parte del Sistema che ha colpito chiunque facesse parte del M5S o che solo osasse dichiararsi a favore», scrive ancora Grillo. Poi, la minaccia: «Non vorrei essere nei panni di questi politici, di questi pennivendoli quando il popolo italiano capirà di essere stato ingannato», scrive Grillo. E ancora: «L'italiano viene descritto come brava gente, ma può diventare feroce, come dimostrato dalla Storia, anche recente». L'ultimo attacco del leader del M5S arriva mentre i deputati pentastellati sono alle prese con la restituzione della diaria. E se il Restitution Day è stato più volte rimandato, a quanto pare, Grillo non sarà presente a Roma per la cerimonia simbolica di restituzione della cifra che dovrebbe aggirarsi intorno al milione e 200 mila euro.

Marta Serafini
@martaserafini

2 luglio 2013 | 17:33© RIPRODUZIONE RISERVATA

da - http://www.corriere.it/politica/13_luglio_02/grillo-chiede-incontro-a-napolitano_a997679e-e300-11e2-a1f9-62e4ef08d60d.shtml
« Ultima modifica: Gennaio 04, 2014, 05:08:33 pm da Admin » Registrato
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« Risposta #6 inserito:: Gennaio 04, 2014, 05:07:03 pm »

MALTEMPO NEGLI USA

Hercules, De Blasio introduce il codice blu per i senzatetto
Il neosindaco ha disposto misure eccezionali per salvaguardare gli homeless dalla tempesta di neve


Per la maggior parte degli abitanti di New York la tempesta Hercules significa disagi e si traduce nel fastidio di non poter uscire di casa. Per l’altra metà della Grande Mela la neve può significare la morte. Come sottolineano molti media americani, in queste ore a rischiare di più per l’ondata di maltempo sono gli homeless che popolano la città.

L’andamento del numero dei senza tetto dal 1983 a oggi (NYC Homeless Department Service)L’andamento del numero dei senza tetto dal 1983 a oggi (NYC Homeless Department Service)

ONDATE DI GELO E CURVE - Dal 1983 ad oggi, secondo quanto riporta il Department of Homeless Services and Human Resources Administration il numero di senzatetto è cresciuto in modo esponenziale passando da 12 mila a oltre 52 mila. Ad osservare l’impressionante curva, si nota come la crescita sia legata alla crisi economica che ha colpito gli Stati Uniti. Perdere il posto di lavoro, così come non avere soldi per università e assicurazioni, negli Stati Uniti significa molto spesso finire in mezzo a una strada. Ma non solo. A New York, come nel resto del mondo, il nemico numero uno dei senzatetto è il freddo. Risultato, le ondate di gelo come quest’ultima rappresentano un vero e proprio pericolo per una buona parte della popolazione.

CENTRI ASSISTENZA - De Blasio durante la sua campagna elettorale ha parlato più volte dell’esistenza di due New York, quella che ce la fa, che lavora e produce denaro e quella degli ultimi, dei dimenticati, schiacciati dalla crisi e da un sistema che non si vuole prendere cura di loro. Ora il neo sindaco ha l’opportunità di mantenere la promessa fatta e di occuparsi anche di loro. Come sottolinea buona parte della stampa Usa,De Blasio sta lavorando anche per gli homeless. In queste ore a New York è stato attivato il codice blu. Il che significa che tutti i centri di accoglienza sono aperti 24 ore su 24 e che viene momentaneamente sospesa la procedura burocratica che permette di accedervi. Un provvedimento salutato dalle associazioni che si occupano dei meno fortunati come grande segno di cambiamento.

04 gennaio 2014
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marta Serafini @martaserafini

Da - http://www.corriere.it/esteri/14_gennaio_04/hercules-de-blasio-introduce-codice-blu-senzatetto-a5fccbf6-7518-11e3-b02c-f0cd2d6437ec.shtml
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« Risposta #7 inserito:: Maggio 22, 2014, 05:19:55 pm »

Grillo: «La mia è una rabbia buona Se vincesse Renzi? Ne prenderei atto»
«Le mie urla hanno unito 10 milioni di italiani, non siamo andati in giro a fare a botte con la polizia o a sfasciare vetrine»

Di Marta Serafini

Le poltroncine bianche e la colonna sonora di Via Col Vento. Ma anche il selfie con Vespa dietro le quinte. Grillo sbarca nel salotto di Porta a Porta e torna in Rai dopo 21 anni di esilio. «Bravi, avete messo una mia foto normale». Entra in scena così guardando lo schermo dove campeggia la sua fotografia.

Le poltroncine

Prima del calcio di inizio si aggira per lo studio. Jeans e giacca blu. «Sono commosso. Sono 21 anni che non sono in diretta. Io qui, se Vespa me l’avesse detto qualche anno fa, l’avrei querelato», scherza. Poi prende in giro il pubblico a pagamento seduto in studio. Ma il messaggio è tutto nel mantra di questi ultimi giorni: «Se vinciamo andiamo a Roma davanti al Quirinale. Ma noi non siamo violenti. Sono venuto a dimostrarvi che non sono né Hitler né Stalin. Abbiamo fatto un sondaggio siamo al 96 per cento sarà una marcia trionfale. Siamo già adesso la prima unica forza del paese». Grillo sfodera tutto il repertorio dei comizi, per le ultime battute di una campagna elettorale che l’hanno visto coinvolto come non mai. Titolo della puntata: «Adesso parlo io». E in effetti c’è poco spazio per le domande. Seduti uno davanti all’altro Grillo e Vespa si punzecchiano («Il fascismo l’ha fatto il tuo papà» «Rilassati, vuoi che ti faccia un massaggino», «Non ci siamo mai stati simpatici»).

Scegliere chi è sincero
«Se prendiamo più voti del Pd andremo a elezioni anticipate», ribadisce. Il piano è sempre quello ripetuto fino allo stremo: «Cercheremo di far dimettere Napolitano, se noi prendiamo maggioranza alle europee questo governo deve andare a casa», minaccia. L’obiettivo di Grillo è chiaro e dichiarato, sottrarre voti al centro destra e rivolgersi a quel pubblico che il blog non riesce a raggiungere. «Sono venuto qua per una mossa politica, mi rivolgo a persone che hanno già un pregiudizio per tranquillizzarle. Sono uno che grida, sono arrabbiato. Ma la mia rabbia è il sogno di 10 milioni di italiani». Ma scopo del leader del M5s è anche attaccare ancora una volta Renzi, quello stesso Renzi che in un duello a distanza riempie la medesima piazza di Grillo, piazza Plebiscito a Napoli. E che passa al contrattacco gridando: «Ci insulta perché ha paura». La replica arriva da via Teulada: «Renzi è stato messo lì dai poteri forti ed economici. Scomparirà». Poi, dopo aver demolito la proposta degli 80 euro e avere esposto il suo piano per il reddito di cittadinanza, Grillo perde un po’ di terreno: «Diciamo tutti le stesse cose, gli italiani scelgano chi è sincero. Quello del 25 è un voto politico».

Il repertorio
Niente spazio per le alleanze. A domanda con chi andrebbe a governare il M5s in caso di vittoria, non ci sono dubbi: «Con gli italiani. Le larghe intese e la criminalità hanno distrutto il paese. Non accettiamo compromessi». Grillo ripete, ribadisce e come un treno ripete punto per punto il repertorio. Ma lascia deluso chi si aspettava i fuochi di artificio dello spettacolo a pagamento. Immigrati (” sono un problema europeo, per risolverlo ci vuole meno cuore e più cervello), abolizione del Fiscal Compact, revisione dei trattati europei, lavoro flessibile ma sostenibile (usiamo i disoccupati per i lavori comunitari), le urla dei comizi vengono riportate nel salotto di Vespa. Poi, al posto del plastico che aveva promesso e che ha recapitato dietro le quinte (un castello con dentro Monti, Renzi e Vespa), tira fuori l’assegno di 5 milioni e 443 milioni di euro con la restituzione dei rimborsi elettorali. «Noi facciamo quello che promettiamo, siamo diversi».

In attesa di processo
Nel castello del plastico, ha spiegato Grillo, ci sono anche «le carceri dove politici, imprenditori e giornalisti sono in attesa di un processo. «Vinceremo le Europee e poi le Politiche nell’attesa faremo questi processi on-line: ci saranno i politici, gli imprenditori come De Benedetti e Tronchetti e i giornalisti. Tra i giornalisti ho messo Vespa, che rappresenta bene tutta la categoria». Come da sua abitudine, Grillo ha promesso di cacciare l’intera classe dirigente “ma prima facciamo le verifiche fiscali, abbiamo già pronto l’algoritmo”. Si agita Vespa quando il leader del M5s ripete la battutaccia dei giorni scorsi: «Renzi è andato dalla Merkel e le ha dato due slinguate». La fiamma un po’ si riaccende quando Grillo torna sulle polemiche si Dudù e la vivisezione. Ma il Grillo comico lascia quasi subito spazio al Grillo politico: «Era una battuta, piuttosto Berlusconi con il San Raffaele ha una società che fa vivisezione». «E se Renzi vince?», chiede Vespa. «Ne prenderò atto», risponde Grillo e poi scivola via.

@martaserafini
19 maggio 2014 | 23:36
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Da - http://www.corriere.it/politica/speciali/2014/elezioni-europee/notizie/grillo-la-mia-rabbia-buona-c79d0106-df9c-11e3-b0f4-619ff8c67c6b.shtml
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« Risposta #8 inserito:: Maggio 29, 2014, 11:10:27 pm »

DOPO LA SCONFITTA ALLE ELEZIONI EUROPEE

Accuse e tensioni tra i 5 Stelle
È caos per il dossier sul voto
La exit strategy dei deputati: «Percepiti come poco affidabili, andiamo in tv». Poi la creazione di un esecutivo ombra. Accuse e controaccuse nel Movimento

di Marta Serafini

E’ caos nel M5S per un dossier interno che analizza i risultati elettorali. Nel documento si auspica maggior partecipazione in tv e ritorno allo streaming e la costituzione di una squadra di governo. «Se si decide di voler raggiungere il 51% allora bisogna adeguare il messaggio» facendo ricorso «a strumenti appropriati, tv in prima istanza, e «declinare il messaggio», si legge nel documento. Torna il ricorso allo streaming delle riunioni, prima fiore all’occhiello del M5S, poi finito quasi nel cassetto. «I parlamentari devono tornare a confrontarsi su temi pratici e concreti. E farlo in streaming, in modo da interessare quelle fette di popolazione destinatarie del lavoro parlamentare o dell’attività di governo.

La percezione dei parlamentari “Poco affidabili”
Quattro capitoli: «Intro», «Fuori», «Dentro» e «Possibili soluzioni». Ma è la percezione il punto debole. Si legge: “Non siamo da governo. Ciò che i parlamentari hanno percepito è stato l’atteggiamento di sfiducia nei loro confronti. Seppur elogiati per il loro impegno, i parlamentari del M5S non sono ancora percepiti come affidabili. Si ritengono poco concreti (la battaglia sul 138 l’hanno capita ben poche persone). Mancano di umiltà e a volte sono percepiti come saccenti». Viene anche indicata una exit strategy. Lo staff invita a «uscire fuori»: «Organizzare stati generali tematici, entrare nelle università, nei luoghi di lavoro e lasciar perdere le agorà. Andare a presentare denunce e proposte direttamente ai destinatari. Aprirsi, prendersi le piazze mediatiche degli altri». «Per far percepire l’affidabilità e il costruttivismo del gruppo - si legge - non si possono più fare solo denunce senza essere affiancate da proposte e soluzioni. Se non si ha una soluzione a un problema non lo si può denunciare». E a tal proposito viene suggerita la presentazione di «una squadra di governo» che possa concretizzare queste idee. Il tutto partendo dalla tesi che «il MoVimento non è crollato, ma Renzi ha stravinto, con percentuali senza precedenti nella storia della Repubblica se si escludono i risultato della Dc del dopoguerra, ai tempi della legge truffa.

Staff e gruppi comunicazione
Sale la tensione nel Movimento. Secondo molti l’iniziativa dello staff comunicazione non sarebbe stata però gradita a Grillo (che si trova a Marina di Bibbona, in vacanza) e Casaleggio. E a far infuriare più di tutto il guru sarebbe stata un’indicazione che va in netto contrasto con quanto suggerito invece, all’indomani dell’esito elettorale, proprio da Casaleggio che aveva sollecitato ad essere meno presenti in tv. Tra l’altro, sempre secondo quanto si apprende, sempre Casaleggio non avrebbe voluto un “quartier generale” a Roma, in un albergo dell’Eur, dove, con tanto di sala stampa, i 5 stelle avrebbero aspettato i risultati. Che però sono stati al di sotto delle aspettative. «Troppa attenzione mediatica» era stato sottolineato. Casaleggio però smentisce: «Io il dossier non l’ho nemmeno visto», spiega a Corriere.it. Ad alimentare il caos in casa 5 stelle, c’è anche il fatto che l’analisi del voto sia stata elaborata solo dallo staff comunicazione della Camera senza consultare i colleghi del Senato. Ma anche Nicola Biondo, capo ufficio stampa alla Camera, raggiunto telefonicamente da Corriere.it smentisce: «No comment, ho sentito Casaleggio più volte oggi».

Dissidenti e critici

Nel frattempo i dissidenti riacquistano forza. Così come spaventa l’idea che ancora una volta siano Grillo e Casaleggio (sempre più affiancato dal figlio Davide) a decidere tutto. Viene criticato il look di Casaleggio (“inquietante con quel cappellino”). Roberta Lombardi passa al contrattacco con una dichiarazione ad Avvenire che fa discutere: «Sui palchi o in tv ci vanno Di Battista, Morra, Di Maio o la sottoscritta semplicemente perché siamo più bravi. Magari Curro’ e Rizzetto avranno altri talenti, ma io non li conosco». Ma soprattutto viene criticata la decisione di allearsi con Farage senza consultare la base. Spiega la deputata Giulia Sarti a La Stampa: «Appena ho saputo dell’incontro di Grillo con Farage ho pensato: perché l’Ukip? La sua campagna elettorale l’ho schifata più ancora di quella della Le Pen; Poi se il Movimento facesse un gruppo con l’Ukip, saremmo anche costretti, noi qui in Italia, a votare contro le loro posizioni in Europa, ad esempio sull’ immigrazione». E poi aggiunge: «Quello che io di sicuro non accetterei mai è di stare sotto di loro, cioè che i nostri debbano prendere indicazioni dall’ Ukip». Il tutto mentre rimane aperto anche lo strappo con Federico Pizzarotti, sindaco di Parma considerato da molti dei fedelissimi ormai fuori dal M5S. Le acque dunque rimangono agitatissime all’interno del Movimento e lo sbarco a Bruxelles appare profilarsi decisamente complesso.

martaserafini
29 maggio 2014 | 15:14
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Da - http://www.corriere.it/politica/14_maggio_29/m5s-documento-interno-piu-televisione-squadra-governo-e5195622-e72f-11e3-891a-a65af8809a36.shtml
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« Risposta #9 inserito:: Agosto 21, 2014, 06:28:06 pm »

Iraq, Di Battista (M5S): «Il terrorismo unica arma rimasta a chi si ribella»
In un lungo post pubblicato sul blog di Grillo, il deputato del M5S, prende posizione su Isis.
Le reazioni bipartisan: «Parole inconcepibili»

di Marta Serafini

A interrompere la calma di Ferragosto nei corridoi dei palazzi della politica ci pensa Alessandro Di Battista, deputato del M5S e vicepresidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari, considerato uno dei volti più amati dai Cinque Stelle, che sul blog di Grillo, in un post dal titolo «Isis, che fare?» si lancia in una lunga analisi sulle origini di Isis e del terrorismo jihadista, che in questi ultimi mesi sta imperversando in Medio Oriente. «Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche nonviolente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana». E ancora: «Il terrorismo la sola arma violenta rimasta a chi si ribella», scrive il deputato. Con il collega, senatore, Nicola Morra che gli fa eco citando una canzone di Ligabue, Jovanotti e Pelù: «Non è che ripetiamo quanto è avvenuto con il governo D’Alema nel 1997 nei Balcani? Ma non cantavamo «Il mio nome è mai più?».

Nel post di Di Battista, autore di un libro molto pubblicizzato sul blog di Grillo sul narco traffico, non mancano attacchi diretti agli Stati Uniti e all’intervento in Iraq: «Mi domando quanto un miliziano dell’Isis capace di decapitare con una violenza inaudita un prigioniero sia così diverso dal Segretario di Stato Colin Powell colui che, mentendo e sapendo di mentire, mostrò una provetta di antrace fornitagli da chissà chi per giustificare l’imminente attacco all’Iraq». E nemmeno accuse al ministro degli Esteri Mogherini e al governo: «Comprare F35 mentre l’Italia muore di fame o bombardare un villaggio iracheno mettendo in prevenivo i “danni collaterali” sono azioni criminali che hanno la stessa matrice: il primato del profitto sulla politica». Tutte parole che, come da copione, hanno suscitato una serie di reazioni sdegnate. Non basta che Di Battista scriva «non sto ne giustificando né approvando, lungi da me. Sto provando a capire»: immediata si scatena una sfilza di reazioni politiche. Tra i più critici Emanuele Fiano, responsabile Sicurezza del Pd: «La teoria di fondo che anima le inconcepibili e pericolose parole di Di Battista è che dietro ogni terrorista ci sia una giusta motivazione da ascoltare. In realtà quanto invece emerge dalla vicenda dell’Isis, citata dal parlamentare 5 stelle, ci parla piuttosto di una ventata integralista, priva di ogni fondamento di diritto o di una pur aberrante rivendicazione, ma che pone come base l’idea che chiunque non si assoggetti al volere o al credo di quella fazione è un soggetto da eliminare fisicamente». A Fiano si unisce Debora Serracchiani (Pd) che definisce le parole del grillino «pericolose», perché «delineano un indirizzo preoccupante della politica estera del M5S». Unica voce fuori dal coro è Marco Pannella che difende il grillino: «La posizione di Di Battista è assolutamente opposta a quella che da 48 ore avvelena l'informazione "politica"!».

Preoccupazione viene manifestata anche da esponenti del centro destra. Tra questi, il senatore di Forza Italia Francesco Giro che tuona: «Le dichiarazioni di Di Battista sono stupide e inutilmente provocatorie». Parole «vergognose, irresponsabili e ingiustificabili» per Giovanni Toti (Fi). Per Stefania Prestigiacomo (Fi) è stato «superato un limite», mentre Daniela Santanchè (Fi) parla di un «game over per la credibilità e per margine di tollerabilità del M5S». Qualche critica, arrivare anche dagli ex compagni di banco. Come Lorenzo Battista, uno dei grillini dissidenti, che su Facebook scrive: «Dibba, un consiglio... vacci in vacanza in Iraq nella zona controllata da Isis, magari portati dietro qualche donna della famiglia». Anche sul blog di Grillo non sono mancate le critiche degli attivisti. «Nell’impianto storico della tua analisi ci sono alcuni punti che proprio non quadrano e hanno più le caratteristiche di una presa di posizione ideologico-sociale che di una seria analisi storica», scrive Claudio da Ferrara. «Di Battista parla di argomenti che non conosce e di cui non ha la più pallida idea!!», è il commento di Tarcisio. Ma sono anche tanti quelli che salutano con favore la posizione del deputato del M5S. Mentre su Twitter l’hashtag #dibattista tiene banco con battute e prese in giro.

Già nei giorni scorsi Manlio Di Stefano, deputato del Movimento 5 Stelle e capogruppo M5S alla commissione Esteri, aveva ribadito in un’intervista a «La Stampa» la posizione del Movimento, contraria a qualunque tipo di intervento armato in Iraq, affermando che «fenomeni radicali come l’Isis - la posizione del Movimento - sarebbero da approfondire con calma e rispetto». Parole, che anche in questo caso, avevano lasciato perplessi gli avversari politici, così come in passato hanno fatto discutere altre dichiarazioni in materia di politica estera di esponenti del Movimento, tra cui quella di Paolo Bernini che, durante un intervento in Aula, aveva descritto l’11 settembre come «opera degli americani». Ma è sempre Di Battista, Dibba per gli amici, ad inizio luglio a lasciare tutti a bocca aperta quando, intervenendo in Parlamento su Boko Haram, ha dichiarato: «Boko Haram significa «l’educazione occidentale è peccato» e questi, terroristi per qualcuno, combattenti religiosi per altri, lottano contro tutto ciò che è occidentale, intravedendo nella religione cristiana un’ingerenza, dal loro punto di vista, negativa in fatti interni. Questo è il concetto e, ripeto, io sono cristiano».

martaserafini
16 agosto 2014 | 16:13
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Da - http://www.corriere.it/politica/14_agosto_16/iraq-battista-m5s-il-terrorismo-unica-arma-rimasta-chi-si-ribella-f6126df0-2547-11e4-9823-28e6a48452ca.shtml
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« Risposta #10 inserito:: Ottobre 11, 2014, 12:00:14 am »

L'APERTURA DELLA KERMESSE dei pentastellati al circo massimo
Grillo: «Renzi è un leader senza base, il M5S è una base senza leader»
Il comico dal palco attacca Renzi sul Jobs Act: «Serve per licenziare e per abbassare gli stipendi». Casaleggio: «Le fila del M5S sono già serrate» ma la piazza fatica a riempirsi

Di Marta Serafini

Alla fine non è entrato al Circo Massimo su una biga elettrica ma su una golf cart elettrica. Con lui, Casaleggio. «Nel Movimento non c'è nessun problema di leadership. Nel M5S vige la regola dell'uno vale uno». Beppe Grillo arriva a Roma per il raduno del Movimento 5 Stelle a Circo Massimo e affronta subito la questione "successione". E mentre gli attivisti iniziano a riempire la zona allestita a forma di Italia, rimbalzano le voci sull’incoronazione di Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, cui Grillo e Casaleggio hanno deciso di far chiudere la kermesse. E non manca anche il guru, ancora provato dalla malattia. Al suo fianco il figlio Davide, parla poco, il cappello sempre calato sulla fronte e uscendo dall'hotel si lascia sfuggire solo un rapido commento: «La festa una kermesse per serrare le fila? No le fila sono già serrate».

La piazza fatica a riempirsi. Mentre non si fermano le voci di malumori interni, dovute anche all’esclusione dalla scaletta per gli interventi del palco del sindaco di Parma Federico Pizzarotti che sceglie lo spirito di “Aung San Suu Kyi” per confermare la sua presenza a Roma, nonostante i contrasti con Grillo e Casaleggio. Poi si palesa anche l'uomo del momento, Luigi Di Maio. che minimizza e che ai giornalisti che gli chiedono conto delle voci sulla sua "incoronazione" risponde: «Che palle, ragazzi, anche qui...».

«Renzi, sbrigati a distruggere l'Italia»
Grillo appare in forma nonostante il lieve malore del pomeriggio («sono carico come un carillon, è la battuta postata sul blog). Come da copione c'è bisogno di un nemico, così si scaglia, ancora una volta, contro i media fischiati dagli attivisti al grido di "venduti": «Io mantengo il controllo della situazione perché non entrino persone che possono disintegrare il Movimento dal basso», ribadisce. «Faccio da garante, vedo chi entra, faccio rispettare le regole. Faccio un po' da garanzia, tengo un po' la situazione, vedo chi entra: abbiamo 4 o 5 regole semplici e io le faccio rispettare». Poi l’affondo sul Pd: «C’è Renzi che ha perso 400 mila iscritti. Abbiamo più iscritti noi... Renzi è un leader senza base, noi abbiamo una base senza leader». Sale sul palco annunciato dal fedelissimo consigliere comunale Massimo Bugani, accenna un blues.

«Voglio riprendermi la mia anima di comico»
Saluta la sua Genova, martoriata dall'alluvione. Dice: «Non dovrei nemmeno essere qui, ci riprendiamo la piazza». Poi attacca sull'articolo 18: «Renzi fai più in fretta a distruggere il paese, che sei lento». E ancora: «Abbassa gli stipendi e licenzia».



C'è anche tempo per una frecciatina a Pizzarotti: «Cinque anni fa non c'era nulla, ora abbiamo tutto questo: centinaia di consiglieri comunali e regionali, parlamentari e decine di sindaci più o meno buoni».
 
E c'è spazio anche per un attimo di riflessione personale: «Io vorrei riprendermi la mia anima, ma non riesco più ad essere molto comico, perché la rabbia è ancora lì dentro, è sopita. Io cerco di non arrabbiarmi, di non gridare ma io un dialogo ce l'ho solo con voi, non con quelli lì dentro». Poi dopo aver attaccato Merkel e Napolitano, Grillo conclude il comizio, dà appuntamento al giorno successivo «con Casaleggio e il suo cappellino». In chiusura, sullo schermo appare la scritta «O noi o la democrazia», poi sul blog corretto con «O noi o la fine della democrazia». E Grillo grida «Non è più tempo di dire o noi o voi ma dobbiamo dire o noi o noi».

Il tutto mentre sullo sfondo rimangono le difficoltà legate alle divisioni interne e ai mal di pancia, con l’ultimo episodio che ha visto “licenziato” il responsabile alla comunicazione al Parlamento europeo Claudio Messora. Ma la chiusura è affidata alle tastiere , Grillo si mette a cantare accompagnato da chitarra e batteria. Poi scende dal palco e restituisce la scena agli artisti chiamati ad animare la festa. Ma gli attivisti se ne vanno e si sparpagliano nei gazebo.

martaserafini
10 ottobre 2014 | 14:11
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Da - http://www.corriere.it/politica/14_ottobre_10/lieve-malore-beppe-grillo-de2694ca-5074-11e4-a586-66de2501a091.shtml
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« Risposta #11 inserito:: Ottobre 13, 2014, 03:10:31 pm »

La festa del movimento 5 stelle
Grillo al Circo Massimo contro Renzi: «a Genova l’esercito lo fermi»
Il leader del M5S: «lanceremo un referendum per uscire dall’euro e per il reddito di cittadinanza».
Su Pizzarotti: «Convinceremo anche lui». Cori contro i giornalisti


di Marta Serafini, nostro inviato a Roma

La seconda giornata della kermesse grillina è all’insegna degli interventi degli esponenti del Movimento. Si parla e si chiacchiera tra gli stand disposti idealmente a forma di Italia. Qualche presenza in più rispetto all’apertura ma il Circo Massimo fatica a riempirsi. I momenti di maggiore afflusso si registrano quando Beppe Grillo annuncia: “Stasera (sabato) lanceremo un referendum per uscire dall’euro e per il reddito di cittadinanza”. Poi nuovo affondo sul Jobs Act: “Creerà milioni di schiavi - ha detto - È una presa per il culo. La Germania l’ha fatta (la riforma del lavoro, ndr) e ha smesso di crescere”. In serata in scaletta c’è il discorso dal palco del leader del M5S e dallo staff del Movimento assicurano che si tratterà di un intervento “bomba”. Atteso sul palco anche Casaleggio che in mattinata è apparso tra i gazebo, circondato e accompagnato dalla sicurezza. Il co fondatore del M5S come di consueto non rilascia dichiarazioni. Solo un rimprovero ai giornalisti che gli si sono accalcati intorno: “Levatevi dai c...i”. Grillo invece attacca Renzi: “Pensano di essere la maggioranza? Benissimo, andiamo al voto allora. Andiamoci subito. Noi non temiamo nulla”. Poi fugge a bordo di una golf cart elettrica e grida ai cronisti: “Sulle presenze e i comizi ci sono le nostre foto su Internet che testimoniano quanti siamo», riferendosi alle polemiche sulle presenze (venerdì il Fatto Quotidiano parlava di 4mila persone, mentre il M5S parla di 45/50 mila presenze).

Dalla gru
Nel pomeriggio il comico torna al centro della scena. Tema questa volta è la sua Genova. Punta il dito contro Renzi e il governo: “Dire che la colpa dei danni è del Tar è come dire che Hitler ha invaso l’Europa perché Jesse Owen aveva vinto le Olimpiadi di Berlino. Ci spiegano che il metodo matematico perfetto non ha funzionato, che la colpa non è loro ma del Tar... Questa gente va fermata con l’Esercito”. Passano pochi minuti e Grillo e ricompare su una gru arringando la folla da venti metri di altezza al grido di “Italiani, guardatemi sono quassù”. E scherza: “O svoltiamo ora o mi butto giù”.

CAPITAN PIZZA A ROMA
Per tutta la giornata però è l’arrivo del sindaco di Parma Federico Pizzarotti a tenere banco. Lui, che nei giorni scorsi è stato al centro delle polemiche perché escluso dagli interventi sul palco e per le sue critiche all’approccio di Grillo e Casaleggio, si presenta a Roma in treno. Partenza all’alba da Parma, accompagnato dalla moglie e dal portavoce. Quando entra nell’area le telecamere sono tutte su Luigi Di Maio, il delfino, l’eletto come l’ha definito la stampa data la decisione della Casaleggio Associati di affidare a lui la chiusura della kermesse. E mentre Di Maio smentisce per l’ennesima volta la sua investitura, qualcuno grida «Ehi guarda c’è Pizzarotti», e le telecamere si spostano. Qualcuno chiede a Di Maio «che fate? Non vi stringete la mano?». I due si danno un saluto veloce, qualche convenevole. L’atmosfera è strana. Pizzarotti si infila nel suo stand, piccolo, di fianco a quello dell’altro sindaco a 5 Stelle Nogarin, l’altro ingegnere diventato primo cittadino di un capoluogo (Livorno), cui invece è stato riservato un momento sul palco. Grillo e Casaleggio all’arrivo di Pizzarotti non ci sono. Non sono mancate le stoccate al sindaco di Parma, da sempre considerato più vicino ai dissidenti che agli ortodossi con cui i rapporti sono ormai ridotti all’osso e si consumano solo via sms. Venerdì sera sul palco Grillo lo ha detto chiaramente «abbiamo sindaci buoni e sindaci meno buoni». In mattinata, incalzato sul tema, è tornato sull’argomento «convinceremo anche Pizzarotti». E ai microfoni di CorriereTv spiega che «lui può dire quello che vuole». Lui, Capitan Pizza come l’hanno soprannominato i fedelissimi, non si preoccupa, tira dritto (nello spirito di Aung San Suu Kyi come ha scritto su Facebook prima di mettersi in viaggio). «La mia presenza sul palco non è il problema più grosso», spiega senza però rinunciare a dire la sua. «Struttura e organizzazione sono due cose diverse. Un’organizzazione serve fin da piccoli e organizzazione non significa gerarchia», prosegue. «Essere all’opposizione o amministrare sono due cose diverse. Quando si è al potere bisogna avere più concretezza». Pizzarotti si fa forte degli attestati di stima di molti attivisti che vanno a stringergli la mano. «Nessun incontro ufficiale con i vertici del Movimento è previsto», dicono i ben informati. Qualcuno parla di una possibile retromarcia di Grillo che potrebbe chiamarlo a parlare davanti alla piazza, con il sindaco che replica “vado dove chiamano”. Nel frattempo però il primo cittadino di Livorno Nogarin sale sul palco e inizia a elencare i suoi successi. Dalla raccolta differenziata ai registri per le nozze civili (sui cui, dice, andremo avanti). Ma Pizzarotti, no. E dal suo stand rimane ad ascoltare.

@martaserafini
11 ottobre 2014 | 11:50
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Da - http://www.corriere.it/politica/14_ottobre_11/grillo-circo-massimo-lanceremo-referendum-uscire-dall-euro-bd1e2936-5129-11e4-8503-0b64997709c2.shtml
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« Risposta #12 inserito:: Ottobre 28, 2014, 03:54:40 pm »

Renzi alla Leopolda e l'art.18
«Il posto fisso non c'è più»
Il premier a Firenze per il discorso conclusivo della kermesse democratica. «È arrivato il momento di fare sul serio».
All'opposizione interna: «Non faremo tornare il Pd al 25%»

Di Marta Serafini

Sono le 12.36 quando Renzi sale sul palco della Leopolda per il suo intervento finale. Camicia bianca e cravatta viene accolto tra gli applausi e si prepara al contrattacco dopo le polemiche interne al Pd e dopo il milione di persone scese in piazza a Roma con la Cgil per protestare contro l'abolizione dell'art.18 proposta da Renzi con il Jobs Act.

La bicicletta e un disegno organico
«Siamo qui per dirci tante cose affettuose e caricarci a molla, siamo qui per indignarci per le rappresentazioni di noi fuori che sono qui, siamo qui per ascoltarci e dialogare. Ma vorrei non parlare di Leopolda», attacca Renzi. Poi tira dritto. «Poche ciance, noi siamo al governo (io sono al governo) non per mantenerci al governo o consolidare noi stessi. Ci tocca cambiare il Paese perché ce la siamo cercata, la bicicletta ce la siamo cercata. È arrivato il momento di fare sul serio. Il che non significa smettere di divertirci. Il Paese va cambiato perché è il nostro compito. Dobbiamo restituire all'Italia l'orgoglio, la speranza e la dignità di guardare al futuro».

Camusso: «Renzi non ha argomenti per ribattere»
«Mi pare evidente che il presidente del Consiglio non abbia argomenti per contrastare le cose che abbiamo sostenuto ieri in termini di cambiamenti della delega del lavoro». Susanna Camusso, leader della Cigl, ha risposto così dal Salone del Gusto di Torino alle parole pronunciate da Renzi alla Leopolda.

Dall'Ucraina alla Libia
C'è spazio anche per una battuta sull’innovazione: «Da noi guardano i social network e dicono “eh vedete Renzi è fissato con Twitter”, ma l'evoluzione delle tecnologie ha rovesciato l'idea stessa di protagonismo delle persone». Renzi passa poi ad affrontare i temi di politica estera: «Tra Russia e Ucraina sta la possibilità di creare un rapporto diverso e tornare ad avere un equilibrio nella politica internazionale». L’accenno è poi alla manifestazione della Lega di domenica scorsa: «Se ci sono gli sbarchi è perché la Libia è saltata, dopo un intervento militare fatto con la logica della tecnocrazia e non della politica. La nostra Marina ha salvato 80 mila vita umane ma questa non è una scusa per rivedere l’approccio usato in Libia», spiega.

Il pensionato nel cantiere e la voce dell’Italia
Si passa all’Europa e all’austerità: «Non dico che l'Italia è la Bella Addormentata perché mancano i prìncipi. Ma siamo nella foresta incantata. In Europa c’è un atteggiamento per cui l’Italia è un problema per l’Europa. Ma io rivendico il diritto dei nostri figli all’Europa. E sono orgoglioso di portare più forte la voce italiana in Europa». Alla Merkel Renzi ribadisce: «Bisogna smetterla di concentrarsi solo sull’austerità.


Noi i conti li teniamo in ordine per i nostri figli. Ma vogliamo dire che l’Europa è fatta anche per creare posti di lavoro e occupazione». Quest’ultima frase viene rivolta anche alla Cgil e ai sindacati: «Vogliamo dire che questo approccio a Bruxelles lo stiamo portando avanti solo noi?».

L'Art 18 e il Jobs Act
Renzi dice di voler andare oltre il dibattito ideologico, dopo aver attaccato gli oppositori («Chi ci critica è come il pensionato nel cantiere che prevede che i lavori nella stradina sotto casa sua non verranno mai finiti»). Ma è sull'art 18 che si focalizza la parte più attesa dell'intervento: “Il lavoro rappresenta la battaglia culturale più grande che ha investito la sinistra. Ci siamo divisi tra quelli che vogliono combattere il precariato con le manifestazioni e quelli che lo vogliono fare con i congressi. Noi pensiamo che il precariato si combatta cambiando la mentalità dell’impresa e dei nostri giovani», spiega. Poi grida dal palco: «Il posto fisso non c’è più, il mondo è cambiato». Sulle manifestazioni di sabato promosse dalla Cgil attacca: «Se sono manifestazioni politiche io le rispetto. Sarà bello sapere se è più di sinistra rimanere aggrappati alle nostalgie e o se più di sinistra prevedere il futuro. Poi saranno i cittadini a decidere», prosegue.

Il gettone nell'iPhone e il selfie di Susanna
La scelta retorica di Renzi cade sulla metafora: «Rimanere aggrappati all'art 18 votato nel 1970 è come pensare di mettere un gettone dentro l'iPhone o un rullino dentro una macchina fotografica». E poi conclude: «Di fronte al mondo che cambia a questa velocità, puoi discutere quanto vuoi ma il posto fisso non c’è più. Siccome è cambiato tutto, la monogamia aziendale è in crisi, un partito di sinistra che fa: un dibattito ideologico sulla coperta di Linus o chi perde il posto di lavoro trova uno Stato che si prende carico di lui?». Ma anche la battuta sul gettone ha generato una risposta di Camusso: «Siamo assolutamente in grado di farci i selfie anche noi, esattamente come il presidente del Consiglio. I selfie erano molto di moda anche sabato nel corteo. Non ci pare sia questo il problema, anzi ci pare che sia lui ad avere un problema», quello di «non saper maneggiare la memoria come una cosa positiva anche per imparare rispetto al futuro».

Gli strali a Rosy Bindi e all’opposizione interna
Dal tema fiscale («Con la legge di Stabilità abbiamo tagliato 18 mld di euro di tasse, non è manovra: è una retromarcia, è una riduzione senza uguali nella storia della Repubblica. Non è un’operazione elettorale ma di giustizia sociale. Questa è la sinistra»), Renzi passa agli strali per l'opposizione interna e per Rosy Bindi dopo le polemiche di sabato: «Non consentiremo a chi ha definito la Leopolda imbarazzante di riportare il Pd da 41 al 25 per cento. Non consentiremo di fare del Pd il partito dei reduci. Siamo circondati dai no. La Leopolda è il luogo dei sì».

martaserafini
26 ottobre 2014 | 12:47
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« Risposta #13 inserito:: Febbraio 20, 2015, 04:45:58 pm »

HATESPEECH
Arriva l’app per combattere i troll
Trolldor permette di monitorare il comportamento di utenti sospetti su Twitter. Mentre da San Francisco annunciano nuovi provvedimenti per combattere gli insulti in rete

Di Marta Serafini

Vita breve per i troll? Difficile sconfiggere questi fastidiosi esseri che vivono in rete. Ma ora, dagli Usa, arriva un’applicazione, Trolldor, per individuarli, su Twitter. Questo software, gratuito e per ora disponibile in versione beta, permette di analizzare un account e di monitorare il suo comportamento. Che, in pratica, significa controllare il numero di tweet giornalieri, la percentuale di contenuti originali, la tipologia di follower e il numero di minacce e insulti postati.

Parametri severi
In realtà con Trolldor è più facile scovare gli account che diffondono link sospetti, come le pubblicità di Viagra o di iPhones gratis che combattere davvero gli odiosi esseri, come spiega anche il sito specializzato Daily Dot. Tanto più che, una volta scovato il troll, non si può fare altro che segnalarlo a Twitter e aspettare che i gestori della piattaforma decidano se sospenderlo o meno. Inoltre se si vanno ad analizzare i comportamenti di profili che appartengono a persone famose si scopre come i parametri di Trolldor siano un po’ troppo severi. Secondo i risultati dell’analisi, infatti, lo stesso Justin Bieber potrebbe essere definito un troll, in quanto l’81 per cento dei suoi follower ha twittato meno di dieci volte. Forse un po’ poco per affibbiargli quest’etichetta. E se la versione beta di questa applicazione va sicuramente migliorata (divertente però l’idea di pubblicare una classifica dei dieci troll più potenti al mondo), ciò che però è interessante il momento scelto per lanciarla, mentre si torna a discutere di hatespeech e cyberbullismo, dopo gli insulti rivolti alla figlia di Robin Williams, che ha dovuto abbandonare il social network. Proprio in queste ore da San Francisco, sulla scia delle polemiche sollevate dalla stampa statunitense e dopo gli attacchi rivolti al Ceo Dick Costolo dalle femministe, hanno fatto sapere di voler migliorare la policy di Twitter in materia. E chissà che Trolldor non diventi un mezzo utile per libare i social network dagli insulti.

martaserafini
19 agosto 2014 | 13:52
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