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Autore Discussione: KURT VOLKER L'Occidente deve ripensare la Russia  (Letto 1659 volte)
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« inserito:: Marzo 05, 2012, 04:22:25 pm »

5/3/2012

L'Occidente deve ripensare la Russia

KURT VOLKER*

Lo Zar Putin si è reinstallato con successo alla presidenza della Russia: nonostante ciò si presenta la necessità di ripensare la politica del «reset», ovvero un nuovo inizio, che ha guidato l’approccio statunitense ed europeo verso la Russia negli anni passati.

La Russia sta vivendo il periodo più dinamico di attività politica dai tempi di Boris Eltsin. Questo nonostante le restrizioni alle libertà politiche e di stampa, una crescente pressione sulla società civile, e la massiccia corruzione o, addirittura, a causa di queste stesse cose.

Centinaia di migliaia di manifestanti hanno partecipato alle proteste in tutto il Paese, non solo a Mosca e San Pietroburgo. I social media sono diventati uno strumento fondamentale per la comunicazione libera.

E ciò che la gente sta comunicando è che il partito di Putin, «Russia Unita», è il partito dei «truffatori e dei ladri», e che il piano del primo ministro Putin per reinstallarsi come presidente è fondamentalmente illegittimo. La dichiarazione dello stesso Putin - che lui e Medvedev avevano concordato anni fa, che Putin sarebbe tornato come presidente - significa che tutti coloro che credevano che Medvedev rappresentasse davvero un approccio diverso per la Russia, o che la Russia potesse ancora essere considerata come una sorta di democrazia, sono stati menati per il naso.

Proprio come nelle proteste che hanno lanciato la primavera araba, l’Occidente non ha avuto niente a che fare con queste proteste in Russia. Infatti, negli anni passati, la politica americana ed europea ha puntato in gran parte a cooperare con il governo russo su questioni fondamentali, modulando la critica alle restrizioni dei diritti politici e umani da parte del governo, e la sua pesante pressione sui Paesi confinanti.

Questo fatto, tuttavia, non ha impedito a Putin di usare la retorica anti-occidentale, orientando il suo governo come antagonista all’Occidente. Ciò include la vendita di armi alla Siria, il blocco all’azione delle Nazioni Unite, lo svuotamento delle sanzioni internazionali contro l’Iran, il blocco della cooperazione Nato-Russia sulla difesa missilistica, la minaccia dello sviluppo di nuovi missili diretti all’Europa, la minaccia dell’uscita della Russia dal Trattato Start II ha concluso durante l’amministrazione Obama. Ha anche accusato il Segretario di Stato Clinton di aver ispirato le proteste interne in Russia.

Questa nuova linea dura russa è di per sé un male e ancora peggio quando lo si vede come presagio della futura politica del ri-eletto presidente Putin.

E questo è il problema che i politici americani oggi devono affrontare. Immaginiamo quello che farà Putin tornando al Cremlino. Reprimerà con forza quelli che hanno protestato contro di lui e perseguirà con determinazione una nuova linea aggressiva verso i suoi vicini e l’Occidente. La politica di “reset” - che mirava a favorire un migliore comportamento russo, ponendo l’enfasi sui settori della cooperazione, piuttosto che sulle differenze - sarà rigettata dalla Russia. Se l’Occidente dovesse persistere in tale politica, vorrebbe dire de-enfatizzare la critica al Putinismo, mentre lo stesso Putin intensifica gli attacchi contro gli oppositori interni e l’Occidente e ostacola un ordine del giorno responsabile sulla sicurezza internazionale.

D’altro canto, anche se Putin risulterà indebolito internamente a causa di un’opposizione interna senza precedenti, ci troveremo ad affrontare un problema diverso. Coloro che lottano per una Russia meno corrotta e più democratica riterranno che gli Stati Uniti e l’Europa non sono riusciti a lottare per i diritti dei russi comuni, garantendo allo stesso tempo Putin e il suo regime. Riterranno che l’Occidente abbia cercato di tutelare i propri interessi a scapito del popolo russo.

Comunque la politica di «reset» degli Stati Uniti e dell’Europa è sempre più fuori sincronia perché si basava sulla collaborazione con il governo russo. Pur non rinunciando a sostenere la democrazia e i vicini della Russia in linea di principio, il punto era di non permettere che tale sostegno ostacolasse la prospettiva di realizzare un rapporto costruttivo con il governo russo.

Già Putin ha chiarito che tale rapporto costruttivo non sarà possibile. Inoltre, i nostri sforzi per perseguire un rapporto costruttivo con lui sono solo serviti a metterci nella scomoda posizione di schierarci con lui contro il popolo russo.

In questa nuova realtà - anche adesso - gli Stati Uniti e l’Europa dovrebbero cambiare rotta, prendendo una posizione pubblica forte contro la corruzione politica a Mosca, e in sostegno agli obiettivi legittimi del popolo russo, espressi attraverso un vero e proprio processo democratico. Il popolo russo ha bisogno di sapere che siamo dalla sua parte, e Putin ha bisogno di sapere che le sue azioni hanno delle conseguenze.

*Ex ambasciatore statunitense alla Nato, direttore del McCain Institute for International Leadership, organismo dell’Arizona State University.

[Traduzione di Carla Reschia]

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9846
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