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Autore Discussione: Napolitano chiede di agire presto Timori per infiltrazioni di violenti  (Letto 2515 volte)
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« inserito:: Marzo 02, 2012, 11:54:48 am »

Quirinale

Napolitano chiede di agire presto Timori per infiltrazioni di violenti

Monti convoca un vertice «Bisogna capire da dove arrivano i finanziamenti ai gruppi che protestano»


ROMA - «Blocchiamo tutto. Dappertutto». Il movimento No Tav annuncia il progetto (subito messo in atto) di alzare il livello della sfida e di farla pesantemente dilagare ben oltre il Nord Ovest del Piemonte, e la questione arriva sul tavolo di un preoccupatissimo Giorgio Napolitano. Il presidente, dopo aver visto le immagini degli ultimi scontri, vuole capire la situazione più di quanto possa ricavare dai dossier che gli vengono trasmessi da ministeri e prefetture. S'informa di persona, a questo punto. Interroga qualsiasi interlocutore sia in grado di aiutarlo a mettere insieme lo scenario complessivo. E, avendo riservatamente chiesto interventi urgenti al governo - in modo che lo Stato dimostri di esserci, in Val di Susa - incassa la notizia che Palazzo Chigi ha convocato un vertice ad hoc, per oggi. Che vedrà riuniti il premier Mario Monti e i ministri della Giustizia, Paola Severino, e degli Interni, Anna Maria Cancellieri.

Proprio in un colloquio al Quirinale con il massimo responsabile dell'ordine pubblico, martedì, il capo dello Stato aveva attinto notizie sugli sviluppi della protesta. Poi, in appena due giorni, si è avuta l'escalation di blocchi, barricate, roghi e assalti che confermava tanti suoi timori. Con il rischio che la tensione, acuta ormai da molti mesi, finisca per degenerare in modo incontrollato. Magari con una saldatura tra una parte dei contestatori valligiani e frange estranee di violenti, comunque classificabili: schegge nostalgiche della vecchia autonomia, antagonisti di diversa estrazione e osservanza, squatter dell'area anarchica. Un mix di oppositori organizzati che potrebbe esasperare il dissenso oltre il punto critico di tollerabilità. Persino con una ripresa di azioni eversive vere e proprie, del tipo di quelle che l'Italia ha conosciuto negli anni Settanta. Ecco ciò che teme Napolitano. Ecco ciò che lo ha indotto a girare ieri i suoi dubbi (accompagnati dalla sua solidarietà) al capo della Procura torinese, Giancarlo Caselli, che nelle ultime settimane è stato gravemente attaccato per le sue inchieste sulla ribellione No Tav. Ecco ciò che lo ha spinto ad alzare il telefono, poco più tardi, per parlare con il commissario di governo per la Torino-Lione, Mario Virano.

Il presidente della Repubblica ha avuto da lui la conferma di cose che sapeva da tempo. Anzitutto che non c'è stata nessuna opera pubblica, in Italia, sulla quale si siano tenute altrettante consultazioni tra le amministrazioni locali e organi dello Stato. E lo provano le centinaia di audizioni e le modifiche approvate, rispetto al progetto iniziale, per risolvere i problemi che di volta in volta venivano segnalati. Aperture di dialogo accompagnate addirittura da un opuscolo della Regione, concepito quasi come un fumetto per illustrare in concreto alla gente costi e benefici del cantiere Alta velocità. Insomma, sul Colle si è convinti che è stato fatto sul serio quanto era possibile e accettabile, nel confronto con i cittadini della Val di Susa. Ora, mentre scatta la fase in cui si devono tirare le somme e riavviare i lavori secondo gli impegni presi con l'Europa, questo non è bastato ancora. La protesta, e non pare un caso, sta scivolando verso forme ambigue e sempre più apertamente aggressive. Lo si è visto nell'assurdo faccia a faccia tra il ragazzo - qualificato come «cane sciolto» dagli altri militanti - che provocava il carabiniere «pecorella» e il militare che si faceva forza per non reagire agli insulti. Una scena che di sicuro ha suscitato l'inquietudine (e forse qualcosa di più) del Presidente. Una dimostrazione di dove possa sfociare una battaglia sostenuta da un sempre meno vago clima di simpatia (anche mediatica) e, indirettamente, da certe contraddizioni e timidezze politiche (pure nel mondo pidiessino), che Giorgio Napolitano osserva con un turbamento crescente.

Nasce da tutto questo la sua pressione affinché il governo faccia sentire che lo Stato c'è. E lo faccia subito. Con misure nette ed efficaci. Magari sull'esempio di quelle adottate all'epoca in cui qualche ala estrema del tifo calcistico rese un inferno le domeniche negli stadi.Del resto, a chi volesse sapere come la pensi su questa faccenda, basterebbe rileggersi ciò che disse nel luglio scorso, quando in Val di Susa il confronto si sgangherò in una sorta di guerriglia. Il capo dello Stato riconobbe come «legittime», ovviamente, «le manifestazioni di dissenso», ma condannò aspramente le «inaudite azioni aggressive contro i reparti di polizia chiamati a far rispettare la legge». Un richiamo che, considerata la piega che la protesta ha preso e le incognite su saldature fino a ieri impensabili, è più valido che mai.

Marzio Breda

2 marzo 2012 | 10:48© RIPRODUZIONE RISERVATA

DA - http://www.corriere.it/cronache/12_marzo_02/Napolitano-agire-presto_099aaa56-644b-11e1-9522-b1c79df94a33.shtml
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