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« inserito:: Marzo 01, 2012, 11:02:25 pm » |
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È morto Lucio Dalla, il poeta di «Piazza Grande» di Francesco Prisco. All'interno articolo di Silvia Sperandio 1 marzo 2012 Due date. La prima è 4 marzo 1943: giorno di nascita e insieme titolo del brano che segna l'ascesa di una stella di prima grandezza dell'italico catautorato. La seconda è 1 marzo 2012, giorno in cui quella stessa stella si eclissa per sempre. Si sa che la storia della musica leggera è piena di incredibili congiunzioni astrali. E così Lucio Dalla, nato a Bologna quasi 69anni fa, se ne va per attacco cardiaco a tre giorni esatti di distanza dal «suo» giorno. Per giunta a Montreux, città svizzera in cui era arrivato per quello che sarebbe stato il suo ultimo tour ma soprattutto capitale europea del jazz, il genere musicale che ne ha segnato gli esordi. Se volessimo pesarne l'importanza con la fama, sarebbe sufficiente raccogliere una decima parte del fiume di dichiarazioni che politici, opinion leader, uomini e donne di spettacolo in queste ore gli stanno tributando. Un fiume di omaggi. C'è di tutto: dall'ultima vincitrice di Sanremo Emma («Grande perdita») a Valentino Rossi che lo ricorda come amico; dall'erede e concittadino Samuele Bersani a Pierluigi Bersani («Era un poeta»); da Renzo Arbore («Si studierà a scuola») a Pippo Baudo («Rivoluzionò il festival della canzone italiana»), da Susanna Camusso che ricorda «L'anno che verrà» a Gianfranco Fini che lo piange postando un video su Twitter a Silvio Berlusconi che lo ricorda al vertice del Ppe. Sul web si rincorrono intanto i tributi di innumerevoli fan ed estimatori. Cinquant'anni di carriera. Popolarità maturata in quasi cinquant'anni di carriera ai massimi livelli. Certo, Dalla non è stato sempre all'altezza di sé stesso: trascurabile, per esempio, il ritorno in gara a Sanremo consumatosi giusto una manciata di giorni fa. Si era presentato accompagnando il fenomeno da talent-show Pierdavide Carone, con il quale aveva eseguito un brano modesto, «Nanì», del quale è anche co-autore. Ma ogni tanto anche Omero si addormenta e una pagina da sorvolare in fretta in una biografia intensa e appassionante scappa pure all'autore più consumato. Gli esordi. Nel 1964 debutta al Cantagiro, a 21 anni: presenta «Lei», scritta da Gino Paoli. A Sanremo appare l'anno seguente con «Bisogna saper perdere», abbinato con i Rokes di Shel Shapiro. Il 1967 fu l'anno del suicidio di Luigi Tenco che collaborò con Dalla per uno dei testi del primo disco, «Mondo di uomini», e con cui aveva stretto amicizia. Il successo. L'affermazione vera e propria arriva nei primi anni Settanta: dalla stessa «4 marzo 1943» a «Il gigante e la bambina», ma la sua vena artistica giunge a maturazione tra il ‘74 e il ‘77, con la collaborazione con il poeta Roberto Roversi. Con «Com'è profondo il mare» Dalla diventa cantautore e le vendite dei suoi dischi decollano anche grazie a genialate in forma di musica come «Disperato erotico stomp». Nel 1978 realizza «Lucio Dalla», uno dei dischi più importanti della musica leggera italiana, e probabilmente il più rappresentativo dell'artista bolognese. «Anna e Marco» e «Stella di mare» diventano dei classici. Nella «Repubblica delle Banane». Nello stesso periodo, l'amicizia con Francesco De Gregori sfocia in alcuni brani cantati in coppia («Cosa sarà» e «Ma come fanno i marinai») e un tour congiunto, «Banana republic» che resta nella storia. Dall'esperienza, cui partecipa tra l'altro Ron, viene tratto un fortunatissimo album live. La svolta pop. Nel 1986 incide «Caruso», omaggio al celebre tenore napoletano che diventa il suo maggiore successo: verrà ripresa anche da Pavarotti e incisa in una trentina di versioni in tutto il mondo. Ma siamo su territori decisamente più «easy listening» e pop rispetto alle origini. Il 1988 è l'anno di una nuova, inattesa accoppiata con Gianni Morandi, per un album e un tour. Nel 1990, Dalla stupisce ancora, con una canzone di Ron, la filastrocca «Attenti al lupo» che diventa uno dei suoi brani più conosciuti nonostante la critica non gradisca. Grazie anche a questa canzone, il disco «Cambio» stabilisce il suo record di vendite. Eclettico negli anni Novanta: dirige la sua etichetta, la Pressing, compone musiche per film, realizza programmi tv, dipinge e fa il gallerista, incide «Pierino e il lupo», si cimenta con la musica classica e continua la sua attività di talent-scout. Il ritorno con De Gregori. Il 2010 si apre con la notizia di un concerto insieme con Francesco De Gregori, a trent'anni da «Banana Republic», al Vox club di Nonantola, con la denominazione «Work in progress». Il concerto in breve tempo diventa «tutto esaurito» in prevendita. La coppia conduce la nuova trasmissione televisiva di Raidue, intitolata «Due», durante la quale i cantanti si esibiscono, singolarmente e in duetto, in cover e brani del loro repertorio. Amante delle isole Tremiti, Lucio Dalla è stato il direttore artistico del festival «Il mare e le stelle». Oltre che avventore di alcune delle località meno note e più affascinanti della costiera amalfitana. Ci mancherà: di gente in giro come lui, ce n'è rimasta davvero poca. Del resto lui stesso era stato chiaro: «E se non ci sarà più gente come me/ voglio morire in Piazza Grande, tra i gatti che non han padrone come me/ attorno a me» Il Sole 24 ORE - Cultura (8 di 29 articoli) ©RIPRODUZIONE RISERVATA da - http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2012-03-01/morto-lucio-poeta-piazza-145039.shtml?uuid=AaQE1P0E
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« Ultima modifica: Marzo 05, 2012, 04:15:07 pm da Admin »
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« Risposta #1 inserito:: Marzo 01, 2012, 11:03:13 pm » |
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Spettacoli 01/03/2012 - La musica in lutto per Lucio Dalla Jovanotti: "No, non posso crederci" Lucia Dalla è morto per un infarto, stava per compiere 69 anni Il ricordo di amici e musicisti Il cuore ce lo ha messo fino all’ultimo, anche pochi giorni fa sul palco di Sanremo, dirigendo con poesia e intensità il pezzo da brivido di Pierdavide Carone, che aveva arrangiato in modo magistrale e a cui teneva così tanto. Il mondo della musica e dello spettacolo piange un collega e un amico. Tra i primi ad esprimere cordoglio, Carlo Verdone. «Ho appreso la notizia con grande dolore. Solo quindici giorni fa Dalla mi aveva chiamato chiedendomi di presentargli il suo libro, ma nello stesso giorno dovevo presentare il mio. Così ho dovuto dire di no». «Ma sono invece contento di una cosa: avevo dedicato a lui un intero film come Borotalco e lui ne andava fiero», sottolinea l’attore e regista. E conclude: «Ci sentivamo spesso al telefono. Con lui si perde un grande compositore e una persona colta ed estremamente generosa». Su twitter in pochi minuti l’ashtag «luciodalla» diventa immediatamente il più popolare e i messaggi arrivano a centinaia. Tra i primi a commentare la morte sono i colleghi Jovanotti e Paola Turci. Lorenzo scrive: «Oh no, dai no... non ci posso credere dai... davvero non posso crederci», mentre la cantautrice romana gli manda un ultimo addio: «Sempre vicina a te. Sempre vicino a me. Lucio». Tra i tanti altri che scrivono, anche l’attrice Sabina Guzzanti: «Un poeta ci ha lasciato. Restano grandi canzoni, non un vuoto». «Questo è un momento tristissimo e non mi sento di parlare con nessuno». Lo riferisce l’ufficio stampa di Francesco De Gregori, il Midas Promotion, di Michele Mondella, per conto dell’artista che non vuole rilasciare ulteriori dichiarazioni. «Se ne è andato da gladiatore... È stata una notizia incredibile, l’ho sentito solo dieci giorni fa, pensavo stesse molto bene di salute, è sempre stato molto propositivo per se stesso, per gli altri». Lo ha detto ai microfoni di Sky una commossa Caterina Caselli. «La mia canzone? Piazza Grande - afferma la grande interprete che non riesce a trattenere l’emozione - Era una persona molto colta, geniale, curiosa, eclettica e molto vitale. Era bello poter parlare con lui, il suo eloquio era attraente». «Ha dato tanto ed è stato uno dei tre, quattro grandi della canzone d’autore. Ho appena appreso la notizia, sono costernato»: è il primo commento di Roberto Vecchioni alla notizia dell’improvvisa morte di Lucio Dalla. «È una notizia che mi avvilisce - dice Vecchioni -. Era pieno di vitalità, l’ho visto al Festival di Sanremo con tanto brio e tanta carica. Mi vien da pensare quanto sia insana la fatalità. Fosse stato malato uno si prepara, invece così... Bisogna aggrapparsi alla vita». Tanti i ricordi di Vecchioni: «Abbiamo fatto manifestazioni insieme, ci siamo incontrati nelle stesse sale di registrazione e poi quante volte abbiamo parlato di musica ma anche di politica, di filosofia. L’infarto arriva così. Bisogna aggrapparsi alla vita». «È morto un carissimo amico, mi dispiace moltissimo, fa parte della mia vita». Così Antonello Venditti ricorda Lucio Dalla. «Se ne va un pezzo di storia fatta insieme - aggiunge Venditti - artistica e umana. Ora piangiamo l’uomo, poi valuteremo la storia artistica di Lucio, che è importantissima per la musica italiana».«L’ho avuto tante volte ospite nelle mie trasmissioni, era un amico, gli volevo bene. Ci volevamo bene. Era la colonna sonora della nostra vita». Maurizio Costanzo commenta con commozione la notizia della morte di Lucio Dalla: «Quando ho visto la notizia sono rimasto costernato, non era una morte annunciata. Lucio era un uomo sensibile e perbene, di grande generosità, come ha dimostrato anche all’ultimo Sanremo, mettendosi in un ruolo defilato, come direttore d’orchestra, per dare spazio a un giovane», sottolinea Costanzo. «Ci conoscevamo dal ’63 e eravamo legati anche dal tifo per il Bologna oltre che dalla passione per la musica. Tanti anni di amicizia ci legano. Sentire che ci ha lasciato mi ha colpito, non riesco ancora a riprendermi»: così Gianni Morandi al Tg1 ricorda Lucio Dalla, morto di infarto in Svizzera all’età di 69 anni. «Mi manca l’amico - aggiunge Morandi, che quest’anno è riuscito a convincere Dalla a partecipare al festival di Sanremo -. È stato uno dei più grandi, autore, cantante, musicista, jazzista, un uomo che parlava a tanta gente e sapeva comunicare. Lui è stato un artista unico, a me mancherà molto anche come grande amico». «Ciao Lucio... La tua musica resterà nella storia, sempre». Sono le prime, laconiche parole di Pierdavide Carone, giovane promessa della musica che ha calcato il palco di Sanremo solo pochi giorni fa proprio con Lucio Dalla, con la canzone Nanì. Carone, che è in tour per l’Italia, ha affidato alla sua pagina Facebook il breve messaggio di cordoglio per la scomparsa dell’amico e mentore. «Un musicista, un poeta, un cantautore bravissimo... Sono sicuro che sarà studiato a scuola». È il commento di Renzo Arbore alla morte di Lucio Dalla «un artista che aveva una vena originale non mutuata da altri». Arbore, dai microfoni di del Tgcom24, non nasconde il «profondo dolore» per la scomparsa e «i molti ricordi comuni». «Oggi siamo tutti un pò più soli». È questo il malinconico messaggio che Fiorella Mannoia ha lasciato sulla sua pagina Twitter, dopo aver appreso della morte improvvisa di Lucio Dalla, durante una tournee in Svizzera. «Disperato erotico stomp è una delle mie canzoni preferite. Ciao Lucio». Così Valentino Rossi ricorda su Twitter Lucio Dalla, scomparso oggi all’età di 68 anni. «Ho avuto la fortuna di conoscere Lucio Dalla qualche anno fa a Bologna -ricorda il ’dottore'-, avevamo doppiato insieme un fumetto di Milo Manara». «Non posso pensare che la notizia della scomparsa sia vera». Stenta a crederci Laura Pausini che sulla sua pagina Facebook ha linkato il video del suo concerto a Roma dello scorso 3 gennaio, quando ha interpretato sul palco ’L’anno che verrà'. «Lucio è il primo artista italiano che mi vide cantare in un ristorante di Bologna quando avevo 8 anni - scrive la cantante - e non posso dimenticare la sua carezza sui miei capelli e le sue belle parole di incoraggiamento. Mi è stato vicino con affetto in tutti questi anni ed io casualmente ho deciso di rendergli omaggio quest’anno durante i miei concerti con la canzone con la quale da piccola l’ho conosciuto... Mi sembra così strano non averla potuta cantare di fronte a lui... Forse l’avrei potuto fare l’11 marzo proprio nella nostra Bologna. Chi era a Roma, l’ha cantata con me e questo è il nostro omaggio al grandissimo cantautore bolognese che ha segnato la storia della musica e della cultura italiana per sempre. Ciao Lucio - conclude la Pausini - per fortuna rimarrai con noi, con il tuo talento e le tu idee buffe e innovative, ma soprattutto emozionanti». da - http://www3.lastampa.it/spettacoli/sezioni/articolo/lstp/444665/
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« Risposta #2 inserito:: Marzo 01, 2012, 11:04:14 pm » |
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01/03/2012 - Dalla, una carriera lunga 50 anni Musicista e talent scout, ha lanciato gli Stadio, Ron, Luca Carboni, Samuele Bersani Lucio Dalla era nato a Bologna il 4 marzo 1943. Aveva cominciato a suonare sin da giovane, prima la fisarmonica poi il clarino. Fece parte della Second Roman New Orleans Jazz Band e poi dei «Flipper». Nel 1963 quando al Cantagiro, Gino Paoli si offre come produttore e l’anno successivo approda alla scuderia discografica Rca. Incide «Lei» e «Ma questa sera», ma senza successo. Debutta nel 1966 al Festival di Sanremo con «Paff...Bum», in coppia con i «Yardbirds» di Jeff Beck. Del 1971 è l’album «Storie di casa mia», contenente canzoni quali «Il gigante e la bambina», «Itaca», «La casa in riva al mare». Dal 1974 al 1977 collabora con il poeta bolognese Roberto Roversi realizzando tre album: «Il giorno aveva cinque teste», «Anidride solforosa» e «Automobili». Sciolto il sodalizio con Roversi, diventa anche paroliere e realizza dischi quali «Com’è profondo il mare» e «Lucio Dalla», che contiene classici quali «Anna e Marco» e «L’anno che verrà». Nel 1979 si esibisce dal vivo con Francesco De Gregori nel tour di grande successo «Banana Republic» (da cui l’omonimo «live»). Seguono nel 1980 «Dalla», con le stupende «La sera dei miracoli», «Cara» e «Futura». Incide nel 1981 «Lucio Dalla (Q Disc)», «1983» nel 1983 e «Viaggi organizzati» nel 1984. Nel 1985 esce l’album «Bugie» e nel 1986 «Dallamericaruso». In questo disco è inclusa la canzone «Caruso», riconosciuta dalla critica come il capolavoro di Dalla. Vende oltre otto milioni di copie, viene incisa in trenta versioni, tra cui la versione di Luciano Pavarotti.Nel 1988 si forma un’altra coppia vincente: Lucio Dalla e Gianni Morandi. Scrivono un album insieme, «Dalla/Morandi», a cui segue una trionfale tournee. Nel 1990 in televisione, presenta il suo nuovo brano «Attenti al lupo» e il seguente album «Cambio». Il disco totalizza quasi 1.400.000 copie vendute. Il 1996 segna l’ennesimo successo discografico con l’album «Canzoni», che supera la cifra di 1.300.000 copie vendute. Il 9 settembre 1999 pubblica «Ciao», a 33 anni dal suo primo album che si intitolava «1999». L’album contiene undici brani, prodotti ed arrangiati da Mauro Malavasi. La tiltle-track «Ciao» diventa il brano radiofonico dell’estate 1999. L’album conquista il doppio disco di platino. Oltre ad essere autore e interprete Dalla è anche un talent scout. A Bologna ha sede la sua etichetta discografica Pressing S.r.l., che ha lanciato gli Stadio, Ron, Luca Carboni, Samuele Bersani e ha permesso la rinascita artistica di Gianni Morandi. È autore di colonne sonore per i film di Mario Monicelli, Michelangelo Antonioni, Carlo Verdone, Giacomo Campiotti e Michele Placido. Ha anche aperto la galleria d’arte No Code, in Via dei Coltelli a Bologna. È autore di programmi televisivi di successo: Te vojo bene assaie, Capodanno, RaiUno - Taxi, Rai Tre - S.Patrignano. Non ultimo il programma con Sabrina Ferilli, «La Bella e la Besthia» (2002). Il 2010 si apre con la notizia di un concerto insieme di Dalla con Francesco De Gregori, a trent’anni da «Banana Republic». E soltanto di poche settimane fa la sua apparizione al Festival di Sanremo per accompagnare il giovane cantautore Pierdavide Carone, con il brano Nanì. da - http://www3.lastampa.it/spettacoli/sezioni/articolo/lstp/444664/
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« Risposta #3 inserito:: Marzo 01, 2012, 11:05:03 pm » |
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MUSICA Lucio Dalla e la canzone La rivincita del genio Piccolo, sgraziato, irsuto come un primate, trovò la sua strada, contro ogni pronostico, negli anni Sessanta dello ye-ye. Entrato in punta di piedi nella cittadella del pop, come un cavallo di Troia, per poi sconvolgerne gli schemi di PAOLO GALLORI ROMA - Negli anni Sessanta non gli fu facile farsi spazio nel mondo della canzone. Erano gli anni del boom economico, dopo l'America di Elvis e l'Inghilterra dei Beatles, anche in Italia la gioventù assurgeva a protagonista con i suoi gusti, i suoi consumi e la sua voglia sfrenata di divertimento. Per la musica leggera, era il passaggio dal bel canto agli urlatori e ai bei volti da classifica, dall'orgoglioso ultimo gladiatore Claudio Villa a Gianni Morandi, Al Bano e i "musicarelli". Eppure Lucio Dalla, piccolo, sgraziato, irsuto come un primate, trovò la sua strada, contro ogni pronostico. Quasi un cavallo di Troia, Lucio, entrato in punta di piedi nella cittadella del pop, per poi sconvolgerne gli schemi a partire dagli anni Settanta. Anni ben poco da canzonetta. Lucio Dalla è un musicista di formazione jazz, clarinettista e sassofonista, talvolta tastierista, cresciuto musicalmente nella Bologna delle cantine affrescata più tardi dal cinema di Pupi Avati. Il passaggio alla canzone si consuma tra il 1964 (esordio al Cantagiro con Lei, scritta da Gino Paoli) e il 1971, quando a Sanremo presenta una canzone straordinaria, sfida lirica all'assioma "cuore amore" e alla spensieratezza "ye-ye" del decennio appena concluso. Il titolo è il giorno del debutto alla vita di Lucio: 4 marzo 1943, testo tratto da versi della poetessa Paola Pallottino. "Per la gente del porto io sono Gesù Bambino...", un salto mortale nell'Italia cattolica e democristiana. Ma il mondo sta cambiando, Lucio Dalla finisce sul podio, al terzo posto. La mutazione personale di Lucio era già in atto. Nel 1970, Dalla è un protagonista della "Tv dei ragazzi", conduttore di Eroi di cartone, primo programma di approfondimento monografico sui grandi del fumetto e dei cartoon. E proprio Fumetto è il titolo della sigla, brano tratto dal secondo album Terra di Gaibola, anche se il testo della sigla differisce leggermente dalla versione discografica. Canzone in cui Dalla scandisce i nomi di Nembo Kid, Asterix e il Barone Rosso quasi in "scat", tecnica vocale jazzistica. Altro che Canzonissima... La maturazione del vero Dalla avviene tra 1974 e 1977, col passaggio dalla collaborazione ai testi con Sergio Bardotti e Gianfranco Baldazzi al sodalizio con il poeta Roberto Roversi. Quattro anni e tre album, che la critica definì fondamentali per la canzone d'autore italiana. Sperimentale Il giorno aveva cinque teste, coraggioso ma più allineato con la forma canzone Anidride solforosa. Atto conclusivo, nel 1976, Il futuro dell'automobile e altre storie, spettacolo teatrale trasmesso anche dalla Rai. Dalla svincolò parte delle canzoni, tra cui la celebre Nuvolari, dallo spettacolo e le raccolse nel nuovo disco. Roversi, contrario, decise di non firmare l'album col suo nome ma con lo pseudonimo di Norisso. Nel frattempo, era il 1975, fa il suo apparire al fianco di Lucio un nuovo compagno di viaggio: Francesco De Gregori. I due scrivono insieme la musica per Pablo, che De Gregori inserì in Rimmel, e per Giovane esploratore Tobia, inclusa l'anno dopo in Bufalo Bill. Con la contestazione del 1977, il "cantautore" Lucio Dalla è pronto a raccogliere i frutti commerciali del suo seminato, a partire da Com'è profondo il mare e soprattutto con Lucio Dalla, forse il suo disco perfetto, contenente canzoni della potenza di Anna e Marco, Caro amico ti scrivo, Stella di mare. Il piccolo, sgraziato, irsuto Lucio Dalla non fa più ridere nessuno. Induce al silenzio, alla commozione, all'allegria, alla riflessione. E fa ridere solo quando vuole. Con simpatiche smorfie durante le interviste o esibendo con autoironia la "pelliccia" che esplode sotto la canotta. Il suo simbolo sono lo zucchetto di lana, gli occhiali tondi e l'immancabile clarinetto. Lo stesso clarinetto che introduce Ma come fanno i marinai, che assieme a Cosa sarà racconterà per sempre in musica di quella straordinaria coppia, Dalla-De Gregori, protagonista di un tour che ha fatto la storia, Banana Republic, per la qualità della musica e della produzione, con gli Stadio come band e in cui trova spazio anche Ron. Esperienza che chiude un'epoca. Ne è ben consapevole Lucio, che deve aspettare il 1986 per ritrovare un successo all'altezza. Anzi, no. Un successo ancora più grande. E' l'anno di Caruso, ripresa anche da Pavarotti e incisa in una trentina di versioni in tutto il mondo. Nel 1988 la mossa che non ti aspetti, quasi una rivincita: il piccolo, sgraziato, irsuto Lucio incide un album e va in tournée con...Gianni Morandi, proprio l'idolo delle ragazzine di fine anni Sessanta, caduto nell'oblìo quando il gioco si è fatto duro duro. Nel 1990, Dalla stupisce ancora. Panama calcato sulla testa, arriva accompagnato da due coriste, una particolarmente in carne, e fa canticchiare l'Italia intera con una filastrocca non sense, scritta da Ron: Attenti al Lupo. La critica non è entusiasta, ma ancora una volta il vento è cambiato, arrivano i Novanta e quella canzone è l'intro perfetta di un decennio "da bere". Anni in cui Dalla si divide in mille progetti, dirige la sua etichetta Pressing, compone musiche per film, realizza programmi tv, dipinge e fa il gallerista, incide Pierino e il lupo, si cimenta con la musica classica e continua la sua attività di talent-scout. Nel 2010, a trent'anni da Banana Republic, la notizia che scuote la musica italiana dalla narcosi dei talent show: Lucio Dalla di nuovo in concerto con Francesco De Gregori, al Vox Club di Nonantola. Il progetto si chiama Work in progress e in breve si trasforma in un tour che traghetta entrambi i protagonisti nel 2011 raccogliendo ovunque il "tutto esaurito", dai teatri alle arene. Ripresosi dallo sforzo, Dalla decide di tornare a Sanremo nel 2012. Non in veste di interprete ma di autore del brano Nanì, cantato proprio da un reduce del talent Amici, Pierdavide Carone. Lucio assume personalmente anche la direzione dell'orchestra del Festival durante l'esibizione del giovane. Non può saperlo, ma Dalla fissa così la sua ultima immagine per il pubblico italiano: monta sul podio, impugna la bacchetta, ammicca alla telecamera e alla fine sorride soddisfatto. Il saluto di un grande artista, nato il 4 marzo 1943, partito dalla Bologna delle cantine per concludere il suo viaggio a Montreux, ideale capitale europea del jazz, il 1 marzo 2012. Fosse stata una scelta, sarebbe stata perfetta. (01 marzo 2012) © Riproduzione riservata da - http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2012/03/01/news/lucio_dalla_un_ritratto-30760767/?ref=HREA-1
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« Risposta #4 inserito:: Marzo 01, 2012, 11:05:50 pm » |
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LA CARRIERA Lucio Dalla, canzoni camaleontiche tra jazz, Caruso e Gesù Bambino Quarant'anni di musica dalla sperimentazione degli anni 70 al cantautorato ai massimi livelli degli 80, e il pop raffinato dell'ultima fase. Nove milioni di copie per il brano dedicato al tenore, e un percorso artistico e discografico mai prevedibile di TIZIANO TONIUTTI IL TITOLO vero di quella che tutti chiamano "Gesù bambino" è 4/3/1943, la data di nascita di Lucio Dalla, cantautore, musicista, artista popolare e colto. E diverse sono le canzoni di Dalla che vengono ricordate con altri titoli, L'anno che verrà è per tutti "Caro amico ti scrivo", la straordinaria Caruso è rimasta incisa nella memoria della gente come "Te voglio bene assai". Forse perché Dalla ha sempre saputo, nell'arco di una discografia lunga e variegata, evitare la banalità del prevedibile, dare all'opera e al chorus due valori distinti e ugualmente importanti. E accanto al valore dei testi, curati all'inizio della carriera da Roberto Roversi, nei dischi di Dalla la musica non è mai stata accompagnamento, proveniendo dalla passione per il jazz, sbocciata già da giovanissimo. Prima di incidere dischi, Dalla suona il clarinetto in un ensemble jazz bolognese, quella star-band "Rheno Dixieland" diventata famosa negli ultimi tempi, quando il grande pubblico ha potuto scoprire che tra i membri c'era anche Pupi Avati. I brani e i dischi. E' all'inizio degli anni 60 che Lucio Dalla arriva in studio di registrazione con i Flippers, incide e suona dal vivo con Edoardo Vianello, anche nella notissima "i Watussi". E' Gino Paoli che poco tempo dopo incoraggia Dalla a proseguire da solo, e nel 1964 arriva il primo singolo scritto da Paoli per la voce di Dalla, "Lei (non è per me)", con il lato b "Ma questa sera". Al Cantagiro di quell'anno il brano non viene accolto bene, ma Dalla prosegue e con la band "gli Idoli" lavora al primo album, "1999", che contiene Paff Bum, portata con gli Yardbirds a Sanremo. Tre anni dopo sempre al Festival, Dalla partecipa con "Bisogna saper perdere", rimasta nelle orecchie dell'Italia intera fino a oggi. Il successo, sotto forma di terzo posto a Sanremo, si inizia a intravedere nel 1971 proprio con 4/3/1943, e l'anno dopo con un altro brano importante e intenso sempre presentato alla kermesse ligure, Piazza Grande. Tra il 1970 e il 75, Dalla incide una manciata di album tanto sperimentali quanto fenomenali, coi testi di Roversi su musiche intricate ma non difficili, imprevedibili eppure leggere. Terra di gaibola e Storie di casa mia permettono a Dalla di farsi le ossa e definire la voce, il suono delle parole, per arrivare a perle come il giorno aveva cinque teste, Anidride solforosa e Automobili, il secondo con una "title track" da brividi assoluti, il terzo con un orizzonte sonoro in allungo indeterminato, guidato dalla maschera tagliente di Nuvolari e da Il motore del 2000. La seconda fase. Ma il vero, enorme successo inizia a definirsi con l'album successivo nel 1977, Come è profondo il mare, prodotto da Alessandro Colombini, figura chiave per il riscontro popolare che Dalla otterrà negli anni a venire. Dalla cambia l'impostazione, inizia a scrivere i testi e arrivano così le canzoni vere, quelle che durano nella memoria del pubblico per tempi non calcolabili. Una virata che spiazza i fan raccolti con i lavori più ricercati, che pensano a una ricerca di facile successo. Che arriva, inondante, senza cedere nulla al commercio con l'album autointitolato del 1979, che porta nella storia della musica italiana perle come Anna e Marco, il bolero de L'anno che verrà, le visioni oniriche e il jazz sottopelle di Stella di mare. Un album meraviglioso dall'inizio alla fine, con alcuni pregevoli arrangiamenti di archi di Giampiero Reverberi, che mette in ombra qualunque ipotesi di tradimento commerciale. Nel 1979 esce anche il disco del tour Banana Republic con Francesco de Gregori, un evento epocale per il pop italiano, una navigazione a due in repertori pieni di perle, bissato con sapori e intenzioni differenti nel 2010. Dove il mare luccica. Gli anni 80 sono ancora occasione di svolta, quasi un disco all'anno. Del 1980 è Dalla, con lo spunto rock di Balla balla ballerino,e la splendida Cara. Nel 1983 c'è 1983 con la bella Camion, e nell'84 Dalla pubblica Viaggi organizzati, con il singolo Washington, quasi modernariato sonoro contemporaneo. Ma il vero capolavoro arriva solo nel 1986 quando il cantautore fa uscire Bugie, che contiene Caruso. Il brano, dedicato al tenore Enrico Caruso, diventa quasi un inno nazionale italiano, famosissimo all'estero e probabilmente la canzone identificativa dell'intera carriera. Nove milioni di copie vendute, reinterpretata tra gli altri da Luciano Pavarotti e Andrea Bocelli. Al successo enorme del brano seguirà il progetto-tour Dalla-Morandi, con la popolarissima Vita scritta da Lavezzi e Mogol. Attenti a Lucio. Con gli anni 90, c'è un nuovo Lucio Dalla pronto ad emergere dagli studi di registrazione. E' quello che pubblica un album dal titolo inequivocabile come Cambio, che contiene la celeberrima Attenti al lupo, scritta da Ron, e la fascinosa Apriti cuore. il successo deflagrante del singolo porta l'album in cima alle classifiche per lungo tempo, ma Lucio nel 1993 cambia ancora e pubblica Henna, che si apre con la commovente Ayrton, dedicata al pilota di formuna Uno scomparso in pista. Un album umbratile e passato sottotraccia, non in linea con l'estroversione di quello che lo aveva preceduto, eppure pieno di sentimenti e di ironia, come accade in Merdman. Poi nel 96 tornano le classifiche grazie a Canzone, brano di Samuele Bersani che traina l'album Canzoni. Che porta in dote almeno una gemma, Tu non mi basti mai. L'album che saluta il millennio è Ciao, con la ritmata canzone che intitola il disco e la spaziale Là, che riporta Dalla ai momenti di lirismo popolare più compiuti. Gli ultimi lavori. Luna Matana è del 2001, Lucio arriva nel 2003, Il contrario di me è del 2007, e poi l'ultimo album, Angoli nel cielo, del 2009. In mezzo a questi raccolte, riproposizioni, riarrangiamenti e riproposte di livello, come in Questo è amore del 2011. Nulla che riporti Dalla ai livelli degli anni 90 come riscontro, ma sono comunque anni che vedono una penna e un pianoforte ancora fertili e pieni di tonalità. Ancora una volta, cangianti, come dalle prime note incise. Nell'arco di oltre mezzo secolo di musica, la discografia di Lucio Dalla presenta un artista dalla tavolozza espressiva di cui è difficile percepire il limite, e che ha dipinto una carriera di cambiamento costante, da camaleonte della musica, capace di assorbire e mescolare i colori del suono in maniera unica. (01 marzo 2012) © Riproduzione riservata da - http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2012/03/01/news/dalla_i_dischi_e_le_canzoni_tra_il_jazz_e_ges_bambino-30756605/?ref=HREA-1
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« Risposta #5 inserito:: Marzo 01, 2012, 11:06:39 pm » |
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Spotlight L'ultimo cd? L'altra faccia di Lucio Dalla «Se questo è amore» contiene canzoni non omologabili in nessun modo al suono imperante MILANO - Si chiama «Questo è amore». Non è un Best of, anzi: semmai il suo opposto, l'«altra faccia», il B-side, visto che contiene una quantità di brani che, pur bellissimi, sono rimasti un po' nell'ombra rispetto alle Greatest Hits. Canzoni come «....e non andar più via», tratta dall'album «Come è profondo il mare» del 1977, o come «Tu parlavi una lingua meravigliosa», originariamente contenuta in «Anidride solforosa» del 1975, e ancora «Il coyote» presente ne <Il giorno aveva cinque teste» del 1973, «Due ragazzi» tratta invece da «Automobili» del 1976, e poi «Mambo», «Le rondini» e tante altre, oggi sarebbe forse inutile scriverle, non avrebbero né i mezzi né la libertà di farsi conoscere, non sarebbero omologabili in nessun modo al suono imperante, alla struttura sintetica su cui poggiano le attuali regole del consumo della musica. MENGONI - Guest Marco Mengoni che duetta in questa occasione con Lucio in «Meri Luis», praticamente «un'altra vita» per la canzone che 31 anni fa apriva la facciata B del 33 giri «Dalla». «Meri Luis», che può ben considerarsi un inedito a tutti gli effetti, è il quarto della sequenza che viene proposta in apertura del primo Cd di «Questo è Amore», preceduto da «Anche se il Tempo passa (Amore9», da «Anema e core<, il grande classico della canzone napoletana riproposto in una veste straniante anche grazie all'arrangiamento di Beppe D'Onghia, e inoltre l'omaggio al Quartetto Cetra e allo Swing tutto con «La leggenda del prode Radamès» arrangiata da Mauro Malavasi. Mario Luzzatto Fegiz 14 novembre 2011 17:02© RIPRODUZIONE RISERVATA da - http://www.corriere.it/spettacoli/11_novembre_14/spotlight-lucio-dalla_f43e4342-0e9c-11e1-98bb-351bac11bfea.shtml
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« Risposta #6 inserito:: Marzo 01, 2012, 11:07:38 pm » |
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MUSICA Lucio Dalla muore d'infarto dopo un concerto in Svizzera Il cantautore era a Montreux, l'annuncio arriva dai francescani. L'ultima apparizione in Italia a Sanremo, dove aveva attaccato duramente il "sociologo" Celentano e una giuria desiderosa solo di "farsi vedere" di PAOLO GALLORI ROMA - Vittima di un attacco cardiaco, è morto il cantautore Lucio Dalla. Si trovava a Montreux, in Svizzera, per una serie di concerti. Il 4 marzo avrebbe compiuto 69 anni. Pare che a dare per primi la notizia siano stati i frati della Basilica di San Francesco d'Assisi. Su twitter, alle 12,10, 23 minuti prima dei lanci d'agenzia, attraverso il profilo della rivista San Francesco patrono d'Italia. Dove è apparso anche un servizio di cordoglio e anche l'ultimo racconto scritto da Dalla, protagonista un francescano. "E' morto Lucio Dalla - si legge nel messaggio -, dolore e sgomento della comunità francescana conventuale di Assisi per l'improvvisa scomparsa del cantautore di Dio...". "Era contento di come era andato il concerto - fanno sapere dalla Midas, società di comunicazione nel mondo della musica e dello spettacolo fondata da Michele Mondella -. Stamattina si è svegliato, ha fatto colazione, un paio di telefonate", poi il malore. "L'ho sentito ieri sera, vivissimo". E' la testimonianza di Roberto Serra, bolognese amico storico di Lucio Dalla e fotoreporter di professione. Non ci voleva credere. "Non è possibile, mi ha telefonato ieri sera, stava benissimo, ed era felice, tranquillo, divertito e in pace con se stesso. Contento per un'intervista che gli avevano fatto e per il tour europeo appena cominciato. Diceva che era emozionante ritrovare i luoghi di un analogo tour di trent'anni fa e di trovare, pur nella diversità delle situazioni, la stessa positiva risposta di pubblico di allora. Era a Zurigo, stava andando a Montreux. Era felice". A Montreux, ieri sera, Dalla ha portato regolarmente a termine il suo concerto. Chi invece non riesce a proferir parola è Ron, a lungo partner musicale di Lucio. Le lacrime, al telefono, soffocano ogni tentativo di aprir bocca. Francesco De Gregori non parla. Ne avrebbe da raccontare, lui che con Dalla cambiò la storia della musica dal vivo in Italia con la tournée in coppia Banana Republic. Lui che con Dalla aveva ripetuto l'esperienza tra 2010 e 2011, riempiendo arene e palazzetti in tutta Italia. L'ultima tournée di Lucio era cominciata a Lucerna il 27 febbraio ed era proseguita la sera successiva a Zurigo. Dopo la tappa di Montreux, Dalla avrebbe suonato a Basilea, Berna, Ginevra, Lugano, Parigi, Dusseldorf, Amburgo, Brema, Francoforte, Lussemburgo, Stoccarda e Monaco, fino alla tappa conclusiva di Berlino. Il tour seguiva la recente pubblicazione di Questo è Amore, doppio cd contenente alcune rarità della sua sterminata discografia, e la produzione e realizzazione di Nanì e altri racconti..., il nuovo album di Pierdavide Carone. Assume così una valenza particolarmente simbolica proprio il recentissimo passaggio di Lucio Dalla a Sanremo, manifestazione a cui i cantautori hanno sempre guardato con diffidenza. Col senno di poi, il suo salire sul podio per assumere la direzione dell'orchestra durante il brano di Davide Carone Nanì , di cui era autore, sorridendo a favore di telecamera, appare come l'inconsapevole saluto di un artista indimenticabile ai milioni di telespettatori sintonizzati sul Festival. Un saluto anche amaro. Perché Lucio Dalla non si era limitato alla passerella e aveva rinunciato a picconare il carrozzone sanremese da cui si era tenuto lontano per moltissimi anni. Durissimo il suo attacco all'intromissione di Celentano in una manifestazione dedicata alla canzone. "Non credo ci sia mai stato un Sanremo peggiore - dichiarava a Repubblica -. Non perché la canzone di Pierdavide Carone è stata subito eliminata dalla giuria demoscopica, ma è inusuale un cantante che s'improvvisa sociologo e per cinquanta minuti tiene in ostaggio l'Ariston quando farebbe bene a cantare e basta". Poi, l'affondo sulla giuria demoscopica: "Ma quale giuria di qualità? Ma li ha visti? Tutti appollaiati lì a far caciara, con l'ansia di apparire in video. E' una giuria fatiscente, in grado di esprimere giudizi sulla festa di piazza che è diventata Sanremo, non certo sulla qualità delle canzoni". Lucio Dalla, di lui racconteranno tanto i luoghi della nascita e della morte. Bologna e Montreux, sintesi estrema dell'amore di Lucio per il jazz. La Bologna delle cantine fumose, così ben raccontata dal cinema di Pupi Avati, culla di tanto jazz italiano. E la Svizzera Montreux, capitale europea delle "blue notes", sede di uno dei più celebrati festival internazionali dedicati al genere. Simboli nobili e perfetti, Bologna e Montreux, per inquadrare come in due parentesi il viaggio sulla terra di un artista destinato non farsi inquadrare negli schemi troppo rigidi della canzone, pronto a improvvisare e a sperimentare, a cambiar pelle, da semplice a sofisticato, a divertire e soprattutto a sorprendere. E che dire di quel mese, marzo, che da oggi ricorderà non solo la sua nascita ma anche la sua morte. Proprio a Sanremo, Lucio Dalla presentò nel 1971 quella straordinaria canzone intitolata con il giorno del suo debutto alla vita: 4 marzo 1943, tratta da un testo della poetessa Paola Pallottino, gli valse il terzo posto assoluto. "Per la gente del porto io sono Gesù Bambino...". La storia era solo all'inizio. (01 marzo 2012) © Riproduzione riservata da - http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2012/03/01/news/e_morto_lucio_dalla-30754449/
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« Risposta #7 inserito:: Marzo 04, 2012, 04:53:25 pm » |
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Spettacoli 04/03/2012 - il caso Le case, la barca, i quadri, le royalties si lavora alla nascita di una fondazione L’unico parente è un lontano cugino Andrea Faccani già suo autista FRANCO GIUBILEI Bologna Lontano dalle celebrazioni per Lucio Dalla si apre una partita legata al riflesso economico di quelle canzoni che ci hanno accompagnato per mezzo secolo, mentre la nascita di una fondazione a suo nome è data praticamente per certa. Il patrimonio lasciato dal musicista appare molto consistente anche considerando le sole case: la grande abitazione di via D'Azeglio che Dalla stesso diceva cominciare in piazza Maggiore, situata nella zona di miglior pregio immobiliare di Bologna, la villa alle amatissime Tremiti, quella alle pendici dell'Etna. Poi c’è la barca «Brilla e Billy», dai nomi dei suoi cani, dotata di tecnologie degne di una casa di registrazione e ornata di oggetti rari come un vassoio e una tabacchiera del transatlantico Rex. A furia di collezionare, grazie anche al suo gusto per l’arte moderna che in passato lo aveva spinto ad aprire una galleria d’arte, Dalla avrebbe messo insieme un piccolo museo personale. D’altra parte poteva contare sull’amicizia di artisti come Mimmo Paladino, autore delle scenografie che hanno accompagnato il tour della «reunion» con Francesco De Gregori, un paio d’anni fa. Ma dell’asse ereditario fa parte un altro tesoro che produce soldi per il fatto stesso di essere pubblicato, o scaricato, e sono le canzoni. La società Pressing Line di cui Dalla era socio unico e che si occupa dello sfruttamento della sua immagine, secondo quanto rivelato dal Resto del Carlino , nel 2010 avrebbe realizzato un attivo netto di 5 milioni e mezzo, un fatturato di un milione 600mila e utili per 610mila euro. La Assistime, di cui Dalla era padrone al 92% e Marco Alemanno, suo amico e strettissimo collaboratore da diversi anni, al 4%, si occupava invece delle attività legate alla registrazione: nel 2010, anche qui l’ultimo dato disponibile, la società avrebbe fatturato un milione, con un passivo di 27mila euro. Immobili, la barca, royalties, difficile stabilire ora a chi andranno e in quali quote, anche perché ancora non si sa se esistano ultime volontà lasciate dall’artista, come spiega l’avvocato Eugenio D’Andrea, colto alla sprovvista dall’improvvisa scomparsa di Lucio al pari del suo entourage: «Non sappiamo nemmeno se esistono in qualche cassetto volontà espresse per iscritto». Di certo si sa che una volta Dalla, a proposito di beghe come le eredità, si limitò a esclamare «non ho parenti, se Dio vuole». Anche se in realtà qualche parente c’è, cugini per parte di madre, come Andrea Faccani, che per un certo periodo avrebbe anche collaborato con lui come autista. Intanto si lavora alla nascita di una fondazione che potrebbe assorbire gran parte del patrimonio, sempre che non spunti un testamento e fatti salvi i diritti dei parenti. Fra gli sponsor dell'operazione, oltre alle figure più vicine a Dalla come lo stesso legale D’Andrea (che ha detto che la fondazione era un discorso già avviato prima della morte del cantautore, ndr) e Alemanno, ci sarebbe Fabio Roversi Monaco, già rettore dell’Università di Bologna nonché attuale presidente della Fondazione Cassa di Risparmio e del cda di Bologna Fiere Group, un personaggio capace di aggregare consensi decisivi per un progetto del genere. da - http://www3.lastampa.it/spettacoli/sezioni/articolo/lstp/444964/
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« Risposta #8 inserito:: Marzo 05, 2012, 04:15:56 pm » |
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L'Italia piange il 'caro amico'Lucio Dalla e' morto a Montreux 05 marzo, 10:11 IL PICCOLO GRANDE UOMO DELLA MUSICA di Paolo Biamonte Lucio Dalla, il piccolo grande uomo della musica italiana, se n'é andato stamattina a Montreux in Svizzera dove ieri sera si era esibita, pochi giorni prima del suo 69mo compleanno, il quattro marzo (1943), una data fondamentale per la memoria musicale del nostro Paese. La scomparsa di un personaggio come Dalla è un evento che va ben al di là dell'universo della canzone, è un lutto per la cultura italiana che perde un'intelligenza fuori dagli schemi, oltre che uno dei più grandi artisti degli ultimi decenni. 50 anni di musica, canzoni e intuizioni geniali, una carriera iniziata a Bologna come enfant prodige del clarinetto che per il suo talento suscitava l'invidia del suo amico Pupi Avati, un talento che l'Italia scoprì nel 1971, grazie a 4/3/1943, un brano che avuto un'importanza fondamentale per cambiare le carte della canzone italiana. Dopo gli album capolavoro realizzati con il poeta Roberto Roversi (sono gli anni di Nuvolari), nel 1977 con Com'é profondo il mare arriva il successo da star, destinato a crescere con gli album Dalla e Lucio Dalla e canzoni come Futura, Cara, Anna e Marco. Nel frattempo insieme a Francesco de Gregori e Ron aveva condotto Banana Republic, il tour che per la prima volta ha portato i grandi della musica d'autore negli stadi. 30 anni dopo i due sono tornati in tour insieme, ma senza alcun atteggiamento nostalgico, un modo d'essere totalmente agli antipodi della personalità dell'artista bolognese, che è sempre stato un personaggio imprevedibile, dotato di un senso dell'umorismo surreale e di un particolarissimo gusto per la provocazione. E' stato autore di super hit come Attenti al lupo e di super classici come Caruso, di capolavori poco compresi come Henna, regista di opere liriche, autore e protagonista di spettacoli tv, una sorta di nume tutelare della scena musicale bolognese, uno scopritore di talenti, un uomo animato dalla curiosità e dal gusto per le scoperta. E' davvero difficile accettare che Lucio Dalla non c'é più. Ed è strano constatare che la sua ultima apparizione in tv sia stata al festival di Sanremo, dove era andato in veste di tutor di Pierdavide Carone. Anche in quell'occasione non ha perso l'occasione per esprimere le sue idee, criticando le giurie e anche gli interventi di Celentano. E' morto all'improvviso a Montreux, la città che ospita uno dei festival jazz più importanti del mondo. Il jazz, il suo grande amore da dove era cominciata la sua avventura di genio della musica. QUELLA VOLTA CHE DALLA DISSE 'CREDO NELL'ANIMA' di Giorgiana Cristalli "Io credo profondamente nell'anima come elemento indistruttibile che si ripropone tutte le volte che finisce una vita": parola di Lucio Dalla che, in una videointervista fatta l'anno scorso e pubblicata oggi da ANSA.it, parlava delle sue convinzioni, del dolore e della sua spiritualità. "Non so neanche parlare del dolore", diceva il compianto cantautore. "Ho un grande rispetto della gente. Credo che la cosa che vorrei di meno al mondo è fare del male a qualcuno", si augurava quello che da molti artisti, da Sabrina Ferilli a Samuele Bersani, è stato ricordato, all'indomani della morte, come un uomo buono. "Spero di non avere fatto del male, anche se sono convinto di averlo fatto distrattamente, inevitabilmente, però senza mai puntare ad un risultato", diceva, in quello che oggi suona come un testamento spirituale. In un passaggio dell'intervista Lucio Dalla parlava anche della malinconia. Partendo dalle parole di un pezzo immortale, 'Caruso', il cantautore bolognese, vicino al pianoforte di casa sua, spiegava: "Per me la malinconia c'é anche in una finale di Champions. Tutto quello che vedi, mentre lo vedi, ti crea un senso di perdita". Il futuro, spiegava, "é domani, anzi il futuro è adesso, adesso, adesso...", scandiva. E il passato? "E' quello che stiamo vivendo adesso, quindi c'é una dicotomia, una distanza tra presente, passato e futuro che è il carburante della malinconia. La mia visione - diceva - è simile a quella poetica di Pessoa o di Leopardi, non come un momento di struggimento. Per me Woody Allen è profondamente malinconico, anche se la gente ride". "Se provo questo stato d'animo - diceva - è perché assisto ad uno dei grandi movimenti del mondo, che non è mai sedimentato. La natura èaffascinante, nascitura, dal greco, ovvero ciò che continua a crescere, la vita. Come fai ad essere malinconico - si chiedeva - quando tutto è vitale?". E forse per questo, per esorcizzare quella malinconia latente, dovuta anche ad una infanzia difficile, l'autore di '4 marzo 1943' si nascondeva dietro l'ironia e la stravaganza. MONDELLA, DICEVA MORTE FINE PRIMO TEMPO di Elisabetta Malvagna "Forse è uno scherzo. Morire non è nello stile di Dalla. Qualcuno l'avrà chiamato. Tanto poi torna, io non mi fiderei tanto...": ironia e disperazione si fondono in un unico sentimento nell'animo dello storico press agent Michele Mondella, quasi una vita - dai primi anni Settanta - passata fianco a fianco di Lucio Dalla, morto di infarto in Svizzera all'età di 69 anni. Non era con lui quando si è sentito male: "L'altro ieri avevamo fatto l'anteprima del tour a Sassuolo, c'era anche Pierdavide Carone", racconta all'ANSA Mondella riferendosi all'ex concorrente di Amici con il quale Lucio Dalla ha deciso di tornare sul palco dell'Ariston con un pezzo co-firmato, la bellissima 'Nani'' 40 anni dopo. "Ieri a Montreux il concerto era andato molto bene. Stamattina si era alzato, ha fatto colazione, e poi si è sentito male", aggiunge - nel giorno della morte di Dalla - commosso Mondella, già direttore della promozione della Rca Italiana, quindi della Bmg Italy per 15 anni e fondatore nel 1997 della società di comunicazione Midas Promotion. Notissimo negli ambienti dell'industria musicale italiana, ha curato e cura la promozione e comunicazione di tanti big, da Francesco De Gregori ad Antonello Venditti, da Gianni Morandi a Eros Ramazzotti, da Luca Carboni a Samuele Bersani, Enrico Ruggeri e Ron. E così, quando viene informato dell'infinita lista di artisti, personaggi del mondo dello spettacolo, dello sport e della cultura che in queste ore stanno rendendo omaggio all'autore di Caruso, è come se per un attimo tornasse a ieri, quando Lucio ancora era qui. "Valentino Rossi lo ha ricordato? Sì, Lucio aveva scritto una canzone su di lui, erano molto amici, racconta parlando della ballata "Due dita sotto il cielo". "Così come ha scritto una canzone su Roberto Baggio ('Baggio...Baggiò, ndr.), era il suo idolo", ricorda. Fa un breve pausa e poi: "Lui da morto non esiste. Era immortale. Come fa a morire? Lucio diceva che la morte era la fine del primo tempo. Ora c'é l'intervallo, si starà riposando. Poi torna, vedrai...", aggiunge Mondella, romano, classe 1947, che - come molti artisti, amici e fan del cantautore bolognese - ancora non riesce a credere a quanto è accaduto. Dalla e Mondella, un binomio così forte che persino Francesco De Gregori, altro grande del gruppo, ha trovato la forza per uscire di casa e andare a trovarlo. "E' passato da me, a consolarmi. Siamo stati un po' qui, storditi. Non vuole fare dichiarazioni. Ha solo detto che è molto triste", dice con la voce rotta dall'emozione. da - http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/speciali/2012/03/01/visualizza_new.html_126334296.html
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« Risposta #9 inserito:: Marzo 05, 2012, 04:17:55 pm » |
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Le rondini, poesia sul senso della vita 03 marzo, 14:51 ROMA - "Vorrei girare in cielo come le rondini", canta Lucio Dalla nella canzone scelta per il suo funerale di domani, forse immaginando che in qualche modo ora quel desiderio potrebbe essersi realizzato. 'Le rondini' è la confessione di un uomo in cerca del significato profondo della vita, delle cose semplici, quelle che contano. S'interroga sull'amore e sui sogni il brano di un Dalla già maturo che nel '90 dava vita a 'Cambiò, album conosciuto soprattutto per l'allegra 'Attenti al lupo'. Il testo che verrà letto alla fine della messa, come unica eccezione alla liturgia tradizionale, si accompagna invece ad una melodia dolce e malinconica, che si apre con il fischiettio di Dalla sulle note di una chitarra prima acustica, poi elettrica, e prosegue sul suono di violini e sax e il coro che ritorna ad invocare i "sogni". "Vorrei entrare dentro i fili di una radio - canta Dalla nel pezzo di cui è coautore Mauro Malavasi - E volare sopra i tetti delle città. Incontrare le espressioni dialettali. Mescolarmi con l'odore del caffé. Fermarmi sul naso dei vecchi mentre leggono i giornali. E con la polvere dei sogni volare e volare al fresco delle stelle, anche più in là". "Vorrei girare il cielo come le rondini - prosegue l'artista con la sua inconfondibile voce -. E ogni tanto fermarmi qua e là. Aver il nido sotto i tetti al fresco dei portici. E come loro quando è la sera chiudere gli occhi con semplicità. Vorrei seguire ogni battito del mio cuore. Per capire cosa succede dentro e cos'é che lo muove. Da dove viene ogni tanto questo strano dolore. Vorrei capire insomma che cos'é l'amore. Dov'é che si prende, dov'é che si dà". da - http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/associata/2012/03/03/visualizza_new.html_127194635.html
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