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Autore Discussione: BRAHMA CHELLANEY* - La falsa primavera d'Asia  (Letto 1667 volte)
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« inserito:: Marzo 01, 2012, 10:45:48 am »

1/3/2012

La falsa primavera d'Asia

BRAHMA CHELLANEY*

Dal colpo di Stato armato che ha spodestato il primo presidente eletto democraticamente delle Maldive, Mohamed Nasheed, al tentativo in atto da parte della Corte Suprema del Pakistan d’indebolire un governo imbelle ma regolarmente eletto incriminando il primo ministro Yousaf Raza Gilani per oltraggio alla corte, i progressi della democrazia nell’Asia del Sud sembrano procedere a ritroso. Le dimissioni forzate di Nasheed sotto la minaccia delle armi hanno reso le Maldive il terzo Paese nella regione, dopo il Nepal e lo Sri Lanka, dove è stata tradita la transizione democratica. Le Maldive, un gruppo di isole in posizione strategica nell’Oceano Indiano, ora sembrano avviate a una prolungata instabilità. Nel frattempo, il Pakistan deve ancora iniziare una vera transizione democratica, perché il capo dell'esercito resta il vero titolare del potere. Come può avere inizio la democratizzazione se l’esercito pakistano e l’Isi (Inter-Services Intelligence), i servizi segreti, sono immuni al controllo civile e il potere decisionale spetta ai generali?

La mossa della Corte Suprema contro Gilani peggiora le cose. Un colpo di Stato costituzionale - piuttosto che militare – sarà di tutto guadagno per l'esercito e l'Isi, permettendo loro di governare dietro le quinte grazie a un governo più duttile, su cui scaricare tutta la colpa per i disordini civili ed economici.

In Sri Lanka la situazione dei diritti umani sotto la quasi dittatura del presidente Mahinda Rajapaksa continua a suscitare la preoccupazione internazionale. La recente fine della guerra civile durata 26 anni ha lasciato una società militarizzata e incoraggiato Rajapaksa, che ha ridotto la libertà dei media e intensificato gli sforzi per realizzare un’identità mono-etnica nel multietnico Sri Lanka.

In Nepal – una zona di transito strategica tra l’India e l’irrequieto Tibet, dove la Cina sostiene di essere in «guerra contro il sabotaggio secessionista» – regna il caos politico, con i partiti che litigano su una nuova costituzione. Il Nepal rischia di diventare uno Stato fallito, e questo avrebbe importanti implicazioni per l'India, con cui ha una frontiera aperta che consente il passaggio senza passaporto.

Infine, il recente tentato colpo di Stato in Bangladesh ha dimostrato che il settimo Paese più popoloso al mondo, lottando per rimanere una democrazia con il primo ministro Sheikh Hasina Wajed, resta vulnerabile al suo esercito ribelle. Nei suoi quattro decenni d’indipendenza il Bangladesh ha registrato 23 tentativi di golpe, alcuni dei quali riusciti.
Gli sviluppi politici nella regione sottolineano l'insufficienza di elezioni libere, eque e competitive per garantire una transizione democratica. Le elezioni, da sole, non garantiscono un potere genuinamente democratico a livello di base o il rispetto delle regole costituzionali da parte di chi detiene il potere. Rispetto alle traballanti transizioni del resto dell’Asia meridionale l'India è oggi l'unico Paese della regione con una radicata democrazia pluralistica. Ciò non è nell'interesse dell'India, perché la mette di fronte a quella che potremmo chiamare la «tirannia della geografia» - cioè, gravi minacce esterne provenienti da quasi tutte le direzioni.

In una certa misura, è una tirannia autoinflitta. La sicurezza dell’India è minacciata dai disordini di Nepal, Bangladesh, Sri Lanka, Pakistan per i fallimenti delle sue politiche passate. Per lo meno, il regredire della democrazia nella regione evidenzia l’incapacità dell'India di indirizzare gli sviluppi politici della sua stessa area d’influenza.

Oggi caos politico e incertezza nella regione aumentano il pericolo di ricadute sull'India, minacciando la sicurezza interna del Paese. La crescente instabilità dell’area rende anche più difficile promuovere la cooperazione e l'integrazione regionale, compreso il libero commercio.

L'ascesa di gruppi islamici che ha accompagnato gli sviluppi antidemocratici in Asia meridionale rappresenta un'ulteriore minaccia per la regione. Con un atto di vandalismo che ricorda la distruzione da parte dei talebani dei Budda monumentale di Bamyan in Afghanistan nel 2001, gli islamisti hanno saccheggiato il principale museo delle Maldive a Male, la capitale, il giorno in cui Nasheed è stato estromesso, distruggendo statue buddiste indù in corallo e calcare di valore inestimabile, praticamente cancellando tutte le prove del passato buddista delle Maldive prima che il suo popolo si convertisse all'Islam nel XII secolo.
"L'intera storia pre-islamica è perduta" ha denunciato il direttore del museo. Incoraggiati dai politici dell'opposizione, i gruppi islamici delle Maldive sono «sempre più potenti», secondo Nasheed. Allo stesso modo, in Pakistan e Bangladesh, le agenzie di intelligence militari hanno foraggiato gruppi jihadisti, impiegandoli a fini politici in patria e al di là delle frontiere nazionali.

Questo segue un percorso consolidato nella regione: un governo autocratico tende a promuovere gli elementi estremisti, soprattutto quando chi è al potere stringe alleanze opportunistiche con tali forze. Per esempio, le potenti fazioni jihadiste del Pakistan sono nate sotto due dittature militari: Muhammad Zia-ul-Haq, che le ha utilizzate per affrontare i sovietici in Afghanistan, e Pervez Musharraf, che è fuggito a Londra nel 2008, sotto la minaccia d’ impeachment e che successivamente è stato accusato di coinvolgimento all'assassinio dell'ex primo ministro Benazir Bhutto nel 2007 - una pietra miliare nella discesa nel caos del Pakistan.

Quando un esperimento democratico funziona come in Bangladesh con Sheikh Hasina, riduce gli spazi di manovra degli estremisti. Ma una lezione di più ampia in gran parte della regione è che il progresso democratico rimane reversibile, a meno che le vecchie e radicate forze siano estromesse e lo Stato di diritto sia fermamente stabilito.

Ad esempio, le elezioni democratiche del 2008 alle Maldive, che hanno spazzato via un regime autoritario vecchio di decenni, erano diventate un faro di speranza, dissipato poi in meno di quattro anni. Come ha detto l’appena deposto Nasheed: «Non sempre le dittature muoiono quando il dittatore lascia il suo incarico... Molto tempo dopo le rivoluzioni, potenti reti di fedelissimi del regime possono ancora trovarsi dietro le quinte e tentare di strangolare le democrazie nascenti». Poiché la sua tirannia della geografia mette maggiore pressione sulla sua sicurezza interna ed esterna, l'India avrà bisogno di sviluppare approcci più innovativi alla diplomazia e alla difesa nazionale. Solo attraverso una difesa e una politica estera più vigorose l’India può sperare di migliorare la sua situazione di sicurezza regionale, rendendosi libera per svolgere un ruolo più globale. In caso contrario, continuerà a essere prigioniera della sua regione geografica.

(*)Brahma Chellaney, professore di Studi Strategici al Center for Policy Research di New Delhi, è l'autore di Asian Juggernaut and water: Asia’s New Battleground.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9830
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