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Autore Discussione: TIZIANA TESTA. "Intransigenza per compiere la svolta fino in fondo"  (Letto 3351 volte)
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« inserito:: Febbraio 29, 2012, 04:35:43 pm »

L'INIZIATIVA

De Monticelli: "Intransigenza per compiere la svolta fino in fondo"

La filosofa è stata sul palco di Libertà e giustizia nell'ultima manifestazione prima della caduta di Berlusconi.

Oggi firma il manifesto di Zagrebelsky per chiedere ai partiti di rinnovarsi.

E riflette su come è cambiato il Paese negli ultimi mesi: "Siamo solo a metà del guado"

di TIZIANA TESTA

 
ROMA- Dal palco di Libertà e giustizia, l'8 ottobre a Milano 1, aveva descritto lo stato del Paese parlando di "nichilismo morale", di "cortina d'indifferenza, di "antologia della turpitudine". Oggi, a distanza di oltre quattro mesi, la filosofa Roberta De Monticelli firma 'Dissociarsi per riconciliarci dipende da noi" 2, il manifesto di Gustavo Zagrebelsky 3 che chiede ai partiti di rinnovarsi. E coglie l'occasione per riflettere sul Paese, su come è cambiata l'Italia nel frattempo.

Questo manifesto - che ha superato quota 30 mila firme (tra cui quelle di Benigni, Saviano, Magris) - è la prima iniziativa di L&G del dopo-Berlusconi. Quanto è cambiato il Paese, in così pochi mesi?
"Il cambiamento è stato straordinario, anche solo dal punto di vista della presentabilità internazionale. E questo lo dobbiamo al nuovo governo, che ha anche il merito di aver salvato l'Italia dal baratro economico e finanziario. Però questo non basta. L'esperienza dei tecnici ha un valore se contemporaneamente i partiti che li sostengono riescono a dare un forte segnale di discontinuità, se ne approfittano per rifondarsi. Altrimenti il rischio che si corre è quello di una crescita dell'antipolitica. Zagrebelsky ha ragione: la tecnica senza la politica è tagliare libertà alla democrazia. E i segnali, in questa direzione, sono tanti".

Dai partiti, in questo periodo, che segnali sono arrivati?
"Nuovi segnali di avvilimento, di chiusura di casta rispetto alla società civile. Lo si vede anche dal dibattito sulla legge elettorale. Cosa stanno facendo se non corazzare il sistema politico esistente? Gli accordi che sembrano emergere hanno questo segno. All'interno dei partiti, chi ha a cuore la dignità della politica dovrebbe dissociarsi. La parte buona dei partiti dovrebbe prendere le distanze da quella cattiva. Perché, come diceva Einstein - e con lui Calamandrei - se le cose vanno male non è colpa dei farabutti ma delle persone oneste che stanno zitte. Ma ci sono anche altri segnali di inadeguatezza. Pensiamo solo all'incapacità della politica di intervenire in una vicenda drammatica come quella della Tav. Anche nello schieramento progressista, io non ho visto alcun esponente in grado di entrare nel merito. E' evidente che c'è una grossa difficoltà di dialogo. Non ci si può limitare a dire che le decisioni sono state già prese, né a stigmatizzare la violenza, peraltro facendo associazioni assurde tra le minacce a un giudice come Caselli e forme anche drammatiche di protesta, come quella di Luca Abbà.

Neppure un segnale positivo nella politica di questi ultimi mesi? E non stanno emergendo soggetti in grado di intercettare i nuovi fermenti?
"Considero un buon segnale il risultato delle primarie del centrosinistra a Genova 4, che ricorda da vicino quanto accaduto l'anno scorso a Milano, cioè l'irruzione della società civile nella politica. Per il resto, la fiducia nel Parlamento attuale è tale che chiediamo di rinviare alla prossima legislatura le riforme istituzionali. E la legge elettorale che verrà dovrà essere sottoposta a un referendum confermativo".

Se dovesse scegliere una parola d'ordine, per il tempo nuovo che si affaccia?
"Deve essere un tempo di intransigenza, per compiere fino in fondo la svolta che serve al Paese. Quella che serve al risveglio. Perché siamo solo a metà del guado"

(28 febbraio 2012) © RIPRODUZIONE RISERVATA

da - http://www.repubblica.it/politica/2012/02/28/news/de_monticelli_intransigenza_per_compiere_la_svolta_fino_in_fondo-30650296/
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« Risposta #1 inserito:: Aprile 09, 2012, 10:55:38 am »

L'INTERVISTA

Bonino: "Azzeriamo norme sul finanziamento ma il nodo è l'occupazione della cosa pubblica"

Per la vicepresidente del Senato, cancellare le attuali regole non basta: "Serve un'operazione di verità sul ruolo dei partiti in aziende pubbliche, Asl, municipalizzate. Sui rapporti con il potere economico". Poi parla della nuova sfida radicale sui referendum. E sul caso di Rosy Mauro dice: "Serve sensibilità istituzionale"

di TIZIANA TESTA


ROMA - "Negli ultimi scandali che riguardano i partiti ci sono dati di cronaca che hanno dell'incredibile per il senso di impunità raggiunto. Lo sono anche per chi, come me, pratica la politica da oltre trent'anni. E io non sono un'ingenua, né vengo da Marte". Emma Bonino, radicale e vicepresidente del Senato, accetta di parlare del finanziamento pubblico e delle ultime vicende giudiziarie che agitano la politica. Lo fa appena terminato, davanti al carcere romano di Regina Coeli, il sit-in di Pasqua per i diritti umani e l'amnistia (in vista della marcia programmata dai radicali per il 25 aprile).

Partiamo dal possibile intervento del governo sulla la riforma del finanziamento. Il ministro Severino ha offerto il proprio contributo. Alcune forze politiche, in primo luogo il Terzo Polo, invocano il decreto...
"Trovo quest'invocazione l'ennesima prova di inutilità e incapacità dei partiti. Non capisco perché chiedere l'aiuto di papà. Se proprio vogliono procedere alla riforma, la facciano rapidamente, in sede legislativa. Come è accaduto, nel giro di una notte, per reintrodurre i rimborsi elettorali e sconfessare il referendum del '93".

Lei non crede alla capacità dei partiti di autoriformarsi?
"Magari faranno un intervento, se non vogliono essere travolti dalla rabbia dei cittadini. Ma lo limiteranno al solo finanziamento pubblico. E invece il problema della partitocrazia è ben più ampio e il caso che riguarda la Lega e Fincantieri è solo l'ultimo di una lunga serie. Dovremmo parlare della presenza dei partiti nelle Asl, delle nomine nelle municipalizzate, degli accordi e delle spartizioni con il mondo degli affari".

Voi radicali siete pronti a ripartire con un nuovo referendum per l'abolizione dell'attuale legge sui soldi ai partiti. Ma come va finanziata la politica? Senza soldi pubblici non rischia di restare un'esclusiva dei ricchi?
"Io dico innanzitutto di azzerare il sistema attuale. Poi noi radicali chiediamo servizi gratuiti per le attività politiche dei cittadini - dall'autenticazione delle firme, ai servizi postali, alla banda larga - che sono servizi essenziali per i partiti. E questo è il senso della proposta di legge presentata da Maurizio Turco alla Camera. Per il resto, torniamo alla Costituzione. Bersani dice che è la più bella del mondo , ma è anche la meno applicata. Ripartiamo allora dall'articolo 49, che prevedeva la democrazia interna. Le forze politiche dovevano diventare soggetti con personalità giuridica, dunque con precisi obblighi anche dal punto di vista dei bilanci. E invece sono rimasti enti privati che gestiscono fondi pubblici sotto la forma ipocrita dei rimborsi elettorali. E poi, non bastano i controlli rigorosi su questi fondi. Bisogna mettere sotto osservazione anche i patrimoni delle forze politiche e i loro rapporti con le fondazioni".

Lei ha parlato del referendum 'tradito' del '93. Avete ancora fiducia in questo strumento, nonostante tutto?
"Noi radicali siamo cocciuti, ci abbiamo riprovato anche nel 2000 a seguire la via referendaria ma allora purtroppo non è stato raggiunto il quorum. Siamo consapevoli che, viste le scadenze legislative, potremo raccogliere le firme solo da ottobre e comunque non si potrà votare prima del 2014. Però il referendum è anche una pressione, un modo per informare e sensibilizzare l'opinione pubblica".

Torniamo allo scandalo più recente, quello esploso in casa Lega. Lei è vicepresidente del Senato come Rosy Mauro. Molte forze politiche chiedono le dimissioni immediate - dall'incarico a palazzo Madama - dell'esponente del Carroccio. Lei è d'accordo?
"Rosy Mauro non è indagata, quindi le dimissioni sono solo una questione di sensibilità istituzionale. E io spero sempre che la sensibilità istituzionale ci sia".
 

(08 aprile 2012) © Riproduzione riservata

da - http://www.repubblica.it/politica/2012/04/08/news/bonino-32973552/?ref=HRER1-1
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