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Autore Discussione: Primarie a Genova: suicidio Pd. - Vince Doria, spinto da Vendola  (Letto 2077 volte)
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« inserito:: Febbraio 15, 2012, 10:58:11 am »

L'esito delle urne

Primarie a Genova: suicidio Pd

Vince Doria, spinto da Vendola

GENOVA - Era tutto scritto. Nero su bianco, carta intestata del Pd. L'autore era uno dei massimi dirigenti cittadini. Lo ricopiamo fedelmente. «Livello basso (20-22 mila). Doria, con 8 mila, vince». L'appunto, lasciato una settimana fa su un tavolo della segreteria di piazza Vittoria, proseguiva con le previsioni sul sindaco Marta Vincenzi «vince con livello medio, 23-30 mila» e la candidata «ufficiale» del Pd, Roberta Pinotti, che aveva bisogno di affluenza alta («30-35 mila?») e un «partito mobilitato, diffuso».

Le primarie di Genova non hanno avuto nessuna delle ultime due opzioni. E la guerra interna tra le due Erinni, copyright della candidata minore Angela Burlando, rischia di risolversi in una disfatta imbarazzante per il Pd, così grande da far sentire la sua onda anche a Roma. Alle 23, dopo due ore di spoglio, è chiaro che il professor Marco Doria, indipendente benedetto dal prete di strada don Andrea Gallo e da Nichi Vendola, una volta sentito il profumo del colpaccio, è il prossimo candidato sindaco del centrosinistra a Genova. Il sindaco in carica commenta così: «È un terremoto politico, che non rappresenta un voto ideologico né un voto che unisce la città. È un voto contro la continuità di un partito che ha rappresentato il perno della maggioranza a Genova». E su Bersani avverte: «Non sarà felice». L'appoggio a Doria, per ora, resta un'ipotesi: «Vedremo... Non ho ancora letto un programma, solo tanti no».

Doria era il terzo incomodo, se mai ce n'è stato uno. L'ultimo a iscriversi a questa corsa infinita, partita 12 mesi fa, quando i mugugni del Pd locale contro la vocazione autoritaria dell'ex super Marta avevano superato il livello di guardia creando le premesse per la discesa in campo di Roberta Pinotti. La disfida interna aveva consegnato una città bisognosa di cure e attenzioni come poche altre a una campagna elettorale estenuante, dove tutto veniva letto alla luce della competizione carsica nel partito di maggioranza. Doria ha deciso di provarci solo tre mesi fa, azzeccando i tempi e i modi, girando al largo dalle due candidate e dalle rispettive fazioni troppo impegnate a scannarsi per accorgersi che Genova cercava alternative.

La domenica delle primarie è stata una corsa verso un risultato che era nell'aria. La tramontana nera ha risparmiato i 73 circoli cittadini dove si votava, faceva freddo ma neppure tanto. Eppure i sostenitori del centrosinistra sono rimasti a casa. La vicenda del seggio di Carignano, dove per un black out gli elettori hanno votato alla luce dei fanali di auto schierate all'occorrenza, è stata presa alla stregua di un presagio. Alla fine si sono presentati ai seggi solo 21.000 cittadini, confermando la profezia dell'appunto anonimo. Nel 2007, alle primarie che designarono Marta Vincenzi, votarono in 37.453.

Il segnale del disamore è inequivocabile, neppure i dati dell'affluenza leniscono i dolori di un Pd consapevole di essersi sparato in un piede. Basta leggere le parole di Marco Tullo, deputato e segretario regionale, l'unico a metterci la faccia in una notte da dimenticare. «Abbiamo perso ed è un risultato che deve aprire una riflessione seria, anche nazionale. Uno tsunami politico. Purtroppo non esagero». I vertici locali democratici valutano l'ipotesi di lasciare.

I calcoli sui seggi del centro e del Levante, che vedevano una tendenza-Doria, contrapposti ai quartieri popolari del Ponente, roccaforte pd divisa tra Pinotti e Vincenzi, erano esercizi di stile. La vittoria di Doria (con il 46% dei voti) è netta, ovunque. Il suo programma improntato al pragmatismo, nessuna promessa di ridurre le tasse ma impegno a mantenere inalterati i servizi essenziali, ha fatto breccia. Angela Burlando, ex vicequestore e candidata minore (quota socialista), è convinta che sia stata una vittoria di genere. «Il Pd ha schierato due candidate di peso equivalente che si sono annullate, come temuto anche dai dirigenti democratici, incapaci di opporsi a un suicidio annunciato».

Doria si è inserito tra due debolezze. Tra un sindaco ferito dal dramma dell'alluvione e un'avversaria costruita in casa che non si è mai scrollata di dosso la patina di candidato d'apparato. Magari senza evocare tsunami, ma anche nella roccaforte di Genova la frittata del Pd è servita.

Erika Dellacasa
Marco Imarisio

13 febbraio 2012 | 18:50© RIPRODUZIONE RISERVATA

da - http://www.corriere.it/politica/12_febbraio_13/doria-centrosinistra-genova_2219fbea-562c-11e1-b61e-fac7734bea4a.shtml
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