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Autore Discussione: Sergio Chiamparino: «Questa Lega è sempre più estremista»  (Letto 5540 volte)
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« inserito:: Settembre 16, 2007, 07:19:22 pm »

16/9/2007 (11:14) - LA POLEMICA

"Se toccano i soldi sono cannonate"

Calderoli alla festa della Lega: «...Anche qualche mitraglietta e bomba atomica.

Casini? Se non fosse per lui saremmo al governo»


VENEZIA

È Roberto Calderoli ad aprire non ufficialmente la festa della Lega Nord in Riva degli Schiavoni a Venezia, poco prima dell’inizio degli interventi sul palco. Calderoli, parlando con i giornalisti, non lesina commenti alla situazione politica attuale.

«Se saremo trattati da cittadini e non da sudditi - ha detto Calderoli parlando dell’anima della Lega - ci sarà la carota. Se invece ci tratteranno da schiavi, ci sarà il maiale e, non il fucile, perchè questa che lanciamo oggi è una cannonata. Sono cannoni quando si toccano i soldi... e anche qualche mitraglietta... vedrete che anche una bombetta atomica ci sarà...».

Calderoli non manca di rispondere a Pier Ferdinando Casini sul partito unico di centrodestra: «Se non ci fosse stato lui e il suo amico Follini - ha affermato Calderoli lapidario - forse oggi saremo stati al governo». In attesa del leader Umberto Bossi, che arriverà più tardi, Calderoli commenta: «Il fatto che Bossi sia tornato in campo dà una mano a tutta la Casa della Libertà, in questo momento la locomotiva la sta facendo lui».

Calderoli ricorda che è necessario fare la riforma elettorale quanto prima «perchè bisogna facilitare l’andata al voto», osserva. «Ogni giorno che si perde - ha aggiunto Calderoli - questo governo fa dei danni. Prima si vota e meglio è».

da lastampa.it
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« Risposta #1 inserito:: Settembre 17, 2007, 12:26:49 pm »

POLITICA

Il leader del Carroccio lancia la rivolta fiscale: "Questo è il cuore del problema, e cioè i soldi"

La protesta articolata in 13 punti per "pagare le tasse giuste"

Festa dei popoli padani a Venezia

Bossi dal palco rilancia l'indipendenza

 
VENEZIA - Una grande colomba bianca stritolata da filo spinato tricolore e la scritta in verde "Libertà" fanno da sfondo al grande palco allestito dalla Lega Nord per l'annuale festa dei popoli padani a Venezia in Riva degli Schiavoni. Umberto Bossi, in forma smagliante, si rivolge ai poco meno di cinquemila presenti che inneggiano alla secessione, rilancia l'indipendenza dei popoli padani e annuncia la rivolta fiscale.

"Se ci fosse un referendum come succede in un Paese democratico davvero - ha detto tra l'altro Bossi - i nostri popoli sceglierebbero l'indipendenza dal tricolore e da quei simboli che non ci appartengono. Il nostro Simbolo è il Lion di San Marco ". Bossi nel suo discorso totalmente a braccio se la prende con il centralismo romano: "balordi" definisce i suoi rappresentanti. Le schiavitù, ha osservato Bossi "finiscono sempre, la nostra finirà. I popoli padani hanno fatto il patto di Pontida: combattere fino alla fine, fino alla libertà, fino a che la bandiera dei luridi centralisti finirà nella polvere".

Bossi, quindi, incita la folla ad "andare fino in fondo, costi anche la vita". "I nostri figli - ha ricordato - nasceranno nella Padania libera. Preparatevi che sta arrivando il momento: il giorno in cui dovremo combattere per la nostra libertà sta arrivando. Vedremo se sarà facile per Prodi e i suoi fermare dieci milioni di lombardi".

Senza risparmiare i suoi soliti epiteti nei confronti delle "canaglie" di Roma, il leader della Lega ha rilanciato la protesta fiscale: "Questo è il cuore del problema - ha ricordato Bossi - e cioè i soldi". Quindi, scandendo slogan sulla libertà della Padania il leader leghista, accompagnato da Roberto Calderoli, ha versato nell'acqua della laguna l'ampolla con l'acqua prelevata alle sorgenti del Po, sul Monviso. "Padania libera, Veneto, Lombardia libera - ha scandito Bossi - questo è il nostro programma politico, il resto non conta".

Ma il tema della giornata è la rivolta fiscale, articolata in 13 punti, lanciata dal palco di Venezia. I tredici punti della protesta fiscale saranno pubblicati, uno al giorno, sul quotidiano della Lega La Padania. "Alla fine" ha detto Roberto Calderoli annunciando la pubblicazione, "vi sarà, sempre allegato alla Padania un libretto in cui si spiega come pagare le tasse giuste. A costo zero perché non solo non ci saranno sanzioni, perché non ci saranno multe ma vi troverete - ha detto Calderoli rivolgendosi al popolo padano - più soldi in tasca, più soldi anche a regioni e comuni e zero allo Stato. Se ci saranno più soldi nelle casse di Comuni e Regioni - ha concluso Calderoli - lo Stato resterà a secco e il coltello dalla parte del manico lo avremo noi".

(16 settembre 2007)

da repubblica.it
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« Risposta #2 inserito:: Settembre 17, 2007, 12:27:52 pm »

Gentilini: «Non voglio extracomunitari, ne abbiamo anche troppi»

Bossi: «Vogliamo il federalismo»

Il leader della Lega nord: «Vedremo se sarà facile per Prodi fermare 10 milioni di lombardi e di veneti»

 
VENEZIA - «Dobbiamo dire a Prodi che vogliamo il federalismo. Il tempo è scaduto ed è arrivato il momento», ha detto Umberto Bossi ripetendo quello che dice da vent'anni alla Festa nazionale dei popoli padani davanti a circa 3 mila fedelissimi a Venezia. «Vedremo se sarà facile per Prodi fermare 10 milioni di lombardi e di veneti. Sarà un evento contro il centralismo statalista romano». Il senatur ha proseguito sottolineando la stanchezza «padana» per le tasse. «Andremo fino in fondo a costo della vita e ai nostri figli lasceremo una Padania libera», ha terminato in un tripudio di "libertà, Padania libera, secessione".

GENTILINI - Per Giancarlo Gentilini, vicesindaco di Treviso, soprannominato anche 'il sindaco sceriffo', la rivoluzione deve partire da Venezia. «Deve essere uno tsunami - ha proseguito - che distrugga quella mafia comunista-bolscevica». Il sindaco sceriffo ha toccato anche uno degli argomenti più cari al popolo leghista: l'immigrazione. «Non voglio extracomunitari - ha tuonato Gentilini - ne abbiamo anche troppi. Io voglio bagni penali dove spacchino pietre dalla mattina alla sera e non scelgano il menu». Gentilini è tornato sul massacro di Gorgo al Monticano, in provincia di Treviso, dove questa estate sono stati uccisi i due coniugi Pellicciari da una banda di rapinatori di origine albanese. Gentilini ha sottolineato l’efferatezza soprattutto nella violenza sessuale nei confronti della donna, operata con «uno scalpello davanti e dietro». Gentilini non le ha mandate a dire e scandisce: «Mi auguro che quello che hanno fatto alla donna di Borgo lo facciano a sua madre o a sua sorella», ha detto rivolgendosi a chi ha avuto posizioni di garantismo e citando in particolare il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio.

16 settembre 2007
 
da corriere.it
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« Risposta #3 inserito:: Novembre 07, 2007, 08:05:24 am »

POLITICA

Alla Camera un gruppo di parlamentari del Carroccio contesta il convegno

Il presidente Fausto Bertinotti: "E' stata un'azione sgradevole"

Blitz leghista contro Garibaldi "E' un criminale di guerra"


 ROMA - Striscioni che inneggiano alla 'Padania Libera', volantini con la figura di Garibaldi e la scritta: "Ma quale eroe, era un traditore, un mercenario, un massone, un nemico della Chiesa, un negriero, un truffatore, un ladro di bestiame e un criminale di guerra". Il blitz dei parlamentari del Carroccio, guidati dal vice capogruppo Andrea Gibelli, scatta in mattinata. Teatro della contestazione la sala della Lupa della Camera dei deputati. L'occasione è la giornata di studio in occasione bicentenario della nascita di Garibaldi.

Il presidende della Camera Fausto Bertinotti prende la parola cercando di smorzare i toni ma condannando l'azione leghista: "E' stata una contestazione sgradevole. Ci sono diverse parti politiche, e ognuno è libero di esprimere la propria opinione nel rispetto degli altri".

Ma i leghisti non arretrano. L'attacco verso Garibaldi è frontale. ''E' una figura da dimenticare. Lo dicono anche nel Mezzogiorno dove ha portato violenza. Noi - continua il leghista Francesco Bricolo - organizzeremo un convegno alla Camera per illustrare la vera figura di Garibaldi e non come oggi, dove sono presenti in massa amici della massoneria''.

Tutt'altro il giudizio di Bertinotti. Che segnala come la figura Garibaldi continui a godere "di un grado di popolarità straordinario". "Una condizione di favore che non ha termini di confronto nella storia nazionale e su cui è possibile indagare criticamente e senza pregiudizi" conclude il presidente della Camera.

(6 novembre 2007)

da repubblica.it
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« Risposta #4 inserito:: Aprile 08, 2008, 05:57:56 pm »

Piero Ignazi: «Le armi? Il delirio di chi si sente estraneo a questo paese»

Oreste Pivetta


Bossi che impugna il fucile è un altro luogo comune del Carroccio: dai fucili dei bergamaschi pronti a lasciare le valli per restituire la Padania ai padani, ai fucili «che noi padani non abbiamo mai tirato fuori, ma c’è sempre una prima volta» alla «libertà che va conquistata, anche con il fucile». Fucili metaforici, si immagina.

Sarà il solito trucco di Bossi? Fare la voce grossa per radunare i suoi? Lo chiediamo a Piero Ignazi, politologo, docente di politica comparata a Bologna. E Ignazi mi dice subito che le si potrebbe interpretare anche così quelle minacce di Bossi, ma sarebbe sbagliato: non se ne coglierebbe la gravità.

Allora, professore, dovremmo considerarle brutalmente eversive?
«Dovremmo considerarle manifestazioni antisistemiche di un partito che riconferma quello che è sempre stato in questi anni e cioè un partito antisistemico. L’uscita di Bossi può sembrare sorprendente, perché non ci sono motivazioni, non c’è un casus belli. È un improvviso delirio, espressione di una pulsione profonda di ostilità e di estraneità alla comunità nazionale. Se si sostiene che è tatticismo preelettorale, lo si sottovaluta, scegliendo per giunta un modo totalmente sbagliato, profondamente sbagliato, di rapportarsi a questo movimento. Sarebbe un giudizio essenzialmente giustificazionista, che mi stupirebbe perché in qualsiasi paese al mondo chi se ne uscisse con una battuta simile sarebbe emarginato dalla comunità politica nazionale. Il fatto che in Italia questo non succeda, dimostra quanto sia degradata la politica italiana. Il che ci fa apparire agli osservatori stranieri un paese molto speciale: leggere che cosa scrive la stampa internazionale di noi fa semplicemente star male».

È da tempo ormai che si cita il degrado della politica italiana. Un rapido cammino all’ingiù. Ma ci sono state novità negli ultimi mesi?
«Non vedo novità. Vedo piuttosto la riproposizione di tante anomalie, la più grave di tutte sta nella non risoluzione di un problema palese, come il conflitto di interessi. L’anomalia più grande, più clamorosa. Da noi ormai non ci si fa neppure più caso. Altrove la si considera una situazione incomprensibile. La sopravvivenza in tutte le stagioni del conflitto di interessi è l’argomento che più frequentemente mi viene posto quando mi trovo all’estero».

Qualcuno sostiene che la Lega potrebbe sottrarre voti al partito di Berlusconi. È possibile?
«Non saprei rispondere. La Lega è uno dei partiti più stabili, più impermeabili a qualsiasi cambiamento».

La si può considerare ancora un partito popolare?
«La sua origine è quella e non credo che analizzando la sua storia si possano riscontare variazioni. La sua base è popolare: lavoro autonomo, ma anche operai, con un radicamento ormai solido dentro piccole comunità. Parliamo ovviamente di ceti popolari orientati a destra, soddisfatti da richiami populisti che battono su certi slogan: l’insicurezza delle città, la presenza degli immigrati, il pericolo dell’invasione islamica... ».

Vengono in mente le esibizioni razziste di Mario Borghezio, con l’insetticida in treno e i maiali sulla terra della moschea. Verrebbe da dire che dentro la Lega di Bossi abbia alla fine prevalso la linea Borghezio su quella moderata di Maroni.
«Non c’è dubbio».

Il governo ha giovato alla Lega?
«Difficile rispondere. Non mi sembra che lo stare a Palazzo Chigi abbia avviato qualche riflessione particolare dentro il partito di Bossi. Il bilancio è stato magrissimo. Ma non è successo nulla. Neppure un’ombra d’autocritica».

Neanche a proposito di federalismo?
«Ma agli elettori padani del federalismo non importa proprio nulla».

Di fronte a certi contenuti, di fronte a quell’atteggiamento antisistemico cui ci si riferiva, considerando la natura del “popolo” leghista, viene da avvicinare la Lega alla Destra di Storace. Sono davvero vicini Bossi e Storace?
«Sono due forze competitive sullo stesso terreno. Si differenziano per il marchio d’origine. Ma i profili sono molto simili, lanciano messaggi molto simili, si rivolgono a componenti sociali molto simili».

Pubblicato il: 08.04.08
Modificato il: 08.04.08 alle ore 8.30   
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« Risposta #5 inserito:: Aprile 09, 2008, 08:50:37 pm »

Sergio Chiamparino: «Questa Lega è sempre più estremista»

Oreste Pivetta


Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, era ieri sera a Tortona per un incontro con gli elettori, uno dei tanti di questa campagna elettorale, una campagna inevitabilmente incentratata sulle leadership: «Che non sia data la possibilità della preferenza fa sì che le iniziative sul territorio siano meno incisive e comunque legate a pochi messaggi di valore nazionale».

Sindaco, ieri il Tg5 proponeva quasi in testa tre notizie, due delle quali toccano la sua città: era rumeno il "pirata", erano rumeni gli aggressori di un cuoco in pensione, infine un rumeno ha chiesto i danni a un signore che aveva rapinato. Che impressione le fa questa sequenza?
«Che certi richiami alla paura e all´allarme per la presenza degli stranieri in campagna elettorale funzionano. Sono questi i messaggi subliminali che contano, che possono indirizzare l´elettore da una parte o dall´altra. Altro che i talk show».

Sono messaggi razzisti?
«Non direi razzisti. Direi proprio che si vuole stimolare la paura e lo straniero va benissimo allo scopo, perchè si sa che gli immigrati possono essere portatori di comportamenti illegali».

Qualcuno, leggi la Lega, è in prima fila... Che sensazioni ha tratto dalla campagna elettorale?
«La partita è aperta: è stato compreso il messaggio innovativo che il Partito democratico ha cercato di diffondere. Più al Nord che al Sud. Mentre mi pare che la figura di Berlusconi e l´immagine del suo partito siano sbiaditi, incolori. Potrebbe succedere che Berlusconi perda consensi: difficile dire se a vantaggio della Lega o semplicemente verso il "non voto". Lo teme anche lui. La sua insistenza sui brogli è la dimostrazione di questi timori, un modo per metter le mani avanti, non solo un trucchetto per offrire una ragione viscerale, panica, rabbiosa di mobilitazione».

Se tra Pd e Pdl non vi fosse molta differenza, Bossi si ritroverebbe con un´enorme potere di ricatto nei confronti di Berlusconi.
«Un ago della bilancia che si ritrova sempre più spostato alle propaggini del sistema politico».

Il professor Ignazi diceva all´Unità: Bossi sempre più simile a Storace...
«Dal punto di vista delle affermazioni, addirittura oltre Storace. In questo senso la collocazione della Lega è quella di Borghezio, non certo quella di un regionalismo moderato alla Maroni. Dal punto di vista della natura sociale la differenza c´è, perchè la Lega resta popolare, di un popolo che non è plebeo, non è lumpenproletariat, ma è un popolo di operai, artigiani, pensionati...».

Potere di ricatto: Malpensa potrebbe darne il segno...
«Malpensa e Alitalia sono il termometro della scarsa credibilità di Berlusconi e della sua coalizione: un mese fa ci parlava dei figli e di una schiera di imprenditori pronti a salvare Alitalia, non s´è visto nessuno. Trattare Alitalia alla stregua di una fiction o di una dei tanti temi di propaganda è dimostrazione di irresponsabilità. Non è una interpretazione, sono i fatti che lo dicono. La Lega è fallita nella sua pretesa di difendere gli interessi del Nord: è stato il leghista Bonomi a pensare che potessero prosperare due hub internazionali sotto lo stesso ombrello di Alitalia, uno dei quali con una infinità di scali attorno. Quando la Lega parla a Gallarate si vanta di rappresentare il Nord, quando scende a Roma diventa supina più degli altri ad alcune lobbies».


Pubblicato il: 09.04.08
Modificato il: 09.04.08 alle ore 12.52   
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