Il personaggio
L’ufficiale ribelle: «Ammutinato? No, ho solo pensato a salvare la gente»
Parla Roberto Bosio che ha continuato ad aiutare i passeggeri dopo che il capitano si era allontanato dalla naveISOLA DEL GIGLIO (Grosseto) — Anche ieri mattina Roberto Bosio è entrato nella tenda verde dell’unità di crisi per la riunione del mattino. E anche ieri mattina, come sempre, nessuno lo ha notato. Quelli che chiedono permesso e praticano il per favore, l’arrivederci e grazie, il rispetto degli anziani, passano quasi sempre inosservati, e certe volte aiuta. «Ho fatto quel che dovevo fare» sussurra mentre si avvia a testa bassa sulle scalinate che portano agli appartamenti che ospitano gli ufficiali della Costa Crociere rimasti sull’isola.
È una giornata particolare, questa più delle altre seguite al venerdì del naufragio. Il capitano di Marina Roberto Bosio, che su Facebook rivendica la buona educazione come filosofia di vita, «mi hanno insegnato a trattare bene le persone», è l’unico ufficiale di quel venerdì notte ad avere la patente certa di «ammutinato». Anche se lui, dopo aver visto il suo nome sul giornale, rifiuta questa definizione. La ritiene imprecisa, e forse ha ragione, perché il suo è stato solo il tentativo di governare l’ingovernabile, di gestire l’esodo di 4.000 passeggeri verso la salvezza da una nave abbandonata a se stessa.
Non c’era più nessuno sul ponte di comando, e quando Bosio ha visto che il comandante Schettino e il suo vice si allontanavano sulla scialuppa, ha capito che toccava a lui. Era già da una mezz’ora abbondante che cercava di aiutare i passeggeri spaventati da quello che stava accadendo e da informazioni che dall’altoparlante negavano ogni evidenza. Lui si trovava in cabina, al momento dell’urto stava riposando. Ai suoi superiori ha raccontato di aver fatto subito indossare il giubbotto salvagente a ogni persona che incontrava, perché aveva capito. Quando la realtà ha preso il sopravvento sulle paure e l’inerzia degli altri ufficiali, è stato lui a tentare di organizzare il caos insieme ai capitani Alessandro Di Lena e Giovanni Iaccarino.
Costa Concordia: le immagini a infrarossi Costa Concordia: le immagini a infrarossi Costa Concordia: le immagini a infrarossi Costa Concordia: le immagini a infrarossi Costa Concordia: le immagini a infrarossi Costa Concordia: le immagini a infrarossi
«Io ho solo pensato a salvare gente, mamma, ho soccorso persone per tutta la notte e sono arrivato al Giglio che ero bagnato fradicio». Sabato mattina la prima telefonata è stata per l’anziana madre, per la quale nutre autentica venerazione. In questa storia di errori e omissioni che sta facendo fare una figura terribile all’Italia c’è anche qualche altra faccia bella da contrapporre al balbettio del comandante Schettino ormai celebre in tutto il mondo. Roberto Bosio, aggregato da pochi mesi è salito sulla Costa Concordia come semplice passeggero. Aveva preso un passaggio, da Civitavecchia a Savona, come fanno i controllori dei treni quando hanno finito il turno e tornano a casa, ancora in divisa ma ormai fuori servizio.
Il turno di Bosio durava ormai da sei mesi, perpetuato su due diverse navi crociera. Una settimana fa era finalmente arrivato il rimpiazzo, e lui era salito sulla Concordia, dove lavora la sua compagna, dove il padrone è un comandante con il quale mai era riuscito a legare. Non corre buon sangue tra i due, e non si tratta di agiografia, facile farla ora con quel che è successo, ma di voci interne della Costa Crociere, che confermano la cordiale inimicizia tra due uomini troppo diversi per andare d’accordo. Il giorno e la notte. Estroverso e spregiudicato Schettino, timido e appartato Bosio, con dichiarata vocazione all’anonimato, la stessa che cerca di praticare oggi, fedele alla consegna del silenzio. «Non potevo fare altrimenti » dice a chi lo insegue, e sembra quasi una giustificazione, non una rivendicazione.
Bosio va per mare da oltre 22 anni, metà esatta della sua vita è trascorsa tra ponti e timoni. È l’unico ad aver seguito le orme del padre Romano, ex comandante di vascello. La madre Francesca gestiva un negozio di pelletteria, la sorella Alice e il fratello Andrea sono rimasti a vivere nella città vecchia di Ventimiglia, venditori ambulanti nei mercati del Ponente ligure. «A me sembra normale che si sia comportato così—dice la signora Francesca al telefono —. Quando c’è bisogno devi aiutare». Lo aspetterà ancora, il suo figliolo, piccolo eroe di una storia dove non doveva neppure esserci. Il capitano Bosio si è messo a disposizione. Rimane da volontario al Giglio, la sua conoscenza della nave è cibo prezioso per i sommozzatori che si immergono nell’oscurità. Non di soli Schettino è fatta la storia del naufragio del Giglio.
Marco Imarisio
18 gennaio 2012 | 7:56© RIPRODUZIONE RISERVATA
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