L’Intervista
Cantone: «Corruzione, ora corsia rapida, ma si poteva fare di meglio»
Il presidente dell’Authority Anticorruzione: «Difendo la scelta dell’Anm di farsi sentire su questioni politiche.
Tenga però conto delle cose importanti fatte»Di Virginia Piccolillo
ROMA Da presidente dell’Authority Anticorruzione, Raffaele Cantone ha evitato giudizi «avventati» sulle nuove norme in arrivo.
Ma ora che l’Associazione nazionale magistrati, di cui lei è stato dirigente, critica il premier, presidente Cantone: ha ragione Renzi o l’Anm?
«Sono iscritto all’Anm da quando ero uditore. Sono stato presidente di quella napoletana. Non ho mai pensato di stracciare la tessera. E difendo la scelta dell’Anm di far sentire la propria voce, non solo sul piano strettamente sindacale, ma su questioni politiche».
Però?
«Non era una mera premessa. Ci credo davvero. È già accaduto nel passato per la lotta alla mafia».
Detto questo?
«Detto questo la critica al singolo disegno di legge, di cui ancora nessuno per altro ha letto il testo, credo non tenga conto che il governo in questo anno ha fatto cose importanti».
Si riferisce alla sua Authority?
«Veramente mi riferivo al fatto che abbiamo finalmente il reato di autoriciclaggio e che contro il voto di scambio politico-mafioso abbiamo un testo di legge che il capo della Direzione nazionale antimafia ha definito perfetto».
Aumentare le pene per la corruzione non basta dice l’Anm. Se il ddl è come gli annunci, le piacerà?
«Poteva essere qualcosa di meglio. Però è un passo avanti rispetto al passato. La valutazione deve essere complessiva, altrimenti si sbaglia la prospettiva».
Non sarebbe stato meglio un decreto?
«No, penso che il disegno di legge sia una scelta corretta non solo perché in materia penale è meglio, ma anche perché il testo può essere arricchito in Parlamento».
E se si arena di nuovo?
«No, il governo deve attivarsi per una corsia che sia più veloce possibile. È assolutamente urgente».
Tecnicamente l’intervento sulla prescrizione è debole?
«La prescrizione va modificata. Questo è certo. In commissione Giustizia, fra l’altro presieduta da una ex magistrato, c’è un testo di riforma assolutamente positivo. In questo senso la scelta del ddl è corretta. Così pure sarebbe meglio ampliare lo strumento per fare emergere la corruzione con misure premiali per chi collabora. E poi c’è da fare un intervento sulle intercettazioni».
In quale direzione?
«Utilizzare la stessa normativa dei reati di mafia. In parlamento poi il testo si può arricchire con la riforma del falso in bilancio, la prescrizione, il codice degli appalti. Sono tutte riforme che, volenti o nolenti, sono già all’esame delle Camere».
Renzi ha chiesto ai magistrati meno parole e più sentenze. Da ex pm come l’ha vissuta?
«I processi troppo lunghi sono frutto di errori normativi che si accorpano a défaillance organizzative. La magistratura, se è corretta, lo deve dire. Non dipende dal singolo magistrato, ma un pezzo di responsabilità è anche nella organizzazione degli uffici».
Tutti usano la sua nomina all’Anticorruzione come prova delle buone intenzioni del governo. Come vive la cosa?
«Un po’ mi inorgoglisce, un po’ mi spaventa».
Non teme di diventare una sorta di «foglia di fico»?
«Non sono Superman. Gli strumenti che sono stati forniti all’Authority sono importanti. Era composta da 20 persone, ora da 300. Ma se qualcuno pensa che in tempi brevi possiamo risolvere un problema così enorme è fuori dal mondo. Le responsabilità me le prendo tutte, ma non voglio portarmi sulle spalle fardelli che non mi competono».
Ma cosa spera di poter riuscire a fare?
«Alcuni piccoli passi sono stati fatti. Lo abbiamo visto in alcuni passaggi della vicenda Mose, per la prima volta si è potuto commissariare il Consorzio Venezia Nuova. O nella vicenda Expo. In sei mesi abbiamo dato una diversa impostazione della vigilanza sugli appalti e le stazioni appaltanti. Certo non ho la bacchetta magica».
Pensa che la vicenda Mafia Capitale possa accelerare una soluzione o no?
«Ha causato una grande indignazione. Ma noi siamo il Paese delle monetine e dei cappi, però dopo un po’ la gente si stanca e tutto torna come prima. Noi non abbiamo bisogno di indignazione, ma di impegno costante».
Pensa davvero che dipenda dagli italiani e non da chi ha ruoli di responsabilità?
«La corruzione è un tassello di un affresco più ampio. Ciascuno deve fare la propria parte».
22 dicembre 2014 | 08:23
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