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Autore Discussione: Addio ad ANTONIO CASSESE  (Letto 3745 volte)
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« inserito:: Ottobre 23, 2011, 05:40:54 pm »

IL LUTTO

Addio ad Antonio Cassese

Si battè per i diritti umani

E' morto questa notte nella sua casa di Firenze. Aveva 74 anni. 

E' stato presidente del Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia e primo presidente del Tribunale speciale per il Libano. Era un collaboratore di Repubblica.

Dedicò la vita a combattere contro ogni violazione dei diritti fondamentali delle persone.

Napolitano: "Maestro di cultura giuridica". Frattini: "Mente illuminata, uomo coraggioso"


FIRENZE - E' morto questa notte nella sua casa di Firenze Antonio Cassese, aveva 74 anni. Nato ad Atripalda, nel 1937, figlio dello storico Leopoldo Cassese, si laureò all'Università di Pisa, così come il fratello Sabino, entrambi allievi del prestigioso collegio medico-giuridico, l'attuale Scuola Superiore Sant'Anna. E' stato un giurista, scrittore, docente di diritto internazionale. Negli ultimi anni aveva lottato contro una grave malattia.

Autore di diverse pubblicazioni sia tecniche che divulgative e collaboratore di 1Repubblica 2, faceva parte del comitato scientifico di Biennale Democrazia. A livello internazionale si era battuto contro ogni violazione dei diritti fondamentali delle persone, ricoprendo incarichi importanti tra i quali quello di presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti e di primo presidente del Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia.

Cassese nel 2004 era stato nominato da Kofi Annan alla presidenza della Commissione internazionale d'inchiesta dell'Onu sui crimini del conflitto del Darfur. Il 24 marzo del 2009, il giurista italiano era diventato primo presidente del Tribunale speciale per il Libano (Tsl), inaugurato il primo marzo dello stesso anno a Leidschendam, periferia dell'Aia, carica dalla quale Cassese si era ritirato per ragioni di salute il 9 ottobre scorso. Lo aveva sostituito il neozelandese David Baragwanath, che oggi ha così commentato: "La morte del giudice Cassese è una tragedia".

Nota ufficiale sulla morte di Cassese anche dal Tribunale speciale, incaricato di giudicare i responsabili dell'attentato del 14 febbraio 2005 a Beirut in cui perse la vita il primo ministro libanese Rafic Hariri e altre 22 persone, compreso l'attentatore suicida. Secondo l'accusa, nella tragica vicenda sono implicati quattro membri di Hezbollah, oggetto di mandati d'arresto spiccati dal Tsl e trasmessi alle autorità libanesi il 30 giugno.

Figura di altissimo profilo, Antonio Cassese è stato ricordato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. "E' stato un maestro di cultura giuridica e un esempio di impegno civile al servizio della causa della giustizia, della democrazia e dei diritti umani" si legge nel messaggio di cordoglio inviato dal capo dello Stato per la morte del "giurista di alto prestigio nell'area del diritto internazionale e protagonista della importante esperienza del Tribunale Penale Internazionale".

Parole di encomio e cordoglio anche dal ministro degli Esteri Franco Frattini. "Perdiamo una mente illuminata, un uomo coraggioso, un punto di riferimento solido e prezioso - il commento del titolare della Farnesina -. Rivolgo un pensiero riconoscente e commosso a un giurista che ci lascia in eredità non solo un valoroso patrimonio di studi accademici di eccezionale livello nel solco di una prestigiosa tradizione familiare, ma anche un altissimo servizio in fori internazionali dove ha dato lustro all'Italia, impegnandosi per la promozione e l'affermazione dei diritti fondamentali della persona umana".

"Il Professor Cassese - ricorda ancora Frattini - ha saputo coniugare il rigore della dottrina e la profondità della sua competenza giuridica con il coraggio delle sue posizioni, ispirate da onestà intellettuale e acuta visione dei drammatici fatti che è stato chiamato a giudicare in fori internazionali la cui delicatezza ha richiesto, a unanime giudizio, l'apporto della sua saggezza".

Tra le ultime pubblicazioni di Antonio Cassese, "Diritto internazionale" (ed. Il mulino, 2005), "I diritti umani oggi" (ed. Laterza, 2005), e "Lineamenti di diritto internazionale penale" (ed. Il mulino, 2005).
 
(22 ottobre 2011) © Riproduzione riservata
da - http://www.repubblica.it/persone/2011/10/22/news/cassese_morte-23672785/?ref=HREC2-3
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« Risposta #1 inserito:: Ottobre 23, 2011, 05:42:28 pm »

IL PADANO NON È UN POPOLO

02 ottobre 2011 —   

Ha forse torto Giorgio Napolitano a dimenticare il «diritto universale dei popoli all' autodeterminazione», come ha detto l' onorevole Roberto Calderoli? No, è Calderoli che ha torto quando rivendica quel diritto per il così detto popolo padano. Né la Costituzione italiana, né il diritto internazionale conferiscono l' autodeterminazione agli abitanti della Padania. La nostra Costituzione è chiarissima.
L' articolo 5 proclama che la Repubblica è una e indivisibile, anche se attenta alle esigenze dell' autonomia e del decentramento. E infatti neanche l' Alto Adige, una regione con una forte minoranza linguistica, e i cui leader politici avevano invocato per anni la secessione, l' ha ottenuta, perché contraria alla nostra Carta costituzionale. Ma nemmeno il diritto internazionale, ancora impregnato delle idee lanciate nel 191415 dal presidente statunitense Wilson e da Lenin, riconosce alcun diritto al "popolo padano".

Attualmente il diritto internazionale accorda l' autodeterminazione "esterna", e cioè il diritto all' indipendenza eventualmente raggiungibile attraverso la secessione, solo a tre categorie di "popoli":

(1) quelli coloniali;

(2) quelli sottoposti a dominio straniero o ad occupazione militare (come il popolo palestinese o quello del Sahara ex spagnolo sottoposto all' occupazione del Marocco);

(3) ai gruppi "etnico-razziali-religiosi" discriminati così gravemente a livello politico e sociale dalle autorità centrali da non essere in alcun modo rappresentati nelle assise di governo (è quel che succedeva alla maggioranza di colore in Sudafrica all' epoca
dell' apartheid). Ora, è chiaro che il "popolo padano" potrebbe tutt'al più ricadere nella terza categoria. Ma così non è, per due ragioni.
Ove anche quel "popolo" costituisse una minoranza etnico-razziale-religiosa, il che non è, è un fatto che non solo non è discriminato politicamente e socialmente ma che ha addirittura tre ministri al governo.

Per una ragione simile qualche anno fa la Corte Suprema del Canada negò l' autodeterminazione al Québec - che pure costituisce una minoranza linguistico-religiosa - appunto perché quella minoranza non era affatto discriminata a livello politico centrale. Ma la ragione determinante è che la Padania è solo un' entità geografica, anche se ha le sue tradizioni e ha dato vita ad un partito politico.
Quindi, parlare per essa di autodeterminazione e secessione è parlare a vanvera. Ovviamente Calderoli nemmeno potrebbe invocare il diritto all' autodeterminazione "interna", che è il diritto universale ad un sistema rappresentativo, pluripartitico e democratico: sistema questo che è già pienamente operante in Italia. Sarebbe opportuno che si smettesse di inquinare il discorso politico con fumose ed inconsistenti chimere, che creano aberranti aspirazioni, distraendo dai tanti gravi problemi che affliggono l' Italia. E forse sarebbe utile che alcuni nostri politici si leggessero qualche manuale elementare di diritto costituzionale e internazionale. -

ANTONIO CASSESE

da - http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/10/02/il-padano-non-un-popolo.html?ref=HREC2-3
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