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Autore Discussione: OLLI REHN. Nuove armi per evitare vecchi errori  (Letto 1995 volte)
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« inserito:: Ottobre 18, 2011, 11:02:00 pm »

18/10/2011

Nuove armi per evitare vecchi errori

OLLI REHN*

In un clima d’incertezza politica e di turbolenze di mercato che nell’area dell’euro sembra essere ineluttabile, la settimana scorsa ci ha portato uno squarcio di sereno in un cielo tempestoso. Abbiamo avuto l’esito positivo di un anno di negoziati sulle sei proposte legislative della Commissione che riconfigureranno la governance economica nell’Ue e, in particolare, nell’area euro.

Quando, a breve, questi provvedimenti entreranno in vigore, l’Ue potrà contare su strumenti molto più solidi per evitare che si ripetano gli errori del passato. Grazie a tali strumenti saremo in grado di controllare le finanze pubbliche degli Stati - in particolare il loro livello di indebitamento - in maniera molto più attenta e tempestiva rispetto al passato. Ciò prevede, tra l’altro, un esame coordinato delle politiche economiche e dei bilanci già nel primo semestre di ogni anno - detto per l’appunto «Semestre europeo» - prima che i parlamenti nazionali procedano alla loro adozione. Inoltre i bilanci dovranno essere strutturati e presentati in base a un quadro comune, in linea con le migliori prassi internazionali, in modo che la loro elaborazione risulti più trasparente sia per i cittadini che per gli amministratori.

Dall’analisi delle cause dell’attuale crisi abbiamo tratto insegnamenti importanti. Rivolgeremo, quindi, la massima attenzione ai Paesi le cui politiche di bilancio hanno messo a rischio la stabilità, la crescita e l’occupazione sia al loro interno che nel resto dell’Europa. In futuro eviteremo che si verifichi una crisi delle finanze pubbliche simile a quella verificatasi in Grecia.

Al tempo stesso, guarderemo alla situazione macroeconomica di ciascun Paese e presteremo particolare attenzione ai primi segni di possibili squilibri che possano minare la competitività e minacciare la stabilità economica nel lungo termine.

Ad esempio, non appena rileveremo i primi sintomi di una bolla immobiliare, segni di debolezza nel settore bancario, o squilibri nei flussi di scambi e negli investimenti, potremo agire tempestivamente per aiutare a risolvere il problema a livello nazionale, piuttosto che intervenire quando si è già esteso a tutta l’Europa. In questo modo potremo evitare squilibri come quelli in Irlanda e in Spagna.

Qualora la prevenzione non dovesse bastare e gli Stati membri non rispettassero gli obblighi imposti dalla nuova legislazione, saremmo in grado di intervenire per porre rimedio alla situazione con obiettivi e scadenze precisi, sia in caso di problemi di bilancio che in presenza di squilibri macroeconomici.

Se questi Paesi non ascoltassero gli avvertimenti e le raccomandazioni a loro rivolti, proporremmo delle sanzioni finanziarie più tempestive che scatteranno automaticamente, a meno che la proposta della Commissione non sia respinta dalla maggioranza degli Stati membri dell’area euro.

I governi che cercano di dissimulare la realtà agli occhi dei partner falsificando le proprie statistiche saranno soggetti ad una pesante ammenda.

Tutto ciò avverrà in maniera più democratica e trasparente, grazie al Parlamento europeo, che ha svolto un ruolo determinante e costruttivo nel negoziato. Le discussioni non si svolgeranno più a porte chiuse e i ministri non potranno più assumere un atteggiamento evasivo nei confronti degli errori dei loro colleghi. Quando l’irresponsabilità o la negligenza del governo X mettono a rischio i posti di lavoro e i risparmi dei cittadini del Paese Y, questi ultimi - tramite i loro rappresentanti eletti al Parlamento europeo - potranno chiedere al governo X di rendere conto pubblicamente del proprio operato. È una questione di equità, in un’Unione basata sulla solidarietà e sulla condivisione della sovranità.

Quali saranno gli effetti di questa nuova governance economica? Ebbene, il pacchetto di sei atti legislativi - divenuto noto come six-pack in analogia ai muscoli addominali a sei tasselli - non è una panacea. Esso punta ad assicurare che gli Stati membri facciano fronte all’impegno a lungo termine - liberamente sottoscritto ma troppo spesso ignorato - di, come recita il Trattato Ue, «considerare le loro politiche economiche una questione di interesse comune». Queste nuove regole obbligano i governi a far fronte alle responsabilità legate all’appartenenza all’Unione europea e all’Unione economica e monetaria; li vincola ad una politica di bilancio prudente, studiata pensando alla prosperità nel lungo periodo e non soltanto al prossimo appuntamento elettorale; li costringe a tenere conto della stabilità economica, della crescita sostenibile e della qualità dei posti di lavoro e a considerare gli obblighi europei con la stessa serietà con la quale considerano le loro responsabilità nazionali.

*Commissario europeo per gli Affari economici e monetari

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9331
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