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Autore Discussione: Computer ko: paralizzata la giustizia  (Letto 2676 volte)
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« inserito:: Settembre 12, 2007, 06:54:12 pm »

Da dieci giorni il sistema informatico è completamente bloccato: impossibile ottenere certificati e iscrivere indagati

Computer ko: paralizzata la giustizia

Massimo Calandri

Cancellati fiumi di processi: smentita l´ipotesi di un attacco hacker

Effetto domino: saltano un server dopo l´altro e anche i terminali per il pubblico non sono più consultabili 

Sono dieci giorni che la Procura non iscrive qualcuno nel registro degli indagati. Un record mondiale. E sempre da dieci giorni, è impossibile per i magistrati verificare se una persona ha dei precedenti penali. Così come è inutile, per un qualsiasi genovese, presentarsi negli uffici giudiziari chiedendo un certificato - che so, dei carichi pendenti - : vi diranno che non possono rilasciarvelo.

Il sistema informatico del tribunale di Genova è andato in tilt, e la giustizia è nei guai. Paralizzata. All´inizio si ipotizzava un misterioso attacco di hacker, adesso ci si è resi conto che la verità è molto più semplice.

E paradossalmente drammatica. Tutta colpa di un banale guasto tecnico: una scheda di rete saltata all´improvviso, un terminale in panne e inevitabilmente tutti i server a ramengo, secondo un perverso effetto-domino. E´ la prima volta che un tribunale italiano si trova in una situazione del genere. Un pasticcio senza uscita, perché non esiste un sistema parallelo cui appoggiarsi in caso di black out del genere. Tutto è fermo, nessuna alternativa. Ci vorranno giorni, forse più di una settimana, prima di ripartire. E allora la priorità sarà quella di ricostruire la rete. Con ulteriori ritardi e disservizi.

Naturalmente i guai non arrivano mai da soli. Da tre mesi è infatti «oscurato» il sistema di informatizzazione approntato per il settore civile. Il tanto sbandierato processo civile telematico, di cui avrebbero dovuto fare tesoro soprattutto gli avvocati del capoluogo ligure. Molti dei quali hanno pagato l´iscrizione al servizio, nella speranza di collegarsi direttamente in rete dal proprio studio per avere informazioni e scambiare documenti. Era possibile anche utilizzare quattro computer sistemati grazie all´Ordine all´interno del palazzo di giustizia. Il progetto era lodevole: basta con le code agli sportelli alla ricerca di documenti, si fa tutto on line risparmiando tempo e denaro. Un fallimento anche in questo caso. Qualcuno sostiene che un solerte impiegato abbia schiacciato per errore un tasto, cancellando decine di migliaia di pratiche. Altri giurano che si tratti di un guasto alla rete elettrica.

Altri ancora, che nuovamente la colpa sia dei server andati in tilt. Il risultato, comunque sia, è che i terminali non funzionano.

I pubblici ministeri non possono procedere alle iscrizioni nel registro degli indagati.

Non resta loro che scrivere a mano un nome di un fascicolo, e pazientare. Per i casi più urgenti e gravi, quando c´è da fare un controllo delicato, si chiede aiuto ai colleghi delle altre città. Addio a posta elettronica e internet. Ma è possibile fare giustizia in queste condizioni?

Mario Morisani, procuratore aggiunto, scuote la testa sconsolato. «I server sono crollati improvvisamente alcuni giorni fa. All´inizio pareva una cosa inspiegabile, e tanto sospetta da averci fatto temere un attacco esterno». I danni, infatti, sembravano limitati solo ad alcuni servizi.

Il magistrato ha aperto un fascicolo ipotizzando - contro ignoti - il 615 ter: "Accesso abusivo a sistema informatico e telematico". Aggravato dall´essere - quello del tribunale - un sistema cosiddetto "protetto". Insomma, un reato gravissimo.

Pochi giorni di verifiche hanno permesso di scoprire che «si trattava di un semplice problema tecnico. Ma i guasti sono molto profondi. Il problema è che i desaster recovering, i sistemi paralleli che entrano in funzioni in casi del genere, costano.

E il ministero non è intenzionato ad investire». Come se la giustizia non facesse già i conti con la penuria di fondi. «Abbiamo dei tecnici che stanno facendo un lavoro straordinario, nella speranza di venire a capo del problema.

Ma intanto siamo fermi. E se ripartiremo, sarà comunque durissima: perché l´intera rete andrà revisionata. Non era mai accaduto, in Italia.

Speriamo almeno che serva ad evitare in futuro disastri del genere».

(12 settembre 2007)

da espresso.repubblica.it
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