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Autore Discussione: LAURA PREITE. Bonino: "La manovra cambia ma per le donne non c'è nulla"  (Letto 2146 volte)
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« inserito:: Settembre 03, 2011, 11:40:40 am »

Economia

02/09/2011 - INTERVISTA

Bonino: "La manovra cambia ma per le donne non c'è nulla"

"Giusto alzare l'età pensionabile ma ora incentivi per il lavoro"

LAURA PREITE
ROMA

La manovra cambia ma per le donne non c’è nulla. Emma Bonino, vice presidente del Senato, commenta la manovra “solo di tagli” finora messa a punto dal Governo. Per le donne non c’è nemmeno un centesimo, non una novità per un Governo e un Paese dall’impronta “familista” che se avesse qualche soldo da spendere probabilmente opterebbe per il quoziente familiare, che disincentiva l’occupazione femminile (attraverso la maggiore tassazione del reddito aggiuntivo, che in famiglia è normalmente quello della moglie) invece di favorirla.

Partiamo dall’innalzamento dell’età pensionabile delle donne nel privato dal 2016, cosa ne pensa?
«Naturalmente sono a favore. L’aumento, così come è stato introdotto con il decreto dello scorso 12 agosto, è un innalzamento a partire dal 2016, che è irrilevante ai fini della manovra che vale fino al 2014. Non mi spiego perché l’abbiano fatto, i fondi derivanti dall’innalzamento non si possono nemmeno considerare, ai fini del risparmio di cassa.

Ciò che, invece, era stato fatto, con la precedente manovra, quella di luglio, è la riduzione di tutte le detrazioni fiscali per le famiglie, quindi per figli a carico, accompagnamento, spese per l’istruzione, mediche e per gli asili nido. Se non si arriva al pareggio di bilancio com’è negli obiettivi della legge, il taglio alle detrazioni sarà del 5% nel 2013 e del 25% nel 2014. Gli aiuti per le famiglie erano già molto pochi, adesso non ci rimarrà nulla. Come è facile intuire, queste riduzioni colpiranno soprattutto le donne all’interno dei nuclei familiari, perché come ha candidamente affermato il capogruppo della Lega alla Camera, Marco Reguzzoni, lo scorso 11 agosto, “le donne sono il welfare del Paese”.

Il dibattito è chiuso. La maggioranza e, in particolare la Lega, non vogliono l’aumento dell’età pensionabile delle donne nel settore privato. In questo momento, poi, tutto si gioca sull’impotesi di andare ad elezioni a marzo e, quindi, si sta attenti a non scontentare il proprio elettorato. Questa è una manovra scoperta: le pensioni e l’Iva non si sono toccate e non è stata introdotta la tassa di solidarietà. Si copre tutto con la lotta all’evasione che non è un risparmio né immediato, né quantificabile».

Non pensa che in questi ultimi mesi si sia posto l’accento troppo su misure di conciliazione e poco su provvedimenti regolativi o fiscali da introdurre per innalzare l’occupazione femminile?
«Dipende come si vuole leggere la realtà. La stragrande maggioranza delle italiane ha figli, pochi, ma ne ha e con la cultura familista che abbiamo ha l’esigenza impellente di riuscire a conciliare i suoi ruoli, spesso entrambi a tempo pieno: quello di lavoratrice e di madre. È un’equlibrista, impegnata in mille attività, spesso anche contemporaneamente. Quindi, la politica punta su questo aspetto, anche se sarebbe più innovativo non interessarsi solo alla conciliazione, perché non è un’esigenza solo femminile. Ciò che dovremmo agevolare sono i servizi alla persona, tutti, con l’introduzione di voucher, sul modello dei Cesu francesi (la proposta: www.emmabonino.it/press/by_emma_bonino/8612), ovvero dei buoni acquistabili ovunque per pagare servizi di cura e assistenza come baby sitter e badanti. È un modo per liberare nuove energie femminili sul mercato, e contemporaneamente fa emergere il nero.

Era una delle proposte quando l’anno scorso ci siamo battute per l’accantonamento dei risparmi derivanti dall’innalzamento pensionistico delle donne nel settore pubblico. Sappiamo com’è andata a finire. Il tesoretto di 4 miliardi è stato destinato a generiche misure di autosufficienza e conciliazione e poi, è stato tagliato dalla manovra di luglio. Insomma, di quei 4 miliardi per le donne non non è rimasto nemmeno un euro. La verità è che in questo Paese la cultura è diversa da quella francese e semmai ci fossero i soldi verrebbero spesi per altro, per esempio per introdurre il quoziente familiare, che penalizza il lavoro femminile piuttosto che incentivarlo».

E la proposta Alesina-Ichino di riduzione delle imposte sui redditi “rosa” da lavoro?
«È interessante ma, attualmente, è penalizzata da un problema di quantificazione dei costi. Mancano le coperture, e quindi, non può essere presentata. Comunque questo è un paese sull’orlo della bancarotta. La manovra del Governo è per ridurre il debito e manca completamente qualunque stimolo alla crescita, tra cui l’accesso delle donne al mercato del lavoro, come da ultimo ha ricordato il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi (leggi la sua relazione: www.bancaditalia.it/interventi/integov/2011/cf_10/cf10), è uno degli elementi di crescita più forti. Ma per le italiane non c’è nulla e anzi, ci sono i tagli di luglio. Certamente la manovra non è un mutamento di passo da nessuno punto di vista.

Cosa ne pensa di riformare la legge sulla maternità in Italia per renderla più flessibile, togliendo l’obbligo astenersi dal lavoro per 5 mesi?
«Come radicali l’abbiamo proposto varie volte, ma l’idea non ha mai ricevuto un’adeguata attenzione. Comunque basterebbe prendere e copiare ciò che negli altri Paesi europei ha funzionato, invece di inventarsi la “via italiana”. È bene che di questi problemi se ne parli, visto che fino a un anno fa le donne parevano non esistere nemmeno. Finalmente, la questione femminile non ha trovato soluzione ma un palcoscenico. Bisogna avere la cocciutaggine radicale di non desistere, ormia la questione femminile è all’ordine del giorno».

Da dove bisogna ripartire?
«Penso che il filo da seguire in campo economico comprenda la riforma del welfare (con la nostra proposta universalistica di riforma degli ammortizzatori sociali: www.radicali.it/primopiano/20110830/manovra-economica-emendamenti-depositati-dai-radicali-al-senato), maggiori servizi alla persona e accesso al mercato del lavoro, meritocrazia. Nel campo civile e laico si parte dalla legge 40 sulla procreazione assistita che va cambiata.

Cosa ne sarà dell’authority sulle discriminazioni di genere?
«L’Europa ci chiede di realizzarla ma dovrebbe vigilare su tutte le forme di discriminazione, non solo quelle che subiscono le donne, ma anche verso gli immigrati e gli omosessuali.»

da - http://www3.lastampa.it/economia/sezioni/articolo/lstp/418120/
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