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Autore Discussione: PAOLA PICA.  (Letto 4652 volte)
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« inserito:: Settembre 03, 2011, 11:34:43 am »

CERNOBBIO

Imprenditori ed economisti «La crisi è forte, bisogna muoversi»

Roubini: a Roma serve un esecutivo tecnico.

Monti: l'Italia mostri serietà, la confusione va evitata

dal nostro inviato PAOLA PICA


CERNOBBIO (Como) - Poco struscio e volti tesi sulla terrazza a lago. Un’aria pesante che al Forum Ambrosetti non si era mai respirata negli ultimi pur difficilissimi anni, nemmeno alla vigilia del crac Lehman e nemmeno dopo, quando alla bufera finanziaria è seguito l’affanno economico. Così nero come oggi non hanno mai visto gli imprenditori solitamente e malgrado tutto inclini a sperare in tempi migliori: nel primo sondaggio condotto in mattinata sono in netta maggioranza quelli che affermano di credere al peggiore degli scenari, la doppia recessione, il cosiddetto e pericolosissimo double dip. La stessa platea, almeno in prevalenza, teme addirittura la mancata tenuta dell’euro nei prossimi tre anni o comunque forti difficoltà per la moneta unica.

LE PREVISIONI DEGLI ECONOMISTI - Gli intervistati sembrano superare in disfattismo i relatori della prima sessione, il piatto forte della giornata, con le relazioni sulla crisi mondiale degli economisti Nouriel Roubini e Hans-Werner Sinn e dell’esponente del Fondo monetario internazionale, Zhu Min. I primi due, nell’ordine un americano e un tedesco, concordano sulla possibilità che lo scivolone recessivo abbia un andamento a doppia v. Il vice direttore generale del Fmi, cinese, già ai vertici della Bank of China, vede invece la lenta e graduale uscita dal tunnel. Inutile ripetere quale tesi hanno sposato manager e imprenditori italiani preoccupati dall’assenza di crescita.

ROUBINI: L’ITALIA? CAMBI GOVERNO – Per il seguitissimo professore della New York University - uno che per aver previsto la crisi dovette scontare la nomea di menagramo - l’Italia paga sui mercati il deficit di «credibilità politica». Un problema che andrebbe risolto «affidandosi a un governo tecnico di alto profilo». Detto questo, per l’economista l’Italia come l’Europa ha bisogno di crescita. «Stringere la cinghia non basta – sostiene- ci vogliono misure per la crescita».

MONTI: L’ITALIA MOSTRI SERIETA’ – «C’è la grande necessità da parte dell’Italia di avere un comportamento responsabile», ha avvertito il presidente dell’Università Bocconi, già commissario europeo, e da più parti indicato come l’uomo giusto per guidare un governo tecnico. Un comportamento «che non alimenti sospetti nell’opinione pubblica e nei partner europei circa la serietà del nostro Paese». Anche per questo «la confusione» sulla manovra va evitata perché può contribuire a «rinfocolare la diffidenza europea e le preoccupazioni della Bce».

BOMBASSEI: L'ESECUTIVO MOSTRA DEBOLEZZA – A dar voce alle inquietudini degli imprenditori, che tra l’altro sembrano temere che la versione definitiva della manovra non sia quella attuale, è il vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei. «Se avesse la volontà di decidere, un governo forte porterebbe avanti le sue scelte senza badare alle reazioni – afferma -. Invece ogni volta che si prende un’iniziativa c’è qualcuno che mette il veto. Le divisioni vanno superate».


02 settembre 2011 16:36

da - http://www.corriere.it/economia/11_settembre_02/crisi-pessimisti-cernobbio-pica_1156f8d0-d562-11e0-b96a-5869f8404a57.shtml
« Ultima modifica: Agosto 26, 2012, 05:30:30 pm da Admin » Registrato
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« Risposta #1 inserito:: Novembre 17, 2011, 11:55:43 pm »

IL GOVERNO, I MINISTRI

PASSERA: «Conflitto d'interessi? Sono solo ministro. Vedrete i fatti»

L'ex banchiere risponde alle critiche. «Non c'è un superministro, siamo tutti uguali».

Colloquio con Ichino. Poi alla buvette vorrebbe pagare prima di consumare


MILANO - Il banchiere in politica saprà tenere a bada il conflitto d'interesse? Lo chiedono i cronisti a Corrado Passera, per dieci anni alla guida di Intesa Sanpaolo, la prima banca italiana. Nel governo Monti, il manager bocconiano guiderà il ministero che lo stesso neo premier ha definito «della crescita», potendo contare su deleghe pesanti allo Sviluppo e alle Infrastrutture. «Sono solo ministro di questi due ministeri e non ho niente a che fare con altro . Vedrete i fatti» è stata la replica del ministro che ha indicato la creazione di posti di lavoro la sua priorità. Dopo il discorso programmatico di Monti, Passera ha avuto un lungo colloquio con il Pietro Ichino, il giuslavorista eletto nel Pd e promotore di alcune delle proposte di riforma del Lavoro contenute nel discorso programmatico di Monti.

ALITALIA E NT V - Da banchiere Passera si è occupato a lungo di infrastrutture e soprattutto di trasporti. Intesa Sanpaolo ha giocato un ruolo chiave in due grandi partite del settore. La nascita della nuova Alitalia, nel 2008, con il (discusso) acquisto da parte della superbanca di un pacchetto azionario del 10% nel capitale della compagnia. E poi i treni «privati», con il fattivo sostegno alla Ntv di Luca Cordero di Montezemolo e Diego della Valle che si appresta a sfidare le Ferrovie dello Stato sui binari dell'alta velocità.

«AL SERVIZIO DEL PAESE» - Quello del banchiere «di sistema» alla guida una banca «al servizio del Paese» è l'adagio che Corrado Passera si porta appresso da quando ha assunto la guida di Intesa Sanpaolo, gruppo del credito che su Il Foglio era stato ribattezzato «il ministero dell' economia reale». Una vocazione sempre confermata, tanto più nella crisi. Anche di recente , in una lettera al Corriere della Sera con la quale Passera rispondeva all'appello di quel lettore, il signor Melani, che ha lanciato la campagna per l'acquisto del debito con un avviso a pagamento sul nostro quotidiano. «Come banca abbiamo dimostrato con i fatti di crederci - scriveva Passera banchiere - siamo il più grande fornitore di credito alle famiglie e alle imprese, siamo — direttamente e indirettamente — uno dei più grandi sottoscrittori di debito pubblico italiano. Accogliamo pertanto con piacere l’invito del Corriere ad azzerare le commissioni di sottoscrizione alle famiglie in occasione della "giornata del nostro debito comune" se, come auspico, verrà organizzata».

IL PLAUSO DI REALACCI - Passera ha incassato intanto il plauso del responsabile ambiente del Pd, Ermete Realacci secondo il quale «è un bel segnale che il ministro delle Infrastrutture ribadisca le priorità del suo impegno in due assi: quello dello sviluppo sostenibile e quello della creazione dei posti di lavoro. La green economy, a maggior ragione nel grave periodo che stiamo vivendo, è una delle strade principali per rilanciare, su basi nuo-ve e più solide, l'economia italiana».

I MILANESI E LA BUVETTE - Quasi sempre nei bar milanesi prima si paga, e si ritira lo scontrino, poi si consuma. Un automatismo che ha fatto sì che alla buvette del Senato Passera e il collega Piero Giarda, ministro dei rapporti con i Parlamento, fossero pronti a pagare prima di aver consumato. I commessi, gentilmente, indicano l'usanza: prima si consuma, poi si paga.

Paola Pica

17 novembre 2011 | 16:18© RIPRODUZIONE RISERVATA
da - http://www.corriere.it/politica/11_novembre_17/passera-conflitto-interessi_0b471a4a-1114-11e1-b811-fb0a2ca90bde.shtml
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« Risposta #2 inserito:: Novembre 22, 2011, 05:33:39 pm »

IL LINGOTTO, I CONTRATTI

Fiat, Passera: «Ora ci occupiamo di Termini»

Bonanni: «Faremo contratto nazionale auto»

Il ministro dello Sviluppo: « Sui contratti no comment».

Il segretario Cisl: «Non servono gli scioperi , serve l' unità sindacale».

Fassina (Pd): «Marchionne intervenuto a gamba tesa»


MILANO - Nessun commento da fare sulla disdetta di tutti gli accordi sindacali e nessun incontro è per ora previsto con l'amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne. Il neo ministro dello Sviluppo, delle Infrastrutture e dei Trasporti Corrado Passera prende tempo sulla disdetta dei contratti Fiat, opponendo un «no comment» alla richiesta di una presa di posizione del governo giunta dalla Cgil e dal Pd su una vicenda che rappresenta un banco di prova per il nuovo esecutivo. «Ci stiamo occupando di Termini, una grande questione aperta» si è limitato a dire Passera riferendosi al tavolo previsto mercoledì con l'advisor Invitalia, i sindacati, Dr Motor e la stessa Fiat che dovrebbe portare alla sottoscrizione di un accordo per regolare il passaggio dello stabilimento all'azienda guidata dall'imprenditore Massimo Di Risio.

BONANNI: SI' AL MODELLO POSTE ED ENEL - Il segretario generale della Cisl ha confermato intanto il sì già pronunciato lo corso ottobre alla nuova contrattazione aziendale «La Fiat ha fatto la scelta autonoma di non aderire più a Confindustria -ha affermato - E quindi chiederà a noi di fare un contratto nazionale dell'Auto. Cosa che noi faremo». Si tratta, secondo Bonanni, di «un contratto che avrà regole nazionali, valide per tutti gli opifici della Fiat ed avrà regole aziendali, con accordi che si attagliano alle pur varie realtà del mondo Fiat». Il modello sarebbe «il contratto che ha Poste Italiane: una grande azienda che ha un solo contratto valido solo per i postali, con un accordo nazionale cui seguono accordi aziendali. Così anche l'Enel che ha un contratto nazionale e poi accordi provinciali. Quello che ci interessa sono le garanzie occupazionali che ci daranno. Qual è il salario, e se le norme del nuovo contratto nazionale si discostano o no dal contratto nazionale di tutti i metalmeccanici.

FASSINA (PD): L'ERA DI MARCHIONNE? MAI INIZIATA - Resta critico il responsabile Economia del Pd, Stefano Fassina, per il quale quella di Fiat «è una scelta sbagliata e molto preoccupante». «Marchionne ancora una volta interviene a gamba tesa con un atto unilaterale che non può essere un buon viatico per ricostruire un clima costruttivo». «Noi - ha concluso Fassina - abbiamo bisogno di cooperazione. L'era di Marchionne senza se e senza ma per me non è mai cominciata».

Paola Pica

22 novembre 2011 | 15:11© RIPRODUZIONE RISERVATA

da - http://www.corriere.it/economia/11_novembre_22/fiat-passera-sindacati_3f45afb0-1505-11e1-9140-38f81e7faa5e.shtml
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« Risposta #3 inserito:: Febbraio 26, 2012, 06:27:13 pm »

STANDING OVATION PER IL PROFESSORE

Monti in Bocconi: torno presto

Governo sente fiato innovatore dei giovani

«Decidere spetta a Parlamento e governo».

E il Senato mette il turbo: già approvati 77 articoli in commissione, ne mancano 20


MILANO - Mario Monti si commuove al ritorno in Bocconi - «è la prima volta da esterno», ma la lieve incrinatura nella voce lascia presto il posto al piglio pragmatico al quale colleghi e studenti ben conoscono: «Posso assicurare che molto presto, quando terminerà il mio incarico al governo, come è noto, con le elezioni del 2013, se la salute me lo permetterà, farò in tempo a completare il quadriennio che ero stato chiamato a svolgere in questa Università» dice strappando un lungo applauso.

CONFORTO - Il premier accompagnato dalla moglie Elsa è stato accolto da una standing ovation al suo ingresso in aula magna per l' inaugurazione dell' anno accademico. Della Bocconi, Monti è stato studente, rettore e presidente ed è ai più giovani che si rivolge. «Non posso perdere l'occasione per dire cosa la Bocconi, in passato ma anche oggi, sia come conforto ogni volta che ci penso. Cosa sia questa parte togata dell' Università - dice rivolto ai docenti - così come questi studenti che io sento come fiato innovatore». Ecco, aggiunge il premier, tra le voci che il governo deve ascoltare quando discute con le parti, «non si è mai seduta» la parte che rappresenta «i giovani e le generazioni future.

PERCORSI - «Il governo sente il vostro fiato innovativo, ascolta la vostra voce», assicura Monti agli studenti prima di ricordare qual è il percorso decisionale. «Siamo sempre coinvolti in modalità e riti collegiali di presa delle decisioni - spiega il professore - come giusto in un Paese in cui ci sono tante categorie e forze che sono rappresentate e che devono partecipare alle decisioni ed essere ascoltate. Anche se poi il diritto-dovere di decidere spetta al Parlamento e al governo».

TABELLINI: BOCCONI ANTICIPA LE SFIDE DEL PAESE - «Nel nostro piccolo, negli anni passati abbiamo affrontato alcune delle sfide che ora il paese si trova ad affrontare molto più in grande come valorizzare il merito e attrarre talenti, come rinforzare la credibilità internazionale, come trasmettere al nostro interno i valori di rispetto reciproco e delle regole, di pluralismo, di coesione e solidarietà» afferma il rettore Guido Tabellini nella relazione svolta alla presenza, tra gli altri, del vicepresidente dell' Ateneo, Luigi Guatri, del consigliere delegato Bruno Pavesi, del presidente dell’International Advisory Council Antonio Borges.

MARCHETTI : LA RETE DELL' INFORMAZIONE A SERVIZIO DELLA COSTITUZIONE - Prima di cedere la parola a Monti, interviene il professore emerito della Bocconi e presidente di Rcs Piergaetano Marchetti, con una prolusione dal titolo «L’informazione che cambia». La nuova comunicazione ed informazione di massa, dice Marchetti prima di chiedere al governo un impegno sul superamento del digital divide, «è grande spazio di libertà di pensiero, muro maestro di una piena realizzazione del diritto di informazione, volano di libertà politica, propulsore di libertà di iniziativa economica. Facilita e trascina la realizzazione di altri diritti fondamentali: salute, mobilità, istruzione. Così costituisce un potente strumento per onorare l’impegno solenne della nostra Costituzione a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza impediscono il pieno sviluppo della persona umana».

Paola Pica

25 febbraio 2012 (modifica il 26 febbraio 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

da - http://www.corriere.it/economia/12_febbraio_25/monti-bocconi-torno-presto_e14fb32e-5faa-11e1-bae2-adaf00d4a3f2.shtml
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« Risposta #4 inserito:: Aprile 13, 2012, 11:59:55 am »

IL LAVORO E LA PENSIONE

Fornero: «Esodati sono 65 mila».

Cgil: «Dati sballati, il governo scherza con il fuoco»

Scontro sui prepensionati che rischiano di restare senza reddito dopo che la riforma ha spostato in avanti la data del ritiro


MILANO - È scontro tra la Cgil e il governo sul problema drammatico dei cosiddetti esodati, i lavoratori prepensionati con gli stati di crisi. Lavoratrici e lavoratori che non percepiscono più lo stipendio e, a causa della riforma delle pensioni che ha alzato l'eta di ritiro, vedono allontanarsi di anni la data dell'assegno previdenziale. Per il governo gli esodati (definizione tra le meno felici) e anzi i «salvaguardati», come si legge in una nota della ministra del Welfare Elsa Fornero, sono 65 mila. Un numero rilevante ma molto lontano da una stima circolata di recente che indicava a quota 350 mila i lavoratori in uscita anticipata dalle imprese. L'Inps ne aveva ipotizzati 130 mila. Per Cgil, Cils, Uil e Ugl, il numero indicato da Fornero non è corretto: «Le persone coinvolte sono molte di più» affermano le quattro sigle. Secondo fonti ministeriali il dato si riferisce ai lavoratori che matureranno i requisiti per la pensione con le vecchie regole entro i prossimi 24 mesi

L'AFFONDO DI CGIL - La Cgil ha attaccato a testa bassa: «I dati sono sballati, il governo sta scherzando . Si confermano infatti i dati che erano contenuti in manovra che come sa bene lo stesso governo si riferiscono ad una sola delle tipologie di lavoratori senza stipendio e senza pensione». «Il dubbio è che con queste cifre si voglia nascondere la vera entità del fenomeno e in sostanza non si voglia risolvere il problema. E forse non si vuole risolvere il problema perchè si dovrebbe ammettere di aver fatto una riforma sbagliata».

LA NOTA DEL MINISTERO - I dati sono frutto di un «controllo scrupoloso» secondo il ministero del Welfare che assicura nella nota «la copertura finanziaria» per risolvere il nodo degli esodati.«L'importo finanziario individuato dalla riforma delle pensioni, attuata col decreto Salva Italia - si legge- è adeguato a corrispondere a tutte le esigenze senza dover ricorrere a risorse aggiuntive». L'ipotesi è quella di «un intervento normativo per trovare soluzioni che consentano a lavoratori interessati da accordi collettivi stipulati in sede governativa entro il 2011, comunque beneficiari di ammortizzatori sociali finalizzati all'accompagnamento verso la pensione, di accedervi secondo le previgenti regole». Nodo che verrà sciolto «nelle prossime settimane» con «l'emanazione del previsto decreto ministeriale»

Paola Pica

twitter@ppica12 aprile 2012 | 23:01© RIPRODUZIONE RISERVATA

da - http://www.corriere.it/economia/12_aprile_12/esodati-sono-65-mila_79d6a384-84c0-11e1-8bd9-25a08dbe0046.shtml
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« Risposta #5 inserito:: Agosto 26, 2012, 05:27:58 pm »

LO SCONTRO GRILLO-BERSANI

Grillo replica a Bersani: «Io sarei un fascista? Tu sei un fallito d'accordo con i piduisti»

Si alzano toni tra il fondatore del M5S e il leader del Pd che sabato aveva dato del «fascista» a chi sul web attacca i democratici


MILANO - «Si rassicuri lei non è un fascista È solo un fallito. Lo è lei insieme a tutti i politici incompetenti e talvolta ladri che hanno fatto carne da porco dell'Italia e che ora pretendono di darci anche lezioni di democrazia. Per rimanere a galla farete qualunque cosa. A Reggio Emilia si celebra Pio La Torre mentre si tratta con l'Udc di Cuffaro. Amen». Beppe Grillo non ci sta a passare per il manganellatore del web e a Pierluigi Bersani, che sabato ha bollato come «fascista» chi insulta il Pd in rete, ha riservato una replica al vetriolo, ancora una volta su


IL BLOG - «"Fassissti! Fassissti del web" - racconta il leader M5s - ha gridato Gargamella Bersani. Venite qui a darmi dello zombie se avete il coraggiò. Fatemi capire - scrive Grillo in un lungo post sul suo blog - se Bersani viene accomunato a uno zombie politico (tesi supportata dalla sua storia passata e recente) è un insulto gravissimo, se invece Bersani considera il MoVimento 5 Stelle alla pari del nuovo Partito Nazionale Fascista è normale dialettica. A Bersani non mi sognerei mai di dare del fascista, gli imputo invece di aver agito in accordo con ex fascisti e piduisti per un ventennio, spartendo insieme a loro anche le ossa della Nazione».

CONFLITTO D'INTERESSI - Anni in cui, sostiene Grillo, «non c'è traccia di leggi sul conflitto di interessi o contro la corruzione. Violante e D'Alema sono stati le punte di diamante del pdl/pdmenoelle. Bicamerale, garanzia delle televisioni a Berlusconi, concessione delle frequenze televisive all'uno per cento dei ricavi. E lo Scudo Fiscale, passato grazie alle assenze dei pidimenoellini? e le decine di volte in cui il governo Berlusconi poteva essere sfiduciato, ma i pdimenoellini erano sempre altrove?». Nel 2007 «sono state presentate tre leggi di iniziativa popolare per ripulire il Parlamento dai poltronissimi (massimo due mandati) e dai condannati e per l'elezione diretta degli eletti: non sono mai state discusse. Chi è il fassissta, caro Bersani? Chi ha ignorato 350.000 firme?

DI PIETRO: BERSANI PIEGATO A MONTI - Sabato anche Antonio Di Pietro si era sentito tirato in ballo dall'accusa ai fascisti del web. «Bersani si comporta come il bue che dice cornuto all'asino. Il segretario del Pd si nasconde dietro a un dito, invece di indicare responsabilmente con chi intende formare la coalizione di governo e sulla base di quale programma». Il leader dell'Idv ha poi scritto su Facebook: «L'Idv è stata sempre coerente con il mandato ricevuto dagli elettori: all'opposizione era e all'opposizione è rimasta. Mentre il Pd solo a chiacchiere dice di voler costruire un governo riformista e alternativo al centrodestra e a Monti ma, nei fatti, continua a piegarsi e ad appoggiare le politiche suicide di questo esecutivo che stanno massacrando le famiglie e i lavoratori del nostro Paese».

Paola Pica

@paolapica

26 agosto 2012 | 16:22© RIPRODUZIONE RISERVATA

da - http://www.corriere.it/politica/12_agosto_26/Grillo-Bersani-replica-scontro-fascisti-del-web_3f834344-ef83-11e1-a77a-6fc61f313bc3.shtml
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« Risposta #6 inserito:: Febbraio 09, 2014, 05:36:54 pm »

AUTOIMPIEGO

I giovani e il lavoro che si può «Adesso ricomincio da me»
La terra, le reti, l’amicizia: così gli under30 si inventano il lavoro. Le lezioni di Ciampi e di Novak

 di PAOLA PICA

Per Chiaralascura, nome d’arte spiritoso come questa micro imprenditrice dai pensieri cristallini e i capelli castani , con il (solo) motto «follow the money» non si va lontano . «L’unica risposta possibile alla crisi è smetterla di correre dietro i soldi e iniziare fare quello che ci riesce meglio: solo là troveremo nuove idee, anche economiche » è la sua lezione. Ma c’è anche la storia di Rosa, la prima mastro birraia italiana che a fine anno distribuisce bonus a tutti collaboratori e avverte: «Prima di tutto vengono i rapporti e l’amicizia.

Uno su quattro si mette in proprio, ci dice un’analisi di Dario Di Vico, editorialista del Corriere. E in queste neo microimprese i «valori» guidano le scelte strategiche. A 31 anni la designer Chiaralascura (chiediamoci perché appioppiamo ai figli nomi alla moda persino contro ogni evidenza cromatica) è in fuga da call center e finti stage di cui ci parla in un intervento video il giuslavorista Michele Tiraboschi , per seguire le sue passioni e mettere in gioco le sue competenze proprio come fanno il viticoltore Salvatore, l’ingegnere Alessandro, il regista Alberto, il medico Andrea e tutte le ragazze e i ragazzi, la gran parte under 30, che hanno raccontato al blog La Nuvola del Lavorocome si sono inventati un mestiere o una vita professionale, tra grandi difficoltà e maggiore entusiasmo.

Il mosaico di storie offre l’istantanea di una generazione, o un avamposto di essa, che ha già cominciato a reagire. Un gruppo «Jobs facts» per dirla con «Il Manifesto» che con questo titolo ha salutato il decreto di Obama sui salari minimi. Una generazione alla quale abbiamo negato il futuro e che ora scrutiamo come chi può costruirlo, o ricostruirlo, raccogliendo l’eredita ideale di nonni e bisnonni, i giovani del dopoguerra.

Scrive il presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi , classe 1920, salito ventenne in montagna per unirsi ai partigiani e poi impegnato nella ricostruzione in«A un giovane italiano», lettera ai nipoti e a tutti gli sfiduciati del nuovo millennio: « Un’autocommiserazione di massa non c’era. Quei giovani, sfidando lo sfacelo morale e materiale, con coraggio, con impegno testardo, si adoperarono, riuscendoci, a costruire nel giro di un decennio un Paese più civile, più ricco, soprattutto integrato a pieno titolo nella comunità internazionale. Per tutti furono anni di duro lavoro, di fatiche, di rinunce e sacrifici, che solo la speranza di un domani migliore rendeva sopportabile».

Due ragazze siciliane, Adriana ed Enrica, cinquant’anni in due, il lavoro stanno andando a prenderselo tra le macerie della crisi della loro terra, sviluppando nanotecnologie per ricavare tessuti dagli scarti degli agrumi o, meglio, dagli interi tappeti di arance altrimenti buttate al macero. Non piùSdraiati: «La voglia di farcela e di dare una speranza alla Sicilia ci fa lavorare giorno e notte» dicono in un video dove la parola più frequente è «sogno». Il ritorno alla campagna, sia pure in versione hi-tech, e supportata dagli strumenti della finanza, è forse la tendenza più evidente. I più fortunati hanno terra di famiglia da recuperare e far rivivere, gli altri si mettono in rete, tutti sembrano considerare la sveglia all’alba e la fatica del contadino un tributo più ragionevole dello stress metropolitano.

L’impresa è una vocazione che salva il mondo dalla povertà, e per intraprendere bisogna ascoltare il proprio cuore avverte il filosofo Michael Novak . Bisogna chiedersi cosa saremmo disposti a fare per il resto della nostra vita. L’ autore de «Lo spirito del capitalismo democratico» conclude così una lectio tenuta il 14 gennaio alla Catholic University of America: «Tutti voi, ognuno di voi, andate a fondare nuove imprese! Così facendo farete del bene a tutti. Ed è saggia quella società che sa ricompensare generosamente coloro che si adoperano per il bene comune».

05 febbraio 2014
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Da - http://www.corriere.it/economia/speciali/2014/autoimpiego/notizie/titolo-15bb07ca-84f8-11e3-a075-38de66619eb5.shtml
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« Risposta #7 inserito:: Febbraio 11, 2014, 05:37:35 pm »

WELFARE E CONCILIAZIONE

Marcella Panucci e Confindustria: vi racconto madri e padri al lavoro nel club delle imprese
La top manager incontra i lettori martedì 11 febbraio alle 18 in sala Buzzati al Corriere


 di PAOLA PICA

«Per noi non conta che tu sia “famosa”. Per noi la cosa più bella è che sai ridere di te stessa». Si chiude così il video messaggio che Giulia, nove anni, e Beatrice, sette, hanno girato e regalato alla mamma per il compleanno, 43 anni compiuti poche settimane fa, il 23 gennaio. Lei è Marcella Panucci, Direttore Generale di Confindustria, la prima donna chiamata un anno e mezzo fa a dirigere la struttura, la manager che sta cambiando il passo all’Associazione degli imprenditori italiani. Martedì 11 febbraio alle 18 Marcella Panucci è la protagonista di un incontro pubblico e gratuito in sala Buzzati, al «Corriere della Sera», dal titolo «Leader. Femminile singolare», con la moderazione di Dario Di Vico.

Le sue bambine conoscono bene gli ingredienti della carriera di questa mamma «secchiona» e spiritosa, impegnata tante ore fuori casa e mai compresa nella parte: sono i tratti di famiglia e in particolare dei nonni, con i quali Beatrice e Giulia trascorrono gran parte del loro tempo quando anche il papà è al lavoro.

«Mia madre Maria, insegnante di lettere, ha sempre lavorato insegnandomi fin da bambina quanto siano importanti per una donna la realizzazione personale e l’indipendenza economica - racconta Marcella Panucci -. Per me questi valori sono sempre stati pacifici, non sono mai stata discriminata rispetto a mio fratello, abbiamo sempre ricevuto le stesse opportunità e assunto le stesse responsabilità. Oggi mi rendo conto che questo tipo di educazione mi ha permesso di affrontare la vita e il lavoro una buona dose di serenità e sicurezza». Se l’autostima la deve alla madre, l’autoironia è un «lessico familiare» di stampo paterno per l’avvocatessa laureata alla Luiss e già capo della segreteria tecnica del ministro della Giustizia del governo Monti, Paola Severino. «Mio padre insegna a tutti quanti in casa a non prendersi troppo sul serio. È il dono più grande, un “salva vita”, che a quanto a pare anche le mie figlie apprezzano».

Una bella risata aiuta ma forse non basta quando alle nove di sera le capiterà di essere ancora in riunione in viale dell’Astronomia. «Cosa devo dirle, in effetti sono fortunata - è la replica - oltre ai nonni collaborativi, ho pure un marito in gamba che mi ha sempre sostenuta e un’ottima tata». Converrà che non per tutte la conciliazione è una strada in discesa. «Convengo, convengo. Vedo e sento le colleghe e i colleghi che si dividono tra figli piccoli e genitori anziani o malati di fronte a fatiche qualche volta insostenibili. Ed è per questo che ho rafforzato il programma di welfare in Confindustria».

Sin dal suo rientro da direttore generale in Confindustria, nelle cui stanze tra pause e riprese milita ormai da vent’anni, Marcella Panucci ha implementato il piano che interessa tutti i 200 dipendenti dell’Associazione e oggi rappresenta una delle best practice italiane in fatto di benefit e conciliazione. Si va dal congedo paterno retribuito («avevamo già il giorno obbligatorio per i papà prima che fosse introdotto dal ministro Elsa Fornero, oggi le giornate obbligatorie e retribuite sono due, è simbolico ma la strada è segnata ») al rimborso del 50% delle spese per l’asilo nido e la scuola materna. «Abbiamo stipulato poi una convenzione con una agenzia per avere delle tariffe agevolate per servizi di baby sitting e baby taxing, gestita da personale di provata affidabilità. Una formula che fin qui si è rivelata positiva». Dalla scuola elementare all ’università i figli dei dipendenti hanno diritto a borse di studio in base al rendimento scolastico. E, ancora, sono previsti permessi ad hoc per chi deve occuparsi della cura di un familiare malato o dell inserimento al nido dei piccoli. «Nessuno si deve sentire in imbarazzo se si assenta qualche ora per questi motivi. Il dipendente sereno è il dipendente più produttivo e coinvolto».

Marcella Panucci è convinta che il welfare aziendale sia una strada maestra, «una forma di “retribuzione” sempre più gradita dai dipendenti. Nel nostro Paese si potrebbe far di più, molto di più, si può pensare agli strumenti di sostegno al reddito, per esempio, assicurando le spese per lo studio dei figli nel caso di perdita del lavoro o di cassa integrazione. O nel campo della salute, puntando su formule che affianchino e integrino il sistema sanitario».

«Tutto questo avrebbe un impatto positivo anche sui conti pubblici - osserva il Direttore Generale di Confindustria - che rilancia al governo la richiesta di «incentivazione fiscale dei programmi aziendali di welfare».

10 febbraio 2014
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Da - http://www.corriere.it/economia/14_febbraio_10/marcella-panucci-confindustria-vi-racconto-madri-padri-lavoro-club-imprese-a18ee008-9251-11e3-b1fa-414d85bd308d.shtml
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