Politica
14/08/2011 - LA STORIA
I custodi dell’italiano a spasso dopo 429 anni
Anche per l’Accademia della Crusca si avvicina la chiusura
MARIO BAUDINO
È stata la prima istituzione dedicata allo studio e alla salvaguardia della lingua nazionale, imitata poi da tutti i nuovi Stati d’Europa. Correva l’anno 1582, e l’idea venne a cinque letterati fiorentini cui si aggiunse l’umanista Leonardo Salviati, vero manager della lingua. Assunsero come motto il verso del Petrarca che dice «il più bel fior ne coglie», e si battezzarono Accademia della Crusca perché chiamavano «cruscate» le loro riunioni. Setacciavano italiano come i contadini setacciavano il grano. E setacciano ancora, da ormai 429 anni, anche se non più per spiegare che cosa si deve fare e dire e che cosa no, ma per illustrare come funziona la lingua, e quant’è ricca, e complessa.
Fanno parte dell’Accademia tutti i maggiori specialisti di storie della lingua, filologia, linguistica italiana. Sul sito Internet c’è un «pronto soccorso linguistico» per rispondere a ogni tipo di dubbio. Sono andati anche al festival di Mantova, negli anni, a fugare anche le incertezze più raffinate, per esempio: va bene dire e-mail? E poi, è maschile o femminile? Il professor Francesco Sabatini, oggi presidente onorario, spiegò di preferire il femminile. Nei secoli hanno scritto e riscritto il loro grande vocabolario, iniziato nel 1612, ampliato e ripubblicato ancora nel 1923. Hanno cambiato pelle molte volte, fino alle attuali collaborazioni con i maggiori enti di ricerca, una per tutte le creazione di un portale dedicato all’italiano con il Cnr.
Ricevono dallo Stato 190 mila euro, devono pagare lo stipendio a sei persone, ma non al presidente (la linguista fiorentina Nicoletta Maraschio) o ai membri del direttivo, che lavorano gratis. Un anno fa hanno firmato un drammatico appello chiedendo che all’istituzione, «per la sua unicità di ente di tutela, promozione e valorizzazione della lingua nazionale», fosse riconosciuta «una dotazione ordinaria in grado di consentirle un sicuro funzionamento e uno sviluppo delle attività». Ora rischiano di chiudere sulla base della manovra finanziaria.
E’ una prima volta nella storia. L’Accademia della Crusca ha avuto nemici giurati che l’avrebbero volentieri bruciata, ma sempre per amor dell’italiano: è stata sempre al centro di polemiche, fin dall’inizio, quando proprio Leonardo Salviati, teorico del ritorno alla lingua del Trecento, ricevette dal granduca Francesco I il non facile compito di «rivedere» il Decameron alla luce dei princìpi della Controriforma. Fece un egregio lavoro sul piano linguistico (i manoscritti del Decameron erano molti e discordanti) ma nella sua edizione del 1586 dovette censurare le novelle, in modo persino grottesco.
Nel 1612 l’umanista Traiano Boccalini nei suoi anonimi - e beffardi Ragguagli di Parnaso, commentò che persino un uomo «assai insigne di buone letture» era uscito di testa, aggredendo alle due di notte il povero scrittore e riducendolo in modo tale «che i suoi più domestici amorevoli... affermano non esser possibile riconoscerlo per quel Boccaccio tanto leggiadro che era prima». Fu il primo grande scontro, sulla carne viva dell’italiano, cui ne seguirono tanti altri, sempre in nome di un di un lavoro sulla grande ricchezza della nostra lingua: perché la Crusca continuava a filtrare dal setaccio, elaborando uno straordinario patrimonio vivo dove il passato fa sempre parte del presente e il presente non è mai incatenato al passato. Riesce difficile pensare che tutto questo finisca, proprio quando sembra particolarmente utile e necessario. Da oggi, a ogni buon conto, non mandate l’italiano a spasso da solo, soprattutto alle due di notte.
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http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/415713/