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Autore Discussione: Riforma fiscale al nodo della copertura  (Letto 2156 volte)
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« inserito:: Giugno 06, 2011, 10:45:10 am »

Riforma fiscale al nodo della copertura

di Cristiano Dell'Oste e Giovanni Parente - Editoriale di Guido Gentili

E se fosse la volta buona? Se lo chiedono le imprese, che guardano alla riforma fiscale come l'occasione giusta per rimettere in moto l'economia. Magari partendo dal taglio dell'Irap, l'eterna promessa della politica al mondo produttivo, e proseguendo con la riduzione dell'Irpef per i redditi più bassi e il quoziente familiare per i nuclei più numerosi.

Certo, di riforma fiscale si parla da anni. Ma oggi a fare la differenza è l'accelerazione impressa dal premier, Silvio Berlusconi, dopo i risultati dell'ultima tornata elettorale. I responsabili dei quattro tavoli tecnici, insediati nei mesi scorsi per studiare le modifiche possibili, sono pronti a consegnare le loro conclusioni al ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Anzi, già giovedì scorso si è avuta una prima anticipazione dei risultati sull'economia sommersa, elaborati dal gruppo di lavoro guidato dal presidente dell'Istat, Enrico Giovannini.

La direttrice della riforma, comunque, è tracciata: spostare il prelievo dalle persone alle cose. Che significa aumentare l'Iva e ridurre le imposte dirette sulle persone e sulle società. E qui entra in gioco la riduzione dell'Irap. Una delle ipotesi praticabili è il "taglio chirurgico", concentrato sulla porzione di base imponibile costituita dal costo del lavoro. Questa componente incide per il 50-60% dell'importo tassabile complessivo e si trasforma di fatto in un'imposta sulla competitività delle imprese che assumono o utilizzano molta manodopera. Senza contare gli altri effetti distorsivi dell'Irap, come l'impossibilità di dedurre gli interessi passivi che le aziende pagano su prestiti e finanziamenti. In attesa che si pronunci la Corte costituzionale, l'unica consolazione – per ora – è la possibilità di scontare il 10% dell'imposta versata nella dichiarazione dei redditi Ires o Irpef.

Il tema riguarda tutte le categorie produttive, dalle grandi imprese alle Pmi, per finire con gli imprenditori individuali e i professionisti. E il crescente contenzioso sul perimetro delle esenzioni dimostra quanto sia difficile, per lo Stato e le Regioni, rinunciare al gettito del tributo (23,3 miliardi solo dal settore privato). Una manovra selettiva, comunque, consentirebbe di limitare il peso per l'erario: tagliare l'Irap sul lavoro costerebbe tra 12 e 14 miliardi. Di fatto, così, l'imposta si trasformerebbe in un'addizionale Ires.

Per capire da dove potrebbero arrivare le risorse, si può pensare che l'aumento di un punto percentuale di Iva "vale" circa 9 miliardi, se applicato su tutte e tre le aliquote (quella ordinaria, al 20%, e le due ridotte, al 10 e al 4 per cento). Anche se gli effetti in termini di inflazione sono tutti da valutare. Altri introiti potrebbero essere liberati con il riordino delle agevolazioni: una selva di detrazioni e deduzioni che si è sviluppata negli anni senza troppa razionalità e che vale oltre 161 miliardi (l'ultima stima è aggiornata al 31 maggio). E potrebbe tornare d'attualità anche la tassazione unificata delle rendite finanziarie.

Il successo di tutta l'operazione, del resto, si giocherà proprio sulla capacità di far emergere tra le pieghe del sistema le risorse per riformarlo. A meno che non si riesca a riportare in cassa le imposte finora sottratte al fisco con l'evasione (o almeno una parte). In un periodo di economia stagnante, e non potendo contare sull'apporto strutturale di eventuali condoni, l'emersione del sommerso – che vale 275 miliardi all'anno – è l'unico modo per non essere condannati a una partita di giro tra un tributo e l'altro.

La riforma è anche l'occasione per intervenire nei confronti delle famiglie, facendo in modo che il prelievo tenga conto del numero di figli e della condizione lavorativa dei genitori. Un po' come accade con la scala di equivalenza dell'Isee, i 30mila euro di reddito incassati da un single dovrebbero pesare molto di più per il fisco rispetto ai 30mila euro di un impiegato con moglie e due figli.

L'introduzione del quoziente familiare si lega a doppio filo con l'intervento generale sull'Irpef. L'ipotesi circolata negli ultimi giorni è quella di un taglio di almeno un punto percentuale per i redditi fino a 28mila euro all'anno: una mossa da 6-7 miliardi all'anno, che potrebbe rivelarsi più economica circoscrivendo la platea dei contribuenti interessati.
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