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Autore Discussione: Valerio Rosa Silvio è logorato, tutti vogliono cambiare  (Letto 2161 volte)
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« inserito:: Maggio 29, 2011, 05:48:38 pm »

«Silvio è logorato, tutti vogliono cambiare»

di Valerio Rosa


«Sogna, ragazzo, sogna quando sale il vento nelle vie del cuore, quando un uomo vive per le sue parole o non vive più». Ed oggi il vento sembra soffiare in una direzione nuova, che autorizza al sogno e alla speranza.

Roberto Vecchioni, che l’altra sera è salito sul palco a fianco di Giuliano Pisapia, ne è convinto: «A questo punto abbiamo notato tali e tanti di quei segnali, che la consapevolezza della necessità di un cambiamento mi sembra ormai radicata nella coscienza degli elettori. Non è che oggi Berlusconi faccia peggio di prima, ma è usurato, non ha più idee. E nel fondo dell’anima della gente c’è un salutare spirito di apertura. I nostri candidati vincono proprio per questo, perché non si chiudono nel loro orticello, come fanno i loro avversari. Mi sembra chiaro che nel 2011 le altre culture debbano convivere con la nostra: nel rifiuto di capire questa ovvietà sta il ritardo che il centrodestra ha accumulato nei confronti della gente. Secondo me la società non ha che da arricchirsi grazie a questi arrivi: non è vero che tolgono lavoro, ma fanno mestieri che nessuno vuole più fare».

Non crede che questo vento parta da lontano?

«Ma certo, ormai sono mesi che va così. Pensi agli studenti che sono scesi in piazza portando i loro libri, o alle donne che hanno manifestato a Roma per difendere la loro dignità. E poi non dimentichiamo la credibilità dei personaggi che si sono spesi perché questo avvenisse: in molti rappresentano degnamente l’intellighenzia di Milano».

Proviamo a definire questo vento.

«Il vento di sinistra è un vento di appartenenza al sogno di una società più composita, più varia. Se si sta chiusi nel salotto di casa a guardare la televisione e a pensare ai fatti propri non si va da nessuna parte: finché si vive così, il vento del futuro è bello e cancellato. Non so se sia un errore endemico e consustanziale della destra, e non dico della destra in generale ma di questa destra in par- ticolare, o se si sia prodotto nel corso degli anni, ma è così».

È lo stesso vento che lei ha colto nella canzone con cui ha vinto a Sanremo?

«Esattamente. Volevo esprimere l’attesa e il desiderio del cambiamento nel posto in apparenza meno adatto, perché è quello che abbiamo tutti dentro, ce l’ho io, ce l’hanno quelli che votano Berlusconi, ce l’hanno gli imbecilli, ce l’ha chiunque. Tutti vogliamo che qualcosa si muova. E io voglio vedere dei movimenti, l’immobilismo è letale e mortifero. È quello che mi aspetto da queste elezioni, per il loro significato nazionale ma prima di tutto per quello locale, perché le città sono il centro del lavoro, dell’industria, del commercio. Il centro- sinistra deve battersi finché ha fiato per cogliere questa straordinaria opportunità».

Dall’altra parte non sembra che il messaggio sia stato compreso. Continuano a giocarsela con la stessa tattica che li ha portati a perdere nel primo turno.

«Onestamente, non credo che ne abbiano altre. Le loro armi sono risapute e conosciute: tranquillizzare il ceto medio, rassicurare l’elettore di riferimento, dirgli che non gli succederà nulla finché starà con loro e continuerà ad essere il solito perbenistino senza infamia e senza lode. Noi che abbiamo una tradizione di sinistra, a differenza di altre parti della società, ragioniamo diversamente. E vogliamo avere anche l’occasione di sbagliare e di rischiare. Perché la sinistra, è bene che si sappia, è anche rischio».

29 maggio 2011
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