LA-U dell'OLIVO
Aprile 25, 2024, 03:22:12 pm *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: MASSIMO RAZZI. Non è solo Milano il problema di Bossi e Berlusconi.  (Letto 2200 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Maggio 17, 2011, 05:23:28 pm »

I NUMERI

In rotta l'Alleanza del Nord Lega e Pdl, disastri in serie

Non è solo Milano il problema di Bossi e Berlusconi.

Da Bologna a Savona, da Varese a Rovigo, i due partiti lasciano sul terreno decine di punti percentuali. Persino dove vincono.

E quando perdono (come a Torino) si riducono a quote di sopravvivenza

di MASSIMO RAZZI


ROMA - Un abbraccio se non mortale, quantomeno velenoso. La Lega di governo affonda insieme al Pdl in una delle peggiori giornate elettorali di Berlusconi e del centrodestra. Un dato per tutti che riguarda la provincia di Treviso 1che, pure, il centrodestra conquista al primo turno col 57,6%. Il presidente leghista Leonardo Muraro si conferma con la stessa percentuale del 2006, ma la Lega Nord perde quasi il 20 per cento in un anno passando dal 48,5% delle regionali 2010 al 29,6% di oggi. Il Pdl cede molto meno (circa il 2%) ma passa dal 15,5% al 13,7%, percentuali decisamente basse rispetto al 27,3% delle politiche del 2008.

E non è un caso isolato. Perché, andando a spulciare (per quanto possibile dal momento che pochi risultati sono definitivi) tra i dati che arrivano dai comuni e dalle province del Nord, si assiste a un fenomeno che ha quasi sempre lo stesso segno: il Pdl arretra e la Lega frena vistosamente. A cominciare da Bologna 2 dove Merola (Pd) ce la fa di poco, ma il centrodestra si ferma ben lontano da un risultato accettabile col 30,36% del giovane Manes Bernardini. Qualche mese fa, in momenti migliori, la Lega aveva accarezzato l'idea di abbattere a Bologna (per la seconda volta dopo Guazzaloca) il consolidato potere del centrosinistra. L'occasione, dopo la rovinosa caduta di Delbono, era ghiotta, ma la Lega non è riuscita ad essere un fattore di peso in queste elezioni. La sua crescita è evidente: dal 3,1 delle comunali del 2009 al 10,73 di oggi. Ma, in mezzo, c'era già stato l'8,57% delle regionali dell'anno scorso. I due punti in più non sono quello che Bossi e i suoi si aspettavano da Bologna. Né, probabilmente, il Pdl si aspettava di perdere quasi 9 punti passando dal 25,23 delle regionali al 16,51% di queste comunali. Ma, oggi, quello che deve far pensare gli uomini del Carroccio bolognese è il fatto di essere stati quasi raggiunti dai grillini a 5 stelle, veri vincitori di queste elezioni che toccano il 9,44 per cento.

Un fenomeno, che, con qualche differenza, si può leggere quasi dappertutto nel Nord e che pone un serio problema di lettura politica del risultato a Bossi e al suo stato maggiore. Castelli ha cercato 3 di ridurre tutto al problema di Milano e Calderoli ha ricordato che la Lega aumenta i suoi sindaci (rispetto al 2006 non ci voleva molto), ma i numeri, per quanto ancora incompleti, sono piuttosto impietosi.

Partiamo proprio da Milano 4dove è ormai chiaro che Pisapia andrà al ballottaggio con circa il 48% dei suffragi e un netto vantaggio (circa sette punti) sulla Moratti. Ebbene, mentre il Pd risale al 28,6% (aveva ottenuto il 26,3% alle regionali dell'anno scorso), il Pdl lascia sul terreno oltre sette punti passando dal 36,01% al 28,8% di oggi. E anche qui, lo scivolone del partito di Berlusconi (forse prevedibile) non viene compensato dalla Lega "di lotta e di governo" che, pure, ha appena conquistato l'agognato federalismo. Sembra, insomma, che gli elettori colgano più l'appiattirsi di Bossi sui temi berlusconiani (giustizia, lotta alla magistratura e intervento in Libia) che il suo tentativo di distinguersi che si è concretizzato, nelle ultime settimane, in alcune significative prese di distanza. La Lega, in proporzione, fa persino peggio dei suoi partner berlusconiani e, rispetto alle regionali del 2010 perde quasi cinque punti passando dal 14,49% al 9,67%. Bossi, dunque, lascia in piazza del Duomo un terzo del suo elettorato e, questa sera, ha chiaro che l'impresa di (ri)conquistare Milano in due settimane è quasi disperata. Anche perché intorno alla Moratti si respira aria di sconfitta, un'aria che, in politica, non ha mai attirato nessuno.

Ma il fenomeno non ha eccezioni. Basta uscire di pochi chilometri da Milano per arrivare a Varese 5dove il sindaco leghista Attilio Fontana (che nel 2006 era passato tranquillamente al primo turno col 57,8% dei voti), è costretto, questa volta al ballottaggio. Con 3 sezioni da scrutinare su 85, è fermo al 49,15% ed è praticamente certo che, fra due settimane a Varese si voterà di nuovo. Lega e Pdl sono alla pari: 24,39% (Pdl), e 24,01% (Lega) ma, insieme, perdono circa l'11%: 8 punti il Pdl e almeno 3 la Lega.

Cambiando regione, c'è il caso di Savona 6 dove un candidato del Pd è stato arrestato nei giorni scorsi a causa di una serie di malversazioni e di un giro di tangenti legato a una squadra locale di calcio. Molti hanno pensato che il sindaco uscente Federico Berruti l'avrebbe pagata cara e che il centrodestra aveva davanti una grossa occasione per tornare al governo del comune del Ponente ligure. Niente da fare, a fine scrutinio, Berruti è oltre il 57% (l'altra volta venne eletto con il 59,5%) e lo scandalo non sembra averne scalfito la forza. Il Pdl è al 16% (aveva il 24,2%) e la Lega si deve accontentare del 5,3% (partiva dall'8,7%).

Situazione analoga a Pavia 7 dove il centrodestra è costretto al ballottaggio (43,9% contro il 34,1% del centrosinistra) e il Pdl passa dal 30,4% delle regionali al 22,7. La Lega ha lo stesso andamento negativo e scende dal 28,2% al 21,5%. Stesso discorso alla Provincia di Gorizia 8 che il centrosinistra conquista al primo turno: il Pdl scende dal 31,3% al 17,5%, qui, però, la Lega recupera qualcosa passando dall'8,2 al 13,5. Anche a Mantova 9 (ballottaggio con i due contendenti alla pari poco sopra il 41%) entrambi i partiti del centrodestra perdono: il Pdl lascia sul terreno quasi dieci punti (dal 29,2% al 19,7%) e la Lega solo due (dal 22 al 20,4).

Dove, poi, la sconfitta è inequivocabile, come a Torino 10, si assiste al pesante ridimensionamento del centrodestra che si riduce di una decina di punti passando dal 32% complessivo delle regionali al 24% circa di oggi. Il Pdl è al 17,9% e la Lega al 6,7%. Quote quasi marginali nella seconda città del Nord. A Rovigo 11, infine (altro ballottaggio imprevisto per il centrodestra), Pdl e Lega perdono insieme ben 18 punti: i berlusconiani calano dal 33 al 23 e il Carroccio passa dal 19,4% all'11,2%.

I numeri, dunque, non lasciano dubbi. L'alleanza del Nord, questa volta, non ha funzionato: Lega e Pdl, pagano cara la sensazione data agli elettori di essersi occupati molto dei problemi di Berlusconi ma poco di quelli del Paese.

(16 maggio 2011) © Riproduzione riservata
da - repubblica.it/politica/2011/05/16/news/
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!