LA-U dell'OLIVO
Novembre 24, 2024, 04:31:09 am *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: Paolo Madron - Il premier e la tentazione «Geronzi»  (Letto 2120 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Maggio 09, 2011, 06:25:59 pm »

Il futuro del superbanchiere dopo l'abbandono della presidenza delle Generali

Il premier e la tentazione «Geronzi»

Sul big del credito un oblio sospetto.

C'è chi giura che stia lavorando per uscire con un colpo di teatro: all'economia


Che ne sarà di Cesare Geronzi, possibile che il suo siluramento dalle Generali sia passato come sabbia tra le mani di quelli che l'hanno sempre sostenuto? La domanda appassiona i ristretti circoli del potere finanziario. Com'è che sulla perdita del suo banchiere di riferimento a Silvio Berlusconi è uscita solo qualche frase di circostanza? E com'è che la figlia Marina, nell'intervista pubblicata il 5 maggio dal Corriere non ha «nulla da dire»?

Eppure il Cavaliere ha debiti di riconoscenza che si perdono nel tempo. Fu Geronzi che gli tolse le castagne dal fuoco quando Mediaset era indebitata fino al collo, lui a fargli da cerniera di collegamento con Mediobanca, lui a essere riconosciuto come l'unico banchiere che non votava alle primarie dell'Ulivo, immune dalla perniciosa inclinazione a sinistra di altri suoi colleghi.

Perciò quello su Geronzi è un oblio sospetto. Infatti c'è chi giura che si stia lavorando nell'ombra per uscire al momento giusto con un colpo di teatro. La vendetta è un piatto che va servito freddo, guai ad agire d'impulso.

Ma si può pensare di sovvertire una situazione che non sembra lasciare spazio a spiragli revanscisti? Geronzi è stato estromesso da una congiura che ha visto partecipi tutti gli azionisti, a cominciare da quello di riferimento, Mediobanca, dove la componente berlusconiana è tutt'altro che marginale.

L'impresa sulla carta è disperata, e tutto fa pensare a una sua definitiva uscita di scena.
Intanto però Berlusconi accarezza l'idea, e ha in mente due scenari. Il primo passa per Mediobanca, il cui patto di sindacato scade a fine anno. Dunque una ghiotta occasione per una resa dei conti di cambiare gli attuali assetti in favore di una solida maggioranza. Nei giorni scorsi i soci francesi, che insieme fanno un buon 10% del capitale, hanno lasciato trapelare l'intenzione di ingrossare le proprie fila (il nome che circolava era quello di Laurent Dassault, che di Bolloré è grande amico). Sarà forse per questo che il management di piazzetta Cuccia aveva sondato la disponibilità di alcune fondazioni a comprare propri titoli per parare la minaccia. Ma dopo quel primo abboccamento non si è andati oltre. Ma è il secondo scenario a essere il più clamoroso, tanto da apparire quasi inverosimile, ed è una sorta di scorciatoia che sistemerebbe a cascata tutta una serie di situazioni.

Berlusconi, nei giorni in cui la tensione con Tremonti era alle stelle, ha pensato di sostituirlo proprio con Geronzi. Con lui al ministero dell'Economia il Cav. otterrebbe in un sol colpo più di un risultato. Si riapproprierebbe di quelle risorse finanziarie che ora Tremonti gli nega, e senza le quali non riesce a impostare quel ciclo espansivo che vorrebbe. Si troverebbe un forziere come la Cassa depositi e prestiti pronta a intervenire nelle operazioni di sistema, compreso l'aumento di capitale di cui abbisogna Unicredit, visto che dei suoi azionisti le Fondazioni di Torino e Verona si sono già svenate per la banca durante la gestione Profumo, e i libici sono impegnati a inseguire i ribelli in casa loro. Prendere Unicredit significa prendere Mediobanca. Prendere Mediobanca significa controllare Rcs e Generali.

Resterebbe un'incognita, ovvero la reazione della Lega, che più volte ha gridato al giù le mani dal ministro. Ma sui rapporti con il principale alleato Berlusconi è convinto che anche in quel caso si troverebbe la quadra.

E Geronzi? Da banchiere di sistema ad assicuratore di sistema, se pur per pochi mesi, a politico di sistema, ruolo in cui non avrebbe azionisti cui rendere conto, se non l'inquilino di Palazzo Chigi. Così il campione del capitalismo di relazione potrebbe tornare clamorosamente sulla scena con tanti soldi da spendere, cosa che non guasta nemmeno per chi ha sempre pensato che prima di contarle le azioni si devono pesare.

Paolo Madron

09 maggio 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA
da - corriere.it/politica/11_maggio_09/
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!