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Autore Discussione: Il segreto di Obama "Scrisse a Khamenei"  (Letto 1837 volte)
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« inserito:: Giugno 25, 2009, 11:24:26 am »

25/6/2009 - CHE COSA C'È DIETRO LA SUA PRUDENZA
 
Il segreto di Obama "Scrisse a Khamenei"
 
La "diplomazia parallela" imbarazza il presidente Usa
 
 
CORRISPONDENTE DA NEW YORK
 
Poco prima delle elezioni in Iran, il presidente americano Barack Obama scrisse una lettera personale ad Ali Khamenei sulla «ripresa dei rapporti bilaterali» e ora quel testo crea imbarazzo all’Amministrazione, che si affretta a precisare: «Dalle elezioni in poi non vi sono stati più contatti diretti».

A svelare l’esistenza della lettera è il quotidiano conservatore «Washington Times», che riportando quanto scritto dal sito iraniano Ayandehnews sul fatto che alla vigilia del voto l’ambasciatore svizzero a Teheran portò di persona alla residenza del Leader Supremo della rivoluzione la missiva del capo della Casa Bianca. Il primo a svelare l’esistenza della lettera è stato proprio Khamenei che, nel sermone pronunciato venerdì all’Università della capitale, ha detto: «Da un lato l’Amministrazione Obama ci scrive una lettera per esprimere il rispetto per la Repubblica Islamica e la ripresa dei rapporti bilaterali, dall’altro il presidente dice di aspettarsi che la gente scenda in strada. A quale affermazione dobbiamo credere?». L’ipotesi dell’esistenza di un canale segreto di contatto fra i governi di Washington e Teheran era emersa subito dopo l’inizio degli scontri in Iran, in ragione della determinazione dell’Amministrazione Usa a difendere comunque il dialogo con gli ayatollah, ribadendo a più riprese la scelta della «non interferenza» e del «rispetto della sovranità» iraniana. Si era parlato anche di un incontro segreto a Ginevra del vicepresidente Joe Biden con alcuni inviati di Ali Khamenei.

Quali che siano state la genesi e la dinamica delle aperture dirette della Casa Bianca all’Iran, ora tutto appare congelato. All’indomani della conferenza stampa nella quale Obama ha parlato di «shock e indignazione« per le perduranti violenze contro i manifestanti, il ministro degli Interni iraniano Sadeq Mahsouli ha lanciato dure accuse contro la Cia, imputandole di «finanziare le dimostrazioni». «Gran Bretagna, America e il regime sionista sono contro i recenti disordini a Teheran - ha detto il ministro - molti dei manifestanti sono stati in contatto con l’America, la Cia e i Mujaheddin del popolo, e sono alimentati dalle risorse che costoro fanno arrivare«.

Un’ulteriore conferma del raffreddamento dei rapporti viene dalla scelta dei diplomatici iraniani di non accettare gli inviti estesi dalle ambasciate Usa nel mondo per partecipare alle feste del 4 luglio, per l’Independence Day. A mettere una pietra sulla vicenda è stato un portavoce del Dipartimento di Stato, facendo sapere che «gli inviti sono stati ritirati». Per Richard Haass, presidente del Council on Foreign Relation di New York, ci sono pochi dubbi su quanto sta avvenendo: «L’Amministrazione Obama ha capito che bisogna evitare qualsiasi riferimento ai rapporti diretti con l’Iran fino a quando non si chiarisce che cosa accadrà a Teheran«. Di conseguenza la scelta della realpolitik è destinata per il momento a rimanere nel limbo. Aggiunge Patrick Clawson, esperto di affari iraniani del Washington Institute, «le prospettive di successo dell’apertura di un canale diretto con Teheran stanno declinando» anche perché, avendo svelato l’esistenza della lettera di Obama, è stato proprio Khamenei a mettere in difficoltà la Casa Bianca. Robert Gibbs, portavoce del presidente, conferma lo stallo: «Dalle elezioni in poi non vi sono più stati contatti diretti con gli iraniani».

L’intenzione di Obama è comunque di continuare a cercare interlocutori fra gli avversari strategici in Medio Oriente: da qui la scelta di inviare in tempi stretti un ambasciatore a Damasco, dopo quattro anni di assenza. «La Siria è una nazione importante per la composizione del conflitto arabo-israeliano», ha spiegato il portavoce del Dipartimento di Stato, Ian Kelly, annunciando la decisione come un passo frutto dei precedenti colloqui avuti a Damasco da alcuni inviati di Hillary.
 
da lastampa.it
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