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Autore Discussione: Francesca GEROSA. -  (Letto 14897 volte)
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« inserito:: Marzo 14, 2011, 04:55:26 pm »

Si riapre dibattito sul nucleare, quali conseguenze per Enel?

Di Francesca Gerosa


La crisi nucleare in corso in Giappone ha riaperto il dibattito sull'energia atomica. Il commissario europeo all'Energia Guenther Oettinger ha detto oggi che la sicurezza delle centrali nucleari più vecchie va verificata con rigore e si è rifiutato di escludere chiusure di impianti se necessario.

Oettinger ha aggiunto che la crisi nucleare giapponese ha cambiato il mondo e mette in questione quel che finora è stato considerato sicuro e gestibile. Sabato scorso la cancellerie tedesca Merkel ha convocato un vertice di emergenza con i principali ministri per discutere delle conseguenze della crisi della centrale nucleare giapponese Fukushima Daiichi dopo il terremoto e lo tsunami che hanno colpito il nord-est del Giappone.

La decisione del 2010 del Governo tedesco di mantenere in attività 17 centrali nucleari per altri 12 anni oltre la prevista chiusura ha provocato proteste su larga scala e ha danneggiato il consenso della coalizione di Governo. Tanto che oggi il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, ha detto che la decisione del Governo di prolungare l'attività delle vecchie centrali atomiche potrebbe essere sospesa a seguito della crisi nucleare in corso in Giappone.

Sempre oggi, il ministro dell'Ambiente Norbert Roettgen ha chiesto una nuova valutazione del rischio sulle centrali nucleari tedesche e ha invitato la Cdu, il partito che guida la coalizione con i liberali e i democristiani bavaresi, a riaprire il dibattito sull'energia atomica.

Gli stessi analisti di Cheuvreux oggi si domandano se quanto sta accadendo in Giappone possa rimettere in questione il "revival" del nucleare in Europa. Mentre alcuni Paesi sono in fase avanzata nel lancio dei programmi sul nucleare (Francia, Regno Unito e Finlandia), altri stanno pensando di  farlo, ad esempio Spagna, Italia, Germania.

Ma dopo quanto successo in Giappone, "l'approvazione politica potrebbe cambiare radicalmente in alcuni Paesi, questo incidente potrebbe infatti minacciare il rilancio del nucleare, la possibilità di estendere la vita di alcune centrali o addirittura ridurre la vita di alcune attività nucleari già esistenti", spiega Cheuvreux.

Inoltre, prosegue la nota della banca francese, gli operatori nucleari sono responsabili per la sicurezza degli impianti. Dopo l'incidente in Giappone, le autorità nazionali sul nucleare potrebbero richiedere più elevati investimenti (capex) per limitare ulteriormente i rischi di un fallimento nel caso di incidenti simili.

La domande nasce spontanea: i costi extra sarebbero passati ai clienti finali? Sicuramente il quadro normativo sarebbe il fattore chiave. In ultimo quanto successo in Giappone potrebbe accelerare il processo di ri-regolamentazione del nucleare in tutta Europa. "Nessuno dei player europei è direttamente esposto al Giappone", precisa Cheuvreux.

Tuttavia, a causa dei rischi per la sicurezza, dell'intensità di capitale e dell'approvazione politica, "il processo di ri-regolamentazione dell'industria nucleare potrebbe essere accelerato per meglio remunerare i rischi associati e offrire maggiore visibilità ai clienti/operatori. L'energia nucleare rappresenta il 75% della capacità installata di EdF, l'8% di Gdf Suez, il 23% di Fortum, il 16% di E.On, il 12% di RWE, il 9% di Endesa, l'8% di Iberdrola, il 4% di Gas Nat e il 6% di Enel", conclude la banca francese.

A piazza Affari al momento Enel scende dello 0,67% a 4,122 euro con Ubs che ha ritoccato il target price da 4,9 a 5 euro ma tiene buy.

da - milanofinanza.it
« Ultima modifica: Settembre 06, 2011, 03:10:43 pm da Admin » Registrato
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« Risposta #1 inserito:: Giugno 09, 2011, 12:03:12 pm »

Chrysler lontana da target vendite, Fiat presto fuori da Confindustria

Di Francesca Gerosa


I dati di vendita di Chrysler, controllata di Fiat, sembrano ancora lontani dai target fissati dal management per quest'anno. Secondo quanto si legge su Automotive News, la casa statunitense ha registrato a maggio un aumento delle vendite globali dell'11% anno su anno a 160.144 unità, mentre nei primi 5 mesi dell'anno sono aumentate del 17% a 714.403.

I tassi di crescita registrati finora sono ben lontani dal consentire all'azienda di centrare i target fissati per l'intero anno dall'Ad, Sergio Marchionne, che per il 2011 ha indicato una crescita del 32% a 2 milioni di unità. in più le vendite al di fuori del Nord America sono aumentate del 17% a 14.566 unità, sempre a maggio, con un tasso di crescita superiore al 7,8% registrato ad aprile.

Le vendite in Canada sono salite del 17% il mese scorso mentre sono calate del 7,3% a 5.809 in Messico. Negli Stati Uniti le vendite sono invece aumentate del 10% a 115.363 unità. Un rallentamento della crescita delle vendite a maggio che potrebbe essere stato causato dalle conseguenze sull'economia mondiale del sisma in Giappone dell'11 marzo e dalle turbolenze politiche in Medio Oriente e Nord Africa.

Fiat ha reso noti i dati pro-forma includendo gli effetti del consolidamento Chrysler sul bilancio 2010. La simulazione indica ricavi per 67 miliardi, un utile operativo di 2,16 miliardi, un risultato netto di 496 milioni e un indebitamento netto delle attività industriali di 6,35 miliardi che porterebbe a un ratio debito/Ebit elevato di quasi 3 volte.

"Questi ratio dovrebbero tuttavia rientrare a livelli molto più bassi, la nostra attesa sul 2012 è di un rapporto debt/Ebitda di 0,5 volte e un debt/Ebit di 1,3 volte", osserva Intermonte confermando il giudizio neutral con un prezzo obiettivo a 7,50 euro sul titolo Fiat, in rialzo dello 0,14% a quota 7,11 euro a piazza Affari contro un mercato in calo dello 0,44%, mentre tutti a Torino attendono la lettera con cui il Lingotto comunicherà che a far data dal primo gennaio 2012 l'azienda cesserà di applicare il contratto nazionale dei metalmeccanici e farà riferimento come contratto nazionale a quello di primo livello siglato a Pomigliano.

"Fiat uscirà presto da Confindustria", ha detto a Tmnews Roberto Di Maulo, leader nazionale della Fismic. "A mio parere le incertezze con cui Confindustria sta affrontando le innovazioni contrattuali, realizzate da Fiat e dalle organizzazioni sindacali partecipative nell'ultimo anno, determinano un quadro per cui è inevitabile l'uscita in tempi brevi del Lingotto dal sistema confindustriale", ha aggiunto il sindacalista.

L'uscita da Confindustria "avverrà inevitabilmente in brevissimo tempo", ha ribadito Di Maulo, concludendo che "questo permetterà di avere maggior chiarezza in un sistema di regole contrattuali che è vecchio di 20 anni, superando l'accordo interconfederale sulle Rsu del 1993".

In merito tuttavia stamani il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha negato che l'uscita di scena di Fiat dall'associazione degli industriali sia questione di ore: "non lo sappiamo, a noi non risulta sia una questione di ore". In ogni caso, prima di inviare la lettera, Fiat dovrà superare le probabili obiezioni dei sindacati, almeno quelli che finora l'hanno sostenuta nella battaglia per rinnovare le relazioni sindacali, come la Cisl che si oppone più degli altri all'idea che il Lingotto esca dall'associazione degli industriali.

Chi non è sorpreso è Giorgio Airaudo, responsabile nazionale dell'auto della Fiom: "Fiat ha sempre detto di voler uscire da Confindustria e noi l'abbiamo presa sempre sul serio. Forse altri, sia nell'associazione imprenditoriale, sia in altri ambiti, dal Governo a certi sindacati, hanno preso sotto gamba il tema".

Se Fiat comunicherà l'uscita da Confindustria prima del 18 giugno, giorno di inizio del processo a Torino, che dovrà stabilire se il contratto di Pomigliano ha violato la legge (come sostiene la Fiom) o meno "è ininfluente, anche sul processo", ha sottolineato Airaudo. "Quello che mi preme dire è che non ci si può nascondere ogni volta dietro il dito della Fiom o dei lavoratori".

da - milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=20110609
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« Risposta #2 inserito:: Settembre 06, 2011, 03:06:30 pm »

Eurozona, uscita da euro costerebbe 9.500-11.500 euro a persona


Di Francesca Gerosa

Il costo dell'uscita dall'euro da parte di un Paese debole sarebbe di 9.500-11.500 euro a persona il primo anno e di 3.000-4.000 euro a persona all'anno nel periodo successivo. Il che equivale a un 40-50% del Pil nel primo anno. E' quanto calcolano gli economisti di Ubs, sottolineando però che la probabilità di una rottura (break-up) dell'euro è vicina allo zero.

Invece è molto più probabile che l'Eurozona si muova lentamente e dolorosamente verso una certa forma di integrazione fiscale.
Certo è che l'euro sotto l'attuale struttura e con i membri attuali non esiste. Così com'è "non funziona" ed è quindi necessario cambiarne "la struttura o i membri attuali".

"I Paesi non possono essere espulsi, ma gli Stati sovrani possono scegliere di staccarsi", prosegue Ubs secondo cui, tuttavia, l'attuale discussione popolare sull'opzione di break-up dell'euro sottovaluta notevolmente le conseguenze di una tale mossa.

Se fosse un Paese forte come la Germania a lasciare l'euro, le conseguenze includerebbero default aziendali, la ricapitalizzazione del sistema bancario e il crollo del commercio internazionale. Se la Germania dovesse lasciare l'euro, "riteniamo che il costo sarebbe intorno a 6.000/8.000 euro per ogni adulto e bambino tedesco nel primo anno e 3.500/4.500 per persona per l'anno successivo", calcola ancora Ubs.

Questo è l'equivalente del 20%/25% del Pil nel primo anno. In confronto, il costo del salvataggio di Grecia, Irlanda e Portogallo sulla scia del default di questi Paesi sarebbe un po' oltre 1.000 euro a persona, in un colpo solo. Senza contare il costo politico.

"Il costo economico è, per molti versi, l'ultima delle preoccupazioni che gli investitori dovrebbero avere in caso di un break-up. La frammentazione dell'euro comporterebbe in effetti costi politici", nota Ubs. L'influenza del  "soft power" dell'Europa a livello internazionale cesserebbe.

Lo stesso concetto di Europa come sistema politico integrato diventerebbe privo di significato. Ubs osserva infine che quasi nessuna moderna unione monetaria ha rotto senza qualche forma di Governo autoritario o militare, o addirittura di guerra civile.


da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201109061000586425&chkAgenzie=TMFI&titolo=Eurozona,%20uscita%20da%20euro%20costerebbe%209.500-11.500%20euro%20a%20persona
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« Risposta #3 inserito:: Novembre 07, 2011, 10:52:40 pm »

Berlusconi non molla, chiede fiducia su lettera Ue

Di Francesca Gerosa

"Non mi dimetto". Spiazza tutti Silvio Berlusconi. Il premier quindi non molla. "Domani si vota il rendiconto alla Camera, quindi porrò la

fiducia sulla lettera presentata a Ue e Bce", ha spiegato al telefono con Libero. "Voglio vedere in faccia chi prova a tradirmi".

Le voci di imminenti dimissioni sono circolate con insistenza questa mattina, confermate da alcune fonti della  maggioranza. "Non capisco

come siano circolate le voci delle mie dimissioni, sono destituite di ogni fondamento", ha però tuonato il premier a Libero.

Dopo aver parlato di dimissioni a breve, Giuliano Ferrara, in un nuovo intervento sul Foglio.it, spiega che la via d'uscita c'è. "Invece di

prolungare l'agonia, Berlusconi si presenta alle Camere, chiede la fiducia per varare la legge di stabilità e il maxiemendamento, annuncia

che si dimetterà un minuto dopo e che chiede le elezioni a gennaio. Di questo si discute".

I numeri della maggioranza, intanto, vacillano. Dopo l'uscita a sorpresa di Gabriella Carlucci dal Pdl verso l'Udc, questa mattina Antonio

Buonfiglio, ex esponente di Governo di Fli recentemente entrato nella componente Fare Italia con Adolfo Urso, Andrea Ronchi e Pippo Scalia,

ha spiegato che non voterà domani sul rendiconto se diventa una conta sulla fiducia a Silvio Berlusconi.

Stesso atteggiamento, si apprende da fonti della maggioranza, sarebbero pronti a tenere Adolfo Urso e Pippo Scalia, mentre Andrea Ronchi è

fermo sul sì al rendiconto e a un'eventuale fiducia. Il mercato italiano per gran parte della mattinata ha cavalcato le voci di dimissioni

del premier. Ora ritraccia dal top intraday a 15.822 punti, ma segna comunque un rialzo del 2% con lo spread Btp/Bund che dal record a 491

punti base è sceso a 472 punti.

Tra i singoli titoli, si è ripresa dal minimo a quota 2,496 euro, toccato in scia alle voci di dimissioni di Berlusconi, Mediaset. Ora sale

dell'1,08% a 2,61 euro. Il venir meno delle coperture politiche espone la società al rischio di un inasprimento dello scenario regolatorio

nella televisione commerciale, ancora oggi il punto di forza del gruppo.

La caduta di Berlusconi potrebbe, infatti, aprire la strada a un'iniziativa legislativa che punti a ridimensionare Mediaset. L'ultimo

tentativo, fallito, di regolamentare il settore televisivo, è stato il disegno di legge Gentiloni che tra le altre cose vietava a un

singolo soggetto di superare il 45% del mercato italiano della pubblicità sulla televisione.

Ma c'è anche chi si chiede "quanto costa al Paese e all'Italia il balletto che Berlusconi sta facendo sulle sue dimissioni, e quanto ci

stanno guadagnando le aziende di famiglia che sanno in anticipo le mosse del premier e stanno condizionando i mercati?", si domanda in

un'interrogazione il capogruppo dell'Italia dei Valori in commissione Finanze al Senato, Elio Lannutti.

"A mio parere", aggiunge, "si profila il reato di aggiotaggio. Chiedo per questo al presidente del Consiglio di dimostrare, numeri alla

mano, che dopo aver moltiplicato il suo patrimonio con una serie di leggi ad personam negli anni di Governo, almeno dalla sua fine politica

non ha tratto un vantaggio patrimoniale per sé e le sue aziende come invece purtroppo temiamo".

Stamani il capo del Governo è volato ad Arcore. Pranzo di famiglia con i figli e Confalonieri, successivamente ha visto il ministro per

l'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, il quale ha detto che se il Governo non avrà la maggioranza in Parlamento "ci saranno le

elezioni" e ha escluso la possibilità di Governi di larghe intese o tecnici.

"E' la conferma che non sia il destino del Paese a interessare un premier che in questi anni ha già ampiamente dimostrato di pensare ai

fatti suoi, ai suoi privatissimi interessi. Ma gli affari di famiglia!", critica Michele Ventura del Pd. "E così, mentre arriva la smentita

delle dimissioni, frena la Borsa e s'impenna lo spread", conclude Ventura.

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201111071457331880&chkAgenzie=TMFI&titolo=Berlusconi%20non%20molla,%20chiede%

20fiducia%20su%20lettera%20Ue
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« Risposta #4 inserito:: Novembre 13, 2011, 10:54:29 am »

MF Online

Napolitano vuole un confronto più aperto, spread verso quota 600 punti

Di Francesca Gerosa


"Abbiamo bisogno di decisioni presto e via via nei prossimi anni, che diano il senso di una rinnovata responsabilità e coesione nazionale". E' il messaggio di Giorgio Napolitano, secondo cui per uscire dalla condizione critica e allarmante in cui si trova il Paese, occorre che "cadano troppe chiusure e vecchi tabù, che si crei un clima di confronto più aperto e obiettivo, ancorato ai problemi reali della società e dello Stato e alle loro possibili soluzioni".

Occorrono "nuovi comportamenti anche nelle istituzioni e da parte delle forze politiche", ma anche "un impegno immediato e di lunga lena" nella gestione della finanza pubblica e più in generale nella visione e nella guida dello sviluppo economico e sociale del Paese".

Il capo dello Stato ha quindi invocato "scelte severe nell'uso delle risorse, diversi e meditati ordini di priorità, superamento di fatali ritardi e contraddizioni nell'affrontare, con riforme spesso annunciate e sempre mancate, debolezze di fondo del sistema Paese".

Ecco gli imperativi che ci riguardano e che esigono "nuova consapevolezza diffusa e nuovi comportamenti individuali e collettivi, spirito di sacrificio e slancio innovativo". Le parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non calmano però le acque sui mercati con il Ftse Mib in caduta del 4,40% a quota 14.974 punti e lo spread Btp/Bund che si impenna a 564 punti base con il rendimento del decennale che ha superato la soglia fatidica del 7%.

"La vita media del debito italiano", pari a circa 7,2 anni, "fa sì che il suo costo medio reagisce in modo lento all'aumento" dei rendimenti che si registra sul mercato, tanto che un tasso al 7% è di fatto "sostenibile per trimestri", spiega Sergio Capaldi, fixed income strategist di Intesa Sanpaolo, riconoscendo però che questi livelli di rendimento "nel medio termine non sono sostenibili con un potenziale di crescita così basso".

L'Italia deve "riguadagnare credibilità e fiducia come Paese" per uscire "da una stretta molto pericolosa sui titoli del nostro debito pubblico", ha ammesso il Capo dello Stato, "e sulle condizioni dei nostri istituti di credito, con prevedibili ricadute sull'attività economica e sull'occupazione". Nessuno comunque può mettere in discussione che l'Europa abbia in sé l'Italia come parte integrante e incancellabile della sua civiltà e non solo della sua storia, ma del suo futuro.

Ma bisogna "ben capire che l'Unione europea, come espressione di un già lungo processo di integrazione, segnato da straordinari progressi comuni, sta vivendo il suo momento più critico in un mondo ormai radicalmente cambiato e investito, nel nostro Continente come negli Stati uniti d'America, da squilibri e sussulti profondi sul piano finanziario ed economico", ha osservato il presidente della Repubblica.

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201111091152466018&chkAgenzie=TMFI&titolo=Napolitano%20vuole%20un%20confronto%20pi%C3%B9%20aperto,%20spread%20verso%20quota%20600%20punti
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« Risposta #5 inserito:: Novembre 14, 2011, 07:38:59 pm »

Caldissime

Pensioni, Tesoro stima ritiro per vecchiaia a 70 anni in 2050

Di Francesca Gerosa


Nel 2050 uomini e donne potranno accedere alla pensione di vecchiaia intorno a 70 anni, secondo le stime del ministero dell'Economia.
La relazione tecnica a uno degli emendamenti presentati dal governo alla legge di Stabilità fornisce una previsione di come il quadro legislativo attuale farà salire nel tempo l'età di ritiro dal lavoro.

"Una volta raggiunta l'età minima di accesso al pensionamento a 67 anni entro il 2026 per tutte le categorie di lavoratori, la stessa cresce ulteriormente per effetto dell'adeguamento agli incrementi della speranza di vita per raggiungere valori prossimi ai 70 anni attorno al 2050", stima il Tesoro. Per l'accesso alla pensione di anzianità l'età raggiunge i 67 anni attorno al 2050.

Nel caso invece del pensionamento anticipato indipendentemente dall'età anagrafica con un'anzianità contributiva minima a 40 anni, il Tesoro si limita a ricordare che l'accesso effettivo a partire dal 2014 sarà ritardato di 15 mesi per i lavoratori dipendenti e di 21 mesi per i lavoratori autonomi (grazie alle norme dell'ultima manovra), senza nessun progressivo adeguamento all'aumentare dell'aspettativa di vita.

Sul tema tanto spinoso delle pensioni in Italia è intervenuto oggi il commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn, sostenendo che il Paese deve fare di più sul fronte delle pensioni e giudicando lacunosi gli impegni presi finora dal Governo. Nella lettera di impegni dell'italia "mancano alcuni elementi importanti come la necessità di rivedere la tassazione sul lavoro", ha spiegato il commissario.

Inoltre non va abbastanza lontano sulla concorrenza e non propone nuove riforme come ad esempio quella delle pensioni, un'area dove si può fare molto di più. La lettera, ha spiegato Rehn, "non è sostenuta da un calendario e non indica azioni concrete, quindi presenta seri rischi circa l'attuazione degli impegni, a meno che non vi siano chiarimenti" sufficienti, quelli che ha chiesto con le 39 domande a cui le autorità italiane dovranno rispondere molto presto.

Ma se per il ministro degli Esteri, Franco Frattini, l'azione dell'Europa è un'opportunità di stimolo e di incoraggiamento perché si facciano quelle riforme "che reticenze e veti incrociati ci hanno impedito di fare, a iniziare dalla riduzione del debito pubblico e da una riforma strutturale del sistema pensionistico, per il il segretario nazionale del Partito Pensionati, Carlo Fatuzzo, appare chiaro che l'Italia è diventata dipendente dalla politica economica della Bce e del Fmi.

Ma tornare sempre sulle pensioni, come che fossero l'origine di tutti i mali, "sta diventando un disco rotto". Non servono catastrofismi sul sistema pensionistico italiano che ha subito innumerevoli riforme, "tutte penalizzanti", ha ricordato Fatuzzo, nei confronti dei pensionati e pensionandi, basti pensare alle riforme Amato, Dini, Prodi, alla stessa riforma Maroni e agli ultimi interventi che hanno visto l'innalzamento dell'età pensionabile per le donne e un ulteriore innalzamento dell'età per gli uomini ed altri interventi penalizzanti. C'è il concreto pericolo di un massacro sociale per i lavoratori che, dopo decenni di pesante contribuzione, aspirano ad andare in pensione e per gli stessi pensionati che non vedono un aumento vero da oltre 20 anni.

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201111101557464708&chkAgenzie=TMFI&titolo=Pensioni,%20Tesoro%20stima%20ritiro%20per%20vecchiaia%20a%2070%20anni%20in%202050
« Ultima modifica: Dicembre 10, 2011, 11:21:21 am da Admin » Registrato
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« Risposta #6 inserito:: Dicembre 05, 2011, 11:47:59 pm »

MF Online

Milano più forte grazie a manovra Monti, spread sotto i 400 punti

Di Francesca Gerosa


Appare decisamente favorevole la reazione dei mercati alla manovra di risanamento dei conti pubblici annunciata ieri sera dal Governo italiano. La Borsa ha aperto in netto rialzo, accelerando con il passare delle ore e ora l'indice Ftse-Mib svetta rispetto agli altri indici europei con un +2,28% a 15.829 punti.

Il Governo ha varato ieri, al termine del Consiglio dei ministri, una nuova manovra correttiva dei conti pubblici italiani da 30 miliardi di euro sul triennio 2012-2014, necessaria a rispettare l'impegno, già preso dal precedente Governo, di giungere al pareggio di bilancio nel 2013.

"Ho trovato dentro il decreto lo spirito della lettera del 5 agosto della Bce: mettere in sicurezza i conti, garantire il bilancio pubblico con il massimo dell'equilibrio possibile nelle misure scelte per arrivarci e, dall'altra parte, crescita, crescita, crescita", ha commentato Giacomo Vaciago, presidente Ref.

La Bce auspicava lo facesse il Governo precedente e non l'ha fatto. "Adesso corriamo sui binari dei due Mario: Draghi e Monti. Se facciamo bene i compiti, la Bce può comprare un po' più di titoli di Stato e lo spread va a posto", ha aggiunto Vaciago. E' una manovra con misure di equità: la progressività nella tassazione degli immobili, l'1,5% ulteriore sui capitali scudati. "Con alcuni provvedimenti si va nella direzione di far pagare di più chi più ha", ha aggiunto.

Ci sono novità anche nel rapporto tra il bilancio dello Stato e il bilancio dei Comuni. "Mi sembra che adesso si vada veramente nella direzione del federalismo fiscale, non quello delle chiacchiere visto prima. Con la reintroduzione dell'imposta sugli immobili si va verso una finanza locale nel suo significato migliore: il mio sindaco riceve le imposte comunali e io cittadino vedo che usa ne fa. Non è male", ha precisato Vaciago.

Ci sono un po' di semplificazioni, di liberalizzazioni, c'è l'Irap più a favore del lavoro. Non è molto, ma l'opera del Governo non finisce qui. Ricordiamo che questa era la manovra urgente per mettere a posto i conti, ma il Governo ha già annunciato misure per il mercato del lavoro. Il ministro Elsa Fornero ha già detto che le farà con una trattativa con le parti sociali.

"Non come per le pensioni che oggi hanno ricadute sull'Irpef che le finanzia. Se è così il Governo può dire ai sindacati: "sulle pensioni non tratto con voi". Con il passaggio al contributivo sarà diverso. Per il welfare, per le norme per i lavoratori invece bisogna trattare", ha concluso Vaciago.

I rendimenti dei titoli di Stato italiani e i loro differenziali, o spread rispetto ai Bund ella Germania, hanno segnato ulteriori attenuazioni in attesa del vertice tra leader europei del 9 dicembre. A tarda mattina i tassi retributivi dei Btp decennali già in circolazione si attestano al 6,25%, dal 6,64% registrato in apertura, mentre lo spread di rendimento dei Btp rispetto ai Bund della Germania cala sotto quota 400 punti base a 395 punti dai 455 punti base registrati in apertura.

L'euro risale a 1,3449 dollari; la Borsa di Parigi segna un +1,31%, Francoforte un +0,83%, Londra un +0,57% e Madrid un +1,72%, mentre i rendimenti dei titoli di Stato spagnoli a 10 anni scendono a loro volta repentinamente, al 5,35%, il loro spread sui Bund cala a 310 punti base.

L'Italia "sta guidando la stretta degli spread" europei con il mercato che "sta premiando" la manovra del Governo Monti, tanto che la curva italiana "non è più invertita", ha osservato Alessandro Giansanti, fixed-income strategist di Ing, aggiungendo che il sentiment di mercato beneficia anche delle aspettative per gli appuntamenti di giovedì e venerdì, quando sono previsti rispettivamente la riunione della Bce e il Consiglio europeo.

"Il mercato inizia a pensare che si possano avere dei dettagli su come sarà finanziata la leva dell'Efsf", conclude l'esperto. Si spera dunque che al vertice europeo di questa settimana vengano compiuti passi decisivi verso un rafforzamento dell'unione a livello di bilanci nell'area euro, che potrebbe spianare la strada a interventi calmieranti più aggressivi della Bce sul mercato dei titoli di Stato. Su questo versante oggi l'appuntamento più rilevante è l'incontro tra il presidente francese, Nicolas Sarkozy, e la cancelliera francese, Angela Merkel, un pranzo di lavoro che verrà seguito da una conferenza stampa.

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201112051136485125&chkAgenzie=TMFI&titolo=Milano%20pi%C3%B9%20forte%20grazie%20a%20manovra%20Monti,%20spread%20sotto%20i%20400%20punti
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« Risposta #7 inserito:: Dicembre 10, 2011, 11:17:56 am »

MF Online

Retromarcia di Goldman Sachs, ora il debito pubblico Italia è attraente

Di Francesca Gerosa


Il debito del Governo italiano è un investimento molto interessante, a meno di un "fallimento totale" del summit europeo di questa settimana. Parola di Jim O'Neill, presidente di Goldman Sachs Asset Management, che non vede possibile l'esistenza della moneta unica europea senza l'Italia. Ma sono dichiarazioni alquanto sospette visto che Goldman Sachs era stata accusata di guidare la speculazione contro i titoli sovrani europei.

Nel terzo trimestre ha venduto allo scoperto 33 miliardi di dollari in titoli di Stato non americani (con quelli italiani in prima fila, visto che il debito pubblico tricolore è il terzo al mondo dietro a quelli statunitense e giapponese). Un importo superiore del 17% rispetto a quello del trimestre precedente, durante il quale si era addirittura registrato un rallentamento dell'attività.

Dopo che a metà novembre il Ceo di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, nel corso di una conferenza organizzata da Bank of America a New York, aveva pronosticato che "l'economia mondiale farà uno scatto, sarà una sorpresa e arriverà più velocemente di quanto ci si aspetti", oggi O'Neill al "Reuters 2012 Investment Outlook Summit" ha detto che, a meno che questo weekend non ci sia un fiasco totale, "i titoli di Stato italiani mi sembrano un buon affare".

Per O'Neill le posizioni più morbide della Germania sul coinvolgimento dei privati nelle operazioni sul debito, oltre la Grecia, sono "altamente significative", se sostenute dall'azione della Banca Centrale Europea. "Non penso che l'Unione monetaria europea possa sopravvivere senza l'Italia. Allo stesso tempo l'Italia non può sopravvivere con un rendimento dei bond al 7%", ha precisato. "A meno di un totale fallimento nel fine settimana, i bond italiani mi sembrano un buon affare", ha aggiunto. "Il rendimento dovrà scendere al 4% o anche sotto".

L'8 e il 9 dicembre è in programma a Bruxelles un Consiglio europeo. O' Neill, come altri, ha infine espresso un duro giudizio sulla decisione di Standard & Poor's di mettere sotto osservazione i rating dei Paesi dell'Eurozona per un possibile downgrade, definendone le tempistiche "ridicole" e la significatività "dubbia".

La stessa S&P ha appena posto il rating AAA di lungo termine dell'Efsf in watch negative con una possibile revisione al ribasso di uno o due notch. Il cambio euro/dollaro è così sceso a 1,3360, lo spread tra i rendimenti decennali tra Btp e Bund è risalito a 372 punti base, quello tra Spagna/Germania a 296 pb mentre quello tra Francia/Germania a 106 pb e il Ftse Mib a piazza Affari cede lo 0,45%.

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201112061248161500&chkAgenzie=TMFI&titolo=Retromarcia%20di%20Goldman%20Sachs,%20ora%20il%20debito%20pubblico%20Italia%20%C3%A8%20attraente
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« Risposta #8 inserito:: Dicembre 15, 2011, 06:20:39 pm »

Caldissime

La Germania ha bisogno di una lezione, Borse in balia delle vendite

Di Francesca Gerosa


Standard & Poor's avverte l'Eurozona che quanto fatto finora per risolvere la crisi del debito non basta. "Probabilmente c'è bisogno di un altro shock prima che tutti nell'area euro guardino nella stessa direzione, per esempio che una grossa banca tedesca incontri vere difficoltà sul mercato, il che, a breve termine, è una possibilità molto concreta".

L'allarme lo lancia Jean Michael Six, capo economista dell'agenzia. "A quel punto si renderanno veramente conto che sono tutti sulla stessa barca e che anche le istituzioni tedesche possono essere colpite dal contagio. Ho paura che ci sia veramente bisogno di qualcosa del genere".

Per Six il vertice Ue della settimana scorsa ha rappresentato un progresso per rendere i Governi mentalmente pronti a impegnarsi a scrivere in un format costituzionale una strategia di bilancio a medio termine, che consentirà alla Bce di diventare quello che al momento non è, almeno ufficialmente, un prestatore di ultima istanza.

I mercati e lo spread continuano a reagire male al nuovo patto europeo per salvare l'euro. Maglia nera a Milano con il Ftse Mib che cede il 3,14%, Londra perde lo 0,90% e Francoforte arretra del 2,37%, Parigi dell'1,9%. Sale di nuove pericolosamente lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi equivalenti, che arriva a quota 468 punti, nonostante il buon risultato dell'asta dei Bot annuali.

A soffrire di più sono naturalmente le banche. La peggiore è Mps, in calo del 7,88% a quota 0,2618 euro. Subito dietro si piazzano il Banco Popolare (-5,36% a 0,9275 euro), la Popolare di Milano (-51,0% a 0,2789 euro) Ubi banca (-6,10% a 3,108 euro) e di due big Intesa Sanpaolo (-4,78% a 1,21 euro) e Unicredit (-5,31% a 0,7575 euro).

Le vendite si accaniscono anche sul risparmio gestito, solito amplificare al rialzo o al ribasso l'andamento dei mercati. Mediolanum lascia sul terreno l'1,61% a 2,80 euro, Azimut il 2,58% a 6,22 euro, invece Banca Generali sale contro corrente dello 0,83% a 7,86 euro.

Secondo indiscrezioni riportate sulla stampa, Banca Generali dovrebbe chiudere il 2011 con una raccolta netta di 1,2 miliardi di euro, in linea con le attese di Intermonte di un quarto trimestre con risultati in progresso rispetto ai primi nove mesi del 2011. Per il 2012 la raccolta netta è attesa superiore a 1 miliardo di euro. Per gli analisti di Equita le indicazioni sono in linea con le stime. La sim ha ribadito il rating buy sul titolo con un prezzo obiettivo a 8,8 euro.


da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201112121512569219&chkAgenzie=TMFI&titolo=La%20Germania%20ha%20bisogno%20di%20una%20lezione,%20Borse%20in%20balia%20delle%20vendite
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« Risposta #9 inserito:: Dicembre 20, 2011, 06:40:33 pm »

Previdenza, la Fornero più morbida su art. 18 ma va allo scontro sulle casse

Di Francesca Gerosa


La riforma del mercato del lavoro è necessaria per le famiglie e le nuove generazioni. Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, è tornato oggi a ribadire la disponibilità piena al dialogo con le parti sociali per riformare il mercato del lavoro, sottolineando che la sensibilità è totale, ma avvertendo che le cose vanno cambiate.

"Non si vuole precarizzare nessuno", ha detto parlando al Senato. "Bisognerebbe riuscire ad aumentare i salari perché sono bassi e non è cosa che ci sfugge. Conosciamo il divario nella distribuzione dei redditi che è cresciuto negli ultimi 15/20 anni. La mia sensibilità è totale, dopo di che le cose bisogna cambiarle".

Resta tuttavia alta la tensione sull'articolo 18. "Non ci sono terreni inesplorati", ha spiegato il ministro, attaccato dal leader della Cgil, Susanna Camusso, per la riforma delle pensioni e il progetto di rendere più flessibile il sistema contrattuale italiano. Uno dei punti di maggiore sensibilità è, infatti, l'eventuale revisione dell'articolo 18 che impedisce i licenziamenti senza giusta causa nelle aziende con più di 15 dipendenti.

Secondo alcuni analisti questo dovrebbe essere modificato almeno per quanto riguarda la possibilità di non reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro in cambio di un compenso economico. "Non capiamo che attinenza abbia l'articolo 18 rispetto ai problemi dei giovani o dell'occupazione", ha dichiarato oggi il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, "è una norma che serve solo a non far commettere abusi alle aziende. Toccandolo si mette a rischio la coesione sociale, e senza coesione sociale una società sbrindellata come quella italiana va in pezzi".

Bonanni ha quindi sfidato la Fornero a discutere come alzare il salario ai flessibili e di come il Governo debba incentivare fiscalmente e con altri strumenti questa possibilità. Da parte sua il ministro ha solo tenuto a precisare che in un'intervista non ha citato l'articolo 18, c'era solo un invito al dialogo, "se poi qualcuno ci legge qualcosa che non ho detto non è responsabilità mia".

Comunque prima di gennaio, ha concluso il ministro del Welfare, non c'è nessun appuntamento nell'agenda del Governo con le parti sociali. Lo stesso premier, Mario Monti, di recente ha detto che il mercato del lavoro deve essere riformato secondo i principi dell'equità e della crescita della produttività, eliminando le disparità fra coloro che sono eccessivamente tutelati e coloro che restano senza garanzie in caso di perdita del lavoro.

Per il presidente del Veneto, Luca Zaia, l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori non è intoccabile e sarebbe anzi opportuno fare una riflessione pensando ai giovani: uno sotto i 30 anni su quattro è disoccupato e 2 su 4 sono precari. "Io mi sento più vicino a chi ha il coraggio di scrivere una nuova legge sul lavoro", ha detto. "Nulla è un totem, nemmeno la Costituzione".

La Fornero è apparsa oggi più morbida sull'articolo 18 ma va allo scontro sulle casse previdenziali. "L'Inpgi, la cassa previdenziale dei giornalisti, non ha una gestione sostenibile", ha tuonato il ministro del Welfare secondo cui l'Inpgi ha un problema di sostenibilità come quasi tutte le casse professionali.

"Diverse volte ho polemizzato con i vostri vertici, nessuno può chiamarsi fuori dal riordino del sistema previdenziale". Ma il Governo ha il dovere di fare in modo "che le casse siano gestite bene anche per i giovani che andranno in pensione in futuro", ha detto ancora la Fornero, ricordando certi privilegi di cui la categoria ha beneficiato, forse per la vicinanza al potere politico.

E quindi anche la categoria dei giornalisti "sta sperimentando un mondo che non fa sconti a nessuno. La parola dura competizione vale per l'idraulico e vale anche per il giornalista. Questo è un richiamo per voi su cui bisogna fare una riflessione", ha aggiunto.

Intanto il Ref ha rivisto il quadro macroeconomico dell'Italia alla luce delle recenti manovre, indicando una caduta del Pil italiano il prossimo anno con collasso di tutte le componenti interne della domanda, tanto da far pensare a "un'ulteriore contrazione nel 2013. Nello specifico, è stata rivista la stima del Pil 2011 a 0,5% dallo 0,7% stimata a settembre e quella del 2012 a -1,5% dallo 0,4%.

Il Ref ha anche rivisto il deficit/Pil 2011 a 4,0% da 3,8% e quello del 2012 a 2,3% da 2,2%. "Il 2011 per le famiglie italiane chiude male. Si deteriorano le prospettive sull'andamento del reddito, aumenta la probabilità di una forte caduta dei consumi: "è possibile che già nel terzo trimestre di quest'anno i consumi siano risultati stagnanti e che dal quarto inizi una fase di contrazione", sottolinea il Ref che stima per il 2011 consumi stagnati allo 0,5%, ma nel 2012 una caduta dell'1,3%.

I diversi elementi che si sono sovrapposti nel corso degli ultimi mesi hanno reso il 2012 un anno certamente difficile. Vista l'entità del cambiamento del quadro macro, l'ipotesi più probabile è che l'entità della recessione del 2012 sia decisamente più profonda rispetto a quanto avevamo ipotizzato.

"La caduta del Pil potrebbe essere prossima all'1,5%, con un collasso di tutte le componenti interne della domanda, e potrebbe essere seguita da un'ulteriore contrazione nel 2013". La netta flessione della domanda interna contribuisce alla crescita del Pil in modo estremamente negativo, di oltre il 2,5%. "La caduta del prodotto dovrebbe quindi venire attenuata dal contributo positivo delle esportazioni nette alla crescita, pari a oltre l'1% del Pil".

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201112201430106388&chkAgenzie=TMFI&titolo=Previdenza,%20la%20Fornero%20pi%C3%B9%20morbida%20su%20art.%2018%20ma%20va%20allo%20scontro%20sulle%20casse
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« Risposta #10 inserito:: Gennaio 09, 2012, 05:46:14 pm »

Merkel-Sarkozy premono su Esm, Borse sempre incerte

Di Francesca Gerosa

Consolidare l'euro è un obiettivo realizzabile, ma bisogna agire progressivamente. E' il Merkel pensiero durante la conferenza stampa al termine dell'incontro con il presidente francese, Nicolas Sarkozy. Per far fronte alla crisi economica in corso, i due leader europei hanno auspicato un'accelerazione della sostituzione dell'Efsf, il fondo salva-stati provvisorio dell'eurozona, con il meccanismo permanente Esm.

Francia e Germania hanno inoltre proposto di anticipare entro la fine di gennaio il consiglio sul patto fiscale europeo. Per la cancelliera i negoziati per il patto fiscale progrediscono bene. "Tutto quello che riguarda la golden rule sarà firmato entro gennaio, al massimo entro marzo", ha aggiunto.

Il trattato europeo che prevede il nuovo patto intergovernativo sulla stabilità dei bilanci "deve essere firmato entro il primo marzo prossimo", ha scadenzato anche il presidente francese, Nicolas Sarkozy, secondo cui le priorità al momento sono la crescita, il lavoro, la competitività e la concorrenza nel nostro continente.

La cancelliera tedesca ha poi avvertito la Grecia che non sarà possibile versare la prossima tranche di aiuti se non ci saranno progressi, in particolare sulla ristrutturazione volontaria dei debiti da parte dei creditori privati. "Occorre avere dei progressi sulla ristrutturazione volontaria del debito greco", ha detto.

"Il secondo pacchetto di aiuti, che include questa ristrutturazione, va avviato in fretta. Altrimenti non sarà possibile pagare la prossima tranche alla Grecia". La Merkel parlerà comunque con il direttore del Fmi, Christine Lagarde, dei negoziati con la Grecia domani sera a Berlino. E' chiaro che la Grecia deve avere una chance, "ma è un caso particolare, un'eccezione".

Peraltro "non vogliamo che nessun Paese esca dall'Eurozona. Vogliamo che la Grecia resti nell'Eurozona ma Atene in cambio deve rispettare gli impegni presi". Per quanto concerne, infine, la Tobin tax la cancelliera tedesca ha ribadito di privilegiare l'introduzione su scala europea o dell'eurozona di una tassa sulle transazioni finanziarie.

Dal punto di vista tedesco l'obiettivo è di riuscire a ottenere una dichiarazione di intenti dei ministri delle Finanze dell'Ue entro l'inizio di marzo. Personalmente la Merkel, rimarcando anche oggi un'"intesa stretta" fra Francia e Germania, preferirebbe questa tassa a livello europeo, opinione tuttavia non condivisa dall'insieme dei membri del suo Governo.

Quanto alle resistenze di Londra, "se non riusciremo a convincere i 27, convinceremo i 26". In ogni caso, ha concluso la cancelliera, "continueremo questa lotta". Da parte sua comunque la Francia presenterà i dettagli del piano sulla tassazione delle transazioni finanziarie alla fine di gennaio dopo il vertice dei leader europei.

Sarkozy ha sottolineato che per Parigi è "fondamentale" la Tobin tax: "applicheremo la regola sulla tassazione finanziaria così come prevede la commissione europea. Gli altri verranno dietro", ha auspicato il presidente francese, le cui dichiarazioni sul tema appaiono però agli operatori "molto generiche e l'introduzione del relativo tributo solo in una determinata area potrebbe rivelarsi controproducente", a detta di Giorgio Filipetto di Alpe Adria Gestioni Sim.

Nel frattempo i mercati europei sono sempre cauti in attesa dell'apertura di Wall Street. A piazza Affari il Ftse Mib cede lo 0,02% a 14.642 punti (spread Btp/Bund a 521 punti base). "Il mercato è apprensivo, sta cercando di capire se da questi incontri tra Merkel e Sarkozy, si arriverà a qualcosa di concreto oppure no. Siamo ancora all'inizio dei colloqui. Fino ad ora per quanto riguarda il patto di bilancio, viene ribadita l'intenzione di firmare a gennaio o al massimo entro il primo di marzo. I tempi sono comunque strettissimi", commenta Antonio Cesarano, economista di Mps Capital Services, ai microfoni di Class-Cnbc (televisione del gruppo Class Editori). Nei prossimi giorni l'attenzione si sposterà sul Consiglio europeo.

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201201091431594094&chkAgenzie=TMFI&titolo=Merkel-Sarkozy%20premono%20su%20Esm,%20Borse%20sempre%20incerte
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« Risposta #11 inserito:: Gennaio 10, 2012, 10:50:35 pm »

Caldissime

Fiat, perché a Marchionne conviene viaggiare in Europa con Peugeot

Di Francesca Gerosa


Le dichiarazioni di ieri di Sergio Marchionne al Detroit Motor Show lasciano intendere che Fiat potrebbe cercare nuovi partner in Europa o in Asia. "Ci deve essere un altro consolidamento dell'industria automobilistica a livello europeo e non solo. L'aggregazione è essenziale", ha detto. Quando nel 2009 uscirono le prime dichiarazioni sulla necessità di aggregarsi per raggiungere 6 milioni di auto dopo pochi mesi venne annunciato il deal con Chrysler.

Nessuna trattativa sarebbe in corso, ma potrebbe tornare di attualità un accordo con Peugeot. La casa francese ha venduto circa 2,6 milioni di auto (di cui 2 milioni in Europa) e 0,5 milioni di furgoni nel 2011. Secondo fonti qualificate, citate oggi dalla stampa, i francesi sono pronti a negoziare per un'alleanza.

Una partnership porterebbe a una razionalizzazione dei costi per gli investimenti e aumenterebbe notevolmente la quota di mercato in Europa. Inoltre darebbe accesso al mercato cinese in cui PSA è presente con una joint venture. Gli analisti di Equita (rating buy e target price a 7,5 euro confermati sul titolo Fiat) ritengono che l'operazione possa aver senso, ma che non sia di facile realizzazione in quanto i benefici sarebbero soprattutto di sinergie di costo in Europa, dove PSA genera il 70% del fatturato e Fiat con Chrysler oltre il 30%.

"Vediamo ostacoli sia politici che sociali. Sempre possibili, invece, semplici alleanze su piattaforme", aggiungono gli analisti di Equita. Peugeot ha un debito netto industriale di 2 miliardi di euro (lordo circa 10 miliardi di euro) rispetto ai 5 miliardi di euro di Fiat, che ha un debito lordo intorno a 24 miliardi di euro. Il costruttore francese soffre delle stesse problematiche della casa torinese essendo esposto alla fascia bassa del mercato auto europeo.

A detta degli analisti di Intermonte la ricerca di un nuovo partner potrebbe tornare di attualità dato il difficile momento di mercato e l'impossibilità di confermare i target: Marchionne, per la prima volta, ha infatti indicato che il target di vendite di 6 milioni di autoveicoli nel 2014 è sfidante, l'obiettivo potrebbe essere mancato di almeno 0,4/0,5 milioni. Ma questo non sorprende gli analisti in quanto ipotizzano volumi anche più bassi (la stima di Intermonte si ferma a 4,7 milioni, quella di Equita a 5 milioni).

"Una fusione o partnership forte con Peugeot potrebbe tuttavia avere riflessi negativi per Fiat in quanto potrebbe essere riconosciuto un premio a Peugeot", avvertono gli analisti della sim secondo cui, comunque, al momento ogni ipotesi sembra prematura. Anche per gli analisti di Banca Akros (rating accumulate e target price a 6 euro confermati sul titolo Fiat) credono che PSA sia il partner più probabile per Fiat-Chrysler in ambito europeo.

Per loro però è il gruppo francese a essere in una posizione contrattuale relativamente debole: le sue vendite sono concentrate principalmente in Europa (55% circa), la società non ha una forte partnership internazionale e ha registrato un forte turnover manageriale negli ultimi anni. "Una partnership porterebbe a una forte sovrapposizione di prodotto tra Fiat e PSA e questo comporterebbe un ridimensionamento pesante dell'attività in Europa con PSA che ha buona presenza in Cina e Russia", si legge nella nota di Banca Akros.

Un altro possibile partner europeo potrebbe essere Opel, ma fa parte del gruppo General motors e gli analisti della banca credono che questo complichi lo scenario. Ma non è detto. Le elezioni presidenziali americane potrebbero essere uno stimolo per il consolidamento e Kepler ritiene che Fiat/Chrysler vi parteciperà con un'aggregazione con GM. Le attività europee di Fiat si fonderebbero con Opel, il gruppo aggregato consoliderebbe il suo posizionamento nel sempre più competitivo mercato brasiliano e Fiat avrebbe più ampio accesso alla Cina.

Inoltre, questo stabilizzerebbe definitivamente l'industria auto Usa, in quanto si creerebbe il player leader di mercato basato negli Stati Uniti. Un terzo partner possibile è la giapponese Suzuki. "Fiat-Chrysler e Suzuki si adatterebbero molto bene in termini di gamme di prodotti e presenza geografica", osservano ancora gli analisti di Banca Akros, "il problema è che Volkswagen detiene ancora il 20% della società. Un altro aspetto fondamentale da prendere in considerazione è che Suzuki è in ottima forma e la sua posizione contrattuale è forte".
 
Dalle dichiarazioni di Marchionne di ieri è anche emerso che di fatto il top manager propende per lo spostamento della sede legale in Usa, mandando peraltro messaggi rassicuranti sul mantenimento dei posti di lavoro in Italia. Mentre il target di vendite della 500 in Usa nel 2012 a 25-35mila conferma per gli analisti l'incapacità di raggiungere il target di 50mila unità. A piazza Affari al momento il titolo Fiat sale del 4,61% a quota 4,9020 euro, mentre alla Borsa di Parigi Peugeot segna un +2,66% a 12,56 euro.


da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201201101037015379&chkAgenzie=TMFI&titolo=Fiat,%20perch%C3%A9%20a%20Marchionne%20conviene%20viaggiare%20in%20Europa%20con%20Peugeot
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« Risposta #12 inserito:: Gennaio 19, 2012, 04:55:02 pm »

MF Online

Guardia di Finanza nell'ufficio di Milano di Standard & Poor's

Di Francesca Gerosa

La lettera Consob anticipata da Mf-Milano Finanza all'Autorità europea dei mercati finanziari ha avuto il suo effetto. Da questa mattina, secondo quanto si apprende, la Guardia di Finanza sta compiendo verifiche nella sede milanese nell'agenzia di rating Standard & Poor's.

Gli accertamenti sono stati disposti dalla Procura della Repubblica di Trani che ha avviato un'inchiesta sulle anomale oscillazioni di Borsa che si sarebbero verificate nel 2010 e nel 2011 e che vede al momento sei indagati, tutti esponenti delle agenzie di rating coinvolte, Standard & Poor's e Moody's.

I procedimenti aperti attualmente dai magistrati pugliesi, uno su Moody's e un altro su Standard & Poor's e sui suoi analisti, hanno preso il via dopo due esposti di Adusbef e Federconsumatori contro le agenzie per gli effetti sul mercato conseguenza, a loro dire, della diffusione di alcuni report sulla situazione italiana. Delle inchieste si occupano il procuratore capo di Trani Carlo Maria Capistro e il pm Michele Ruggiero.

La procura di Trani, che già nel 2011 ha fatto eseguire sequestri di documenti nelle sedi milanesi delle agenzie di rating e un ordine di esibizione alla Consob di Roma, ha iscritto al momento nel registro degli indagati sei persone: i tre analisti di Standard & Poor's Eilen Zhang, Frank Gill e Moritz Kraemer, un analista di Moody's e i responsabili legali per l'Italia delle due agenzie oltre a persone da identificare, come riferito dallo stesso Lannutti.

Le società coinvolte hanno sempre negato ogni addebito. Ma il pressing della Gdf sulle agenzie di rating sta aumentando dopo che, come anticipato da MF-Milano Finanza, in una durissima missiva-denuncia all'Autorità europea dei mercati finanziari (Esma), il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, echeggiando il giudizio critico espresso dal Presidente del consiglio Monti subito dopo il declassamento dell'Italia venerdì 13 gennaio, ha messo i puntini sulle i con i suoi colleghi dell'Esma, chiedendo un immediato intervento per verificare se nel comportamento di S&P possano emergere profili di irregolarità.

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201201191058436520&chkAgenzie=TMFI&titolo=Guardia%20di%20Finanza%20nell%27ufficio%20di%20Milano%20di%20Standard%20&%20Poor%27s
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« Risposta #13 inserito:: Gennaio 23, 2012, 02:59:19 pm »

Caldissime

Piazza Affari si riprende subito con le banche, Fiat da monitorare

Di Francesca Gerosa

Falsa partenza per piazza Affari che si porta in territorio positivo. Il Ftse Mib sale ora dell'1% a 15.789 punti, spinto dai bancari. In particolare da Mps (+9,83%), Unicredit (+6,40%), Intesa Sanpaolo (+2,90%). A sostenere i titoli bancari è anche il differenziale di rendimento tra i Btp decennali e i Bund tedeschi sceso sotto 430 punti, a 426 punti.

Il rendimento del decennale è al 6,19%. A 359 punti lo spread tra il Bonos spagnolo e il Bund e a 120 punti il differenziale tra il decennale francese e l'analogo titolo tedesco. Per gli esperti di Unicredit lo spread a 10 anni tra i Btp italiani e i Bund tedeschi dovrebbe continuare a restringersi e favorire una buona domanda nelle aste italiane in agenda in settimana.

Comunque i bond governativi tedeschi dovrebbero essere ben supportati dai mercati fino a quando non si raggiungerà un accordo tra il Governo greco e i creditori privati sulla ristrutturazione del debito. Oltre alle banche si comportano bene i titoli del risparmio gestito: +1,58% Mediolanum, +1,91% Azimut e +2,29% Banca Generali. Quest'ultima dopo che dai recenti incontri con gli investitori tenuti dal management sono emerse indicazioni positive, principalmente in merito alle prospettive di raccolta netta, molto buone grazie all'acquisizione di 12mila nuovi clienti nel 2011.

E' visto in miglioramento anche il margine di interesse grazie al funding effettuato attraverso la Bce. La politica di dividendo della società (payout al 75%) dovrebbe essere confermata. Non sono da meno gli assicurativi come Generali (+0,99%), Unipol (+5,45%) e Fondiaria Sai (+1,34%). In ripresa poi STM (+0,98%) e Fiat, in crescita dello 0,72% a 4,45 euro.

In un'intervista al Financial times l'Ad di Volvo, Stefan Jacoby, ha detto di essere in cerca di un partner per sviluppare auto piccole con cui condividere piattaforme e motori. Come l'Ad di Fiat, Sergio Marchionne, anche Jacoby ha osservato che un consolidamento nel comparto auto "è inevitabile in un difficile mercato di massa".

I titoli automobilistici europei sono stati maltrattati lo scorso anno, ma le loro fortune sono ora più rosee viste le scommesse sull'euro, atteso indebolirsi bruscamente quest'anno, e sulla forte domanda dagli Stati Uniti e dalle economie emergenti. La performance del settore in questo mese sembra sostenere questa visione ottimistica.

Lo Stoxx Europe 600 del settore auto è infatti salito del 20% nelle prime tre settimane del 2012, un'inversione di tendenza dopo il -28% del 2011. Bmw, Daimler, così come Fiat, che è considerata in parte un player sul mercato statunitense (Fiat-Chrysler genera oltre il 50% delle sue vendite nel mercato statunitense), hanno tutte registrato un balzo vicino al 25% quest'anno.

Certo, sono soprattutto le case automobilistiche tedesche a essere viste come le più grandi beneficiarie di un calo dell'euro. La loro produzione è in genere nella zona euro, ma molti dei loro clienti sono in Asia e negli Stati Uniti. Un euro debole potrebbe aumentare i profitti quando gli utili all'estero verranno convertiti nella valuta.

Invece è probabile che le case automobilistiche francesi, come Renault, registrino un impatto minore, dato che la maggior parte delle loro vendite è in Europa e quindi non potranno beneficiare dell'effetto valuta. La scorsa settimana Morgan Stanley ha alzato le stime di utile 2012 e 2013 dei produttori di auto premium del 10%-15%.

Ha anche cambiato il suo rating su Bmw da underweight a overweight sostenendo che potrebbe godere di un punto percentuale di aumento dei margini 2012 e 2013 a causa proprio della debolezza dell'euro. Si prevede, in particolare, che l'euro chiuda l'anno a 1,20 dollari (oggi scambia a 1,2930 dollari).

Si stima altresì che ogni ulteriore calo di 10 centesimi dell'euro rispetto al dollaro possa incrementare di circa l'8% l'utile per azione 2013 di Bmw e di circa il 6% l'utile per azione di Daimler. L'impatto dei movimenti della valuta è stato ripreso anche da Bernstein Research secondo cui una caduta dell'euro contro il dollaro significherebbe "vantaggi enormi per i profitti da esportazioni".

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201201230929234782&chkAgenzie=TMFI&titolo=Piazza%20Affari%20si%20riprende%20subito%20con%20le%20banche,%20Fiat%20da%20monitorare
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« Risposta #14 inserito:: Agosto 17, 2012, 06:39:26 pm »

Caldissime

Supervisione Bce su tutte le banche alza un vespaio di polemiche

Di Francesca Gerosa

La proposta di un'unione bancaria fondata sulla supervisione unica da parte della Bce sarà finalizzata dalla Commissione europea l'11 settembre, in tempo per l'Ecofin informale che si terrà a Cipro. Fonti dell'esecutivo Ue hanno confermato che nella proposta la supervisione della Banca centrale europea sarà probabilmente estesa a tutte le banche, non solo a quelle sistemiche ma anche le più piccole casse di risparmio.

Restano però i dubbi sulla possibilità di approvazione della proposta di revisione dei compiti della Bce perché la base legale è l'articolo 127.6 che richiede l'unanimità: quindi 27 possibilità di veto. La Gran Bretagna, ad esempio, possiede il veto sul progetto di supervisione bancaria unica per il quale sponsorizza un "approccio leggero" che affidi a Francoforte il compito di vigilare solo le grandi banche, lasciando quindi la supervisione giornaliera alle autorità nazionali.

Stando ad alcune fonti, le autorità britanniche non parteciperanno al progetto che la Commissione Ue presenterà a settembre. Londra sta anche cercando di salvaguardare i poteri dell'autorità bancaria europea Eba (basata nella capitale britannica), evitando il prevalere della Bce.

La Germania, che vuole proteggere le proprie banche di risparmio e le sue istituzioni mutualistiche, due tipi di istituti di credito che controllano insieme quasi il 40% del corporate finance tedesco e quasi il 50% del credito ai privati, è naturalmente contraria all'estensione della vigilanza della Bce su tutte le banche.

Eppure sono stati proprio i tedeschi a richiedere la creazione di una simile istituzione prima di qualsiasi iniziativa che muova nella direzione di una maggiore integrazione del sistema bancario europeo, per esempio con fondi comuni di garanzia.

Alla fine di giugno, infatti, i leader europei hanno trovato l'accordo sull'istituzione di un unico organismo di supervisione come precondizione per l'iniezione diretta dei fondi di salvataggio nelle banche, senza passare attraverso il governo nazionale. Berlino propende per un mantenimento del controllo dell'Istituto centrale solo sui 25 maggiori istituti di credito del continente, mentre il presidente francese, François Hollande, supporta la supervisione di tutte le banche.

"Non vedo la necessità", ha detto Michael Meister, numero due del gruppo parlamentare del partito Cdu di Angela Merkel all'edizione online del quotidiano tedesco Handelsblatt, "di sottoporsi a un controllo europeo delle banche che non hanno una dimensione critica per la stabilità del sistema finanziario europeo, o le attività internazionali".

E' altrettanto chiaro, come ha sottolineato oggi il portavoce della Commissione Ue, che l'Eba "dovrà mantenere un ruolo chiave in termini di unità e coerenza del mercato unico". Il grado di vigilanza europea quotidiana "può variare da banca a banca, ma la crisi ha mostrato come sia difficile definire un istituto con problemi sistemici o potenziali prima del tempo".

da - http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201208171540068582&chkAgenzie=TMFI&titolo=Supervisione%20Bce%20su%20tutte%20le%20banche%20alza%20un%20vespaio%20di%20polemiche
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