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Autore Discussione: TIMOTHY GARTON ASH L'Italia disunita del Cavaliere  (Letto 2078 volte)
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« inserito:: Marzo 12, 2011, 03:23:49 pm »

IL COMMENTO

L'Italia disunita del Cavaliere

di TIMOTHY GARTON ASH


PIO II, il papa del Quattrocento che di fatto avviò il dibattito moderno sull'Europa, scrisse una famosa lettera a Maometto II, il conquistatore di Costantinopoli, in cui celebrava le molteplici potenze del vecchio continente: "La Spagna tanto risoluta, la Francia tanto bellicosa, la Germania tanto popolosa, la Gran Bretagna tanto salda, la Polonia tanto intrepida, l'Ungheria tanto attiva e l'Italia tanto ricca, piena di vita e versata nell'arte della guerra".

Vedere l'Europa solo come l'Unione Europea e le sue istituzioni di Bruxelles è come descrivere un bellissimo edificio antico leggendo ad alta voce i manuali di istruzioni dell'impianto idraulico, dell'impianto elettrico e del sistema di riscaldamento. L'Europa è sicuramente molto di più della semplice somma delle sue nazioni, ma senza di esse non è nulla.

E allora prendiamo in esame la nazione di Pio II, l'Italia, che il prossimo giovedì (il Regno d'Italia fu proclamato il 17 marzo 1861) celebrerà il 150° anniversario della sua presunta unificazione e nascita come moderno Stato-nazione. L'Italia è il Paese europeo per eccellenza: in nessun altro posto si possono trovare così tante stratificazioni sovrapposte della storia europea. Solo a Roma ci si può sedere a pranzo vicino al posto dove fu assassinato Giulio Cesare e poi fare un salto a sentire l'erede di San Pietro proclamare alla città e al mondo il suo bimillenario messaggio. Gran parte di quello che costituiva la prima identità tradizionale moderna dell'Europa  -  in particolare l'eredità dell'antica Grecia e del cristianesimo  -  ci è arrivato attraverso l'antica Roma: da Giulio Cesare a Silvio Berlusconi.

Ogni Paese europeo è unico, ma ciascuno ha molto in comune con gli altri e ogni parte ci racconta qualcosa sull'insieme. Ecco otto cose che, a mio parere, l'Italia di oggi ci racconta sull'Europa di oggi.

1. L'Italia come l'Europa, e l'Europa come l'Italia non sanno quale storia vogliono raccontare. Una celebrazione del 150° anniversario dell'"Unità d'Italia" a cui ho partecipato recentemente presso l'ambasciata italiana di Londra è stata dedicata interamente a due argomenti strettamente collegati fra loro: le donne e l'amore. La serata è stata molto gradevole, con Greta Scacchi che ha letto alcuni versi meravigliosi della Divina Commedia ("Amor, ch'a nullo amato amar perdona") e un tenore che ha intonato canzoni d'amore napoletane, gonfiando il petto a tal punto che sembrava in procinto di esplodere. Ma era un modo un po' strano di presentarsi agli amici per un moderno Paese europeo. L'Unione Europea, da parte sua, non riesce a darci nemmeno le canzoni.

2. L'Europa offre uno stile di vita, non una storia, e l'Italia è l'esempio più smagliante di questo stile di vita: cibo, vino, moda, sole, orari di lavoro "sociali" e lunghe vacanze, bella figura, dolce vita e tutto il resto. Il problema è che quelli che si godono questo stile di vita in Italia e in Europa sono sempre di meno. È insostenibile senza una riforma radicale dell'economia e dello Stato sociale, e senza un'efficace integrazione liberale degli uomini e delle donne di origine straniera, molto spesso musulmani. (Pio II si rivolterà nella tomba).

3. La maggior parte degli europei, e in molti casi anche al di fuori dell'Europa, probabilmente sa più cose di Berlusconi che di quasi qualsiasi altro politico europeo. Berlusconi è la cosa che più si avvicina a un personaggio politico paneuropeo. Sfortunatamente, quello che tutti sanno di lui sono più che altro cose barocche, lascive o sgradevoli (per non dire di peggio). E così, invece di condividere un adeguato interesse per la politica europea come elemento di un'efficiente sfera pubblica continentale, ci ritroviamo con questa operetta pacchiana.

4. Quello che succede effettivamente nei Paesi dell'Unione Europea è molto più complesso, e meno piacevole, delle storielle che raccontiamo a noi stessi e al resto del mondo. Berlusconi non è il fascismo, ma è anche parecchio lontano dal modello ideale di un'efficiente democrazia sociale e liberale, che gli europei rivendicano sempre come caratteristica peculiare del vecchio continente. L'Italia non è l'unico esempio in tal senso. L'Ungheria di Viktor Orbán  -  per citare un altro dei Paesi europei menzionati da Pio II  -  la segue a ruota. Se accorpassimo in un unico Paese immaginario tutti gli aspetti peggiori dei 27 Stati membri dell'Unione europea ne verrebbe fuori un posticino affatto gradevole.

5. Il momento in cui i Paesi europei devono dare miglior prova di sé, mostrare di essere democratici, liberali e rispettosi della legge, è durante i dodici o ventiquattro mesi che precedono il loro ingresso nella Ue. Una volta dentro, possono anche andare in giro ad ammazzare la gente e passarla liscia, come diciamo in Inghilterra. (E naturalmente è un'espressione idiomatica da non intendersi in senso letterale). Se l'Italia di Berlusconi oggi facesse domanda per entrare nell'Unione Europea, forse non verrebbe ammessa.

6. Non bisogna mai confondere il governo corrente di un Paese con il Paese che pretende di governare. Tutti i Paesi europei hanno differenti aspetti al loro interno, e l'Italia più di tutti gli altri. Ci sono molti ambiti della sua vita nazionale (in alcuni casi gestiti da persone che sostengono Berlusconi) che sono moderni, efficienti, civilizzati, ammirevoli. Lo stesso Paese che ci dà l'imperatore Silvio ci dà anche il candidato di gran lunga più credibile al posto di governatore della Banca centrale europea. (Sto parlando naturalmente di Mario Draghi, il governatore della Banca d'Italia).

7. Una nazione storica e dalla storia antica non è la stessa cosa di uno Stato-nazione stabile e unito. Lo scrittore britannico David Gilmour, nel suo libro The Pursuit of Italy, pubblicato in concomitanza con questo anniversario, sostiene che l'Italia ha passato centocinquant'anni proprio a non diventare uno Stato-nazione efficiente e unito. Gilmour ci ricorda che i sostenitori della Lega Nord di Umberto Bossi scherzano con battute come: "Garibaldi non ha unito l'Italia, ha diviso l'Africa". Se l'indebolimento politico di Berlusconi adesso si tradurrà nel rafforzamento di Bossi, l'Italia difficilmente diventerà più integrata. E qui c'è da rimarcare un aspetto più generale riguardo all'Europa: l'integrazione europea apre la porta alla disintegrazione nazionale. Basta guardare il Belgio, senza governo ormai da 270 giorni per divergenze apparentemente inconciliabili tra i politici della parte settentrionale (i fiamminghi, di lingua neerlandese) e quelli della parte meridionale (i valloni, di lingua francese).

8. A proposito di Africa: ci si aspetterebbe che l'Italia, una delle principali potenze del Mediterraneo, sia in prima fila, insieme a Francia e Spagna, per elaborare una risposta europea coraggiosa e creativa alla primavera araba. E invece abbiamo foto di Berlusconi che abbraccia Gheddafi, abbiamo la compagnia energetica controllata dallo Stato, l'Eni, che a quanto sembra continua a garantire al dittatore libico un po' dei suoi proventi petroliferi, e abbiamo il panico per i profughi tunisini a Lampedusa.

Ancora una volta, l'Italia è una versione estrema della confusione dell'Europa. Ed è una cosa che non ci possiamo più permettere.

E dunque: centocinquanta di questi anni, Italia (dis)unita. Ti vogliamo bene. Ti siamo vicini, soprattutto con i leader che ti ritrovi ora.

E abbiamo urgente bisogno di vederti tornare all'avanguardia di quel grande progetto antico e moderno che chiamiamo "Europa". D'altronde, sei tu che l'hai inventata.

(Traduzione di Fabio Galimberti) 

(10 marzo 2011) © Riproduzione riservata
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