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Autore Discussione: Luciana CASTELLINA : «Il Cavaliere offende prima di tutto i maschi»  (Letto 2151 volte)
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« inserito:: Marzo 08, 2011, 06:38:17 pm »

Luciana Castellina: «Il Cavaliere offende prima di tutto i maschi»

   
In questa storia di Ruby e Berlusconi, finisce che la colpa è di Ruby», Luciana Castellina, 82 anni meravigliosamente portati, è in giro per l’Italia a presentare «La scoperta del mondo», “romanzo” di formazione dalle partite a tennis con Anna Maria Mussolini all’impegno nel Pci. Ma fra poco uscirà, sull’onda del successo francese, anche il suo «Indignatevi», per l’editore Aliberti.

Josè Saramago chiese agli uomini di scendere in piazza per dire “Non sono io che sfrutto e umilio”.
«È quel che dico anch’io, nella vicenda di Berlusconi e Ruby mi sembra che la prima identità sessuale ad essere offesa sia quella maschile. Sono loro che dovrebbero essere indignati in prima persona e meraviglia che non si sentano offesi. Andare in piazza in solidarietà delle donne è poco, anche perché va a finire che la colpa di questa brutta storia ricade su Ruby».

In “La scoperta del mondo”c’è una  fotografia con la didascalia nonna, mamma, figlia e nipote. E tua figlia Lucrezia ha fatto la prefazione del libro. Una scelta di genere, matrilineare?
«È stata Lucrezia a propormi di scrivere e mi ha fatto molto piacere.Ma non ci sono gli uomini della famiglia, me lo ha fatto notare mio nipote, Alfredo Reichlin junior. Eppure la voglia di raccontare mi è venuta proprio dai nipoti. Per loro la mia scelta comunista è una bizzarria e quando sentono che anche il nonno Alfredo era comunista si stupiscono, “non è possibile ... una persona così seria”».

È difficile spiegare la tua scelta di vita, ora che il comunismo non esiste più.
«Non c’è mai stato un assassinio della storia come questo, con il passaggio del millennio il Pci è stato espulso dalla storia. E i ragazzi sembrano dei rottamatori, non gli interessano né il passato né il futuro. Il presente è l’unica dimensione e Internet dà l’illusione che nonci sia nulla da scoprire. È drammatico».

Abbiamo iniziato con Saramago, autore di “Cecità”, e nel tuo libro racconti una sorta di cecità e poi la scoperta - attraverso l’impegno politico - del mondo.
«Il Pci mi ha evitato di essere stupida e cieca. Mi ha fatto incontrare persone diverse dameche non avrei mai potuto conoscere se fossi rimasta chiusa nel mio ambiente, di scoprire la Jugoslavia di Tito e l’Indonesia che combatteva contro il colonialismo olandese. Io mi sento schifosamente fortunata perché la nostra è stata una generazione felice, scoprivamoilmondoperchéeravamo sicuri di poterlo cambiare. La prima proposta di Alfredo, come titolo del libro, era “La felicità”. E anche Lucrezia lo scrive: “La nostra è una generazione materialmente più fortunata, ma la vostra è stata felice”».

Con il lavoro politico c’è la scoperta persino geografica di Roma: Garbatella, Tiburtino III, Primavalle...
«Nelle borgate, quando avvicinavamo le donne che magari si prostituivano per necessità, questa dimensione mondiale dava il senso di appartenere a un grande movimento. Invece oggi la politica è tornata ad essere un affare di lor signori».

Nel tuo diario adoloscenziale hai trovato un appunto, 8 marzo1947, Sibilla Aleramo. Cosa era per te l’8 marzo?
«La nostra è la generazione in cui le donne volevano assomigliare agli uomini, cercavamo di dissimulare la femminilità per essere come loro. È stata Lucrezia a farmi capire, molto dopo, che essere donna non è un disvalore ma un altro valore».

Però tu stessa, ragazza, ti stupisci quando tua mamma, solo nel dopo guerra, si inventa un lavoro.
«Mia madre aveva già 40 anni quando ha iniziato a lavorare.Ealtrettanto incredibile mi sembrò la discussione, nel 1948, sul voto alle donne. Con il passaggio della Seconda guerra mondiale, il cambiamento diventò veloce».

Racconti anche, divertita, un Pci bigotto, molto attento alla moralità delle ragazze. Tu venivi da un ambiente anticonformista.
«Per mia madre i vicini erano “così borghesi!”, nel senso di conformisti. Poi sono stata io a sentirmi dire, nelle sezioni, che ero borghese. Era una connotazione di classe e, secondo me, una diffidenza sacrosanta ».

Andasti a costruire la ferrovia in Jugoslavia, dimostrando di non essere da meno dal punto di vista del lavoro manuale.
«Italo Calvino, che faceva le corrispondenze per l’Unità, lo scrisse: “Se pensate che sia uno scherzo sbagliate”».

Italo Calvino...
«Io allora non sapevo chi fosse Calvino ma anche lui non sapeva ancora di essere Italo Calvino».

Nelle tue prime avventure comuniste c’erano anche Dorazio e Vespignani, i fratelli Bertelli ... fior di artisti e intellettuali.
«Erano tutti coltissimi e io avevo una grande soggezione, anche questo è cambiato, allora la politica era inscindibile dalla cultura».

C’è un altro notevole ritratto di donna nel tuo libro, quello di Anna Maria Mussolini.
«Eravamo in classe insieme e lei era arrogante ma simpatica. Era il terrore del professore, riferiva le cose che sentiva in casa, per esempio il giudizio del Duce su Vittorio Emanuele: “Questo re è un cretino”. Sapeva che non sarebbe stata punita e così, quando succedeva qualcosa in classe, diceva subito: “professore sono stata io”».

8 marzo 2011
da - unita.it/italia
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