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Autore Discussione: MARIO SECHI -  (Letto 7080 volte)
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« inserito:: Dicembre 30, 2012, 04:36:56 pm »

29/12/2012, 10:22

In quell'uomo c'è del metodo

di Mario Sechi


Nelle stesse ore in cui Mario Monti dava corpo alla formazione politica che sostiene la sua Agenda, il Tesoro collocava 6 miliardi di euro di debito italiano. Richiesta alta, tassi in lieve crescita, risultato raggiunto. Le emissioni dei nostri titoli di Stato vanno bene da molto tempo e, piaccia o meno, questo è un merito di Monti. Val la pena ricordare che nello stesso periodo, un anno fa, il nostro debito pagava il 7 per cento d’interesse e non il 4 come accade oggi.

Non è una differenza di 3 punti, come pensano gli sprovveduti, ma di centinaia e centinaia di milioni di euro risparmiati dagli italiani. Ricordo che il debito è nostro, non degli altri. Il Professore è un fattore di stabilità e serietà. Sta emergendo chiaramente non un nuovo politico, ma un politico nuovo, che ha la sua forza nel "metodo". Che cosa è? Monti è un’alchimia di rigore personale ed estro nella creazione del collettivo.

Non è un leader solitario che sfugge al confronto, ma un aggregatore in costante ascolto. Intorno a lui si sta creando un nuovo soggetto politico i cui esiti finali sono evidenti: un gollismo italiano capace di temperare il progressismo utopistico e il destrismo populista. Non un centro - primitiva definizione di chi non ha colto che cosa sta accadendo - ma un’area che calamita quella moltitudine protagonista di un famoso slogan di Francois Mitterand (un socialista): la «forza tranquilla». Sulla scia dell’insegnamento di De Gasperi (padre fondatore dell’Europa) e memore della lezione di scomposizione e composizione politica di Aldo Moro, Monti può riprendere un filo interrotto della nostra storia: non il co-governo più o meno occulto tra la sinistra e i moderati, ma una collaborazione leale tra forze concorrenti che trovano un terreno comune in Parlamento sul piano della fedeltà alla nazione, ai suoi interessi e al suo essere protagonista in Europa.

Il «metodo Monti» è una paziente e inesorabile tessitura che parte dalla condivisione delle idee e poi diventa «partito».

È un sillogismo politico che ha un obiettivo finale. Punta al Quirinale? A Palazzo Chigi? «Wait and see», aspetta e vedi.

Di certo non andrà all’opposizione. Quella è già stata prenotata da un altro.

da - http://www.iltempo.it/prima_pagina/2012/12/29/1383252-quell_uomo_metodo.shtml
« Ultima modifica: Gennaio 01, 2013, 11:54:30 am da Admin » Registrato
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« Risposta #1 inserito:: Dicembre 30, 2012, 04:38:05 pm »

Una campagna incredibile

di Mario Sechi


Quando la sinistra dice che bisogna riscrivere il fiscal compact e il Cavaliere sostiene che «fra tre anni usciamo dall’Euro», il mio pensiero corre ai risparmi degli italiani. Sono in euro, non in sesterzi, così come sono espressi in euro i mutui delle famiglie e delle aziende.

Le Camere non sono sciolte ma la campagna elettorale è partita a razzo. Dai toni e dagli argomenti si capisce che sarà durissima e non senza conseguenze. Il dibattito è sotto gli occhi di tutti: nel Pdl e nel Pd non sono in grado di darsi un programma credibile di fronte alla contemporaneità.

Tra queste due forze ne è emersa una terza che vuole radere al suolo tutto, il Movimento Cinque Stelle di Grillo. Bersani è in vantaggio nei sondaggi, cerca una via rassicurante, parla della «ditta» ma quando prende la parola qualcuno che sta un gradino sotto rispetto al segretario emerge la verità di un partito insufficientemente preparato per gestire il terzo debito pubblico del mondo. Berlusconi dovendo recuperare voti ha imbracciato la clava, mena colpi ovunque, ma dimentica di essere il leader di una forza politica che sta dentro il Partito Popolare Europeo. Il suo intervento ieri a Porta a Porta testimonia uno sbandamento della linea politica che non può essere condiviso da chi aderisce al programma del Ppe e ha bisogno di serie correzioni di rotta. Non sono un ingenuo, so distinguere tra la propaganda e il cuore di un messaggio, ma quando la sinistra dice che bisogna riscrivere il fiscal compact e il Cavaliere sostiene che «fra tre anni usciamo dall’Euro», il mio pensiero corre ai risparmi degli italiani. Sono in euro, non in sesterzi, così come sono espressi in euro i mutui delle famiglie e delle aziende. Cedere al populismo pensando di raccattare i voti senza valutare le conseguenze di un simile dibattito sulla credibilità di un Paese che ha sul groppone duemila miliardi di debito, è un sintomo di scarsa visione e intelligenza. Monti non è arrivato per caso. E per questo sarà ancora in gioco in futuro. Cento punti di spread all’anno sono oltre tre miliardi di euro, esattamente il gettito dell’Imu sulla prima casa. Le parole dei politici non sono senza conseguenze, non vivono e muoiono nei talk show, ma entrano nelle sale trading dei fondi di investimento e delle banche che comprano e vendono i nostri titoli di Stato. Se l’offerta politica è questa, è chiaro che bisogna non incrociare le dita ma rifondare i partiti e le coalizioni. Elezioni e crisi economica saranno uno shock, stiamo per entrare in una transizione difficile e per questo nessuno può tirarsi indietro.


19/12/2012

da - http://www.iltempo.it/prima_pagina/2012/12/19/1381777-campagna_incredibile.shtml#.UNGh-fSlhbo.twitter
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« Risposta #2 inserito:: Dicembre 30, 2012, 04:38:57 pm »


Berlusconi fa inchieste i pm politica

di Mario Sechi


Einaudi diceva che «dove sono in troppi a comandare, nasce la confusione». Gli italiani si sono superati: non comanda più nessuno e la confusione è aumentata.

Sapevo che la campagna elettorale sarebbe stata psichedelica, degna di un circo a tre piste, ma siamo alle prime battute e già fatti e misfatti zampillano. Ieri abbiamo assistito ai seguenti eventi:

1. Silvio Berlusconi. Ha lanciato l’idea di una commissione d’inchiesta sulla genesi del governo Monti. Praticamente un’indagine su se stesso e il suo primo passo indietro;

2. Berlusconi, sempre lui. Ha puntato tutta la sua strategia nel recupero della Lega. Grande progetto politico che ha condotto il Carroccio ieri a chiedere a Berlusconi un secondo passo indietro: quello dalla premiership. È lui il candidato? No party con la Lega;

3. L’ex pm Antonino Ingroia. È candidato premier del neocostituito partito dei pm, ha attaccato l’ex pm Piero Grasso bollandolo come «berlusconiano» perché fu nominato dal Cavaliere. Grasso è candidato nel Pd, ma questo per Ingroia è un fatto, dunque un dettaglio;

4. Ingroia, sempre lui. Dopo aver imbarcato nella sua tinozza galleggiante anche un’altra vecchia conoscenza delle procure, Antonio Di Pietro, ha comunicato a Beppe Grillo che «la porta è aperta»;

5. Beppe Grillo. Dopo aver filosofato sulle «foglie di fico» ha risposto all’ex pm guatemalteco con un getto d’acqua refrigerata: «Ringrazio, ma per favore, la richiuda».

Questa è la situazione: Berlusconi lancia inchieste, i pm fanno politica e i comici sguazzano nel caos. La situazione sembra grave ma non seria. In realtà il sistema bipolare italiano è saltato per aria. A causa di una Costituzione forse «bellissima» per esser celebrata da Benigni, ma certamente invecchiata e poco utile al Paese. Poi c’è l’aggravante di una legge elettorale perfetta per chi ama il genere horror: coalizza ma non stabilizza, apparenta ma disorienta, nomina ma non elegge. Einaudi diceva che «dove sono in troppi a comandare, nasce la confusione». Gli italiani si sono superati: non comanda più nessuno e la confusione è aumentata.

30/12/2012

da - http://www.iltempo.it/prima_pagina/2012/12/30/1383446-berlusconi_inchieste.shtml
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« Risposta #3 inserito:: Gennaio 03, 2013, 12:44:18 am »

Nell'Agenda i problemi e le soluzioni

di Mario Sechi

È in corso una delle peggiori campagne elettorali della nostra storia e il dibattito lo conferma.

A destra e a sinistra si agitano fantasmi, suonano il piffero e alzano tendoni da circo.

È lo sfruttamento della crisi – e dello smarrimento che genera – a fini elettorali.

Un impuro calcolo sulla pelle di un Paese che ha bisogno di risposte credibili.


È in corso una delle peggiori campagne elettorali della nostra storia e il dibattito lo conferma. A destra e a sinistra si agitano fantasmi, suonano il piffero e alzano tendoni da circo. È lo sfruttamento della crisi – e dello smarrimento che genera – a fini elettorali. Un impuro calcolo sulla pelle di un Paese che ha bisogno di risposte credibili.

L’Italia attraversa una fase di cambiamento della sua base sociale, ma il dibattito pubblico è concentrato sulle pozioni miracolose per curare una crisi che invece ha bisogno di una rivoluzione culturale. Mentre il 2012 se ne andava, l’Istat ha anticipato i dati dell’ultimo censimento sulla popolazione. Sono una rivelazione del nostro futuro: al 9 ottobre 2011, i residenti in Italia erano pari a 59.433.744 unità. Un balzo in avanti del 4,3% rispetto a dieci anni prima (erano 56.995.744 residenti) ma l’incremento è merito degli stranieri. Sono loro a fare figli. Sono i nuovi italiani. Nel 1861 la popolazione era di appena 22 milioni di abitanti. Centocinquanta anni dopo è quasi triplicata.

La politica deve dare risposte a fenomeni di lungo periodo che cambiano lo scenario. Questo Paese non è quello descritto nel frastuono e nei messaggi rabbiosi di questa campagna elettorale. L’Italia è e resta un grande Paese, non ha il declino assicurato come scrivono i «peggioristi» in servizio permanente effettivo, ma non ha nessuna certezza di farcela se non cambia il modo di affrontare i problemi. Quali? Non l’Imu e le baggianate fiscali che sentiamo tornare come un vecchio refrain. Le tasse sono uno strumento e - con una buona riforma che mantiene un quadro di rigore, certezza e equità - possono cambiare di anno in anno, a seconda del contesto economico.

I temi urgenti sui quali occorre una «visione» e una «politica» sono altri, di lunga durata e impatto immediato. Non facciamo figli, abbiamo il terzo debito pubblico del mondo e siamo il terzo Paese con l’età media più alta (dopo Giappone e Germania), l’Italia è un luogo della terra dove si vive bene ma nessuna delle nostre città è nella top venti, il nostro Pil oscilla tra l’ottavo e il settimo posto (ci ha superato il Brasile) ma nel reddito pro-capite scivoliamo al trentunesimo e negli ultimi dieci anni la nostra crescita economica è stata tra le peggiori del mondo (solo Zimbabwe e Haiti peggio di noi), mentre continuiamo ad essere bassi nella classifica della libertà economica e della democrazia.

Sono numeri che si trovano agevolmente (io ho usato come riferimento il Pocket World in Figures dell’Economist) ma nel dibattito pubblico sono citate en passant, come corollario di un altro mondo. No, non siamo marziani, questo è il pianeta dove abitiamo, l’Italia. Monti ha aperto un’Agenda: appunti, idee, cose da fare, ma soprattutto, un impegno a viso aperto per gli italiani.

02/01/2013

da - http://www.iltempo.it/prima_pagina/2013/01/02/1383709-nell_agenda_problemi_soluzioni.shtml
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« Risposta #4 inserito:: Gennaio 03, 2013, 06:15:15 pm »

Il Cavaliere di fronte all'Imprevisto

di Mario Sechi

Ben prima che Berlusconi lasciasse Palazzo Chigi a Monti, su Il Tempo nacque un dibattito sul «passo indietro». Lui lo fece e fu una scelta saggia.

Il suo sostegno al governo tecnico era logico, di buon senso (anche e perfino dello Stato) e si sarebbe dovuto accompagnare a un ricambio dentro il Pdl, al sostegno di Alfano e alla costruzione di un nuovo polo moderato intorno a Monti.

La cronaca della campagna elettorale offre uno scenario chiaro: Mario Monti è un avversario tosto per tutti, ma quello che ha più da temere dalla sua «salita» è Silvio Berlusconi. L’uomo che nel 1994 incarnò «l’Imprevisto», quello che non ti aspetti e cambia la partita dal risultato scontato, oggi subisce per contrappasso la sfida di un altro «Maverick», un «indipendente» fuori dai giochi di partito. Il Cavaliere questa storia la conosce bene. È la sua. E per questo la teme. La sta contrastando in maniera arruffata, ma di sicuro non sta a guardare. La sua «copertura» dei media è totale, non casuale. In questo Berlusconi è uno dal quale imparare perché siamo di fronte a un formidabile costruttore di campagne elettorali. Ma c’è un ma: il mondo è cambiato e perfino l’Italia non è più quella della sua «discesa in campo». Il corpo sociale di quel Paese è trasformato, ne sopravvive un pezzo, ma il resto è cambiato. Abbiamo visto con le elezioni per la Casa Bianca il candidato repubblicano, Mitt Romney, sbattere contro la realtà di un’America in costante divenire, vedremo anche Berlusconi andare incontro alla contemporaneità e alla sua verità d’acciaio.

È vero, esistono pulsioni incontrollabili che il Cav interpreta bene grazie anche alla crisi, ma poi c’è un’Italia che non potrebbe mai seguire le sue parole d’ordine e si ritrova in quelle di Monti. È il Paese di chi viaggia in Europa per lavoro o anche per svago e vede i nostri ritardi, difetti, effetti poco speciali e mali ancestrali. È il Paese di chi sa che per i propri figli non c’è competizione ma cooptazione e raccomandazione. È il Paese che ha cambiato volto ma riconosce la necessità di cambiare anche la mente.

Berlusconi interpreta una parte ben studiata, confida in un certo carattere degli italiani. Basterà? Ne dubito. Perché pur essendo la sfida di Monti trasversale e aperta anche a sinistra, il bersaglio grosso è un pezzo del blocco sociale che votò il Cavaliere e ora non ci crede più. Ben prima che Berlusconi lasciasse Palazzo Chigi a Monti, su Il Tempo nacque un dibattito sul «passo indietro». Lui lo fece e fu una scelta saggia. Il suo sostegno al governo tecnico era logico, di buon senso (anche e perfino dello Stato) e si sarebbe dovuto accompagnare a un ricambio dentro il Pdl, al sostegno di Alfano e alla costruzione di un nuovo polo moderato intorno a Monti. Questo schema prevedeva da parte di Berlusconi un certo senso della storia (anche personale) e della politica che lui, purtroppo, ha mostrato di non possedere. Così, mentre Monti ha cominciato a scrivere l’Agenda, Berlusconi, messo di fronte al dilemma amletico di Essere o non Essere, ha risolto la partita filosofica come suo solito: ha scelto l’Avere.


03/01/2013

da - http://www.iltempo.it/prima_pagina/2013/01/03/1383914-cavaliere_fronte_imprevisto.shtml
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« Risposta #5 inserito:: Gennaio 05, 2013, 04:14:19 pm »

E' iniziata la fiction delle elezioni

di Mario Sechi

Par condicio. Ci risiamo.Tranquilli, tutto va secondo il copione di una fiction in corso da almeno vent’anni: Berlusconi comincia il suo show e la sinistra consuma il rituale sul conflitto di interessi. Nel piccolo schermo ora c’è anche Mario Monti al quale ieri hanno comunicato il «niet» alla sua presenza a L’Arena di Massimo Giletti.

Motivazione: ci sono le feste, i politici in tv fanno mal digerire il pandoro e il panettone.

E' iniziata la fiction elettorale.


Par condicio. Ci risiamo. Immagino la faccia di Luigi Gubitosi, uno in gamba che ha gestito la crescita di Wind e aveva a che fare con la concreta finanza di Bank of America, nell’osservare le contorsioni della politica sugli spazi dati o da concedere ai leader e ai partiti nella Rai di cui è direttore generale. Tranquilli, tutto va secondo il copione di una fiction in corso da almeno vent’anni: Berlusconi comincia il suo show e la sinistra consuma il rituale sul conflitto di interessi. Nel piccolo schermo ora c’è anche Mario Monti al quale ieri hanno comunicato il «niet» alla sua presenza a L’Arena di Massimo Giletti. Motivazione: ci sono le feste, i politici in tv fanno mal digerire il pandoro e il panettone. Stop. Punto. Linea alla diretta. E alla differita. Chi di antenna colpisce di parabola perisce. La televisione è uno spazio elettronico fondamentale per far conoscere le proprie idee, ma nello stesso tempo esalta anche il vuoto e il sottovuoto, il disco rotto e quello masterizzato, il dejà vu e l’ancora tu?, il fatto e lo strafatto. Berlusconi ne fa una questione soprattutto di «tempo» e forse ha ragione, eppure nel piccolo schermo ci può essere spazio anche per il «cosa», il «come», il «quando» e il «perché». La Commissione di Vigilanza ha approvato il regolamento per le elezioni politiche e ora c’è la materia certa su cui litigare: non i programmi politici, ma i programmi in tv. Tutti con il cronometro in mano come in una cronoscalata. Solo che di Coppi e Bartali che in salita si passano la borraccia non se ne vedono. In compenso è riapparso Paolo Bonaiuti a chiedere lumi su Monti in tv. E ci sentiamo tutti rasserenati nello scoprire che niente è cambiato. Accadono cose che voi umani... tra uno zapping e l’altro. Monti sta preparando le liste con i partiti che sostengono la sua agenda e cerca un equilibrio tra potere e credibilità; Bersani sta realizzando che Vendola non è un’opportunità ma una calamità; Berlusconi sta costruendo un’alleanza e mette insieme in maniera molto abile i mattoncini del suo Slego (dopo i Fratelli d’Italia ora c’è Il Grande Sud); Grillo fa il suo mestiere di guitto con la clava e tutti abboccano nel rispondergli dando fiato al nulla catodico. E il Paese? Perbacco, che domande, è in trepidante attesa del Festival di Sanremo, che tracimerà sul voto e riempirà il vuoto. Evvai, la liberazione della canzone al posto di quella della nazione, la narrazione della pop Littizzetto al posto della tribuna impolitica, il Fazismo che si fa un boccone del fazionismo. Immagino le discussioni. Bell’Italia. Ma tutto questo deve ancora arrivare, ci sarà tempo per anticipazioni, recensioni, divagazioni, inondazioni canore e comizi sonori. Ciak, si gira. Mi raccomando, occhio allo spartito ma soprattutto al partito.

04/01/2013

da - http://www.iltempo.it/prima_pagina/2013/01/04/1384123-iniziata_fiction_delle_elezioni.shtml
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« Risposta #6 inserito:: Gennaio 08, 2013, 12:11:47 am »

Uno sguardo alla genesi della crisi

di Mario Sechi

La genesi della crisi finanziaria ed economica italiana spiega lo scenario politico.

Quello reale. E non quello di una campagna elettorale che non ha il coraggio di dire la verità agli italiani.


Questa settimana ripartono i collocamenti dei titoli di Stato. Giovedì saranno offerti Bot annuali e venerdì Btp a tre anni. Nel primo trimestre l’Italia deve rifinanziare 80 miliardi di euro. Quello dei prossimi giorni è un test importante, perché lo spread a 272 punti è sotto «quota Monti». Con quei soldi si finanzia la spesa pubblica, la sanità, i servizi, la scuola, in poche parole, si fa funzionare lo Stato che, per quanto carretta, quando non c’è tutti si lamentano. Ma la campagna elettorale è concentrata su ordini di grandezza da nanetti della politica che non vogliono raccontare la verità all’elettore. L’Imu sulla prima casa vale tre miliardi, può e deve essere rimodulata in futuro, così come il gettito dell’imposta (23 miliardi) va redistribuito ai Comuni. Ma l’Imu, in queste condizioni, si può tagliare solo in due modi: trovando tre miliardi da cancellare nella spesa pubblica (e preparatevi al coro di proteste corporative e alla solidarietà dei «cancellatori» di oggi) oppure smanettando su una partita di giro del bilancio che non cambia di una virgola la pressione fiscale. Un famoso slogan di Bill Clinton nel 1992 diceva «It’s the Economy, stupid» (il problema è l’economia, stupido) e da qui non si scappa. Giulio Tremonti, inventore dell’Imu in differita, fu anche l’Harry Potter dei tagli lineari alla spesa. Aumentarono le tasse e intervennero a mosca cieca sul bilancio. Era l’unico modo per tenere in piedi la baracca. Ma in assenza di riforme strutturali - Berlusconi non fece la riforma delle pensioni per il veto della Lega - e con il Pil in picchiata da dieci anni, la cura fu insufficiente e la crisi finanziaria colpì al cuore il Paese con il terzo debito pubblico del mondo: l’Italia. La pressione fiscale odierna (44,7%) è figlia delle correzioni dei conti pubblici di luglio e agosto del 2011 approvate dal governo Berlusconi. Già dimenticata la famigerata estate delle finanziarie usa e getta? Monti arrivò subito dopo e per spegnere l’incendio fu costretto a varare il «Salva Italia». Fece il pompiere. Ma nessuno oggi si ricorda dei piromani.


07/01/2013

da http://www.iltempo.it/prima_pagina/2013/01/07/1384638-sguardo_alla_genesi_della_crisi.shtml
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« Risposta #7 inserito:: Gennaio 08, 2013, 07:21:49 pm »

Berlusconi inventa il premier fantasma

di Mario Sechi


Chi sarà il premier? Angelino Alfano, come dice Berlusconi? O Giulio Tremonti, come afferma Bobo Maroni? La confusione regna sovrana.
Berlusconi ha dalla sua parte molte attenuanti, ma ha contribuito a creare con le sue mani parecchie aggravanti.
Quest’ultima trovata non è la separazione della leadership dalla premiership (cosa che sarebbe positiva) ma la creazione di una novità assoluta del pensiero berlusconiano: il premier fantasma.


Lega o non Lega? Silvio Berlusconi ha annunciato di avere chiuso un accordo con il Carroccio che fu di Bossi e oggi è di Maroni. Il suo disegno considera quel partito fondamentale per vincere in Lombardia, regione che serve al Cavaliere per destabilizzare il Senato e puntare sul fattore ingovernabilità. Questo scenario è più che sufficiente per comprendere che la partita di Berlusconi è tutta in difesa, non con l’obiettivo della vittoria, ma nella posizione del sabotatore, quello che in guerra fa saltare i ponti, piazza la dinamite nei passaggi chiave, ma difficilmente vince la battaglia finale. È un ruolo al quale il Cavaliere non si era mai sottomesso, neppure nell’ormai lontano 2006 quando fu autore di una rimonta che era un pareggio, incassato due anni dopo con il fallimento dell’esperienza di governo dell’Unione di Prodi. Oggi è tutta un’altra storia, francamente non c’è niente di crepuscolare, malinconico o nostalgico: Berlusconi sta cancellando tutto quello in cui aveva creduto, anche se la parola esatta, a questo punto, è «predicato». Ha fatto molte battaglie elettorali dicendo che bisogna sapere prima per chi voti, che cosa vuole fare e chi governa. Bene, diciannove anni dopo la sua «discesa in campo», a quelli che lo hanno votato e ci hanno creduto, tocca vedere un uomo che teorizza esattamente il contrario. Berlusconi non doveva candidarsi a Palazzo Chigi e i fatti, seppur in dannoso ritardo, mi danno ragione. Ma non c’è niente di cui gioire perché il Cav ha in corso un gioco delle tre carte che un elettore di centrodestra non dovrebbe guardare silente. Chi sarà il premier? Angelino Alfano, come dice Berlusconi? O Giulio Tremonti, come afferma Bobo Maroni? La confusione regna sovrana e il Pdl e la Lega stanno mettendo in scena quel «teatrino» che denunciava Berlusconi, anzi ne sono i principali protagonisti. Penso che un elettore moderato abbia il sacrosanto diritto di sapere per chi vota, in base al principio del conoscere per deliberare. Berlusconi deve avere rispetto dei cittadini che per molti anni gli hanno dato fiducia, ricevendone in cambio un cumulo di promesse spesso non onorate. Berlusconi ha dalla sua parte molte attenuanti, ma ha contribuito a creare con le sue mani parecchie aggravanti. Quest’ultima trovata non è la separazione della leadership dalla premiership (cosa che sarebbe positiva) ma la creazione di una novità assoluta del pensiero berlusconiano: il premier fantasma.


08/01/2013

da - http://www.iltempo.it/prima_pagina/2013/01/08/1384864-berlusconi_inventa_premier_fantasma.shtml
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« Risposta #8 inserito:: Gennaio 10, 2013, 07:40:25 pm »

La mia scelta per esserci in prima persona

di Mario Sechi


Il 2013 sarà contrassegnato ancora da una forte crisi economica, dalla necessità di emettere debito pubblico per finanziare la spesa e stare al tavolo dell’Europa da pari a pari. Né Bersani né tantomeno Berlusconi mi sembrano attrezzati per fare questo lavoro. Non c’è via d’uscita per l’Italia fuori da un progetto che smonti il bipolarismo malato degli ultimi vent’anni, lo ricostruisca su altre basi e dia soprattutto ai moderati un nuovo inizio. La strada è lunga, difficile, non c’è nessuna garanzia di successo ma è una grande sfida per cambiare l’Italia.

Che cosa sta succedendo? Silvio Berlusconi sta cercando di puntellare il suo progetto di ingovernabilità. Ha messo i cavalli di Frisia in Lombardia, cercato di alzare una diga in Sicilia, prova a limitare il disastro nel Lazio, va avanti come un caterpillar in televisione. E Bersani? Segue una linea low-profile, fa lo stretto necessario in televisione, presenta candidati progressisti anche nell’abito, beve la birra con Matteo Renzi, riequilibra le candidature troppo cigielline con qualcosa di cattolico e di centro, insomma fa quello che deve vincere ma senza apparire troppo vincente. In pratica, un Walter Veltroni che passa dalla sala cinematografica alla pompa di Bettola. E Mario Monti? Il Prof s’è tolto il loden per indossare l’elmetto. Nessuno si aspettava un premier da combattimento, eppure è arrivato e giorno dopo giorno si rivela una sorpresa. Tanto agguerrito da scegliere una brava schermidrice nella sua squadra. Per Berlusconi e Bersani prendere le misure di un simile avversario è difficile. Ha sparato una manovra fiscale pesante nel nome dell’Europa ma con la stessa credibilità e rigore adesso annuncia un piano graduale di riduzione fiscale. Come affrontare un simile imprevisto? Basta porsi questa domanda: è più credibile lui o chi le tasse ha promesso di ridurle negli ultimi vent’anni senza mai farlo? Il problema della campagna elettorale e del prossimo governo è tutto racchiuso in una parola: credibilità. In un contesto simile la politica ha solo questo patrimonio e poco altro. Il 2013 sarà contrassegnato ancora da una forte crisi economica, dalla necessità di emettere debito pubblico per finanziare la spesa e stare al tavolo dell’Europa da pari a pari. Né Bersani né tantomeno Berlusconi mi sembrano attrezzati per fare questo lavoro. Il Cavaliere ha scelto l’autoemarginazione con una linea populista senza alcuno sbocco, il leader del Pd è fidanzato con Vendola e agganciato a Fassina. Non c’è via d’uscita per l’Italia fuori da un progetto che smonti il bipolarismo malato degli ultimi vent’anni, lo ricostruisca su altre basi e dia soprattutto ai moderati un nuovo inizio. La strada è lunga, difficile, non c’è nessuna garanzia di successo ma è una grande sfida per cambiare l’Italia.


Post scriptum: questo è il mio ultimo editoriale su Il Tempo. Ho accettato la proposta di candidatura di Mario Monti per le elezioni politiche. Vado a fare altrove, in un’altra maniera, quello che ho cercato di fare su questo giornale nei tre anni in cui sono stato direttore: aiutare gli italiani a capire la politica e ad apprezzarla per quello che dovrebbe essere, un servizio per il bene del Paese e non un esercizio di potere fine a se stesso. Ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutato in questi 1046 giorni di lavoro. Ci vediamo presto da un’altra parte.


09/01/2013

da - http://www.iltempo.it/prima_pagina/2013/01/09/1385084-scelta_esserci_prima_persona.shtml
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