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Autore Discussione: SINISTRA DEMOCRATICA -  (Letto 62487 volte)
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« Risposta #90 inserito:: Febbraio 15, 2008, 09:24:54 pm »

15 febbraio 2008

Per dare gambe forti alla Sinistra dobbiamo ricostruire una cultura politica

di Carlo Paolini*


In vista delle prossime elezioni politiche anticipate del 13 aprile, preso atto del fallimento del vecchio centro sinistra guidato da Prodi, di fronte alla non disponibilità del Partito democratico di Veltroni di costruire un nuovo centro sinistra, abbiamo indicato nel successo della lista unitaria della Sinistra Arcobaleno la concreta possibilità di esprimere una alternativa a Berlusconi e alla destra e di costruire un nuovo soggetto della sinistra che ne eviti la frantumazione, la minorità e la cancellazione. L’obiettivo di un risultato a due cifre nella fredda semplicità dei numeri indica questa missione politica.

Può essere utile nel guardare al passaggio elettorale e oltre riflettere su alcune questioni.

La crisi del governo Prodi non è una crisi ordinaria come tante ce ne sono state nella storia della Repubblica, non è neppure la crisi di una formula politica che a fasi alterne ha governato l’Italia. Si tratta invece della crisi dell’intero sistema politico che si era costituito dopo il periodo 1989-92. E’ la crisi della cosiddetta  “seconda repubblica”. Essa si intreccia con una crisi economica interna e internazionale che si ripercuote sul sistema politico e sulle scelte che gli attori politici dovranno compiere. Se non si pensa che il cielo della politica ruoti attorno ai destini personali della signora Mastella allora appare non casuale che il governo cada quando sta per avviare una politica di ridistribuzione dei redditi e di equità sociale dopo i sacrifici per il risanamento finanziario. La consapevolezza della crisi nei suoi diversi aspetti politico-istituzionale, economico-sociale, ma anche ideale e culturale,  - Mussi ha parlato di una “crisi di popolo”-   deve sempre essere presente nelle nostre analisi e nelle proposte. Per questo è sbagliato presentare la Sinistra come una forza che si candida all’opposizione. La Sinistra si deve presentare con le sue proposte per uscire da una crisi che non è congiunturale, costruendo consenso ed alleanze compatibili. Può darsi che bastino alcuni mesi per costruire un quadro favorevole o più verosimilmente occorreranno alcuni anni se l’obiettivo è cambiare l’Italia e non solo un governo. Ma il punto è questo: indicare una via di uscita dalla crisi non limitarsi ad indicare le cose che non vanno. Del tutto sterile e non significante è la contrapposizione molto di moda tra vecchio e nuovo: non ci aiuta a capire niente della dinamica della crisi. Se si pensa di sconfiggere Berlusconi dicendo che lui è il vecchio, anche se è vero, lui ha già vinto perché riesce a consolidare attorno alla sua figura vecchi interessi e arcaici privilegi con nuove aspirazioni al successo individuale e al rapido arricchimento mentre lo schieramento democratico e progressista perde storici radicamenti sociali, valori fondamentali, non dà risposte tangibili a nuovi bisogni sociali e non codifica nuovi diritti.
 
La prossima legislatura sarà sicuramente una legislatura costituente, non tanto per la volontà dichiarata e inquietante della destra come del PD di avviare riforme istituzionali e costituzionali quanto per la trasformazione del sistema dei partiti e degli stessi partiti all’interno di esso. Alle prossime elezioni del 13 aprile non ci sarà più nemmeno la nomenclatura dei partiti che abbiamo conosciuto negli ultimi quindici anni e si presenteranno per la prima volta nuovi soggetti. Lo schema nonostante Berlusconi e Veltroni non sarà bipartitico perché le culture politiche non si cancellano a tavolino. I primi sondaggi già ci dicono che i tre maggiori poli di aggregazione del consenso sono il blocco di destra di Berlusconi, il blocco tendenzialmente centrista del PD e la Sinistra. Sarà anche su questo asse,  grandi partiti-piccoli partiti, che si giocherà la competizione elettorale ed è evidente che la Sinistra unita è in grado di competere bene se indicherà proposte diverse da quelle spesso convergenti della Destra e del PD. In questo senso è importante insistere sul simbolo comune piuttosto che sui quattro simboli di origine, senza cancellare o discriminare le varie culture politiche della sinistra,  perché nella separazione sta una debolezza che deve essere superata sulla base di comuni valori e di comuni programmi. La crisi politica che attraversiamo investe anche la Sinistra in tutte le sue organizzazioni ed esperienze storiche ed è irrealistico pensare di sopravvivere in piccole nicchie senza cambiare il contesto complessivo nel quale operare. Il fatto che si torni a riproporre l’esigenza di grandi partiti e non semplici aggregati elettorali o velleitarie espressioni della società civile è un segno di speranza nella difficile situazione che stiamo attraversando. Sarebbe paradossale che proprio la sinistra che ha inventato i partiti di massa mancasse a questo appuntamento.

Poiché dobbiamo ricostruire un grande partito della Sinistra non possiamo non fare un bilancio impietoso degli ultimi vent’anni, dalla crisi dei partiti storici della Repubblica ad oggi. Cosa resta di valido e cosa manca? In questa lunga e tormentata transizione possiamo essere orgogliosi sostanzialmente di due cose: abbiamo difeso la Costituzione e la democrazia di fronte ai tentativi dichiarati di stravolgimento, abbiamo evitato il tracollo economico finanziario raggiungendo l’obiettivo della moneta unica e inserendo stabilmente l’Italia nel contesto europeo. Sono risultati dei quali andare orgogliosi, non sarebbero stati conseguiti senza l’impegno decisivo della Sinistra, ma sono di nuovo a rischio e non sono bastati per rilanciare la funzione storica della Sinistra perché non sono stati agganciati a un progetto di trasformazione sociale. Di fronte alle trasformazioni messe in atto dai processi di globalizzazione capitalistica è mancata a sinistra una cultura adeguata della trasformazione anzi vi è stato un vuoto e una regressione. Il riferimento al socialismo europeo non è bastato. Esso rimane una acquisizione durevole, necessaria ma non sufficiente a far rinascere in Italia una Sinistra che stia alla pari con gli altri paesi europei. Ne abbiamo misurato l’insufficienza proprio nell’ultimo congresso dei DS, la principale forza italiana del socialismo europeo, che ha lasciato passare questo tema, nonostante i nostri sforzi, in secondo piano ed ora il tema è scomparso dal dibattito del PD. I grandi partiti nascono e si sviluppano se sono capaci di collegare le grandi culture politiche nazionali nel contesto internazionale. E’ questo un tema che percorre tutta la riflessione di Gramsci nei Quaderni. Da dove dovremmo dunque ripartire per ricostruire una Sinistra che parli italiano e si inserisca organicamente con la sua originalità nel contesto europeo ed internazionale? Semplicemente proporrei di ripartire dalla elaborazione politica di Enrico Berlinguer. Può sembrare una ovvietà se si considera il fascino e l’ammirazione che ancora esercita sulle generazioni vecchie e nuove, può apparire una provocazione se si considera il vuoto e i tentativi di rimozione di questi anni. Si tratta invece di prendere atto che finora quella è stata l’ultima cultura politica della sinistra capace di egemonia, di apertura e di rinnovamento. E’ una ovvietà dire che il mondo dal 1984 è cambiato profondamente e che non si deve proporre nessuna icona ideologica, ma le culture politiche, quelle vere che entrano nella testa di milioni di persone,  non si inventano e da esse bisogna ripartire. Basta usare parole come “questione morale”, “austerità”, “governo mondiale”, “valore universale della democrazia”, “scala mobile e questione salariale” per evocare non tanto il pensiero di Berlinguer ma la più stringente attualità. Non si può tornare indietro perché non è possibile nessuna operazione di nostalgia, non ci si può fermare perché non è possibile nessuna opera dogmatica ma si deve ripartire dalle acquisizioni più solide per uscire dalla crisi di questi anni.

*Coordinatore Sd di Massa Carrara

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« Risposta #91 inserito:: Febbraio 16, 2008, 11:18:08 pm »

Diliberto: «La lotta di classe non è finita. Il Pd ha scelto la via del moderatismo»

Simone Collini


«Il Partito democratico si è sbilanciato ancora di più sul versante moderato», sostiene il segretario del Pdci Oliviero Diliberto: «Ha scelto il centro».



Perché dice questo?



«Si allea con Di Pietro ed esclude la sinistra».



Per via delle tensioni che avete creato in questi venti mesi di governo, dice Veltroni.



«Ma se Di Pietro ha litigato ininterrottamente con tutti, ha candidato De Gregorio, che è passato il giorno dopo alla destra, si è occupato di tutte le materie possibili e non delle infrastrutture. Quella del Pd è una scelta incomprensibile, se non come operazione meramente elettorale».



Non lo sarebbe stato anche con voi? Per dirne una, Veltroni sostiene che vanno riconfermate le missioni militari all’estero e voi chiedete il ritiro dall’Afghanistan.



«Oggi che non c’è l’accordo ciascuno è libero di esprimere la propria opinione. Ma vorrei ricordare che per due anni noi le missioni le abbiamo votate. Abbiamo pagato un prezzo davvero alto, anche nel rapporto con i nostri elettori, in nome della lealtà al governo».



Come pensate di ricostruire il rapporto di fiducia col vostro elettorato?



«Intanto, con questo messaggio di unità che viene dall’accordo raggiunto dai quattro partiti della sinistra. È la prima volta da decenni che invece di dividerci ci uniamo. Dopodiché, quello che farà o meno recuperare il rapporto di fiducia non sarà la campagna elettorale ma ciò che viene dopo».



Cioè?



«I nostri comportamenti, più che le parole. Vedo che sia il Pd che Fi dicono che la prossima legislatura sarà quella costituente. Noi non dovremo prestarci a nessuna manipolazione della Costituzione, ed anzi dovremo fare su questo un’opposizione di grandissimo rigore».



Parla come se fosse sicuro che dal voto di aprile nascerà un governo di larghe intese.



«Infatti, è quello che penso».

Veltroni ha già smentito più volte.



«Faccio una scommessa con i lettori dell’Unità: conservate questa intervista e vediamo dopo le elezioni chi aveva ragione».



Perché tanta sicurezza?



«Questa legge elettorale produrrà di nuovo un Senato con una maggioranza risicata. Chiunque vinca, i due poli più grandi dovranno intendersi, o in un governo insieme o in forme di collaborazione molto stretta».



Ci saranno desistenze in alcune regioni?



«Impossibile, visto che il Pd ci ha messo alla porta. A questo punto la Sinistra deve correre da sola, ovunque, fare una battaglia anche in modo aspro e prendere il maggior numero di voti possibile. Proprio per impedire lo scenario peggiore dopo».



Che ne pensa della proposta di Veltroni di un compenso minimo di mille euro per i precari?



«La proposta di dare più soldi ai precari è sacrosanta, ma avrei preferito che l’avesse fatta il Pd al governo. Noi glielo abbiamo chiesto più volte. E poi c’è un’altra questione, e cioè non può esserci uno scambio del tipo: più soldi in cambio del precariato a vita. La condizione del precario in sé, indipendentemente dagli emolumenti, è inaccettabile perché è la privazione del futuro. Io sono perché non ci sia il precariato. È una cosa strategicamente diversa».



Dopo il voto ci saranno alla Camera e al Senato i gruppi unici della Sinistra arcobaleno?



«Dipende da cosa ci dirà il voto, cioè da cosa il nostro popolo ci dirà di volere o non volere. Per quanto mi riguarda sono determinatissimo a proseguire nel processo unitario, nelle forme che saranno possibili. Dopodiché, vediamo se viene premiato o meno questo esperimento».



Esperimento che prevede la scomparsa della falce e martello.



«Avevo proposto di mantenere anche i simboli tradizionali, ma sono stato sconfitto. Lo considero un errore. Spero di sbagliare, ma lo giudico un errore anche dal punto di vista elettorale».



Comunque la falce e martello è destinata a scomparire, se proseguirà il processo unitario, non crede?



«Questa ipotesi è semplicemente inesistente, perché la falce e martello rimane il simbolo del mio partito, che non ha nessuna intenzione di sciogliersi».



Magari non oggi, ma un domani?



«Per l’attuarsi di un’ipotesi di questo genere i Comunisti italiani dovrebbero prima cambiare segretario».

Veltroni parla di un patto tra lavoratori e imprenditori per la crescita del Paese: che ne pensa?



«L’idea dell’annullamento della lotta di classe in nome di un interesse comune, presunto, di lavoratori e padroni non sta né in cielo né in terra, perché hanno interessi contrapposti, non comuni».



La crescita economica non può essere un interesse comune?



«Dal punto di vista delle tesi padronali la crescita passa attraverso un azzeramento dei diritti del lavoro».



Sosterrete Bertinotti premier: una rivalutazione, dieci anni dopo la scissione?



«È il personaggio della sinistra oggi più autorevole, tra i diversi leader che ci sono in campo, io lo avevo candidato a fare il capo di un processo di unificazione della sinistra la bellezza di tre anni fa. Oggi non vedo più le ragioni di una divisione tra due diversi partiti comunisti. Le motivazioni della scissione erano innanzitutto nel rapporto con il centrosinistra. Che oggi non c’è più».

Pubblicato il: 16.02.08
Modificato il: 16.02.08 alle ore 8.28   
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« Risposta #92 inserito:: Febbraio 19, 2008, 12:21:26 am »

Verso le elezioni e non solo (18 febbraio 2007)

Operai, ma anche industriali ovvero perché la sinistra non parla?

di Oscar Buonamano*


In una domenica fredda, freddissima, ma piena di sole parte il bus di Walter Veltroni alla conquista del voto degli italiani e delle italiane. Parte da Pescara e, dopo la cornice dell’Italia serena e che piace a tutti, Spello con le torri merlate, le mura e la sua storia millenaria, s’immerge in un non luogo della contemporaneità le cui mura sono la sequenza ininterrotta di centri commerciali ed ipermercati che cingono il perimetro della città adriatica e che non prevede torri tantomeno possiede una storia millenaria.
Scrive sul Manifesto Gabriele Polo: “…il veltronismo è la prosecuzione del berlusconismo con tutt’altri mezzi: la nuova autobiografia nazionale… ha presentato un programma stringato e ovvio, comprensibile e generico: perfetto… Ipotizza la figura dello stato soccorritore, che riduce la pressione fiscale sia per l’impresa che per i lavoratori… Lascia un ampio spazio a sinistra. Più in prospettiva che nell’immediato, più sulla carta che nella realtà”.
In pochi e semplici concetti Polo esprime quello che sta accadendo, quello che potrebbe accadere e quello che non accadrà.
Non credo sia utile, per la sinistra dico, inseguire Veltroni sul terreno da lui scelto o cercare tra le poche righe del suo programma, incongruenze o la nuova linea politica dei democratici italiani. La scelta è stata fatta a Firenze all’ultimo congresso dei ds e la si può racchiudere in un unico grande tema: essere equidistanti tra sindacato e confindustria, mondo del lavoro e dell’impresa e tacere, su tutto il resto. Temi etici, diritti, laicità dello Stato sono stati semplicemente cancellati. E poi ancora lotta alla pedofilia e parole d’ordine che cominciano a circolare dalle parti del loft come sicurezza uguale carcere in un “tutto uguale” al programma della destra destra che tende ad eliminare dal vocabolario della politica italiana il conflitto sociale
Durante il congresso di Firenze molto si discusse su questo tema e molto ci si divise. Oggi, dopo la presentazione del programma e del coup de théâtre delle prime candidature annunciate, tutto è più chiaro e semplice. Oserei dire lineare. Operai ma anche industriali, appunto.
Chi parla non è Crozza ma è Veltroni, quello vero, che dal palco di Roma annuncia la candidatura, come capolista in Lombardia, di Matteo Colannino, presidente dei giovani industriali, vicepresidente di Confindustria e di molte altre cose così e contestualmente la candidatura di Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto dei sette operari che morirono nell’incidente alla ThyssenKrupp di Torino. Siamo cioè di fronte al compimento di quel percorso che a Firenze sembrava essere solo un espediente congressuale e che invece rappresenta la nuova frontiera del veltronismo.
Quindi più che essere attenti a capire il significato delle sempre uguali parole contenute nei programmi, io starei ai fatti e i fatti ci dicono che il “partito unico” è già tra noi e non bisogna aspettare il probabile pareggio al Senato del 13 e 14 aprile.
Tutto ciò premesso la domanda che sorge spontanea è la seguente: dov’è la Sinistra e dov’è l’Arcobaleno?
Il tempo è quasi scaduto e di noi non c’è traccia. Ci siamo, esistiamo nei territori, ma non a Roma. Ci siamo e ci saremo nei consigli comunali, in quelli provinciali e in quelli regionali ma non ci siamo e non ci saremo a Roma. Con grande difficoltà stiamo cercando di costruire il progetto della sinistra ma avremo grandi, grandissime, difficoltà a fare una campagna elettorale nazionale e far votare un progetto, un’idea, della quale si conosce a malapena il simbolo, il candidato premier, scelto tra poche persone e nelle “segrete stanze”, e nulla più.
Si dice che Fausto Bertinotti sia stato scelto per non far deflagrare Rifondazione Comunista in mille rivoli e che dopo le lezioni cederà il posto ad altri.
Così non va. Così non si costruisce nulla. Così non si alimenta neanche la speranza di costruire qualcosa.
E tempo che ognuno si assuma le responsabilità di ciò che è stato fino ad oggi e soprattutto di ciò che dovrà essere. E ciò che dovrà essere non si potrà progettarlo, pensarlo e soprattutto provare a realizzarlo così come è stato fatto, e soprattutto non fatto, fino ad oggi.
Perciò é necessario ed urgente un cambio di passo ed un nuovo pieno di energie capace di coinvolgere più che di escludere. Nuove intelligenze e uomini e donne più capaci e che rappresentano le realtà territoriali dove la sinistra si sta provando a costruirla.
C’è bisogno che ci diciamo questo e soprattutto che condividiamo tutto ciò. Se così non sarà la nuova sinistra non nascerà e le nostre migliori forze, intellettuali e materiali, si disperderanno in poco, pochissimo tempo. C’è chi tornerà alla sua quotidianità e chi, forse, cercherà altri lidi per esprimere le sue idee e provare a realizzarle.
“Non basta una sinistra parlamentare se non si mette in campo un’idea alternativa di società” conclude Gabriele Polo nel suo editoriale, io aggiungo non ci sarà neanche una sinistra parlamentare se non si mettono in campo assieme alle idee e ai progetti, gli uomini e le donne che in questi mesi hanno cercato e stanno cercando di costruire la Sinistra, l’Arcobaleno.

*Coordinatore Provinciale Sinistra Democratica Pescara
   

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« Risposta #93 inserito:: Febbraio 19, 2008, 04:45:25 pm »

(19 febbraio 2008)

Verso le elezioni

Sulle scelte di Aprile

di Mario Musumeci


Quando un anno fa sono intervenuto all'ultimo congresso dei DS nella mia sezione, per sostenere la mia non-adesione al PD, ho detto (pensandolo sinceramente): "guai a ergere nuovi steccati, stiamo ancora faticando a abbattere quelli vecchi; e ricordiamoci tutti che da domani noi che non veniamo nel PD e voi che ne sarete parte dovremo ricominciare a cercare di lavorare insieme, perché la gente ne ha bisogno e perché la speranza per il PD di non derivare al centro è legata all'esistenza di una forte sinistra che sia polo di riferimento nel paese". E pensavo in primo luogo al governo dell'Unione...che poi è caduto, un anno dopo, e non per colpa della sinistra e in circostanze che molta gente normale trova ambigue e strane.
Fra i due momenti, la grande manifestazione di maggio 2007 all'EUR (Angius, Spini, Mussi....Crucianelli non intervenne, ma c'era); e poi gli Stati Generali della Sinistra a fine anno alla Fiera di Roma, dove l'intervento di Nichi Vendola (ricordate le primarie in Puglia ?...) mi ha sinceramente entusismato, così come altri. In quella occasione mi sono chiesto come mai Spini, Boselli, Angius (che mi pare avesse però già iniziato una correzione di rotta) non ci fossero: suppongo per scelta, non ricordo d'aver letto alcun anatema a una loro partecipazione.
Poi, a gennaio, a crisi di governo avviata, ho cominciato a sentire girare critiche e accuse a Fabio Mussi, "troppo egemonizzato da RC" e via dicendo...critiche che non mi hanno persuaso e mi sono parse pretestuose; come pretestuose trovo molte delle argomentazioni a sostegno della sostanzialmente organica confluenza verso il PD (e la Costituente Socialista ?) da parte di compagni che sembrano rivendicare - mentre fanno questo - la primogenitura esclusiva dei "valori fondativi di SD"....
Ora, sicome continuo a non voler ergere steccati, mi asterrò da osservazioni severe che pure potrebbero affacciarsi alla mente, e voglio dire a noi tutti: ma la Sinistra dobbiamo ri-costruirla ? e se sì, non è doveroso per tutti accettare di mettersi in discussione (sarebbe ingeneroso non ammettere che RC e Bertinotti lo hanno fatto e lo stanno facendo) e abbandonare l'attitudine - non so se staliniana, ma certo infruttuosa - a porsi come coloro che hanno una volta per tutte attinto la verità unica ? Senza steccati ? Sinceramente, trovo sbagliata la scelta che vedrà presentarsi pubblicamente domenica prossima Epifani, insieme a molti compagni dirigenti del sindacato (molti aderenti a SD) a promuovere il voto per Veltroni: sbagliata nel merito, per le ragioni già accennate; e sbagliata nel metodo, perché ne ho già ricevuto l'avviso da mailing list dalla FP CGIL come "importante iniziativa con il compagno Epifani" e però, siccome non si tratta di un presidio a una fabbrica, ma di un outing elettorale - e di parte - non dovrebbe essere promosso da strutture che sono di tutti i compagni.
Insomma, vediamo di riflettere tutti e, se ci riusciamo, di fare sul serio le cose che proclamiamo. Senza accettare steccati, ma senza alzarne, e parlando di cose, di fatti: per esempio, la CGIL di Vicenza aveva lanciato una petizione per la Moratoria contro la Base USA al Dal Molin, che io ho sottoscritto. Domenica, i compagni dirigenti nazionali della CGIL e gli altri, che posizione annunceranno su questo punto ? E' abbastanza "moderno e europeo" dire no alla base del Dal Molin, no al commercio delle armi, sì alla riconversione di industrie come Finmeccanica da fabbriche di morte (e soldi) a fabbriche di pace ?

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« Risposta #94 inserito:: Febbraio 25, 2008, 11:06:38 am »

Verso le elezioni (25 febbraio 2008)

Vogliono il "voto utile" per riformare la Costituzione senza passare per il popolo sovrano

di Massimo Mezzetti*


Nel permanere del legittimo dubbio che si stiano prefigurando le condizioni per un grande inciucio post elettorale fra Berlusconi e Veltroni, quest’ultimo ha tentato di liquidare la querelle affermando che “Gross coalition” sono da escludere e che semmai saranno possibili grandi intese per le riforme. E se fosse proprio in questa formuletta, all’apparenza innocua e tranquillizzante, la risposta inquietante ai tanti interrogativi di queste settimane? A che pro la vocazione suicida di Veltroni - a meno che non si voglia credere alla leggenda metropolitana del “grande recupero” - che liquida la sinistra, tutta la sinistra compresi i socialisti, votandosi alla sconfitta? Perché disprezzare il rapporto a sinistra e però fare appello agli elettori della sinistra per arginare Berlusconi e le destre? Come mai, fra tutta l’ex Unione, scegliere di allearsi solo con Di Pietro e, ormai appare certo, con i Radicali? Il disegno e le risposte mi pare comincino a farsi chiare: massimizzare il risultato per il PD e per se stesso, salvando il suo ruolo pur nella sconfitta e, soprattutto, portare in dote nel futuro Parlamento un numero tale di deputati e senatori che, sommati a quelli del PDL, possano essere sufficienti ad approvare con i 2/3 dei parlamentari un disegno di riforma della Costituzione che non dovrà passare al vaglio del Referendum confermativo popolare. Che il progetto del PD sia in tutto e per tutto simile a quello del PDL (un mix pericoloso di Presidenzialismo e plebiscitarismo) mi pare che non si tenti neppure più di nasconderlo. Nei giorni scorsi ho partecipato ad un dibattito televisivo con l’ex ministro Giovanardi e l’on. Isabella Bertolini (entrambi ora nello stesso partito del Popolo delle Libertà). Nel corso del dibattito, un onorevole del PD ha illustrato lo schema di riforma della Costituzione del PD che è stato accolto con giubilo ed ironia dai due che, vista la coincidenza d’intenti, rimproveravano allo scaltro “democratico” il tempo perso a causa dell’opposizione preconcetta che il vecchio centro sinistra aveva dimostrato rispetto alla loro riforma, bocciata dal referendum popolare di due anni fa.
Naturalmente, affinché possano determinarsi le condizioni più favorevoli a questo disegno, ci sarà bisogno di un’opposizione ridotta al silenzio o nell’incapacità di agire e di essere incidente nei processi legislativi. Ma per questo, si fa ricorso all’appello al “voto utile”. Si fa abuso della credulità popolare e si alimenta l’attesa e l’aspirazione alla grande rimonta, che nessun sondaggio serio sembra avallare.
Si stanno spingendo tanti compagni e compagne, elettori ed elettrici che guardano a noi con favore e simpatia a prendere in seria considerazione il “voto utile”, che è poi automaticamente tradotto in quello in favore del PD. Magari turandosi il naso, come si faceva per la DC (sarà una coincidenza?!?).
Sarà dunque bene concentrarsi su questo punto nelle prossime settimane di campagna elettorale, perché questo appello reiterato al “voto utile” rischia di essere per noi nefasto.
Dovremmo cercare di indurre ad un ragionamento più approfondito l’elettore. Indurlo a non fermarsi alla superficie vuota e semplicemente enunciativa delle parole e degli appelli.
Scriveva Simon Weil, tra gli anni venti e trenta del secolo scorso: “Possiamo prendere tutti i termini, tutte le espressioni del nostro vocabolario politico, e aprirli; al loro interno troveremo il vuoto”.
Venerdì sera, 22 febbraio, Veltroni è stato ospite della Festa d’Inverno (ahimé, l’Unità non c’è più, in tutti i sensi!) di Modena. Ho potuto seguire il suo comizio in TV, dal momento che la rete televisiva privata locale, notoriamente legata agli ambienti della Curia e, per lungo tempo, a Giovanardi ha curato una lunga diretta con tanto di salotto in cui si alternavano i diversi attori del PD locale. Considerata la presenza sul territorio di un’altra rete televisiva di proprietà cooperativa e prima per indici di ascolto, non certo timida nel sostegno al PD in queste settimane, è apparsa curiosa già di per se questa scelta.
L’incedere dei ragionamenti e delle parole di Veltroni è esattamente rispondente alla triste considerazione della Weil: tanta retorica a buon mercato, forse efficace per le vittime della politica spettacolo, ma una catastrofe dal punto di vista concettuale. Una incapacità non solo a interpretare ma anche a nominare gli eventi che abbiamo davanti agli occhi e sotto i piedi.
Fra le tante cose che potrei prendere in considerazione mi soffermo solo su due sue affermazioni, la prima delle quali mi ha fatto correre un brivido lungo la schiena: era riferita al giudizio, manifestato in tutta sincerità e chiarezza, verso – letterale  "le minoranze fastidiose che bloccano il sistema del nostro Paese"; la seconda ha riguardato la ribadita e teorizzata equidistanza tra l'imprenditore ed il lavoratore con l'uso retorico della figura del piccolo imprenditore artigiano che contemporaneamente assomma in se le une e le altre caratteristiche e bisogni. Veltroni si è lanciato – una fin troppo sfacciata captatio benevolentia nella terra dei piccoli imprenditori per eccellenza (un’ora prima 200 di loro avevano sborsato mille euro a cranio per cenare con lui) – in un’ardita perorazione della causa di questi piccoli imprenditori che, poverini, tutti i giorni rischiano di non rientrare dei loro prestiti o dei mutui accesi per rendere più innovativa e competitiva la loro azienda. Ci è mancato poco che facesse un appello alla sottoscrizione in loro favore!

Sulla prima delle due questioni ho già in parte detto quello che penso. Credo che in quella frase ci sia tutto il significato di una campagna elettorale giocata sull'idea di fare il deserto intorno ai due soggetti maggiori. Non credo che ne deriverà un arricchimento per la democrazia e per l'efficienza del sistema. L'idea di costringere ai margini qualunque forma di pensiero critico sulla realtà e di affermare, con la violenza mediatica che stiamo subendo, la dittatura del pensiero unico liberal-clericale nelle sue diverse e sempre più labili sfumature è quantomeno inquietante. Non è in gioco un’idea astratta della sinistra. La sinistra non è un fatto "trascendentale" ma un soggetto storicamente determinato la cui ragione storica va sicuramente rimotivata ma che rimane costantemente - scrive Baumann - "come un coltello affilato premuto contro le eclatanti ingiustizie della società, una voce finalizzata a indebolire la presunzione e l'autoadorazione dei dominanti".
Sulla seconda questione credo che abbia usato parole chiare Titti Di salvo quando ha scritto che “il Pd, annunciando la propria equidistanza tra lavoro e impresa, di fatto rinuncia esplicitamente a rappresentare il lavoro perché se c’è equidistanza vuol dire che non c’è differenza. Che c’è pari forza. Al contrario, tutto il diritto del lavoro italiano si basa ancora su un punto: non c’è pari forza tra imprenditore e lavoratore. I contratti e lo statuto dei lavoratori si incaricano esattamente di riequilibrare questa forza che non è pari”. Infatti, mi si perdoni la retorica, non mi risulta che in Italia muoiano per incidenti sul lavoro più di mille imprenditori all’anno. L'analisi sviluppata da Veltroni ieri sera denotava per lo meno una profonda ignoranza se non una totale malafede. Temo che si profilino tempi bui per i diritti dei lavoratori. Gli enunciati di Veltroni sono l’evidente manifestazione di chi ha ceduto culturalmente ad un certo modo di essere del capitalismo e del mercato; come se la loro accettazione avesse cancellato anche la capacità di discernere i vizi dalle virtù che in essi sono presenti, finendo col pensare che in definitiva la distinzione tra “bene e male” è relativa e che esiste solo il “potere”. 
Allora, torno alla domanda iniziale: voto utile a chi e per che cosa?
Ci poteva essere una ”alleanza utile”. Un nuovo centro sinistra frutto della semplificazione e del superamento della frammentazione grazie al PD e a La Sinistra – l’Arcobaleno (che dai sondaggi viene indicata con soli 3,5% di distacco da tutto il centro destra) ma Veltroni si e' assunto la responsabilita' di rifiutarla sulla base di una nuova conventio ad escludendum a sinistra. Chi optasse per un “voto utile” al PD non farebbe che avallare questo errore che può risultare irrimediabile in futuro, anche per i governi locali. Indebolirebbe la prospettiva unitaria della sinistra attraverso la sconfitta de La Sinistra L’Arcobaleno e favorirebbe quanti, anche a sinistra, non aspettano altro che questo fallimento per tornare ognuno alle proprie bandierine.
Non ho parlato di Ichino e neppure del fatto che Veltroni abbia detto "basta parlare di conflitto d'interessi, l'Italia ha bisogno di guardare avanti.....!". Come non ho parlato dell’idea di ridurre la centralità dei contratti nazionali in favore di quelli di secondo livello. Così come non ho parlato dell’idea di detassare gli straordinari. Non vorrei rendere fin troppo imbarazzante la loro scelta a quei compagni e a quelle compagne che, in virtù di un legittimo dissenso sulla manifestazione del 20 ottobre, si accingono a consegnarsi in mano al carnefice. Davvero non vedo nessuna coerenza, neppure con l’idea, tante volte agitata come clava nel nostro dibattito, dell’autonomia del sindacato dai partiti. Ma si sa, è più facile dire cose nuove che conciliare quelle che sono state dette.
Concludo anticipando l’obiezione che qualcuno mi farà contestandomi di aver parlato solo del PD e che il nostro avversario in campagna elettorale deve essere la destra. E’ evidente che questo è per me scontato ma facciamo attenzione: noi possiamo decidere che il PD non deve essere il nostro avversario ma dobbiamo essere coscienti che il PD ha scelto noi come i suoi avversari e che vogliono cancellarci. Se non comprendiamo questo elementare assunto e, in questa fase della campagna elettorale, non ne disveliamo i rischi ed i pericoli rischiamo di rimanere stritolati.

*Consigliere Regionale e Coordinatore SD dell’Emilia-Romagna

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« Risposta #95 inserito:: Febbraio 26, 2008, 08:02:54 am »

Veltroni sembra avere un unico avversario: La Sinistra l'Arcobaleno.

Noi vogliamo battere la destra per e con il nostro programma

(26 febbraio 2008)

Attacchi sbagliati
di Fulvia Bandoli*


L’attacco quotidiano di Veltroni e del Pd alla Sinistra Arcobaleno ( per credere vedere il sito del Partito democratico e leggere i giornali di oggi) rischia di essere una costante della campagna elettorale. Il ritornello è noto, saremmo arretrati, tragicamente incapaci di vedere le moderne contraddizioni dello sviluppo, non avremmo cultura di governo.

Votare per la Sinistra Arcobaleno sarebbe dunque inutile perché bisogna rafforzare solo il Pd che è un partito grande ( dove appunto c’è dentro tutto e il contrario di tutto per scelta consapevole del suo leader). Avevo capito che i toni di Veltroni sarebbero stati diversi in questa campagna elettorale, concentrati sulle proposte del suo partito, senza demonizzazione di Berlusconi ( e qui pare coerente). Che avrebbe riservato invece il peggio del repertorio alla Sinistra non l’avevo proprio messo nei conti. Anche perché non sta polemizzando con i nostri i programmi ma mette in discussione la nostra stessa esistenza.  Veltroni non vuole che esista nulla alla sinistra del Pd.

In questo pezzo non dirò dei difetti del processo unitario della Sinistra Arcobaleno, perché ho scritto di questo altre volte. Oggi mi concentro finalmente su alcuni piccoli  pregi del suo programma e delle sue posizioni politiche, toccando tre o quattro questioni nevralgiche e  assai discusse.

Sulla politica estera: noi pensiamo che la dottrina  della guerra preventiva sia stato  un errore e abbia fallito la sua lotta al terrorismo, crediamo che sia stato giusto ritirare le truppe dall’Iraq e riteniamo che anche la missione in Afghanistan ( sotto egida Nato) vada ridiscussa dopo tutti questi anni e i pochi risultati ottenuti. Lo ritengono osservatori importanti americani, lo scrivono giornalisti di  politica estera, ma se lo diciamo noi siamo degli irresponsabili. Noi riteniamo che per portare la pace nel mondo non si debbano preparare altre guerre, ma negoziati sul disarmo ( invece le spese militari crescono e purtroppo anche quelle dell’Italia e noi ne proponiamo la diminuzione), soluzioni credibili alla questione Israelo-Palestinese ( vero focolaio avvelenato da troppi decenni), misure concrete ( lo 0,7 del pil di ogni paese ricco) contro la povertà, perché un mondo diseguale e ingiusto non potrà mai essere un mondo sicuro. Il cambiamento e la democratizzazione di tutti gli organismi internazionali ( Organizzazione mondiale del commercio, Banca Mondiale Fmi) perché sono essi che fanno e disfano spesso le economie di interi Paesi in via di sviluppo, che non consentono una lotta efficace all’aids per via delle multinazionali dei farmaci, che avvelenano le agricolture con gli ogm….. Seattle, Veltroni, do you remember?

Pensiamo che si debbano ricontrattare le servitù militari sul territorio italiano e dunque che la scelta di un’altra base militare a Vicenza sia sbagliata.

Sul lavoro: abbiamo messo al centro tutte le misure per l’aumento dei salari e degli stipendi ( che sono i più bassi d’Europa), abbiamo scritto che il precariato resta un tema ancora da risolvere perché il governo Prodi ha fatto poco e la legge 30 e il suo mutamento radicale resta per noi centrale, sugli incidenti sul lavoro vogliamo controlli e sanzioni precise ( perché questo è il punto, a nulla valgono nuove leggi se gli ispettorati sul lavoro e le Asl non controllano i luoghi di lavoro, gli impianti a rischio e le condizioni reali di chi lavora in quegli impianti). Abbiamo riproposto una patrimoniale sui grandi patrimoni e sulle grandi rendite ( come è nel resto d’Europa ma non in Italia). Non siamo d’accordo con coloro che pensano che liberalizzando ancora di più il mercato del lavoro ( per esempio abolendo l’articolo 18 con la scusa che non tutti possono usufruirne e dunque sarebbe bene toglierlo anche a chi ne può far uso…) si aumenti l’occupazione buona  e stabile.

Proponiamo che le banche agevolino i crediti ai giovani e alle piccole imprese, rinunciando ai guadagni vergognosi che hanno fatto in questi anni.
Sull’ambiente e le infrastrutture: Proponiamo un elenco di grandi  e medie opere assai diverso da quello della destra e forse anche del Pd. Riassetto idrogeologico del territorio, rifacimento della rete idrica ( perdiamo il 30 per cento di acqua perché la nostra rete è un colabrodo – questa si ferma agli anni 50-), completamento della rete depurativa e fognaria al sud ( molto semplicemente perché non c’è e per il turismo e anche per le industrie questo è un problema serissimo). Lo spostamento del 25 per cento delle merci dalla gomma al ferro e alle vie del mare, perché così si inquina meno, si consumano meno carburanti e si rendono le strade più sicure. Abbiamo una netta contrarietà sul Ponte sullo stretto di Messina ( opera sempre assai caldeggiata da Di Pietro) perché la Sicilia e la Calabria hanno bisogno di altro, ferrovie, reti idriche, strade primarie, porti efficienti.

Diciamo si alle energie rinnovabili ( un piano straordinario di pannelli solari in tutta italia perché pur avendo più sole abbiamo meno pannelli della germania) . Diciamo si ai trasporti pubblici potenziati nelle città e in sede propria. Diciamo no al consumo ulteriore di terreni agricoli per la speculazione edilizia e alla scelta di iper e super mercati che hanno oramai del tutto strangolato i piccoli e medi esercizi. Sui rifiuti partiamo dalla raccolta differenziata e dal riciclaggio ( che può raggiungere in Italia il 40 per cento in pochi anni con gli investimenti giusti, non ci convince guardare solo alla fase terminale del ciclo e pensare di incenerire e basta. Per noi l’acqua è un bene pubblico e siamo contro la sua privatizzazione ( l’ipotesi del ministro Lanzillotta Pd non  ci trovava d’accordo proprio perché rischia di mettere in discussione questo principi. Pensavamo come Cacciari sindaco del Pd a Venezia, che il Mose fosse un ‘opera sbagliata e costosa, pensiamo che in Valle Susa il tracciato alternativo alla proposta originaria del governo Berlusconi sia una proposta valida e con minore impatto ambientale e che i Sindaci abbiamo fatto bene a chiedere di poter dire la loro.

Sulla laicità : per noi si tratta di un principio irrinunciabile e indisponibile, il vero fondamento di una società libera. Siamo favorevoli al riconoscimento per legge delle Unioni civili ( non alla finzione che viene avanzata secondo la quale ogni coppia va a regolarsi la questione dal notaio), al testamento biologico. Riteniamo che  la autodeterminazione delle donne sia un principio e che spetti a loro la prima e l’ultima parola. Non ci convincono coloro che dicono ( e nel Pd non si contano …”che la legge 194 va  difesa ma bisogna applicarla meglio”…perché dietro questa affermazione si nasconde una insidia vera). Pensiamo  inoltre che  l’Ici sugli immobili dovrebbero pagarla anche gli enti religiosi ed è uno scandalo che ciò non avvenga. Riteniamo la libertà religiosa un principio essenziale, ma in questa libertà è compresa quella di non credere o di credere diversamente.

Riteniamo sia inaccettabile pensare di trasferire i dogmi e i comandamenti di una religione nelle leggi dello Stato.

Le cose che ho scritto sono scelte che si possono condividere oppure no. Ma fanno, almeno alcune, la differenza tra la Sinistra Arcobaleno e il Pd.
Certo è più facile assemblare un partito dove ci sono tutte le opinioni e il loro contrario, e poi pensare di poterlo dirigere con mano forte e forte impronta personalistica. MA questa non è la nostra idea della politica. E neppure della democrazia.

Spero che Veltroni la smetta di menar fendenti a sinistra e si concentri di più sull’obiettivo comune. Che resta quello di battere la destra sui programmi e sull’idea di politica che si propone.

Quanto al voto utile ho già detto: una più forte Sinistra Arcobaleno sarà l’antidoto alle larghe intese e obbligherà il Pd a confrontarsi sui nostri argomenti.

Infine l’affidabilità, la litigiosità, la nostra poca propensione al governo. Le forze della sinistra (e oggi quella che si chiamerà Sinistra Arcobaleno )  sono al governo da decenni in tante città e regioni e ancora oggi le alleanze per le elezioni locali ci mostrano un Pd che ci chiede alleanze in Sicilia, a Roma e in tanti altri luoghi. Dovrei dedurne che andiamo bene sul territorio ma non nel governo nazionale? Sarebbe interessante conoscere la risposta autentica  a questa domanda.

La verità è che siamo stati leali anche con Prodi, che pure non ci entusiasmava, che abbiamo cercato di essere coerenti con il programma dell’Unione, e con l’impegno che avevamo preso con gli elettori. Mastella, Dini e una lunga sfilza di centristi hanno fatto tante volte mancare i numeri e alla fine cadere il Governo. Non pretendo che Veltroni ringrazi. Vorrei solo che la smettesse di additarci al paese come una sinistra irresponsabile. Chiedo pacatezza , io a lui, a lui che è sempre così gentile e pacato con tutti.

*della Presidenza di Sinistra Democratica


da sinistra-democratica.it
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« Risposta #96 inserito:: Febbraio 27, 2008, 04:53:55 pm »

Programma Sinistra Arcobaleno: salari su e via da Kabul


Sono sette «gli assi tematici» intorno ai quali ruota il programma della Sinistra, che verrà definito oggi in un incontro tra Fausto Bertinotti e le segreterie dei quattro partiti arcobaleno. È quanto scrive in un pezzo di prima pagina "Liberazione". I punti sono: precarietà e salari; espansione del welfare; laicità e diritti civili; ambiente, territorio e mobilità; Europa, spese militari, pace e cooperazione; conoscenza, scuola istruzioni, ricerca; costi e privilegi della politica.

Fausto Bertinotti a Rainews24 spiega che oggi è il tempo della sfida, ma in un futuro non immediato Sinistra arcobaleno e Pd potranno tornare ad allearsi: «Nel tempo medio, se la sinistra alternativa avrà un successo, sarà possibile determinare un'influenza positiva sul Pd, che oggi guarda al centro ma potrebbe essere indotto proprio dal successo della sinistra a guardare a sinistra».

Oggetto della sfida, sottolinea il candidato premier dell'Arcobaleno, la convinzione che «questa società possa essere migliorata solo con dei correttivi interni: per questo il Pd parte dalla cancellazione lotta di classe» contrapposta alla posizione della sinistra, che pensa a «riproporre un'alternativa di società». «Oggi questa campagna elettorale ci divide, seppure con rispetto, evitando di ricadere - avverte Bertinotti - nella tragica storia che ha attraversato le sinistre dei fratellli coltelli».

Dal punto di vista delle proposte in campo economico, il leader Arcobaleno torna a criticare Walter Veltroni: «La crescita economica è stata criticata perché produce disuguaglianza, povertà e non benessere» e per questo va valutata «secondo i parametri dell'uguaglianza, del benessere e della valorizzazione dell'ambiente se davvero si vuol migliorare la condizione di vita della gente».

In politica estera Bertinotti parla di ripensare la missione in Afghanistan. «Bisognerebbe individuare una strategia di uscita politica dall'Afghanistan. È una circostanza determinata - spiega - dal fatto che siamo entrati in quel Paese ma non c'è più una strategia politica per la missione». 

Mille banchetti davanti a fabbriche, posti di lavoro e nelle piazze delle città italiane a partire dall'1 e 2 marzo per il tesseramento del movimento "La sinistra-L'arcobaleno". L'iniziativa e la tessera del movimento (il prezzo minimo è di cinque euro) sono stati presentati a Montecitorio. Un'iniziativa, spiega Pietro Folena, che punta a «a far sì che quello della Sinistra arcobaleno non sia solo un accordo di tipo elettorale ma rappresenti la base perchè domani nasca un soggetto plurale ed unitario della sinistra italiana». Un desiderio di unità nella sinistra che, sottolinea Folena, è sentito dalla base, se è vero che in Veneto in un weekend sono state raccolte 6 mila adesioni: il doppio degli iscritti ai quattro partiti che compongono la formazione che correrà alle Politiche guidata da Fausto Bertinotti. E la campagna di tesseramento parte dalle fabbriche e dai luoghi di lavoro «che il bipolarismo - sostiene Folena - ha colpevolmente escluso dalla politica». Luoghi dove il movimento punta alla costituzione di circoli.


Pubblicato il: 27.02.08
Modificato il: 27.02.08 alle ore 14.41   
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« Risposta #97 inserito:: Febbraio 28, 2008, 12:17:29 am »

«La competitività non passa sulla pelle dei lavoratori»

«Siamo gli Zapatero d'Italia»

La "Sinistra-arcobaleno" presenta il programma: lotta alla precarietà, crescita dei salari e unioni civili

 

MILANO - Un programma come quello di Zapatero, campione del socialismo europeo, e «più innovativo di quello del Pd». La Sinistra arcobaleno presenta la sintesi delle sue proposte, quattro cartelle in cui sono condensate le circa trenta pagine di ricette per un Paese nuovo, ma anche «migliore e più giusto». «Su diritti civili, stabilizzazione dei precari e ambiente il nostro programma è come quello di Zapatero, quindi forse è troppo di sinistra per il Pd», ha spiegato il Verde Pecoraro Scanio, «in Italia l'unica sinistra moderna e innovatrice siamo noi». Meno esterofila, ma ugualmente anti-Pd l'impostazione di Oliviero Diliberto: «Noi votiamo in Italia, e qui a destra c'è la Pdl e a sinistra noi. Il Pd è una bizzarra aggregazione che va da Binetti a Bonino e dall'operaio Thyssen a Colaninno, un partito che sui temi di crescita e competitività non ha una sola ricetta ma oscilla. Noi pensiamo che la competitività non passa sulla pelle dei lavoratori e non si misura solo con il Pil».

Ecco, più nel dettaglio, i 14 punti del programma:
SICUREZZA SUL LAVORO - Fissare per legge la durata massima del lavoro giornaliero in 8 ore e in 2 ore la durata massima degli straordinari; approvare subito i decreti attuativi del Testo Unico sulla Sicurezza sul lavoro per più controlli e certezza; severità delle pene per le imprese che trasgrediscono le norme.

LOTTA A PRECARIETÀ - Superare la legge 30 e affermare il contratto a tempo pieno e indeterminato come forma ordinaria del rapporto di lavoro; rafforzare la tutela dell'articolo 18 contro i licenziamenti ingiustificati; cancellare dall'ordinamento le forme di lavoro co.co.co, co.co.pro e le false partite IVA.

SALARI, FISCO, REDISTRIBUZIONE REDDITO - Fissare per legge il salario orario minimo per garantire una retribuzione mensile netta di almeno 1.000 euro. Meccanismo di recupero automatico annuale dell'inflazione reale; portare le detrazioni fiscali per i lavoratori dipendenti a 1,200 euro; introdurre un reddito sociale per i giovani in cerca di occupazione e per i disoccupati di lungo periodo, costituito da erogazioni monetarie e da un pacchetto di beni e servizi. Diminuire il prelievo fiscale per i redditi più bassi dal 23 al 20% e aumentare la tassazione sulle rendite finanziarie al 20%, redistribuire il reddito ai lavoratori attuando immediatamente la finanziaria 2008 che destina loro tutto l'extragettito.

LAICITÀ - Uguaglianza sostanziale dei diritti delle persone omosessuali; riconoscimento pubblico delle unioni civili; ognuna e ognuno ha il diritto di decidere del proprio corpo e della propria vita, propone una legge sul testamento biologico.

LIBERTÀ DONNE - La legge 194 va applicata estendendo in tutto il Paese la rete dei consultori e introducendo in via definitiva la pillola RU486; nuova legge sulla fecondazione assistita per eliminare i divieti della legge 40; no a discriminazioni basate su orientamento sessuale e identità di genere.

PACE E DISARMO - Attuare in pieno l'art.11 della Costituzione. L'Italia non deve più partecipare a missioni al di fuori del comando politico e militare dell'Onu. Tagliare le spese per gli armamenti, avviare la riconversione dell'industria bellica applicando la legge 185. Al bando per legge le armi nucleari dall'Italia. No alla nuova base Usa a Vicenza, sì a una Conferenza nazionale sulle servitù militari per ridiscutere le basi della guerra preventiva sul territorio italiano. Nuova legge sulla cooperazione allo sviluppo.

PATTO PER IL CLIMA - No al nucleare, superare entro il 2020 il 20% dell'energia prodotta da fonti rinnovabili e ridurre del 20% le emissioni; un grande investimento pubblico in pannelli solari su tutti i tetti delle case e degli edifici pubblici. L'acqua deve essere bene pubblico. Ripubblicizzazione dei servizi idrici, legge quadro sul governo del suolo e inasprimento delle pene contro i reati ambientali e le ecomafie.

'GRANDI OPERE' - Per la Sinistra sono: messa in sicurezza del territorio dal rischio sismico e idrogeologico; investimenti per migliorare i servizi di trasporto per i pendolari e la mobilità nelle città con nuove metropolitane, linee tramviarie e mezzi a energia pulita. Nei prossimi 5 anni 1000 treni per i pendolari. No a Ponte sullo Stretto, Mose, TAV; sì a interventi su nodi ferroviari urbani, infrastrutture ferroviarie al Sud, potenziare i valichi alpini. Investimenti sul trasporto merci su rotaia e sulle autostrade del mare. Ridurre la produzione di rifiuti, forti investimenti nella raccolta differenziata, misure concrete per il riciclaggio, impiego delle tecnologie più avanzate.

SALUTE - Adeguare il fondo sanitario nazionale al livello europeo, superare ticket e liste d'attesa, inserire le cure odontoiatriche nei livelli essenziali del Ssn. Legge sulla non autosufficienza, finanziando un fondo nazionale per almeno 1,5 miliardi di euro, aumento del fondo nazionale per le politiche sociali e indicazione di livelli essenziali delle prestazioni per eliminare la divaricazione fra regioni ricche e povere. Un piano di asili come cardine della rete di servizi per i bambini.

CASA - No agli sfratti se non da casa a casa. Piano nazionale per l'edilizia sociale per 1,5 miliardi di euro. Fondo per la ricontrattazione dei mutui di chi ha acquistato la prima casa e rischia di perdere l'alloggio; eliminare l'Ici sulla prima casa non di lusso per i redditi medio-bassi.

IMMIGRATI - Abolire la legge Bossi-Fini, approvare una nuova normativa che introduca l'ingresso per ricerca di lavoro, meccanismi di regolarizzazione permanente, il diritto di voto alle amministrative, la chiusura dei CPT, una legge sulla cittadinanza sulla base del principio dello jus soli.

ISTRUZIONE, FORMAZIONE, UNIVERSITÀ, RICERCA - Laicità della scuola pubblica, scuole private libere ma senza oneri per lo Stato. Generalizzare la scuola dell'infanzia, estendere il tempo pieno e prolungato, innalzare l'obbligo scolastico da fare nella scuola e da portare progressivamente a 18 anni; valorizzare il ruolo dell'insegnante. Aumentare l'investimento pubblico in alta formazione e ricerca, per raggiungere la media dei paesi Ocse; rinnovare il sistema università e ricerca con il reclutamento di 3000 giovani ricercatori l'anno fino al 2013; estendere il diritto allo studio elevando a 20.000 euro il limite di reddito per aver diritto alla borsa di studio.

COSTI POLITICA - Ridurre il numero di parlamentari e consiglieri regionali. La retribuzione dei parlamentari non deve essere superiore a quella media dei loro colleghi nei Paesi europei. Sottrarre per legge ai partiti le nomine, nella Sanità come negli altri settori pubblici.

INFORMAZIONE - Abrogare la 'legge Gasparrì, approvare una vera legge di sistema che imponga tetti antitrust e impedisca posizioni dominanti nelle comunicazioni e nell'industria culturali. È assolutamente indispensabile approvare una vera legge sul conflitto di interessi.


27 febbraio 2008

da corriere.it
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« Risposta #98 inserito:: Febbraio 29, 2008, 06:29:10 pm »

Giordano: il vero voto utile è quello per la Sinistra Arcobaleno

Simone Collini


«La sfida è a chi rappresenta meglio l’alternativa di società», dice il segretario del Prc Franco Giordano. «Noi non proponiamo il “ma anche”, ma l’“o-o”, perché oggi bisogna scegliere da che parte stare».

Sicuri che sia la strategia giusta, visto quello che dicono i sondaggi?
«I sondaggi ci dicono che la Sinistra arcobaleno è, proporzionalmente, quella che registra la più alta percentuale di voto tra i giovani, e che quindi è quella più proiettata nel futuro».

Dicono anche che possono aspirare al governo Pd e Pdl, da cui la questione del voto utile.
«Il vero voto utile, e necessario, è quello per la Sinistra arcobaleno, perché difende gli interessi del mondo del lavoro e contribuisce a ricostruire una presenza adeguata della sinistra in Italia. Inoltre, tanta più forza avremo tanto più sarà difficile determinare le condizioni di una Grande coalizione».

Veltroni ha più volte detto di non essere interessato.
«Il tema potrebbe riprodursi indipendentemente dalle soggettività, perché la crisi americana, quella finanziaria e dei prodotti energetici, possono spingere forze molto rappresentate nel Pd, presenti anche in lista come l’ex presidente dei giovani industriali Colaninno, a chiedere un governo di larghe intese».

Criticate ancora la presenza di imprenditori nel Pd? Veltroni vi ha ricordato che non siamo nel ‘53.
«Lo sappiamo benissimo che siamo nel 2008. Come sappiamo che oggi in Italia ci sono due milioni e settecentomila precari, tre milioni e mezzo di lavoratori in nero, non so quanti lavori atipici. Noi proponiamo che dopo 36 mesi di lavoro atipico si debba passare all’assunzione a tempo indeterminato. La Confindustria ci ha già detto di no. Che cosa sceglie il Pd? Lo sappiamo benissimo che non siamo nel ‘53, che i diritti civili sono andati avanti in tutta Europa. Noi proponiamo il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto di qualunque orientamento sessuale siano, noi siamo pronti a modificare quella legge medievale che offende la dignità delle donne e la loro autonomia che si chiama legge 40. Che cosa fa il Pd? Noi siamo pronti a dare un salario sociale ai giovani, a intervenire con detrazioni fiscali sul lavoro dipendente, ad attuare il recupero del fiscal drag».

I soldi per farlo dove pensate di prenderli?
«Le risorse si possono trovare attraverso un’operazione di redistribuzione sociale, con una seria politica contro l’evasione fiscale e con l’armonizzazione della tassazione sulle rendite finanziarie ai livelli europei».

Ci saranno in Parlamento gruppi unitari della Sinistra arcobaleno?
«Questo è sicuro. Ma aggiungo che questo soggetto unitario e plurale non deve vivere solo in Parlamento e non deve essere la somma di forze politiche».

Lei e i leader di Pdci, Verdi e Sd avete scritto una lettera alla Vigilanza Rai per denunciare il black out informativo delle forze che non siano Pd e Pdl. Eppure Bertinotti è il candidato premier più presente in tv.
«A parte che Bertinotti è l’unico presente, mentre del Pd sono in tanti. In discussione non è qualche secondo in più in un pastone televisivo o una riga in più su un giornale. In discussione è la forma della democrazia in questo paese, perché c’è un tentativo di mutilazione in contrasto con la legge e che non tiene conto della pluralità delle culture della società italiana».

Il motivo, secondo lei?
«Un vizio antico, un meccanismo di intolleranza verso qualsiasi cosa si muova a sinistra».

Ancora una polemica col Pd?
«Nessuna polemica. Però mi viene da sorridere quando sento che ognuno rinfaccia all’altro di copiare il proprio programma. Sicuramente a nessuno verrà in mente di dire che il programma della Sinistra arcobaleno è copiato».

Il fatto che la destra dica che quello del Pd è copiato non vuol dire che sia vero, non crede?
«Pd e Pdl offrono ricette diverse senza proporre un’idea di alternativa della società. E poi ho sentito una regressione un po’ inquietante sul tema del contrasto alla pedofilia. Dobbiamo essere molto determinati e molto fermi, però arrivare alla castrazione chimica... il “ma anche” non può arrivare alla tortura, ma democratica».


Pubblicato il: 29.02.08
Modificato il: 29.02.08 alle ore 13.08   
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« Risposta #99 inserito:: Marzo 02, 2008, 09:19:15 am »

POLITICA

Il ministro dell'Università è tra i fondatori della Sinistra Arcobaleno

Ha subito 18 giorni fa il doppio trapianto di reni: "Grazie a chi mi consente di vivere ancora"

Mussi: "Il duopolio è già iniziato e il Pd vuol cancellare la sinistra"

"Inaccettabile il coro dei media che canta compatto le lodi di Pd e Pdl"

"Da parte della Chiesa negli ultimi tempi una vera e propria ingerenza nella politica"

di CLAUDIA FUSANI

 

Fabio Mussi, sessant'anni, ministro dell'Università e della ricerca, leader storico del Pci prima e dei Ds poi, nell'aprile 2007 fondatore di Sinistra democratica e poi con Rc, Pdci e Verdi di La Sinistra-L'Arcobaleno, ha subìto il 10 febbraio scorso il doppio trapianto dei reni. Intervento preventivo per evitare la dialisi, un destino che sarebbe stato obbligatorio entro pochi mesi. Questa è la prima intervista che rilascia. Il suo debutto in una campagna che forzatamente lo vede ancora come spettatore. Malato di... politica, Mussi è a Bergamo dove è stato operato anche se non è più ricoverato.

Ministro, come va?
"Sto bene, i due reni nuovi funzionano... Ne approfitto, a 18 giorni dall'intervento chirurgico, per ringraziare di cuore i tanti - compagni, amici e anche avversari politici - da cui ho ricevuto un fiume di messaggi. Quella che sto vivendo è un'esperienza importante. Ho sperimentato qui a Bergamo il valore della scienza italiana e i livelli di qualità raggiunti dal sistema sanitario pubblico. E' emozionante ricevere, da uno sconosciuto che ha terminato la sua vita, organi che consentono di allungare la tua. E' un grandissimo atto di altruismo. In futuro testimonierò sempre a favore della cultura della donazione".

Veltroni l'ha salutata dal palco dell'Assemblea Costituente del Pd, la platea del padiglione 4 del Palafiera di Roma si è alzata in piedi. Qualche rimpianto? Rifarebbe tutto?
"Me l'hanno detto, e mi ha fatto piacere. Se si passano quarant'anni insieme, non ci si può sentire degli estranei. Ma le scelte politiche sono scelte politiche. Non ho rimpianti, e rifarei tutto. Non mi dispiace che al Congresso di Firenze la separazione sia avvenuta senza che volassero stracci: un episodio di civiltà politica in verità piuttosto raro".

Come trascorre queste giornate di convalescenza?
"Terapie in ospedale, una montagna di medicinali, qualche passeggiata con mia moglie Luana. Poi libri, tv, giornali, telefono, internet".

Primo scorcio di campagna elettorale. Qualcosa l'ha fatta arrabbiare?
"Il coro. L'inaudito corteo dei media, con cimbali, trombe e pifferi a cantare compatti le lodi di Pd e Pdl. Non si è ancora formato il duopolio e i mezzi di comunicazione sembrano già in monopolio...".

C'è davvero un rischio duopolio?
"Ho visto una mobilitazione senza precedenti per ridurre a due il sistema politico italiano. Naturalmente non due partiti, ma due aggregati. Da una parte il Pdl di Berlusconi, Fini piu Mussolini, Dini e merci varie, collegate a Lega Nord e Lega Sud. Dall'altra il Pd con dentro i radicali e il tutto collegato con Di Pietro. Gli uni e gli altri intenzionati a fare terra bruciata. Questo è uno schema che non ha eguali in Europa e che provocherebbe un'amputazione della democrazia. Tanto più che in assenza di altre opzioni i due blocchi tenderebbero inesorabilmente a convergere, sul piano politico, culturale, e programmatico. I segni non mancano".

E' come se Veltroni e Berlusconi avessero realizzato per via extraparlamentare quella riforma bipolare su cui avevano trovato l'accordo prima di Natale.
"La novità non è il bipolarismo, quello c'era già. La novità è il duopolio. E, com'è avvenuto con le televisioni, temo che il duopolio porti inesorabilmente al trash...".

Il Pd non ha voluto voi ma imbarca Di Pietro e i Radicali. Perché?
"Perché le affermazioni "andiamo da soli" e "il programma non è trattabile", erano una bufala. L'obiettivo vero è cancellare la sinistra. Fondamentale è farla fallire".

Veltroni vi accusa di essere "conservatori".
"Una boutade. Qualche volta ci accusano di essere conservatori, qualche volta estremisti".

Siete estremisti?
"Sull'estremismo farei una riflessione: io per esempio trovo piuttosto estremista che una parte grande delle nuove generazioni sia destinata a passare decenni in lavori precari con salari da fame. Trovo moderato che dopo un certo periodo il lavoro e la vita escano dalla precarietà. Trovo estremista che l'Italia sia settima al mondo per spese militari (4° per spese militari pro-capite e 32° per spese in Università e ricerca scientifica). Trovo moderato che si scenda da una parte e si salga dall'altra. Potrei continuare a lungo...".

Nelle prossime settimane userete fair play con gli ex cugini Ds ora nel Pd?
"Per la verità gli schiaffi li abbiamo già ricevuti da loro: prima una totale chiusura, non dico ad un'intesa ma a un confronto programmatico. Poi una campagna mistificatoria sul "voto utile". Infine addirittura qualche appello del tipo "votate Pd o Pdl".

Ha molto da rimproverare?
"Una cosa mi ha parecchio colpito: il Pd, nell'ultima legislatura, ha avuto nelle proprie file 18 ministri su 25, il Presidente del Consiglio, due vicepresidenti, tutti i ministeri chiave, i due gruppi parlamentari più grandi e non si è assunto alcuna responsabilità per i risultati del Governo Prodi, tentando di scaricare tutto sugli alleati (per la verità non tutti, visto che Di Pietro che ha rappresentato uno dei maggiori fattori di instabilità del governo, ha la lista collegata col Pd). Questo non è decoroso. Ogni volta che la Sinistra ha provato a fare qualcosa di più, sui salari, sul precariato, sui diritti civili, sulla ricerca, ha trovato nel Pd un muro. Perché ora dovrebbero essere credibili i mirabolanti annunci?".

Ieri la Sinistra-L'Arcobaleno, il soggetto unico a sinistra del Pd su cui lei ha tanto investito, ha presentato il suo programma. Parola d'ordine: "Fai una scelta di parte". Crede veramente che il paese abbia voglia di fare una scelta di parte? Di sentirsi e quindi di definirsi di destra o di sinistra?
"Ma lei ha chiaro qual è l'etimologia della parola "partito"?".

Vuol dire "di parte".
"Viene esattamente da "parte". In una democrazia matura nessun soggetto rappresenta il tutto. E' una patologia che qualcuno lo pensi. Quanto alla distinzione in "destra" e "sinistra", si tratta di una delle cose politicamente sensate che valgono da un paio di secoli e che non sono tramontate. Sostituirle con categorie insignificanti - tipo vecchio/nuovo , moderno/antico - è un'autentica truffa. Può dar luogo anche a rappresentazioni suggestive, ma dice poco o niente della vita e del mondo reale".

Quali sono i punti forti di questo programma su cui punterete?
"Rimessa in valore del lavoro umano e dell'ambiente naturale. Libertà delle persone, il che comporta difesa integrale della laicità dello stato. Lotta senza quartiere contro la corruzione e le mafie. Disarmo e strategie di pace e di cooperazione internazionale".

Parlate anche di lotta alla precarietà e aumento delle retribuzioni. Con quale copertura finanziaria pensate di farlo considerando che la congiuntura economica internazionale è e sarà pessima?
"Scusi ma lei fa a me questa obiezione?! Qualcuno ha fatto un qualche studio sui dodici punti da trasformare in leggi annunciati dal Partito Democratico? Io mi sono fatto fare una ragionevole stima: trattasi, a occhio e croce, di 40 miliardi di euro di nuove spese, e di realistici risparmi di 4 miliardi di euro".

Quindi è impossibile?
"Forse, quando si parla di risorse occorrerebbe non trascurare il punto essenziale: la disuguaglianza. L'Italia, come dimostrano tutti gli indicatori, è diventato negli anni uno dei paesi più diseguali del mondo. Il 10% delle famiglie possiede il 45% della ricchezza. E' cresciuta l'area della povertà assoluta e relativa, i salari sono precipitati agli ultimi posti in Europa, sono precipitate le condizioni di vita di una parte grande delle classi medie. Bisogna intervenire".

Come?
"Con politiche redistributive forti per ridurre la disuguaglianza, e per ritornare dall'attuale "repubblica fondata sulle rendite" alla "repubblica fondata sul lavoro" ".

Veltroni ha definito il Pd "il partito del lavoro": ha candidato il numero 1 della Confindustria giovani e l'operaio sopravvissuto della Thyssen-krupp. L'economista Ichino e l'impiegata di un call center.
"Non mi scandalizzano le candidature in sé. Ma le candidature più le idee che l'accompagnano: per esempio quella che l'imprenditore e l'operaio sono entrambi lavoratori. E' vero che l'imprenditore è un lavoratore, ma non è vero il contrario, perché di mezzo c'è il piccolo dettaglio che si chiama il capitale".

Intende il plusvalore?
"I dati sono noti: il lavoro operaio e dipendente è numericamente cresciuto, ma un'enorme quota di ricchezza prodotta si è spostata dai salari ai profitti e alle rendite. Siamo tornati ad una quota del Pil destinata ai salari pari a quella della fine degli anni cinquanta, prima del boom".

Gli imprenditori non hanno investito in innovazione e ricerca?
"Assolutamente no. Le imprese italiane su questo punto sono molto indietro a quelle europee. Una parte grande di questo fiume di soldi è andato ad alimentare quello che Ricardo, uno dei padri dell'economia classica inglese, chiamava "consumo signorile".

Anche a sinistra c'è chi ha la barca...
"Non intendo solo una barca. Parlo di automobili, gioielli, case di lusso, prostitute... se non si spezza questo diabolico meccanismo l'Italia è perduta".

Il Pd si è disfatto del fardello comunismo ma gli scoppia in casa la questione laica. Come finisce tra Binetti e Bonino?
"E chi lo sa! So che la Bonino è a favore dell'abrogazione del Concordato, è contro la legge 40, è a favore dell'eutanasia. Non sarà facile".

Ha visto: Veltroni definisce quelle della Chiesa su temi come la famiglia "sollecitazioni e non ingerenze". Cosa ne pensa?
"Naturalmente definire quelle della Chiesa attuale "sollecitazioni" è un discreto eufemismo. Io sono a favore della più totale libertà religiosa e del più incondizionato diritto alla parola della Chiesa, come mi pare di aver dimostrato nel caso della visita del Papa alla Sapienza. Guai però a dimenticare che i diritti della chiesa nella repubblica italiana si esercitano nel quadro dell'articolo 7 della Costituzione. E oggi mi pare che siamo davvero all'ingerenza, nella politica e nel processo di formazione delle leggi".

Veltroni in bus Berlusconi in camper, voi?
"Noi a piedi. On the road".

Ha mai pensato che Nichi Vendola, il governatore della Puglia, potesse essere un candidato più a sorpresa e quindi più vincente rispetto a Bertinotti?
"Bertinotti è una forte personalità e sta facendo benissimo. Nichi Vendola avrà un grande peso nella costruzione della sinistra unita".

Tra voi e il Pd è un divorzio per sempre?
"No, in futuro spero un'alleanza. Ma questo comporta ora una competizione".

Qualcuno sta rinunciando a Sinistra democratica per cercare qualche posto nel Pd. Cosa dice a Olga Di Serio, a Crucianelli, a Nerozzi e a chi l'ha lasciata?
"Che meditino sulle cose dette e scritte da loro medesimi in tutti questi anni, almeno dal Congresso di Pesaro dei Ds del 2001".

Me lo consenta alla fine dell'intervista: ha sentito D'Alema in questi giorni?
"Sì, mi ha chiamato. Abbiamo parlato del trapianto. Mi ha fatto molto piacere".

(1 marzo 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #100 inserito:: Marzo 02, 2008, 11:20:41 pm »

POLITICA

Il candidato premier della Sinistra-L'Arcobaleno avvia la campagna elettorale

Più di mille persone al teatro Ambra Jovinelli. A decine restano fuori

Bertinotti contro il duopolio

"Cambiamo il sistema economico"

No a lotte fratelli-coltelli ma... "caro Veltroni nel tuo programma troppi e/e"

"Opposizione totale alla destra". Sit in contro la Rai perché garantisca l'informazione

di CLAUDIA FUSANI

 

ROMA - "Prendiamoci questo arcobaleno, mettiamoci dentro tutti i nostri simboli, le nostre storie, le persone e i loro diritti, facciamone il nostro orizzonte, il nostro rinascimento, il nostro futuro colorato contro il nero". Strappa tanti applausi Fausto Bertinotti negli oltre novanta minuti in cui spiega su un palco, da solo, cosa è la nuova sinistra, il suo programma e la sua stessa ragione di esistere. Ma è questo - con cui suona la carica, regala un sogno e una prospettiva, qualcosa per cui lottare - è il passaggio che forse emoziona di più la platea e le gallerie dell'Ambra Jovinelli.

La Sinistra-L'Arcobaleno ha scelto il teatro di tendenza di Roma per dare il via ufficiale alla campagna elettorale. Scelta "sbagliata" perché i mille posti se ne vanno in pochi minuti, arrivano i vigili del fuoco e il popolo della sinistra con le sue bandiere - nuove, sempre rosse ma senza falce e martello e con l'arcobaleno - deve restare fuori, in piazza. "Scelta minimalista" si giustificano gli organizzatori.

Apre i lavori una battagliera Patrizia Sentinelli, tailleur rosso e sciarpa viola, che cerca di spiegare la difficoltà di una campagna elettorale "molto difficile" che "ci vuole vedere scomparire". Annullati, finiti, "addio sinistra". Poi un giovane studente; una sindacalista ventenne che reclama a Roma un ruolo non in quanto "succursale dello stato pontificio" ma perchè "capitale di una repubblica laica"; Matilde, giovane ambientalista romana la cui associazione ha salvato 180 ettari di verde dalla speculazione "che ora saranno annessi al parco dell'Appia antica" e che racconta una semplice quanto scomoda verità: "Se portiamo la raccolta differenziata all'80 per cento non abbiamo bisogno di impianti o altro. Non abbiamo bisogno di deturpare ancora l'ambiente".

Bertinotti prende la parola alle 11 e 15, blazer blu con toppe di camoscio sui gomiti, la cravatta rossa di cui si è in qualche modo "riappropriato", una mano sul cuore l'altra alzata a salutare. Resta sul palco più di un'ora, da solo, in piedi, parlando a braccio, senza bere un goccio d'acqua. Anche questo è un modo di "combattere" Veltroni. In platea Achille Occhetto, Sandro Curzi, Valentino Parlato, lo stato maggiore di Rifondazione, Verdi, Pdci e Sinistra democratica, da Elettra Deiana a Paolo Cento. A chi nota l'assenza di Pecoraro Scanio, Diliberto e altri dirigenti la risposta arriva subito: sono tutti in giro per le piazze italiane.

"No fratelli coltelli". I toni della campagna elettorale, soprattutto nei confronti del Pd, è un tema a cui Bertinotti tiene molto "perché sono contrario all'invettiva, ho vissuto troppe pagine di lotta alla fratelli-coltelli, ora basta". Il candidato premier di Sa chiede che col Pd ci sia un confronto "aspro ma chiaro e rispettoso" che ruoterà soprattutto intorno a un concetto: "Caro Veltroni, non sarai in grado di contrapporti alla destra perché il loro modello è troppo simile al tuo...perchè il tuo partito è sempre di più un contenitore con dentro di tutto e che converge sempre di più al centro".

Aut-aut contro "e... e". Sempre a Veltroni e al Pd è dedicato un altro importante passaggio del discorso di Bertinotti. "Ragioniamo - dice - su questo e/e congiuntivo. Una parte la assumo, è quella ecumenica che riguarda la vita e la convivenza, la accetto quando parliamo di donne e uomini, omosessuali e etero, giovani e vecchi, stranieri e non stranieri". Ma poi si arriva alla sfera dei rapporti di forza, competitivi, e "qui deve scattare l'aut-aut perché non si può stare con i lavoratori e con i padroni. O con l'uno o con l'altro". Ma come gli viene al Pd in mente di candidare Confindustria (Colaninno ndr) e Federmeccanica (Calearo ndr) tra operai e precari: "Adesso diciamo che ce ne sono due e mezzo di troppo...". Si spiega così lo slogan della campagna elettorale: "Una scelta di parte". "Ecco - alza la voce Bertinotti - noi siamo di parte perché stiamo dall'altra parte, quella dei dominati che non vogliono più esserlo" e perchè "vogliamo combattere contro questo nuovo capitalismo che non ti chiede più solo le mani ma anche il corpo, l'anima e la mente".

Il cuore del programma: un nuovo umanesimo. Bertinotti non scomoda parole altisonanti come "missioni" né si può impegnare su disegni di legge e punti vari. Anche la Sinistra e l'Arcobaleno ha il suo programma in 14 punti distribuiti in circa trenta pagine, dall'ambiente ("fondamento di SA") alla difesa della 194, dal laicismo alla libertà della persona al rispetto dei diritti ogni individuo ("il nostro monumento è l'articolo 3 della Costituzione"). C'è un punto centrale, per cui Bertinotti strappa applausi in piedi: il riconoscimento del ruolo e del "debito" nei confronti della donna ("si nasce da madre, si nasce da donna"). Ma Bertinotti insiste sul cuore del programma, "la modifica radicale di questo sistema economico e sociale che produce ogni forma di devastazione delle persone e dei diritti" definito come un "neointerclassismo che vorrebbe pretendere la scomparsa del conflitto di classe e della fatica del lavoro. Ma dove? Ma quando?". L'obiettivo: "Un nuovo umanesimo, un nuovo rinascimento che metta al centro i diritti della persona". Questa è la risposta che va data a chi, a sinistra, e sono tanti, "ci guardano e scrollano la testa perchè dopo le tante attese del 2006 dopo due anni siamo di nuovo qua. Abbiamo fallito, inutile negarlo". Ora si ricomincia, "da questo arcobaleno".

"Una nuova sinistra unita". Il Presidente della Camera, sempre più modi e gesti ieratici da padre spirituale della nuova sinistra, parla della necessità di "tornare al classico" e di "rompere contro i facili nuovismi". Per la prima volta, dopo 25 anni, "la base comune di questa sinistra è la individuazione della causa motrice del disagio di ognuno di noi: il modello economico e sociale che ci hanno imposto". Ecco che La Sinistra e L'Arcobaleno ha una mission fondamentale: "La modifica radicale di questo modello economico e sociale". Quello per cui se un camallo muore nel porto di Genova a 40 anni dopo che suo padre aveva fatto la stessa fine "ci dicono che è solo un infortunio". No, per la Sinistra è "una storia di profitto, di competizione, di necessità" a cui è doveroso e non più rinviabile "ribellarsi". Basta, allora, con un sistema per cui "la competitività è valore assoluto e la crescita un obiettivo primario" perchè questo "genera diseguaglianza".E basta con un sistema dove ti spiegano che "precario è meglio di disoccupato e che se prendi cento euro in più al mese rispetto a uno stipendio da mille euro ti dicono che rovini la competitività delle imprese".

Due nemici: manifestazione contro la Rai. Il programma della destra viene liquidato come "insana miscela di populismo e liberismo a cui La Sinistra farà opposizione radicale". Sono due invece i "veri nemici" di questa campagna elettorale. "Il primo- spiega - è la falsificazione che vuole la politica italiana come una gara a due". Responsabili non sono solo Pd e Pdl "ma soprattutto i media" per cui Bertinotti convoca a breve una manifestazione contro il servizio pubblico della Rai. E a proposito di voto utile, "se vogliamo farla breve basta dire che l'unico voto utile è quello per La Sinistra e L'Arcobaleno". Poi un attacco diretto a Anna Finocchiaro e al Pd che "dopo averci scaricato adesso invitano a votare o per se stessi o per il Pdl". Questo, dice Bertinotti, "è veramente inaccettabile".

Partono le note di Spirito libero di Georgia e poi il reggae di Bob Marley con Redemption song . E anche Bertinotti accenna mosse a tempo di musica.

(2 marzo 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #101 inserito:: Marzo 07, 2008, 03:19:27 pm »

Mussi: il duopolio Pd-Pdl amputa la democrazia

Simone Collini


«Si risale la china», dice con un sospiro di sollievo Fabio Mussi. Passato un mese da quando è stato sottoposto a un doppio trapianto di reni, il ministro dell’Università è alle prese con le terapie anti rigetto. «La scienza italiana, nonostante quello che ci investiamo, raggiunge straordinari livelli di eccellenza».

È questa la cosa che più le dispiace di questi 20 mesi di governo, che non avete fatto di più per la ricerca?
«Questa, ma anche un’altra, di carattere più generale. Il Partito democratico aveva 18 ministri su 25, il presidente del Consiglio, due vicepremier, tutti i ministeri chiave, il gruppo parlamentare più forte, ma non ha avuto il coraggio e la serietà di assumersi la responsabilità anche di ciò che è andato storto, addossandola invece tutta agli alleati minori».

Veltroni dice che i ministri in piazza non hanno aiutato.
«Non so bene di cosa si parli. Immagino ci si riferisca a Fioroni, che ha partecipato al Family day contro una legge del governo, i Dico, o alle manifestazioni di Di Pietro contro l’indulto».

Veniamo al futuro: la Sinistra arcobaleno è data sotto l’8% in diverse regioni. È preoccupato?
«No, sono sondaggi di inizio di campagna elettorale, vedremo alla fine. La cosa importante, di grande valore strategico, è affermare la presenza consistente di una sinistra politica rinnovata e unita. Oggi è in corso una battente campagna tesa a dimostrare che c’è un solo voto utile, che è bene una riduzione a due del sistema politico italiano, che i voti che non si danno alle due maggiori formazioni sono sprecati. Campagna che si è spinta fino al paradosso di esponenti del Pd che dicono di votare o Veltroni o Berlusconi».

Non se l’aspettava?
«No, però lo trovo sintomatico. Per questo è molto importante, per l’avvenire di questo Paese, che esista una sinistra politica. Caratterizzazione, quella di sinistra, che mi pare non interessi minimamente al Pd, come dimostra anche l’intervista di Veltroni al Pais: siamo riformisti, non di sinistra».

Riformisti di centrosinistra, ha precisato.
«Sì, va bene. Quel che è certo è che, se non la parola, è la sostanza che è rimasta incustodita. Ecco perché non è auspicabile un gioco a due, anche per evitare attrazioni fatali e magari qualche progetto di riforma costituzionale che veda protagonisti esclusivi il Pdl e il Pd».

È più auspicabile la frammentazione?
«Figuriamoci, ma da venticinque partiti a due c’è un salto che porta all’americanizzazione, che porta fuori dal quadro europeo dove ovunque c’è bipolarismo e aggancio con le grandi tradizioni politiche sorte sul continente, e in nessun paese c’è bipartitismo. Quello che è auspicabile è la presenza di una, per quanto ridotta, pluralità di soggetti. In un paese come il nostro, escludere gran parte della rappresentanza politica e di parti sostanziali della società è un azzardo. Nel duopolio si amputa la democrazia».

Addirittura?
«Sì, se si pensa che questa campagna elettorale ha due poste in gioco. La prima è il governo dei prossimi cinque anni. La seconda, oserei dire persino più importante, sono gli assetti della democrazia italiana e del sistema politico dei prossimi cinquanta anni».

Vede il rischio di una scomparsa di una sinistra politica?
«Vedo il Pd che fa l’appello a non votare più a sinistra, perché non gli dispiacerebbe che scomparisse questo competitore, sino a ieri alleato».

Magari non gli dispiace che scomparisse perché, come dice Veltroni, siete dei conservatori e impedite la modernizzazione del paese.
«Questa è una bella boutade. Le categorie destra e sinistra sono state sostituite con moderno-antico. Categorie politicamente insignificanti. Anche se quando si sente pronunciare in politica troppo spesso la parola moderno ci si deve mettere con le spalle al muro, perché qualcuno cerca di fregarti. In nome della modernità Calearo sostiene che la legge 30 è ottima e che sarebbe bene abrogare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Mi ha impressionato».

Non è Calearo ma Veltroni che vi ha detto che siete rimasti agli anni 50.
«Non siamo noi, è la situazione che è tornata quella degli anni 50: morti sul lavoro e salari da fame. E abbiamo visto la posizione pazzesca assunta da Confindustria, e in special modo dal suo vicepresidente Bombassei, smontare tutta quella versione armonica del rapporto tra imprenditori e lavoratori nella quale è impegnato il Pd. Alla prima prova, di fronte a una strage insopportabile di lavoratori come quella in corso, Confindustria si è detta contraria ai decreti che rafforzano i controlli e le sanzioni. Questo a riprova che tra l’imprenditore e il lavoratore c’è anche qualche conflitto».

Però un patto per la crescita tra imprenditori e operai può incidere sui salari, non crede?
«I salari sono fermi dal 2000. Dal rapporto Mediobanca dello scorso anno emerge che la parte di valore aggiunto destinata ai salari scende dal 40 al 30%, e i profitti salgono di 11 punti. Prendiamo il lungo periodo, gli ultimi 35 anni: la quota del Pil che va al lavoro dipendente scende dal 59 al 48%. E quand’era a questa percentuale? A metà degli anni 50. Quello che manca ai salari finisce ai profitti e alle rendite. E lo ritroviamo in altri indicatori, che dicono che in Italia il 10% dei più ricchi possiede il 45% di tutta la ricchezza mobiliare e immobiliare privata. La malattia italiana si chiama diseguaglianza, prima ancora che scarsa crescita».

D’alema non esclude in futuro una collaborazione tra voi e il Pd. Che ne pensa?
«Mi fa piacere, vuol dire che c’è qualcuno che ancora riflette. Neanch’io la escudo, anzi mi auguro che in futuro si riapra la possibilità di un’alleanza di centrosinistra, perché altrimenti vedo difficile la possibilità di governare questo Paese. Ma oggi c’è competizione. Almeno finché non si capisce qual è la posizione del Pd, se quella di Calearo e Ichino o quella di Paolo Nerozzi, almeno nella versione che ho conosciuto io».

Dice che è diversa da quella odierna?
«Fu il principale organizzatore dei tre milioni in piazza contro l’abrogazione dell’articolo 18. Oggi è candidato per il Pd in Senato in Veneto, dove c’è capolista alla Camera Calearo».

A proposito di candidature, la Sinistra ne presenta pochissime di esterni.
«Sì, siamo al di qua del necessario e del possibile. Tuttavia, si fa un passo alla volta».


Pubblicato il: 06.03.08
Modificato il: 06.03.08 alle ore 9.39   
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« Risposta #102 inserito:: Marzo 08, 2008, 04:50:07 pm »

La coerenza è davvero un bene raro

Paolo Nerozzi, candidato per il Partito Democratico nella stessa regione in cui il Pd presenta come capolista il presidente di federmeccanica, fautore dell'abolizione dell'articolo 18 e grande sostenitore della legge 30, ha accusato La Sinistra - l’Arcobaleno di non occuparsi dei lavoratori.
Ci saremmo aspettati almeno la dignità del silenzio. La posizione di Nerozzi è imbarazzante. Si trova ad essere candidato in un partito che ha attaccato sino all'altro ieri per le sue posizioni di equidistanza tra lavoro e impresa. Vorrei chiedere da giorni a Paolo cosa sia cambiato da allora, a parte la certezza del suo posto nel prossimo parlamento.

Le liste de La Sinistra – l’Arcobaleno vedono la presenza di centinaia di lavoratori e lavoratrici, molti precari, giovani e non. La differenza fra noi e il PD è che i nostri candidati non sono usati come “madonne pellegrine” da portare in giro e mostrare come trofei di caccia. Forse perchè non abbiamo bisogno di foglie di fico per coprire la selva di candidati espressione delle peggiori logiche confindustriali. Nerozzi ha bisogno di urlare per denunciare quello che, impropriamente, definisce uno “scandalo”. Si sa, i vasi vuoti sono quelli che fanno più rumore. A corto di argomenti per giustificare le sue rocambolesche giravolte ha bisogno di attaccare i suoi compagni di un tempo. Un classico degli “ex”.

Il nostro ex sindacalista si compiace di come Veltroni sappia mantenere le promesse. Verso di lui, sicuramente. Verso il mondo del lavoro, e soprattutto verso quella Cgil che è palesemente preoccupata dalle posizioni del Pd su lavoro e impresa, no di certo.

Ricordo quando Nerozzi, su “Aprileonline” del 3 dicembre del 2007, tuonava contro le notizie pubblicate da Liberazione e Manifesto rispetto alla "rottura" tra lui e Sinistra Democratica: "sono solo falsità!".

"E' incredibile, quante bugie vengono mese in giro”, insisteva Nerozzi, “….Le forze politiche si costruiscono su valori, sulle pratiche e sui comportamenti. Questo dovrebbe valere se si vuole veramente costruire una sinistra senza aggettivi. ….Guarda – proseguiva Nerozzi - cito il Vangelo: nei fatti si verificherà la verità! Il problema è che quando non si è d'accordo con una persona la si demonizza, è un vecchio metodo che appartiene al secolo scorso e che ha procurato tanti danni al movimento operaio. Partire così, non è certo il miglior sintomo per dar vita ad una cosa nuova”.

Alla domanda: dove andrebbe, allora Nerozzi? Lo stesso Nerozzi rispondeva: “in Cgil. I sindacalisti fanno i sindacalisti …… proprio in una rappresentanza politica dilaniata del lavoro si può fare politica facendo anche "solo" il sindacalista. E' una concezione terzointernazionalista quella che ci si debba "accasare" per forza. La politica si fa anche attraverso forme diverse”.

E’ proprio vero quello che affermava un saggio letterato francese del ‘700: è più facile dire continuamente cose nuove piuttosto che essere coerenti con quelle precedentemente dette.

*Consigliere Regionale e Coordinatore SD Emilia-Romagna

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« Risposta #103 inserito:: Marzo 18, 2008, 12:21:37 am »

Socialismo:perno per i valori del lavoro e della laicità


Mi è gradito incontrare Carlo Vallauri,¬ professore di Storia contemporanea dal 1983 al 1997 presso l'Università per stranieri di Siena,  ha insegnato altresì Storia dei partiti e Sociologia politica all'Università di Roma "La Sapienza" e Storia dei movimenti sindacali alla Luiss, ed è stato dirigente generale del Ministero del Bilancio e della Programmazione economica.

Ha pubblicato studi sulla politica liberale di Zanardelli, Giolitti e l'occupazione delle fabbriche, il corporativismo, gli statuti e l'organizzazione dei partiti - ricerca CNR in otto volumi -, il PSI e l'Internazionale socialista, la cooperazione agricola, la storia dei sindacati, la guerra in Abruzzo - sulla base dei documenti rinvenuti presso l'Archivio centrale dello Stato, i National Archives e il Record Office di Londra -, Roma contemporanea, i diritti umani e la pace nei manuali scolastici dei paesi sviluppati e dei paesi in via di sviluppo (Unesco), la disparità tra uomini e donne nei mass media (Consiglio d'Europa), il teatro italiano contemporaneo (World Encyclopedia of Contemporary Theatre).

Ha tenuto lezioni e conferenze in California, Canada, Francia, Spagna, Olanda, Polonia, Russia, Georgia, Algeria. Suoi testi sono stati tradotti negli Stati Uniti e nei paesi balcanici. Collaboratore e componente dei comitati scientifici di riviste e fondazioni culturali, presidente dell'Istituto laziale di studi storici, è stato direttore di Ridotto e condirettore della Rivista trimestrale di Scienza politica e dell'Amministrazione.
Carlo Vallauri sostiene e sostanzia la presenza della cultura socialista all’interno della Sinistra Arcobaleno.

Da attento osservatore di questioni internazionali ti chiedo come è maturato il successo  dei socialisti nelle elezioni municipali e cantonali in Francia?
Il successo si spiega in primo luogo con il giudizio positivo degli elettori, come confermato dalla vittoria sin dal primo turno in numerose città quali Rouen, Digione e Lione, nonché col largo vantaggio conseguito a Parigi da Délanoe sì da far ritenere sicuro il ballottaggio con l’appoggio dei verdi, ai quali si è già rivolto, senza ricorrere ai centristi di Bayrou. Sulla base dell’esito di domenica scorsa, probabile è la vittoria definitiva a Strasburgo, forse anche a Tolosa, e non invece a Marsiglia, dove forte rimane la destra.

Ti sembra che un fattore rilevante sia stato tuttavia l’aumento delle astensioni?
Questo fenomeno si è registrato prevalentemente tra gli elettori di destra, un evidente segnale lanciato al governo, anche se parecchi tra i suoi ministri sono stati eletti nei rispettivi comuni. In ogni caso, appare fermata e anzi rovesciata l’ondata bleu che aveva portato Sarkozy all’Eliseo.
Quindi il successo socialista è maturato in dissenso alla linea del Presidente francese?
No, il Partito Socialista è stato premiato per la sua linea coerente, dopo tante divisioni negli anni scorsi. Tuttavia la situazione resta difficile ed incerta nelle prospettive per tutti i paesi europei.

A proposito di Europa, qual è a questo punto il ruolo delle forze di ispirazione socialista?
Congiunto all’esito delle elezioni in Spagna, lo schieramento socialista resta perno fondamentale per la difesa dei valori del lavoro e della laicità.

Non ritieni che occorra chiedersi come mai invece l’Italia sia in controtendenza?
 Alla luce di quanto accade in Europa si imporrebbe anche nel nostro Paese la necessità di scelte precise sui maggiori problemi economici (mercato e regole), appesantiti a causa del debito pubblico, per la cui riduzione si dovrebbe intervenire non escludendo mutamenti di rotta, a cominciare dalle spese militari per accrescere quelle di tipo sociale.

Ma chi sarà in grado di fare questa politica?
Per quanto riguarda i partiti si ripropone l’esigenza della ricomposizione di una sinistra che, unitaria negli obiettivi e plurale nelle ispirazioni sappia affrontare con decisione i problemi impellenti, senza rinunce alle proprie linee di fondo che ne snaturerebbero il carattere a beneficio della destra.


da sinistra-democratica.it
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« Risposta #104 inserito:: Marzo 20, 2008, 10:41:48 am »

Gli spinaci di Veltroni

Flaubert l’ha scritto più d’un secolo fa ma Veltroni – ogni giorno che passa ne troviamo conferma – se l’è riletto all’inizio di questa stranissima  campagna elettorale e ne tiene copia pronta all’uso in qualche tavolino del pullman. E’ Il dizionario dei luoghi comuni, libro più che caro al suo autore. Il quale, una volta affrontato l’argomento, rimase colpito dalla sua immensità. Talmente colpito  che il tomo fu pubblicato postumo e naturalmente incompleto. E’ uno di quei lavori work in progress che richiedono costanti aggiornamenti, tipici di un’opera eternamente incompiuta. Anni fa ci provò Ennio Flaiano, oggi sembra toccare a Veltroni, nel capitolo che in senso lato chiameremo la politica. Il dizionario flaubertiano potrebbe essere  così definito: come avere verità semplici semplici  in un mondo sempre più complesso. Un primo segnale ci fu dato una sera dai telegiornali. Era il tempo del Veltroni che corre da solo mentre Bettini nel loft trattava  con Di Pietro, i radicali, i socialisti. Veltroni contro la pedofilia, fu l’apertura. Nessuno degli altri leader trovò la forza di contraddirlo affermando l’opposto. Giorni dopo a Verona i telegiornali riportarono di Veltroni, testuale, il seguente pensiero: ogni volta che mi trovo davanti un aggressore e un aggredito non ho dubbi: sto dalla parte dell’aggredito. Convincente l’argomento, convinto, unanime e prolungato l’applauso dell’intero gremitissimo teatro. Era cominciata la tourné nel profondo e produttivo  nord est del paese e se c’era un tema, dopo aver liquidato così  quello della sicurezza, che non si poteva non affrontare era il tema del sociale in tutta la sua articolazione.  Il lavoro, il precariato, il salario, l’operaio e imprenditore.  La partita si gioca qui, più che altrove e Walter lo sa bene.  Per che altro, se non per questo, Nerozzi e Calearo sono stati messi lì a pugnare insieme?  L’uno una vita passata  nel sindacato a chiedere l’aumento del salario operaio, l’altro una vita passata a negarlo.
Due secoli di moderno conflitto sociale definitivamente chiusi – è la prima volta in Europa – dalla foto che li ritrae cacciatori di voti per lo stesso partito. Rischiava di diventare pazzo Veltroni solo a sentir parlare di padroni ancora in giro per il mondo e così questi due tranquilli operatori del sociale, noti per la loro mansuetudine, due bonaccioni della trattativa, hanno dato il via con la loro vigorosa stretta di mano  a quel patto tra produttori che rappresenta il cuore della proposta programmatica del partito democratico. Il conflitto sociale, potrebbe dire prima o poi da qualche gremita piazza Veltroni, teorizzato quasi due secoli or sono da Marx-Engels viene ora finalmente risolto, grazie all’entrata in scena del partito democratico,  da Nerozzi-Calearo. 

Anche se, a dire il vero, a parlare per primi del moderno conflitto sociale, inevitabile prodotto della società industriale nelle sue varie forme storiche,  non furono né Marx né Engels bensì Ricardo e Adam Smith.  Veltroni si rilegga Smith, ci ricorda il sociologo del lavoro Luciano Gallino, si imbatterà in questa sua frase: “ Gli operai lottano per aumentare il salario, i padroni per diminuirlo”. Fin qui l’economista e intellettuale liberale inglese. Ecco ora però    Nerozzi e Calearo,  uniti nella lotta,  forgiatori dell’inedita figura sociale dell’operaio padrone, che col salario d’ora in poi se la vede da solo.  Parliamo qui di operaio padrone e non però di padrone operaio, dato che ne aveva già parlato Berlusconi nei sei per tre della precedente campagna elettorale, su questo anche Calearo conviene. We can, dunque. Aspettando Obama e l’America che verrà. Tacendo intanto di Bush e dell’America che c’è. Quella di una banca, tra le prime di quel paese e dunque al mondo,  che il lunedì vale 20 miliardi di dollari e il martedì è a rischio bancarotta. Quella che guida i destini del mondo con un disavanzo pubblico in crescita esponenziale, per la metà frutto di spesa per armamenti e che ha fin qui adottato ricette congiunturali  di rilancio dell’economia scegliendo la strada della guerra. Non una parola. Su questo terreno il luogo comune è più difficile da esercitare e il silenzio allora diventa la cosa giusta. “Non è giusto un paese in cui i salari sono i più bassi d’Europa mentre gli stipendi dei parlamentari sono i più alti”.

Vero. Infatti un paese “giusto” è quello dove i salari si alzano fino a raggiungere per lo meno la soglia della dignità umana, prevista dalla Costituzione repubblicana, e gli stipendi ai parlamentari si adeguano a quelli di tutti gli altri paesi europei. Come hanno proposto pochi mesi fa i deputati della sinistra, ottenendo il rifiuto in sede parlamentare di quelli del partito democratico.  Un paese “giusto”  resta tale ignorando questo o quel leader politico che snocciola in campagna elettorale le cifre della sua beneficienza. C’è un pubblico e c’è un privato, sempre. Le opere di beneficienza accrescono di valore quando restano nella discreta ombra, mentre l’equità sociale, fondata non sull’elargizione ma sul diritto, va detta e se necessario anche urlata. 
Se il pensiero diventa luogo comune e il partito diviene “interclassista” ,dove operai e padroni spariscono nel conflitto per riemergere affratellati nel patto tra produttori, Nerozzi e Calearo sedere allo stesso banco e votare all’unisono, allora la politica andrà per davvero rivoltata se mai vorrà trovare uno spazio tra predominio economico e fondamentalismo religioso. L’uso del luogo comune, tanta sociologia ce lo dimostra, può servire ad allargare il consenso. E nell’immediato questo può avvenire e può servire. Ma Veltroni dovrebbe pensare di più alla storia degli spinaci. Che siano ricchi di ferro è indubbio. Circa tre milligrammi per ogni etto di foglie. Ma sono meno ricchi dello zucchero o delle lenticchie, delle uova o dei frutti di mare. Ancor meno, molto di meno, della carne. Eppure bastò l’errore di trascrizione di una segretaria – svelato alcune decine d’anni dopo da scienziati tedeschi non proprio convinti – , una virgola fuori posto e tre milligrammi diventano trenta. Bimbi e partorienti costretti a ingurgitare la foglia verde ricca di ferro, un cartone animato di successo che fa il giro del mondo. Uno dei più colossali luoghi comuni. Tolto il quale e ristabilita la verità, si torna a vedere il mondo per com’è. Con gli operai dai salari bassi e i padroni dai crescenti profitti. Senza luoghi comuni resta un mondo che così com’è non può piacere. La politica che vogliamo è quella che può e deve cambiarlo.
 
da sinistra-democratica.it
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