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« Risposta #1 inserito:: Settembre 03, 2007, 02:28:32 pm » |
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2007-09-02 18:25 DIABETE, NUOVA ARMA PER COMBATTERLO ROMA - Lo studio più vasto mai condotto sulla forma più comune di diabete, quella di tipo 2, ha dimostrato che un farmaco noto per combattere l'ipertensione riduce del 14% le morti per diabete. Per gli esperti riuniti a Vienna, nel congresso della Società Europea di Cardiologia, questo dato fa considerare da un nuovo punto di vista una malattia che nel mondo ha ormai raggiunto le dimensioni di un'epidemia, con 246 milioni di casi (tre dei quali in Italia): il diabete non è più una malattia del metabolismo e diventa una malattia cardiovascolare.
Il dato, pubblicato online sulla rivista The Lancet, è il risultato dello studio Advance, è il più vasto mai condotto sul diabete di tipo 2 (non insulino-dipendente), la forma più comune della malattia, con il 90% dei casi. Ha infatti coinvolto 11.140 pazienti, reclutati in 215 centri di 20 Paesi (fra cui l'Italia) in Asia, Australia, Europa e Nord America. "Ci attendiamo che i risultati di questo studio abbiano importanti ripercussioni sulle linee guida, la pratica clinica e le politiche sanitarie", ha detto uno dei coordinatori dello studio, Stephen MacMahon, dell'università di Sydney.
Le attese sono notevoli: per un altro dei coordinatori dello studio Advance, John Chalmers, dell'università di Sydney, se i risultati dello studio "si applicassero anche solo alla metà dei diabetici di tutto il mondo, si potrebbero evitare nei prossimi cinque anni oltre un milione di morti".
E in Italia, "si potrebbero salvare circa 40.000 vite l'anno", ha detto il cardiologo Roberto Ferrari, dell'università di Ferrara e primo italiano presidente eletto della Società Europea di Cardiologia. Il farmaco, basato sulla combinazione delle molecole perindopril (un Ace-inibitore) e indapamide (un diuretico), ha dimostrato di ridurre del 14% la mortalità dovuta alla malattia in generale e del 18% la mortalità dovuta alle complicanze cardiovascolari. Queste ultime hanno un grave impatto, considerando che sono causa di morte per una percentuale di pazienti, compresa fra il 50% e l'80%.
Questi risultati sono destinati ad avere "un grande impatto", ha osservato Ferrari. Grazie a questo studio, ha aggiunto, "cambierà il modo di percepire e curare il diabete. Fino a ieri era considerato una malattia metabolica, nella quale era importante tenere a bada i livelli di glucosio; oggi è una malattia cardiovascolare, nella quale è importante preservare i vasi sanguigni".
In Italia il farmaco utilizzato nello studio Advance è in uso da tempo come ipertensivo e può essere prescritto dal medico di famiglia. I pazienti ai quali il diabete è stato diagnosticato sono circa 1,7 milioni, ma si stima che i casi complessivi superino in realtà tre milioni a causa della difficoltà della diagnosi nella fase iniziale, quando la malattia è "silenziosa" e non dà sintomi chiaramente riconoscibili.
da ansa.it
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