LA-U dell'OLIVO
Novembre 27, 2024, 09:53:59 pm *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: MAURIZIO MASSARI Macro e micro il mondo a due facce  (Letto 2119 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Gennaio 28, 2011, 10:14:38 pm »

28/1/2011

Macro e micro il mondo a due facce

MAURIZIO MASSARI*

«Macro-mondo» e «micro-mondo» coesistono nel villaggio globale, l’uno accanto all’altro, ma ciascuno segue dinamiche separate. Il micro-mondo sfugge in gran parte al controllo del macro e di una governance globale non ancora assestatasi. Macro e micro-mondo sono protagonisti entrambi di questo primo scorcio di 2011.

Il «macro-mondo» è il mondo delle grandi potenze, dei Vertici bilaterali e multilaterali, tra i grandi e gli emergenti, dal G20 ai Brics a Davos. Il summit Stati Uniti-Cina della settimana scorsa è uno spaccato di macro-mondo dove si affrontano i grandi temi globali, l’economia internazionale, il terrorismo, i diritti umani, il nuovo ordine monetario, di cui aveva già parlato anche Sarkozy con Obama a Washington in qualità di presidente del G8 e del G20 due settimane prima. La rivoluzione dei gelsomini in Tunisia e le inquietudini nell’area del Maghreb, la caduta del governo Hariri in Libano, gli scontri di Tirana: sono tutte scene di quel micro-mondo inquieto sul quale il macro-mondo incide poco. Mentre negli incontri al vertice dei protagonisti del macro-mondo si parla degli squilibri economici globali e del loro impatto sulle economie nazionali e sull’occupazione, in Tunisia sono scoppiate rivolte di piazza alla cui radice c’era all'inizio soprattutto il problema della disoccupazione giovanile. Il micro-mondo si muove autonomamente anche perché il macro-mondo, ancor più oggi in tempi di crisi economica, è focalizzato sui problemi di più immediato impatto interno, e tende a reagire e a «gestire», anziché agire per prevenire e risolvere i problemi del micro-mondo. Quest’ultimo però esso stesso in molti casi ama poco le interferenze esterne del macro-mondo e preferisce evitarle o filtrarle.

La crisi tunisina ha in fondo colto di sorpresa i principali protagonisti del macro-mondo; lo stesso vale per la riapertura della crisi politica in Libano, dove tra l’altro i tentativi di mediazione sono passati principalmente non via macro-mondo, ma attraverso gli attori regionali, dall’Arabia Saudita, alla Siria, alla Turchia al Qatar. Mentre in Albania a cercare di limitare i danni dovrebbe pensarci l’Unione europea, certo parte del macro-mondo, ma da tempo afflitta da quella Balkan fatigue che l’ha resa incapace di chiudere positivamente un capitolo, quello balcanico, restato aperto per troppi anni. Gli esempi di micro-mondo autonomo o semi-autonomo si potrebbero moltiplicare, dal Sudan fino alla Somalia, dove il macro-mondo ha in maggioranza mostrato un atteggiamento di benign neglect (fa eccezione il forte impegno di alcuni Paesi tra cui l’Italia).

L’attuale dicotomia tra macro e micro-mondo è pericolosa per la stabilità internazionale, oltre a essere sempre più anomala nel mondo di Internet e dei social network, come i fatti di questi giorni nel Maghreb dimostrano. Le onde lunghe delle crisi nel micro-mondo non sono quasi mai immediate, ma finiscono poi per riflettersi nel tempo anche sul macro-mondo. Le sfide del micro-mondo espongono alle minacce soprattutto l’Europa, che negli ultimi vent’anni ha guardato molto a Est e molto poco a Sud da dove queste ultime principalmente provengono. La stabilizzazione di un’area complessa come il Maghreb necessiterebbe di essere accompagnata da adeguati livelli di governance anche europea e globale per favorire l’integrazione economica e sociale delle nuove generazioni e governare la youth bulge.

Nel XIX secolo e fino alla Prima guerra mondiale il micro-mondo era governato attraverso la divisione in sfere di influenza tra le grandi potenze; la Guerra fredda ha declinato e semplificato il governo del micro-mondo in chiave bipolare. A venti anni dalla caduta del Muro, e malgrado le numerose crisi, il macro-mondo non ha trovato ancora un modello di gestione del micro-mondo. Colpa anche dell’asimmetria di potenza, hard e soft, a vantaggio degli Stati Uniti che ha incoraggiato un free riding collettivo, non solo militare, ma anche politico-diplomatico. Nel nuovo multipolarismo protagonisti vecchi e nuovi del macro-mondo dovrebbero assumere consapevolezza che la stabilità del micro-mondo è interesse e responsabilità di tutti e che per ottenerla occorrono strategie preventive e di ampio respiro. Va da sé che l’Europa per contare nel macro-mondo dovrà dare prova di unità e concretezza. Il Maghreb rappresenta in questo senso un test e un’opportunità.

*Capo Servizio Stampa del Ministero degli Esteri, collabora con Aspenia online.

http://lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=8343&ID_sezione=&sezione=
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!