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Autore Discussione: C. ASHTON*, A. PIEBALGS**, K. GEORGIEVA*** Haiti conti sull'Europa  (Letto 2047 volte)
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« inserito:: Gennaio 11, 2011, 04:07:44 pm »

11/1/2011

Haiti conti sull'Europa

C. ASHTON*, A. PIEBALGS**, K. GEORGIEVA***


Caro direttore,
di tutte le catastrofi che si sono abbattute sul nostro pianeta nel 2010, il terremoto di Haiti ha lasciato la ferita più difficile da rimarginare. Oggi, a un anno dal secondo terremoto più devastante della storia documentata dell’umanità, i segni del disastro sono ancora dolorosamente evidenti. A pochi mesi dal sisma, la regione è stata poi segnata da altre tragedie: l’uragano Tomas, l’epidemia di colera e, più di recente, la crisi politica.
Queste tragedie hanno colpito un Paese già tra i più poveri dell’emisfero occidentale, un paese dove la maggioranza della popolazione dipende dagli aiuti esteri per sopravvivere, con un sistema sanitario insufficiente, una rete stradale inadeguata e segnato da anni di scarsa governance. La situazione umanitaria, già difficile prima del terremoto, si è oltremodo aggravata all’indomani del sisma. Per tutti questi fattori, i soccorsi internazionali hanno dovuto superare numerosi problemi di ordine logistico, infrastrutturale, sociale e politico. Tuttavia, a differenza di altre catastrofi caratterizzate da problematiche analoghe, ad Haiti la situazione all’indomani del sisma è risultata quanto mai complessa: una capitale rasa al suolo, infrastrutture distrutte, ingenti perdite di personale, risorse e strutture subite dal governo e dalle agenzie umanitarie sul posto. Le attuali tensioni civili e politiche destano profonda preoccupazione perché rischiano di aggravare la situazione, impedendo agli aiuti umanitari dell’Unione europea di raggiungere la popolazione bisognosa e rallentando e rendendo più complesso il processo di ricostruzione. Sollecitiamo in tal senso le autorità haitiane affinché riportino la calma nel Paese e mettano rapidamente in piedi un governo riconosciuto e più efficiente. Il nuovo governo dovrà essere in grado di operare in modo efficace e nel rispetto della legalità, ponendosi al comando della ricostruzione e garantendo una pianificazione incisiva che sappia risolvere quei problemi di fondo che hanno reso così vulnerabile la popolazione haitiana.

Promesse mantenute
L’Unione europea sostiene la popolazione haitiana già da prima del 12 gennaio 2010. Quando il sisma ha distrutto il Paese, l’Ue è intervenuta fornendo assistenza nei giorni immediatamente successivi al disastro e, lavorando di concerto, ha elaborato un approccio strategico di lungo respiro, in stretta collaborazione con gli altri donatori. Questa linea d’azione ci ha permesso di mantenere la promessa iniziale. Alla Conferenza internazionale dei donatori dello scorso marzo, l’Ue (Commissione e Stati membri) si è impegnata a stanziare congiuntamente per il prossimo triennio 1,2 miliardi di euro a sostegno di azioni coordinate di soccorso e ricostruzione. Circa 600 milioni di euro sono già stati utilizzati in interventi sul posto serviti a garantire la sopravvivenza della popolazione haitiana: fornitura di derrate alimentari, ricoveri, assistenza medica, ripristino di strade e scuole e sostegno alle istituzioni finalizzato a garantire l’erogazione dei servizi sociali di base. Gli aiuti dell’Unione hanno impedito il crollo dello Stato.

Aiutare i più bisognosi
L’Unione ha reagito perseguendo una serie di ambizioni cui sarà ispirata l’azione futura. Nella fase di emergenza, l’Ue ha assicurato le cure sanitarie e la fornitura di ricoveri, acqua e cibo, coordinando gli sforzi al suo interno e collaborando con gli altri partner internazionali. L’Unione ha collaborato in modo costruttivo con la popolazione locale, i governi, l’esercito, le agenzie erogatrici di aiuti e le Ong, per assicurare che, a fronte di circostanze difficili, la risposta globale fosse la più efficace possibile. Allo stesso tempo, si è cercato di combinare soccorsi e ricostruzione, assicurando ad esempio il coinvolgimento della popolazione locale con un’assistenza essenzialmente sotto forma di contanti, per garantire il ripristino dei mezzi di sussistenza nel lungo termine. Questo approccio ha permesso anche di limitare le malattie e la malnutrizione, i due effetti collaterali che si verificano solitamente in concomitanza delle catastrofi. L’epidemia di colera ha reso quanto mai prioritario l’approvvigionamento di acqua potabile. Per questo motivo, la Commissione europea ha fin qui mobilitato 22 milioni di euro a sostegno degli operatori umanitari sul posto e per fornire l’acqua potabile a oltre 500 mila persone, garantire impianti igienici idonei a 5 milioni di persone e diffondere migliori pratiche igieniche presso un milione di haitiani. Due mesi dopo lo scoppio dell’epidemia, i nuovi casi di colera e i decessi avevano infatti iniziato a diminuire, fino alle rivolte di metà dicembre.

Molto rimane ancora da fare
Non basta però sopravvivere al terremoto e al colera. Per quanto generosi e costanti, gli aiuti dell’Unione non possono compiere miracoli e rimane ancora moltissimo da fare. Il numero di sfollati è ancora elevatissimo. Ciò non vuol dire che il nostro impegno sia stato scarso, o che il denaro dei contribuenti e il lavoro degli specialisti siano andati sprecati. Al contrario, agendo di concerto, l’Unione europea ha scongiurato il collasso del Paese garantendo l’apertura di scuole e ospedali, la produzione agricola, le attività economiche e il ripristino delle strade. Le sfide fin qui raccolte non sono meno ardue di quelle a venire affinché Haiti sia messa in condizione di intraprendere un percorso di lungo respiro verso lo sviluppo sostenibile. Il nostro intento è di aiutare le autorità haitiane a ricostruire una nazione praticamente dal nulla e riteniamo in tal senso imprescindibili il rispetto di un processo elettorale equo, che si svolga nella calma e nella trasparenza, e l’istituzione di un governo efficiente e legittimo. La comunità internazionale ha dimostrato con tenacia la sua solidarietà con la popolazione haitiana e l’Unione europea è convinta che quanti hanno fornito aiuti in passato lo faranno ancora. L’alternativa - che Haiti ripiombi in un nuovo lungo ciclo di disperazione, miseria e instabilità - non è semplicemente ammissibile.

*Vicepresidente e Alta rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza
**Commissario responsabile dello Sviluppo
***Commissaria responsabile della Cooperazione internazionale, dell’aiuto umanitario e della risposta alle crisi

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