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Autore Discussione: Hack: a Nordest lo sviluppo economico prevale su quello dell'intelletto  (Letto 2435 volte)
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« inserito:: Novembre 23, 2010, 06:32:37 pm »

L'intervista/

Hack: a Nordest lo sviluppo economico prevale su quello dell'intelletto

«All'estero mi vergogno del governo di ignoranti e arroganti e degli italiani che li hanno votati. Venezia triste, meglio Roma»
                     
 di Anna Renda

VENEZIA (22 novembre) - È la scienziata più famosa d’Italia, fiorentina doc ma triestina d’adozione, il suo nome è legato a doppio filo all’astrofisica mondiale avendo lavorato con gli astronomi più importanti dell'ultimo secolo in numerosi osservatori europei e americani, per organizzazioni internazionali quali l'Uai, l'Esa e la Nasa.

Già docente di Astronomia e prima donna in Italia direttrice dell'Osservatorio Astronomico di Trieste, Margherita Hack (88 anni) è conosciuta al grande pubblico per le sue numerose apparizioni televisive, per la simpatia del suo carattere sanguigno e schietto dalla caratteristica parlata toscana e soprattutto per il suo impegno in ambito sociale e politico. Grazie a questa immagine popolare e ai suoi numerosi libri (l’ultimo è "Notte di Stelle" scritto con Viviano Domenici)che si sono spesso imposti nelle classifiche dei best seller, è riuscita a spalancare a molti le porte dell'astronomia. Candidata più volte per il partito dei comunisti italiani e dichiaratamente atea, benché cresciuta in una famiglia di teosofi, è un’animalista convinta e vegetariana fin da bambina.

Pochi conoscono le importanti ricerche e i testi fondamentali da lei realizzati in ambito scientifico, ma tutti conoscono il suo volto, la sua voce, e soprattutto le sue idee sui temi più attuali e scottanti; prima appariva in televisione, da qualche anno fa anche spettacoli teatrali, è anche questo un modo per comunicare? «Anche il teatro è un’occasione per parlare dei problemi che più mi stanno a cuore, della politica di oggi, delle leggi vergognose, dei lager per gli extracomunitari, dello sfruttamento dei poveri, delle disuguaglianze sociali, dei diritti degli omosessuali, dell’eutanasia... Prima facevo Variazioni sul cielo, con piccoli interventi sull’astrofisica, adesso L’anima della terra (vista dalle stelle) con Ginevra Di Marco. Lei canta canzoni sugli immigrati, i discriminati e gli emarginati, io commento. In quest’ultimo fine settimana eravamo a Bologna, Reggio Emilia e Ravenna, ora gli spettacoli riprenderanno a marzo».

Cosa le piace di più di se stessa? «La mia semplicità».

E la cosa che più detesta? «Che perdo facilmente la pazienza, e da brava toscana bestemmio».

La volta che è stata più felice. «Quando vinsi i campionati universitari di atletica con il salto in alto e in lungo, poi quando ho avuto la cattedra a Trieste».

Il suo rimpianto? «Non essere potuta andare alle Olimpiadi, ero stata selezionata per le nazionali, poi nel ’43 con la guerra, si bloccò tutto».

L'ultima volta che ha pianto? «Sbucciando le cipolle».

L'incontro che le ha cambiato la vita. «Con Aldo (mio marito) al giardino del Bobolino a Firenze, lui aveva tredici anni io undici».

Il suo sogno di felicità? «Ho avuto tutto quello che desideravo: un lavoro che mi piace, una famiglia che mi ha insegnato a essere libera e responsabile, un compagno con cui sono andata d’accordo. Cosa posso sognare di più?».

La cosa più preziosa che possiede? «Di prezioso non ho nulla. A parte il computer, dove ci sono tutti i miei lavori (che per prudenza ho salvato anche nei dischetti)».

Cosa sognava di fare da grande? «Prima l’esploratrice dell’Africa Nera, dove c’erano gli antropofagi, poi l’astronauta».

L'errore che non rifarebbe? «Se ne fanno tanti. Di grossi per fortuna non ne ho fatti. Ma a volte ci si comporta male con qualcuno, si fanno delle ingiustizie, e si capisce solo dopo».

La maggior stravaganza compiuta? «Sono sempre stata stravagante. Me ne frego delle convenzioni. Ci si aspetta sempre che mi comporti da scienziato e invece continuo a comportarmi come quando avevo undici anni. Mi piacerebbe ancora andare a suonare i campanelli come facevo da ragazzina e poi scappare».

Il capriccio che non si è mai tolto? «Quello che desideravo l’ho avuto. Mi sarebbe piaciuto andare in orbita ma siccome quando si poteva farlo ero già troppo vecchia, non ci ho pensato più».

La volta che si è sentita fiera di essere italiana? «Da piccola, quando l’Italia vinse il primo campionato del mondo di calcio. Adesso quando vedo che ci sono ancora persone valide, oneste. Ho stimato molto Pertini, e tra le donne Nilde Iotti”».

La volta che si è vergognata di essere italiana? «Sempre quando vado all’estero. Abbiamo un governo di ignoranti e arroganti. Mi vergogno di quel 50 per cento di italiani che li ha votati».

Il libro che sta leggendo? «Niente, non ho tempo, sono ai lavori forzati. Non leggo neanche il giornale, a parte i titoli e qualche articolo che mi interessa».

Lo sport che ama? «L’atletica e tutti gli sport veri, il nuoto, la pallavolo, anche il calcio se non fosse diventato solo uno spettacolo».

Destra o sinistra? «Sono sempre stata a sinistra. Ma dov’è la sinistra?».

Cos'è per lei il Nordest? «Dove vivo. Ho visto che c’è brava gente che lavora tanto. Peccato che il forte sviluppo economico si sia imposto a danno di quello intellettuale».

E Venezia? «È bella. Ma c’è troppa acqua. È una città triste. Roma mi piace di più, mi esalta».
 

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