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Autore Discussione: Simona RAVIZZA. - «A Milano uno stupro al giorno»  (Letto 3272 volte)
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« inserito:: Novembre 17, 2010, 06:26:46 pm »

Le cifre: DENUNCE AUMENTATE RISPETTO AL 2009

«A Milano uno stupro al giorno»

A rischio separate e divorziate

I ginecologi: otto suicidi su dieci provocati da abusi sessuali.

De Corato: violenze di strada in calo


MILANO - Uno stupro al giorno. È quanto emerge dal report Violenza sessuale e domestica stilato dalla clinica Mangiagalli e presentato ieri a Milano durante l'84° congresso della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo). Dal 1° gennaio al 31 ottobre 2010, al Soccorso Violenza Sessuale (Svs) di via Commenda 12 sono arrivate 314 donne. Un numero in aumento rispetto all'anno scorso: in tutto il 2009 i casi sono stati infatti 333. Il centro, fondato nel 1996 dalla ginecologa Alessandra Kustermann, è il termometro degli abusi sessuali compiuti a Milano. Ma ci sono più donne che denunciano o più stupri in città? Difficile stabilirlo, anche se i dati rielaborati dalla Sigo sulle denunce alla Questura e ai carabinieri arrivano a parlare addirittura di 480 violenze, solo a Milano, nel 2009.

Una cosa è, comunque, certa: le statistiche della Mangiagalli rovesciano il luogo comune degli stranieri che violentano le italiane. «In realtà, la metà delle vittime sono donne straniere stuprate, nel 23% dei casi, da italiani», spiega Kustermann, autrice della relazione con la collega Marina Ruspa. La violenza sessuale colpisce nel 45% dei casi donne separate o divorziate. Rincarano la dose gli esperti della Sigo: «Milano detiene il primato nazionale degli stupri». Ci sono, poi, gli abusi che si consumano tra le mura domestiche: 142 quelli seguiti nei primi 10 mesi dell'anno dal Soccorso di Violenza Domestica sempre della Mangiagalli.

Ma è scontro sui dati. «La sicurezza è migliorata da molti punti di vista, compreso quello degli stupri. È il risultato di una politica fortemente orientata alla tutela delle donne con maggiori presidi sul territorio e potenziamento della videosorveglianza», assicura il vicesindaco Riccardo De Corato che contesta i dati: «I casi di violenze sessuale "di strada" da 61 nel 2007 (ovvero 5 al mese) sono scese a 13 nel 2010, quindi poco più di uno al mese». Va oltre le polemiche il ginecologo Mauro Buscaglia, primario del San Carlo: «La sfida è far emergere il sommerso per intervenire anche sui tanti, prolungati, abusi che avvengono in famiglia e non solo».

Sono violenze devastanti: «L'81% delle protagoniste di atti di suicidio ha alle spalle episodi di abuso», avverte Alessandra Graziottin, alla guida del Centro di Ginecologia e Sessuologia del San Raffaele Resnati di Milano. Insomma: in strada oppure tra le mura domestiche le violenze contro le donne restano un'emergenza. Una piaga che vede, in una città come Milano, violentate - soltanto tra gennaio e il 31 ottobre - 130 ragazzine tra i 14 e i 17 anni, e picchiate a sangue dal partner altre 70 donne.

Simona Ravizza

17 novembre 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_novembre_17/stupri-uno-al-giorno-famiglia-separate-divorziate-1804188437300.shtml
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« Risposta #1 inserito:: Gennaio 03, 2011, 04:36:09 pm »

Etica e politica

Formigoni attacca il Tar: asseconda la deriva abortista

«Perché non toccano le Regioni sulla Ru486? Ora intervenga il Parlamento»

   
MILANO - Un attacco a muso duro: «Il Tar avalla una deriva abortista». Il governatore Roberto Formigoni contesta il provvedimento del Tribunale amministrativo regionale che, come anticipato ieri dal Corriere della Sera, boccia le restrizioni sull'aborto adottate in Lombardia nel 2008. Una sentenza, quella firmata dal giudice Celeste Cozzi, destinata a riaccendere in Italia le polemiche sulla legge 194 del 1978. «Viene annullato l'atto di indirizzo con cui la Lombardia invita i propri ospedali a non effettuare interruzioni di gravidanza oltre la 22ª settimana e 3 giorni - ammette Formigoni -. Ora sulla materia è auspicabile un intervento del Parlamento, anche se negli ospedali lombardi non cambierà nulla perché la prassi è ormai consolidata».

Dal punto di vista medico la questione riguarda solo lo 0,2% delle nascite. Ma le implicazioni toccano temi di bioetica tra i più controversi di sempre. In gioco c'è l'aborto dopo i primi 90 giorni (definito terapeutico): la sua disciplina deve trovare l'equilibrio tra il diritto di salute della donna e il diritto alla vita del nascituro. E si apre, poi, il dilemma della rianimazione dei bambini prematuri, con le cure da offrire a un feto che eventualmente sopravviva all'interruzione di gravidanza: prolungare la sua vita, in presenza di gravi malformazioni e danni cerebrali, può rivelarsi solo accanimento terapeutico. Spiega il governatore Formigoni: «Il provvedimento, ora bocciato dal Tar, si limita a raccogliere le evidenze scientifiche: i progressi delle tecniche di rianimazione soprattutto nei centri all'avanguardia come la Mangiagalli di Milano, hanno anticipato temporalmente la possibilità di vita autonoma di un feto rispetto al 1978. Di qui la scelta di fissare il limite alla 22ª settimana e 3 giorni per l'interruzione di gravidanza terapeutica». Usa toni forti, Formigoni: «La sentenza è antiscientifica e anticlinica».

Per il Tar, però, è «del tutto illogico permettere che possa essere disciplinato differentemente sul territorio nazionale l'accesso alle prestazioni» sanitarie che permettono la tutela dei diritti della madre e del nascituro. Il potere legislativo, insomma, viene riconosciuto solo allo Stato facendo leva sull'articolo 117 della Costituzione. «Eppure sulla pillola abortiva Ru486 viene ammessa una competenza legislativa anche per le Regioni - ribatte Formigoni -. C'è una giustizia che ha due pesi e due misure. Mai in difesa, però, dei provvedimenti pro-vita».

Tutto inizia con la delibera della giunta lombarda del 22 gennaio 2008 sulle «Linee di attuazione operativa della legge 194 nelle strutture sanitarie della Lombardia». Un documento che - come viene messo in evidenza già nella sua prima pagina - è stato studiato insieme a ginecologi e neonatologi di spicco della Lombardia. «Non viene calata dall'alto nessuna disciplina come sostiene il Tar - insiste Formigoni -. Ma si indicano a tutti gli ospedali lombardi le migliori pratiche definite in accordo con i più noti professionisti che operano in Lombardia, anche di opposto orientamento politico». Tra gli esperti chiamati in causa ci sono, per esempio, il ciellino Luigi Frigerio dei Riuniti di Bergamo e la «non obiettrice di coscienza» Alessandra Kustermann della Mangiagalli. Non c'è da sorprendersi, per Formigoni: «I medici hanno già adottato spontaneamente negli anni le pratiche oggi contestate dal Tar. È il motivo per cui negli ospedali lombardi continueranno a essere utilizzate nonostante il provvedimento del Tribunale amministrativo regionale». Ma nella sua sentenza il Tar sottolinea: così la Lombardia «contravviene alla chiara decisione del legislatore nazionale (non frutto di una svista, ma al contrario scelta precisa, consapevole e ponderata) di non interferire in un giudizio volutamente riservato agli operatori» per «non imbrigliare in una disposizione legislativa parametri che possono variare a seconda delle condizioni sempre diverse», e «soprattutto del livello raggiunto dalle acquisizioni scientifiche e sperimentali in dato momento storico».

Nel mirino del Tar, che è intervenuto su richiesta di 8 medici appoggiati dalla Cgil, anche la decisione di fare compilare il certificato per l'interruzione di gravidanza da almeno due ginecologi e di prevedere l'intervento di uno psicologo. Il ricorso è stato presentato dagli avvocati Vittorio Angiolini, Ileana Alesso e Marilisa D'Amico. «Quello di Formigoni è stato uno sbaglio, la 194 non si tocca», esulta il senatore del Pd Ignazio Marino. Soddisfazione anche da Sinistra ecologia e libertà: «Nel tentativo di ostacolare le donne nella loro libera scelta, Formigoni ha voluto utilizzare una discrezionalità che non gli è data». E il ginecologo Silvio Viale, presidente di Radicali italiani, noto per avere introdotto la RU486 in Italia, ammonisce: «La politica non deve ostacolare, ma sostenere chi applica la legge 194». Ma il dibattito non appare destinato a chiudersi. Per il presidente dell'Udc Rocco Buttiglione è urgente portare in Parlamento la sua proposta per limitare l'aborto alla ventesima settimana di gravidanza.

Simona Ravizza

03 gennaio 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_gennaio_3/formigoni-attacca-tar-aborto-181184264922.shtml
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