Ida Rotano, 22 ottobre 2010, 16:56
Una terapia d'urto per salvare l'Italia
Lavoro e lotta alla precarietà al centro del programma della sinistra che vuole tornare a vincere e che per farlo vuole costruire un centrosinistra nuovo, largo e unito, pronto a interloquire con tutte le forze decise a far uscire l'Italia dal berlusconismo. Nichi Vendola ha aperto il primo congresso di Sinistra ecologia libertà con un appello forte, che convince tutti, anche la delegazione del PD
Per tornare a vincere "non servono le coalizioni del passato, il minimo comun denominatore, ma l'unità più larga possibile, il massimo di unità, la risposta più larga alla domanda di cambiamento". Lo ha detto Nichi Vendola aprendo i lavori del primo congresso di Sinistra ecologia libertà: "Per battere il berlusconismo - ha aggiunto - occorre cambiare l'immaginario diffuso". Cuore della coalizione deve essere la lotta contro la precarietà, è questo il tema innovativo su cui riformisti e radicali devono uscire dai loro gusci. "I riformisti hanno bisogno dei radicali e i radicali dei riformisti per non coltivare le proprie pigrizie. L'Italia non ha bisogno di nominalismi ideologici, ma ha bisogno di una terapia d'urto per salvarsi", spiega Nichi Vendola.
Oggi si apre il congresso fondativi di Sinistra Ecologia e Libertà. Ma, avverte Vendola, "non dobbiamo innamorarci del partito, ma viverlo come uno strumento: l'obiettivo è la sinistra, l'Italia, il cambiamento".
Non mancano i messaggi distensivi a tutto il centrosinistra, compresi Grillo ("l'ansia del cambiamento non può essere l'estetica della bestemmia, abbiamo bisogno di riconoscerci gli uni con gli altri") e i comunisti della Federazione della Sinistra ("basta coi risentimenti, è il momento dei sentimenti"). E ai delegati fa capire che SeL è un momento di passaggio quando dice che "lo scopo è costruire la sinistra del 21esimo secolo, siamo un seme che deve far nascere un germoglio. Ma poi il seme muore e diventa altro, non restiamo attaccati al partito come se fosse un feticcio". Poi mette in guardi i militanti da due rischi: "Andiamo un po' di moda ultimamente e questo può portare una processione di compagni e compagne interessati a noi: non va bene il trasformismo e il gattopardismo. Quello che va malissimo però è l'alibi del trasformismo e del gattopardismo per tener serrate le fila e chiuse le porte".
E' un lungo intervento, quello di Vendola, in cui ha toccato i temi dell'ecologia, della globalizzazione, del lavoro, della geopolitica. L'auspicio è che la sinistra torni a vincere. "A vincere e - ha sottolineato - a vincere bene".
"Abbiamo bisogno di riconoscerci gli uni con gli altri -ha proseguito- non per fare una coalizione del passato, ma per cercare un minimo comun denominatore, un passaggio fondamentale, per il quale serve la più larga unità possibile. Bisogna stare insieme non per dare la minima risposta - ha sottolineato Vendola - ma per dare la risposta più larga alla richiesta di cambiamento".
Il presidente della Puglia sottolinea che la sinistra e Sel hanno "le stesse malattie degli altri partiti", ma che riusciranno a combatterle, "non nascondendole, ma guardandole in faccia".
A sinistra serve "un'alleanza innovativa" che "assuma le primarie non come gioco di società, ma come uno strumento di dissequestro della politica che torni bene pubblico".
Sono tante le citazioni nel discorso di Vendola. Citazioni in positivo, ma anche in negativo. Tra quest'ultime, Sergio Marchionne: "Se la modernità è lui, ho l'impressione che sia tutta una bolla mediatica e politica", eppoi Giulio Tremonti, che in questi anni "ha giocato tutte le parti in commedia: il fustigatore delle banche, il critico no global del modello di sviluppo e l'affamatore del popolo". Senza scordare il conflitto d'interesse dell'epoca di George Bush, "simile a quello di Berlusconi".
Nel dizionario di Nichi c'è spazio anche per Gorbaciov ("la fine dello stalinismo ha segnato uno dei piu' grandi progressi del genere umano"); per la "Cindia" del giornalista Federico Rampini; per l'esempio di Bark Obama, attaccato dalla "violenza della destra antropologica dell'America profonda, soltanto per una elementare riforma del sistema sanitario", Vendola ha ricordato Ghandi "un protagonista del 900"; il gruppo cileno degli Intillimani, simbolo di un'America latina in cui i rivoluzionari di un tempo "sono classe ora classe dirigente", a dimostrazione di "un mondo che può cambiare e sta cambiando". Tra le figure della sinistra c'è unicamente Gramsci, condannato dal tribunale speciale fascista e che disse: "Voi fascisti avete rovinato l'Italia, tocca a noi comunisti il compito di salvarla".
A Eugenio Scalfari, che in un editoriale di alcune settimane fa parlò di lui come di un "corto circuito" Vendola risponde: "La sinistra è davvero un impedimento a vincere? La sinistra è la missione di un paese, noi abbiamo bisogno di ricostruire un discorso sulla salvezza dell'Italia", e contro il falso federalismo della Lega, rilancia il federalismo europeo di Altiero Spinelli. Poi il governatore della Puglia si i accalora e con lui la platea quando spiega che "ci siamo stancati di perdere bene, adesso vogliamo vincere".
E se non manca di fare riferimento a un comico che piace ai giovani come Antonio Albanese, ricorda poi che suo padre "partito fascista per la guerra, tornò comunista" grazie alla lettura di Steinbeck e Cronin. C'è poi il richiamo al regista Fassbinder e alla "paura che nega l'amore" e al sociologo De Rita e alla sua Italia ridotta a "mucillaggine". Citazioni anche per lo storico Piero Bevilacqua e per uno dei padri nobili dell'esperienza di Sel, Fausto Bertinotti e al suo libro "Chi comanda qui?", sintesi delle difficoltà di un mondo globalizzato troppo spesso normalizzato da poteri sovrannazionali.
Il discorso si chiude con un'ammissione, quella di rischiare di essere vittima del leaderismo ("Ma non mi sono dimenticato di essere un ragazzo di Terlizzi"); e con un "inno alla bellezza": "Torniamo alla bellezza delle relazioni", a quella dell' "accogliersi tra generazioni", la bellezza dell'incontrarsi tra "il mondo vivente" e quello "non vivente".
Le reazioni politiche. "Ho sempre pensato che Vendola e il suo movimento fossero un interlocutore naturale del Pd, e oggi ne sono ulteriormente convinta". Così Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato, commenta con i giornalisti l'intervento di Nichi Vendola al congresso di Sel a Firenze. "Alcune delle parole d'ordine sentite oggi - ha aggiunto - quante volte ci è capitato di pronunciarle".
La Finocchiaro ha invitato a "trovare una alleanza con l'Italia, non solo con i partiti" per dare "un nuovo governo di cambiamento". Per far questo le forze di centrosinistra devono "superare rigidità e steccati" e uscire da quella "autocontemplazione" a volte registrata in passato: bisogna dunque avere "curiosità, saper ascoltare, capire, confrontarsi".
L'intervento di oggi di Vendola, ha concluso, è un "utile", una "base di partenza solida" per un ragionamento sui "mali dell'Italia e sulla necessità del cambiamento".
"Abbiamo il dovere di pensare al fatto che per il nostro statuto il segretario è il candidato premier.
Ma se questa alleanza per l'Italia esigerà una rappresentanza altra, che si imponga autonomamente o attraverso le primarie, strumento che noi pratichiamo con grande larghezza, che sia così". Lo ha detto la capogruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro rispondendo, al congresso di Sinistra ecologia e libertà, a una domanda dei giornalisti sulle primarie del centrosinistra e sulla eventuale candidatura di Nichi Vendola. "L'importante - ha concluso - è che noi siamo capaci di diventare maggioranza nel Paese e che siamo capaci di intercettare per davvero la voglia, il bisogno di cambiamento e di modernità non come regressione ma anche come sviluppo".
"Bello, molto bello. Condivido larga parte della sua riflessione", è il commento del sindaco di Firenze, Matteo Renzi (Pd). "Ha fatto un intervento di lettura politica ampio - ha aggiunto Renzi - non ha fatto semplicemente un discorso legato al chiacchiericcio quotidiano; lo ha fatto con quella passione che avversari e amici gli riconoscono, e io sono felice che il congresso si svolga a Firenze. E' poi un problema dei dirigenti politici nazionali trovare il modo di passare ai fatti, ma le parole che abbiamo sentito da Vendola sono in larga parte molto belle e condivisibili".
In merito invece a future alleanze Renzi ha ribadito il suo 'no' ad 'ammucchiate selvagge' e ai cronisti che gli hanno chiesto se preferisca Vendola o Casini ha risposto che la politica non è come con le nomination del Grande Fratello. "Il problema - ha precisato - non è chi teniamo fuori, ma è cosa vogliamo fare. Quando poi abbiamo deciso quali sono le nostre proposte si può ragionare di Vendola, Casini, Bersani, D'Alema, di nomi e cognomi. Prima è importante mettere al centro le cose che vogliamo fare e da questo punto di vista credo sia assurdo stoppare con dei veti ideologici, chi vuole stoppare Casini, chi vuole stoppare Vendola. Vediamo - ha concluso - se riusciamo a dare un futuro alla politica italiana, tutta schiacciata sulle case di Montecarlo e Antigua, e non sui problemi veri".
"Il terreno di confronto - afferma Evangelisti (Idv) - è fertile. Il lavoro, il welfare, l'ambiente e la scuola sono questioni cruciali sulle quali noi dell'Idv abbiamo già messo in campo la sfida al Governo e sulle quali siamo chiamati, tutti, a tessere la tela del confronto. Per "riaprire la partita" con Silvio B. - prosegue Evangelisti - serviranno tanti narratori come Nichi Vendola. La conoscenza e la coscienza sono essenziali, ma non bastano. Servono rigore e intransigenza, come quelli dell'Italia dei Valori e di Di Pietro. Nelle parole di Vendola c'è più un Saviano che un premier, più narrazione che analisi, più domande che proposte. Noi dell'Italia dei Valori siamo già in campo a fronteggiare il degrado morale del Paese, a contrastare chi tutela gli interessi personali anziché quelli dei cittadini, chi fa strame della democrazia e della Costituzione. Conveniamo con Vendola che l'alternativa e il nuovo centro-sinistra non si costruiscono senza di noi".
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