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Autore Discussione: DI REZWAN. Africa: urgente il giornalismo investigativo, sull'onda di ProPublica  (Letto 2091 volte)
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« inserito:: Ottobre 01, 2010, 03:45:58 pm »

1/10/2010 - Ripreso da Rising Voices

Africa: urgente il giornalismo investigativo, sull'onda di ProPublica
   
DI REZWAN, TRADOTTO DA GAIA RESTA

Due mesi fa l'ivoriano Theophile Kouamouo, blogger tra i più importanti dell'Africa francofona e organizzatore del progetto sostenuto da Rising Voices Abidjan Blog Camps, è stato arrestato per aver protetto la fonte di un articolo a carattere investigativo su un tema d'interesse pubblico. Dopo il suo rilascio ha ringraziato i blogger di tutto il mondo che lo avevano sostenuto. 

Janice Winter interviene riguardo le minacce che subisce il giornalismo d'inchiesta e della tutela delle fonti in Africa, sul blog dell'Axess Programme on Journalism and Democracy:

    Ho trascorso le ultime settimane in Sud Africa intervistando giornalisti e redattori sulla libertà conquistata nei media e i preoccupanti segnali di regressione che arrivano dalle leggi statali. Ad esempio, la proposta di legge sulle trasmissioni del servizio pubblico che, se approvata, trasformerebbe a tutti gli effetti l'emittente pubblica in un'emittente di Stato, posta sotto la diretta responsabilità del Ministro delle Comunicazioni.

Théophile analizza sul suo blog i motivi per i quali in Africa c'è urgente bisogno di un vero e proprio giornalismo investigativo:

    Alcuni critici ritengono che il giornalismo debba fare 'informazione oggettiva', e fermarsi lì. Tra questi vi è l'ex primo ministro francese Michel Rocard, che in un'intervista al settimanale Marianne (esplicitamente ostile a Nicolas Sarkozy) rimproverò alle testate di agire "non come giornalisti puri, ma come attori di determinatepolitiche”. Una critica mossa spesso anche alla stampa della Costa d'Avorio. [...]

    A cosa serve il giornalismo? Probabilmente ad aprire delle porte per far comunicare mondi tra loro separati, per arricchire il patrimonio di conoscenze della gente sul mondo contemporaneo, per quel che è e non è. Siamo forse in grado di raggiungere quest'obiettivo? Comunque sia, è chiaro che dalle nostre parti, e in particolare sulla carta stampata, solo un certo tipo di notizie ricevono ampia attenzione. Sono quelle relative alla politica e al suo mondo, alle celebrità e allo sport, tutti argomenti che attirano un vasto pubblico di lettori all'interno del nostro piccolo ceto medio, quello che può permettersi di comprare i giornali. Ma in questo modo trascuriamo episodi molto gravi che, se invece venissero trattati, spingerebbero i nostri connazionali ad agire per promuovere cambiamenti sociali. La nostra incapacità (le testate private) è amplificata dal fatto che da noi i media pubblici sono la cassa di risonanza del potere, oppure offrono momenti di intrattenimento del tutto assoggettati alla pubblicità.

Théophile continua così:

    Abbiamo urgentemente bisogno di un giornalismo d'inchiesta, che faccia gli interessi pubblici. In un contesto in cui la separazione dei poteri a volte sembra frutto dell'immaginazione, mentre rimane assai forte l'eredità lasciata da un partito unico per quanto riguarda la fedeltà e la connivenza, il nostro dovere è, oggi più che mai, quello di tenere traccia dei malfunzionamenti della società, di aiutare quei cittadini senza voce, vittime di ingiustizie sommerse, e di indagare pazientemente su argomenti di interesse collettivo.[...]

    Esiste qui o altrove un mecenate che possa finanziare un tipo di giornalismo il cui scopo principale sia quello di svegliare e cambiare la società, rivelandone le zone d'ombra?

Sulla British Journalism Review, Martin Moore spiega cosa s'intende con giornalismo investigativo:

    Il giornalismo d'interesse pubblico ha due elementi. Il primo è come un cane da guardia ("watchdog"), al quale i potenti devono rispondere e che espone pubblicamente frode, inganno, corruzione, cattiva amministrazione e incompetenza.

    Il secondo elemento è assai meno discusso, ma per molti versi è il più importante, soprattutto nel nostro mondo sovraccarico di informazioni. È il dovere di informare, spiegare e analizzare. I giornalisti che si occupano di temi d'interesse pubblico trovano, digeriscono e distillano le informazioni che aiutano la gente a crearsi un proprio punto di vista e a prendere decisioni. Come faccio a sapere, per esempio, se devo far somministrare al mio bambino un vaccino multiplo? Quanto dovrei preoccuparmi per il virus H5N1, e cosa dovrei fare al riguardo? L'Iran è in procinto di sviluppare un arsenale nucleare e, se sì, cosa dobbiamo fare? Il cellulare mi causerà forse un tumore al cervello? Il nostro mondo è sempre più correlato e complesso, e abbiamo bisogno di notizie atte a spiegare onestamente le cose, piuttosto che a spaventare, tiranneggiare o intimidire.

Più oltre Martin Moore chiede:

    Così, se il governo intralcia il corso del giornalismo investigativo, il mondo imprenditoriale è ben lieto di promuovere l'interesse privato e non quello pubblico, e la gente resta beatamente ignorante, allora come fanno i giornalisti a tutelare l'interesse comune?

E il professor Jay Rosen della New York University sostiene:

    Se i mercati considerano il pubblico come l'unico terreno di scontro rilevante nella società contemporanea, allora siamo fritti. Qualunque cosa si faccia, non conta nulla. Solo l'audience ha importanza.

Prima di poter essere tutelato, il giornalismo d'inchiesta va promosso e coltivato. Una via d'uscita potrebbe essere rappresentata da esperimenti come quello di ProPublica, progetti non-profit basato a New York che quest'anno ha vinto il premio Pulitzer per i reportage di pubblico interesse. Ci auguriamo di vedere in Africa altri esperimenti simili, visto che Théophile li indica come assolutamente necessari.


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Testo originale: Abidjan Blog Camps: The Urgency Of Public Interest Journalism In Africa, ripreso da Rising Voices.

http://lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/vociglobali/grubrica.asp?ID_blog=286&ID_articolo=168&ID_sezione=654&sezione=
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