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Autore Discussione: Giuseppe CIVATI. L'aria buona di Cesena  (Letto 3312 volte)
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« inserito:: Settembre 27, 2010, 04:00:22 pm »

L'aria buona di Cesena

di Giuseppe Civati

L’esigenza di cambiamento, i giovani, i numeri, le emozioni. Ma soprattutto l’aria che si respira, così lontana da quell’epoca che abbiamo chiamato Seconda Repubblica. Il «grande prato verde» di Cesena si è aperto anche perché la politica in questi anni è arretrata e si è dimostrata, per motivi diversi, incerta e inconcludente.

È una Woodstock familiare, con la raccolta differenziata. Simbolica quanto volete, ma di quei simboli che fanno bene. E che dicono qualcosa eci illuminano circa le aspettative, soprattutto. L’impressione è che Grillo la faccia un po’ troppo facile, che le soluzioni siano spesso annunciate o soltanto accennate. Il motivo, però, esiste e l’esigenza di rinnovamento può essere presentata in termini volgari, ma è sentita da molti. Quasi tutti.

L’enfasi sulla cittadinanza è d’altri tempi. E la necessità di uscire dal circuito politico-mediatico (un’espressione a sua volta politico-mediatica) per capire cosa succede nella società italiana è sacrosanta e si vive, qui, come sulla rete, con un sospiro di sollievo. Il politichese è bandito. Qui nessuno vuole sentir parlare di Fini (o di Tulliani!), né di alleanze, di cui è lecito sospettare che nella politica italiana si parli fin troppo.

E delle 5 stelle, alcune sono giuste. Ci vuole il voto di preferenza: come non essere d’accordo? Ci vuole uno stile di vita più sostenibile: come non capire il senso di questo messaggio? Ci vuole la banda larga: si può ancora sottovalutare il fatto che nel Paese della P3 e dell’informazione controllata più si allarga la banda, meglio è?

E allora ecco la «politica senza fili», perché quando i fili sono troppi, ci si sente legati e, soprattutto, non ci si sente liberi. La politica con un po’ di musica e di passione, anche. Perché siamo diventati troppo formali, in ogni senso.

Questa non è un’iniziativa antipolitica, non scherziamo: è un’iniziativapolitica. Con cui fare i conti. Di cui discutere. Nel bene e nel male, perché è molto fragile l’appello all’autopromozione e il «basta ai partiti» più volte ripetuto è davvero gratuito e fuorviante. I «pazzidella democrazia» però ci credono. E sono tanti. A Cesena, sulla rete enelle cabine elettorali.

L’impressione allora è che 5 Stelle non bastino, che ci voglia tutto il firmamento per cambiare questo Paese. Per sperare in un passaggio rivoluzionario. Perché nulla si sa di quello che pensa Grillo del lavoro,delle politiche per la casa, dei diritti civili. E per questo ci vuole un grande partito, ci vuole il Pd. Tutto il cielo stellato, sopra di noi. E un po’ di coscienza morale e di senso civico e di afflato civile dentrodi noi. Per cambiare. E per evitare che anche queste energie si disperdano e magari facciano il gioco di non vuol cambiare mai.

27 settembre 2010
http://www.unita.it/news/italia/103955/laria_buona_di_cesena
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« Risposta #1 inserito:: Settembre 27, 2010, 04:01:20 pm »

lunedì, settembre 27, 2010

I 'prossimi' alla Leopolda

E con la Woodstock di Grillo e dei suoi, e una influenza (a furia di rimboccarsi le maniche e di esporsi alle correnti interne, era prevedibile) ho deciso che per un po' può bastare. E che mi fermerò. Autogrill stazioni feste caselli frecciatreninritardo alberghi spiagge borghi serate incontri levatacce: prima della non-pausa estiva avevamo superato quota sessanta. Ora siamo a novanta, più o meno, ed è il caso di fermarsi. A studiare. Posso solo dirvi che ho visto cose, in questi mesi in giro per l'Italia, che non solo non trovereste tra i titoli del Tg1, ma che purtroppo sono rappresentati solo in minima parte dai protagonisti del dibattito politico italiano. Anche a sinistra.

Verso Firenze, sono molte le tartarughe che si stanno mobilitando. Nel frattempo, sulla stampa impazza il dibattito, nel quale siamo presentati, di volta in volta, come «giovani leoni», «enfant prodige», «nuove promesse». Chissà perché non si fa il contrario, e non si dà del «nonno» a chi sta in Parlamento da sei legislature. Forse perché non sta bene, come non sta bene continuare a far finta di non capire. Perché il punto, se ci pensate, è proprio questo: non siamo noi a dover giustificare la voglia di dare il nostro contributo, ma altri a dover spiegare perché si ritengono così indispensabili.

In questo momento di riflessione, mi piace pensare che i partecipanti dell'incontro di Firenze sono "i prossimi". Con il doppio senso. Anzi, di più, perché di sensi ce ne sono tanti. Solidali, radicati, nuovi, alla pari: i prossimi. Per una politica di vicinato e per la rivoluzione della porta accanto. Per cambiare, con decisione e responsabilità. Per rimettere in gioco le tante energie che rischiano di disperdersi, tra l'astensione e la protesta. Per capire che cosa dire, se mai ci saranno queste benedette elezioni.

Nei prossimi giorni (appunto), oltre a definire il profilo organizzativo delle giornate fiorentine, approfondiremo il contenuto delle nostre proposte, in modo partecipativo e aperto. Perché parlino al Paese e non al nostro ombelico. Cercando di fare in modo che tutto il Paese si senta a casa propria, a Firenze, in quel fine settimana (che speriamo sia anche un "fine ventennio").

'Prossima' fermata: la Leopolda, a Firenze, dal 5 al 7 novembre. Chi non viene è un giovanotto.

postato da civati, 15:26

http://www.civati.splinder.com/


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