20/9/2010
Gli obiettivi Ue del nuovo millennio
JOSÉ MANUEL BARROSO*
Il nuovo millennio si è aperto su una grande visione, ponendosi un traguardo grandioso: la riduzione della povertà entro il 2015. Mai prima d’ora l’umanità si era assunta un compito così arduo e significativo. Il risoluto impegno a combattere la povertà è uno dei valori fondamentali su cui si basa l’Unione europea. È un obiettivo che ha portato l’Ue a diventare il più grande donatore del mondo, dal momento che essa provvede a oltre la metà degli aiuti allo sviluppo e che ha raddoppiato il suo aiuto nel corso di dieci anni portandolo a 50 miliardi di euro annui. La Commissione europea da sola provvede al 13% di tutti gli aiuti mondiali. Anche in un’epoca di crisi economica come quella che stiamo vivendo, i cittadini europei continuano a prodigarsi per rispettare tale programma e per aiutare coloro che maggiormente ne hanno bisogno.
Con questi ideali in mente, e con il mandato affidatoci dai nostri cittadini e Stati membri, la settimana prossima a New York rappresenterò l’Unione europea in seno al Summit speciale dei leader mondiali delle Nazioni Unite, per esaminare i progressi compiuti nell’ambito degli obiettivi di sviluppo del millennio. Dieci anni fa la comunità internazionale si era impegnata a raggiungere questi ambiziosi obiettivi. Ora, nella prospettiva del 2015 che si avvicina, ritorna a New York per dare un nuovo impulso a tale impegno mondiale.
Raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio significa dimezzare il numero di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno, ovvero sottrarre 920 milioni di persone alla povertà. Significa anche garantire che milioni di ragazzi e ragazze dei Paesi in via di sviluppo non siano esclusi dalla scuola, che più donne possano assumere il controllo della propria vita e che meno persone siano lasciate prive di assistenza sanitaria di base.
Conseguire gli obiettivi di sviluppo del millennio significa dare a miliardi di persone vulnerabili la possibilità di vivere una vita dignitosa, libera dalla povertà, dalla fame e dall’ingiustizia. Significa anche dare la possibilità a tutti di costruire la propria vita in un mondo più giusto, più stabile e più prospero.
Negli ultimi dieci anni abbiamo realizzato significativi progressi verso questo obiettivo. Mentre il numero di persone che vivono in condizioni di estrema povertà è infatti calato del 20%, in questo arco di tempo il numero di bambini che frequentano la scuola è aumentato di 28 milioni. Rispetto al 1990, 1,7 miliardi di persone in più hanno accesso a fonti di acqua potabile sicura.
Ma i progressi non sono ancora distribuiti in maniera uniforme. Alcuni Paesi sono rimasti indietro, soprattutto nell’Africa subsahariana. Dobbiamo concentrarci su tali Paesi, spesso caratterizzati da conflitti e fragilità interna. Dobbiamo anche raggiungere migliori risultati riguardo agli obiettivi sui quali siamo rimasti indietro, come l’eradicazione della fame e il miglioramento dell’assistenza sanitaria alle donne e dell’igiene. Dato che mancano solo cinque anni alla scadenza del termine che ci siamo prefissati, dobbiamo aumentare gli sforzi. Non possiamo abbandonare coloro che hanno più bisogno di aiuto. Possiamo aiutarli, e lo faremo.
In che modo? Innanzitutto dobbiamo mantenere le promesse. Gli Stati membri dell’Unione europea hanno recentemente riaffermato il proprio impegno a destinare lo 0,7% del reddito nazionale lordo per aiuti entro il 2015. I cittadini europei continuano a dar prova del loro convinto sostegno per la cooperazione allo sviluppo. Due terzi di essi sono convinti che l’Ue debba rispettare o addirittura rafforzare le proprie promesse di aumentare gli aiuti.
In secondo luogo, dobbiamo fare di più. A tal fine a New York proporrò di stanziare 1 miliardo di euro per premiare i nostri partner più efficaci e per sostenere i Paesi che registrano il maggiore ritardo. Vogliamo dare una mano a coloro che hanno preso in mano il proprio futuro, ma anche ai nostri partner più fragili.
In terzo luogo, dobbiamo essere più creativi, soprattutto nel mobilitare fonti finanziarie supplementari. Mi riferisco in particolare a forme innovative di finanziamento, alla lotta contro le fughe illecite di capitali e al reperimento di fondi dal settore privato.
Infine, dobbiamo fare meglio. Dobbiamo garantire che tutte le politiche dell’Ue contribuiscano coerentemente agli obiettivi di sviluppo. Dobbiamo assicurarci che i nostri aiuti abbiano un impatto concreto nel cambiare in meglio la vita delle persone e siano usati come catalizzatori per la crescita in loco.
Gli aiuti non sono fini a se stessi. Sono un elemento fondamentale nella risposta globale alle numerose sfide che fronteggiamo, dalla debolezza di molti Stati alla mancanza di opportunità economiche, fino alle questioni climatiche o energetiche. I Paesi in via di sviluppo devono prendere in mano le redini del proprio futuro e inserire gli obiettivi di sviluppo del millennio nelle strategie di sviluppo nazionali. Gli aiuti devono sostenere politiche nazionali efficaci al fine di avere un impatto significativo sulla povertà.
Insieme, abbiamo la possibilità di fare di questo decennio un nuovo decennio per lo sviluppo. Personalmente, mi impegno a sostenere con forza questi ambiziosi progetti durante il vertice di New York. Chiederò che la nostra azione globale si basi sulla solidarietà, la cooperazione e la corresponsabilità. Conseguire gli obiettivi di sviluppo del millennio è un lavoro di squadra. Procedendo insieme nella stessa direzione, riusciremo a raggiungere gli obiettivi comuni.
*Presidente della Commissione europea
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