3/9/2010
L'Africa è un'opportunità non lasciamola sola
GIANFRANCO CATTAI*
Caro Direttore,
leggo su «La Stampa un’intervista al ministro degli Affari Esteri Franco Frattini con un titolo stimolante: «Gheddafi ci apre le porte in tutta l’Africa». Ci colpisce la sua affermazione derivata dalle provocazioni del leader libico: «Occorrono fondi per lo sviluppo dell’Africa e 5 miliardi sono anche pochi».
È il colmo! Penso che molti di noi sappiano degli impegni internazionali ampiamente disattesi da parte dei governi italiani che si sono succeduti in questi anni.
E più avanti, sempre il ministro afferma: «Noi vogliamo fermare il terrorismo dove si produce ed evitare che arrivi a casa nostra».
Siamo d’accordo. Da tempo affermiamo che cooperazione e sicurezza internazionale sono le due facce della stessa medaglia; che investire in cooperazione è investire in sicurezza internazionale; che se si creano possibilità per i giovani, tenderanno a migrare meno; che se si produce sviluppo, si incide sulla crescita demografica; che se le donne e le bambine non dovranno più camminare 7 o 8 ore per assicurare alla propria famiglia 5 litri di acqua al giorno ed invece avranno a disposizione un pozzo nel proprio villaggio, potranno dedicare del tempo prezioso allo studio; con l’acqua si potrà coltivare la terra e abbeverare il bestiame.
Paternità responsabile è cercare la speranza di un futuro per i propri figli: se non ci sono prospettive è doveroso non arrendersi, magari indebitandosi per cercare fortuna e assicurare un viaggio il più regolare possibile. Il lavoro, che come Federazione di organismi cristiani di servizio internazionale volontario da anni svolgiamo accanto ai molti africani e africane di buona volontà, è costruire opportunità di un futuro locale possibile.
E non siamo soli. Sempre su «La Stampa» di oggi a proposito di sicurezza internazionale leggiamo del Burkina Faso: «Siamo l’Africa dei Sufi. Al Qaeda non passerà» citando, tra gli altri, Monsignor Joachim Ouedraogo, vescovo cattolico di Dori, presidente di Dudal Jam, una scuola di pace gestita da cattolici e musulmani.
Non lasciamoli soli. A meno di poche miglia marittime dalla Sicilia vive un continente sicuramente pieno di contraddizioni, ma verso cui non vogliamo certamente costruire un muro di separazione e che può invece diventare, come titolava «La Stampa» nel numero speciale dedicato prorio all’Africa, «un’opportunità».
*Presidente Focsiv (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario)
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