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Autore Discussione: Alessandro Guarasci Pil, Italia fanalino di coda nell'Ocse.  (Letto 2084 volte)
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« inserito:: Agosto 19, 2010, 09:36:14 am »

Alessandro Guarasci,   18 agosto 2010, 16:37

Pil, Italia fanalino di coda nell'Ocse. E siamo ancora senza Sviluppo Economico     

Nel secondo trimestre il Pil dell'area Ocse è cresciuto del 2,8% rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente. Nel primo trimestre la crescita tendenziale era stata del 2,4%. Mette il turbo l'economia tedesca: il Pil in Germania è cresciuto infatti, da aprile a giugno di quest'anno, del 3,7% rispetto al secondo trimestre 2009. Negli Usa la crescita è stata del 3,2%. Tra i sette maggiori Paesi l'Italia registra la crescita tendenziale piú bassa: +1,1%.


E la maggioranza pensa alle elezioni. L'economia degli altri Paesi industrializzati marcia, quella italiana cammina come una lumaca con un governo che non ha una strategia per uscire più velocemente dal tunnel.
Nel secondo trimestre il Pil dell'area Ocse è cresciuto del 2,8% rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente. Nel primo trimestre la crescita tendenziale era stata del 2,4%. Mette il turbo l'economia tedesca: il Pil in Germania è cresciuto infatti, da aprile a giugno di quest'anno, del 3,7% rispetto al secondo trimestre 2009. Negli Usa la crescita è stata del 3,2%. Tra i sette maggiori Paesi l'Italia registra la crescita tendenziale piú bassa: +1,1%.
Sono dati che dovrebbero far pensare il governo, che dovrebbero far approntare un piano economico, se non altro per tentare di risalire la china. Anche perché tanti altri indicatori lasciano molto perplessi e preocupano: calano i consumi, il reddito disponibile, il risparmio; il Pil cresce perché aumenta l'export e quindi la domanda esterna ma non quella interna. E il governo non trova di meglio sul fronte economico che varare i decreti attuativi del federalismo fiscale, col trasferimento di parte di Irpef e Iva alle Regioni, senza che nessuno finora abbia detto quanto tutta questa giostra costerà.
Tra l'altro, è bene ricordare, che questo Paese manca ancora di un ministro per lo Sviluppo Economico, una figura fondamentale se si vuole davvero parlare di ripresa. Qualche giorno fa il presidente di Federfarma, Sergio Dompè, uomo non certo di sinistra, diceva che "le imprese italiane più competitive stanno perdendo interesse nei confronti del sistema associativo, perché non vedono azioni forti a sostegno della loro presenza sui mercati internazionali". Ed ancora definiva "grave" la mancanza di un ministro per lo Sviluppo Economico "tenuto conto che, in questo ultimo periodo, si è fatto ancora meno del poco che era stato compiuto in precedenza. Il mondo della produzione ha bisogno di un punto di riferimento, di un interlocutore che ascolti le loro esigenze. Anche perché il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che peraltro sta svolgendo molto bene il suo lavoro, non può essere considerato il solo responsabile della politica industriale. È necessaria una figura specifica".
Tremonti, aggiungiamo noi, ha fatto una manovra che grava in principal modo sui redditi medio-bassi, e ora, sempre più attratto dalla musa leghista, sembra solo interessato a far quadrare il cerchio del federalismo. Nel frattempo, il Paese è in affanno e, come dice il deputato del Pd Enrico Farinone "i dati Ocse sul Pil dimostrano che governo e maggioranza dovrebbero occuparsi di una situazione economica seria e preoccupante per le famiglie e le imprese italiane, non di minacciare elezioni anticipate incomprensibili ai più, unicamente oggetto di dibattito astruso fra i professionisti della politichetta, quella che non risolve i problemi bensì li crea per autogiustificarsi".

http://www.paneacqua.eu/notizia.php?id=15597
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