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« Risposta #1 inserito:: Agosto 31, 2007, 11:15:20 pm » |
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Soffio d'amore di Lietta Tornabuoni
La vita e la morte in un respiro: l'ultimo film del coreano Kim Ki-Duk è uno splendido ritratto di un amore nato in carcere
Kim Ki-Duk, regista e produttore, 47 anni, coreano, debuttante nel 1996, molto ammirato dalla critica internazionale e dal pubblico per lo stile perfetto, i personaggi di emarginati visti in situazioni estreme e i contenuti originali, noto e premiato nel mondo, ha diretto ben 14 film, tra i quali 'L'arco', 'Ferro 3', 'La samaritana', 'Primavera, estate, autunno e inverno ... e ancora primavera'.
Ha studiato a Parigi. È bravissimo: il suo cinema lento, contemplativo e meditabondo, capace di esternare senza parole i sentimenti più intensi e profondi, ha un grande fascino, un incanto straordinario. In 'Soffio' il titolo allude al respiro, dunque alla vita e alla morte "quando non riusciremo più a respirare"; il film è ambientato in una prigione, nel braccio della morte dove i condannati aspettano la fine. Una giovane donna bellissima, che ha appena saputo di venir tradita dal marito, va in quella prigione a visitare uno dei condannati.
Non lo conosce, se non dalla televisione che ha dato notizia dei suoi frequenti tentativi di suicidio. Con imbarazzo e cautela impara a conoscerlo, ad amarlo. Mentre il marito assediato dai sospetti allontana la donna dal detenuto, il legame tra i due si fa tanto saldo e forte che lei riesce ad andare oltre la morte. Il respiro del morituro realizza la fusione con il respiro della donna dolente: e riprendono vita.
Il racconto non è difficile. Al ritmo, così diverso dal dinamismo inconsulto e dalla fretta incongrua del cinema contemporaneo, occorre abituarsi: se ne ricava una dolce calma, la radiosa profondità di un film molto bello. Gli interpreti, soprattutto il carcerato Chang Chen, sono eccellenti.
Soffio di Kim Ki-Duk con Chang Chen, Zia, Ha Jung-Woo (30 agosto 2007)
da espresso.repubblica.it
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