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Autore Discussione: Black out Moretti  (Letto 3534 volte)
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« inserito:: Agosto 29, 2007, 06:08:34 pm »

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Black out Moretti

Un documentario di Wolfgang Achtner sul regista romano non viene acquistato dalle tv italiane, forse per timore che possa dare fastidio a qualcuno

Il titolo è 'Qualcosa di sinistra'. Nel documentario del giornalista americano Wolfgang Achtner, storico corrispondente da Roma di diversi network americani, Nanni Moretti parla della sua carriera cinematografica e del suo rapporto con la politica. Achtner, che ha seguito per anni Moretti durante la sua esperienza di leader del movimento dei girotondi, è stato l'unico giornalista autorizzato a presenziare sul set del film 'Il Caimano'.

Il documentario, coprodotto con la GA&A e costato circa 80 mila euro, contiene alcune scene dei lungometraggi di Moretti che sono diventate di culto per diverse generazioni di italiani e momenti inediti che mostrano il regista romano nella veste di leader dei girotondini. Il cortometraggio, nonostante i grandi apprezzamenti della critica, è stato comprato per ora solo dal canale satellitare Cult della Fox che lo ha trasmesso a giugno con un ottimo riscontro di pubblico.

Proposto a diverse tv nazionali, in alcuni casi è bastato accennare ai temi trattati dal reporter americano per vedersi rifiutare un incontro dai dirigenti tv. "Non vorrei che il film venga rifiutato", spiega Achtner, "perché si teme che possa dar fastidio a qualcuno, sia a destra che a sinistra". Ora l'autore sta cercando di distribuirlo in Francia dove Moretti è molto popolare. D. P.

(28 agosto 2007)

da espresso.repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Agosto 31, 2007, 11:15:20 pm »

Soffio d'amore
di Lietta Tornabuoni

La vita e la morte in un respiro: l'ultimo film del coreano Kim Ki-Duk è uno splendido ritratto di un amore nato in carcere 
 

Kim Ki-Duk, regista e produttore, 47 anni, coreano, debuttante nel 1996, molto ammirato dalla critica internazionale e dal pubblico per lo stile perfetto, i personaggi di emarginati visti in situazioni estreme e i contenuti originali, noto e premiato nel mondo, ha diretto ben 14 film, tra i quali 'L'arco', 'Ferro 3', 'La samaritana', 'Primavera, estate, autunno e inverno ... e ancora primavera'.

Ha studiato a Parigi. È bravissimo: il suo cinema lento, contemplativo e meditabondo, capace di esternare senza parole i sentimenti più intensi e profondi, ha un grande fascino, un incanto straordinario. In 'Soffio' il titolo allude al respiro, dunque alla vita e alla morte "quando non riusciremo più a respirare"; il film è ambientato in una prigione, nel braccio della morte dove i condannati aspettano la fine. Una giovane donna bellissima, che ha appena saputo di venir tradita dal marito, va in quella prigione a visitare uno dei condannati.

Non lo conosce, se non dalla televisione che ha dato notizia dei suoi frequenti tentativi di suicidio. Con imbarazzo e cautela impara a conoscerlo, ad amarlo. Mentre il marito assediato dai sospetti allontana la donna dal detenuto, il legame tra i due si fa tanto saldo e forte che lei riesce ad andare oltre la morte. Il respiro del morituro realizza la fusione con il respiro della donna dolente: e riprendono vita.

Il racconto non è difficile. Al ritmo, così diverso dal dinamismo inconsulto e dalla fretta incongrua del cinema contemporaneo, occorre abituarsi: se ne ricava una dolce calma, la radiosa profondità di un film molto bello. Gli interpreti, soprattutto il carcerato Chang Chen, sono eccellenti.

Soffio
di Kim Ki-Duk
con Chang Chen, Zia, Ha Jung-Woo
(30 agosto 2007)

da espresso.repubblica.it
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