LA-U dell'OLIVO
Marzo 29, 2024, 10:25:05 am *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: Alberto Orioli. Nuovo patto tra Emma e Sergio  (Letto 1928 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Luglio 30, 2010, 12:22:28 pm »

Nuovo patto tra Emma e Sergio

di Alberto Orioli

   
La Fiat va in Serbia ma le relazioni industriali non si balcanizzano. La strategia di Sergio Marchionne per indurre i sindacati a una gestione più razionale delle regole contrattuali e più in linea con le necessità di un'azienda con lo sguardo-mondo ha avuto due risultati.

Primo: ha indotto l'intera struttura associativa delle imprese, Confindustria, grazie alla mediazione di Emma Marcegaglia, a uno sforzo di leadership per cercare quegli spazi normativi adatti alle esigenze di una multinazionale vera che compete su mercati veri, alla ricerca di clienti veri. Dopo il vertice tra Marchionne e Marcegaglia in Farnesina, Fiat resterà in Confindustria e in Federmeccanica, dove è da sempre uno dei soci storici, e avrà le opportune franchigie per la newco di Pomigliano che diventerà uno stabilimento di frontiera anche per le relazioni industriali del futuro.

Secondo: ha imposto nel mercato dell'auto italiano a tutti – dai sindacati che difendono il lavoro, agli enti locali che sono interessati agli impianti sul territorio, al governo che deve pensare (e non pensa a fondo) la politica industriale – di adattarsi alla globalizzazione.

Non c'è più il dialetto semi-consociativo degli anni 70: non c'è un'impresa che scambia commesse pubbliche con la politica, preoccupata di avere consenso, non c'è più l'azienda che baratta l'attenzione al sindacato con la pace sociale. Il tutto magari pagato dall'inflazione e dalle vecchie, miracolose, svalutazioni competitive. Non c'è più quel mondo che tanti rimpiangono, magari fingendo di sognare il futuro con toni stentorei, ma in realtà con nostalgia per l'Italietta dove ci si metteva d'accordo tra pochi soci di un club decadente. Non a caso mai frequentato dai vertici attuali di Fiat e Confindustria.

Ora c'è la necessità di produrre velocemente e a costo minore automobili che piacciano al pubblico.

C'è la necessità di investire in ricerca, di studiare soluzioni tecnologiche che siano già ora il domani, di incrociare i gusti mutevoli di milioni di consumatori duramente colpiti dalla crisi mondiale.
Si tratta di produrre su scala inimmaginabile prima, su volumi che fino a un anno fa apparivano semplicemente colossali e che ora sono semplicemente il livello di sopravvivenza. Si chiama aumentare la produttività. Non diminuire i diritti, non diminuire i costi o le retribuzioni.

Si deve agire secondo regole che sono le normali regole del lavoro nel mondo: semplicemente l'obbligazione tra chi percepisce una retribuzione e deve garantire con continuità e puntualità e regolarità una prestazione in forma di fatica o di ingegno. Tutto qui. A Pomigliano, ad esempio, per anni non è stato così: produzioni a singhiozzo, assenteismo patologico, permessi sindacali ipertrofici.

Nella sua disarmante semplicità, la visione del mondo alla Marchionne, in un contesto di bizantinismi negoziali e di continue contaminazioni tra mondo della politica e lobbies, è apparsa rivoluzionaria.
È un bene che la spallata del manager Fiat si sia rivelata, alla fine, sollecitazione a rivitalizzare l'aria. Tanto più ora che l'architettura delle relazioni industriali in Italia è stata appena ritoccata nell'ultimo accordo interconfederale che vede ancora contraria la Cgil. Quell'accordo in realtà ha già in se stesso tutto il potenziale di flessibilità normativa di cui ha bisogno la Fiat per avere certezze dopo gli impegni presi per Pomigliano: basta applicarlo nei suoi dettagli operativi o utilizzarlo come strumento per compiere un uteriore passo verso l'adattabilità delle forme contrattuali soprattutto azienda per azienda. Quando da Confindustria è partita quella spinta, non tutti ne hanno compresa la potenzialità riformista: ora ne appaiono più chiare le ragioni.
È un bene che non si siano create le condizioni di scontro nelle relazioni industriali, settore in cui l'Italia vanta comunque una tradizione che ha garantito coesione sociale anche nei momenti duri degli anni '70. Ma tutti devono comprendere come le prossime stagioni o sono di evoluzione o di arretramento.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-07-29/nuovo-patto-emma-sergio-080757.shtml?uuid=AY9hWCCC

Questo articolo è stato pubblicato il 29 luglio 2010 alle ore 08:44.
L'ultima modifica è del 29 luglio 2010 alle ore 08:08.

 
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!