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Autore Discussione: MARTIN SCHULZ Antiterrorismo, i motivi del sì all'intesa Ue-Usa  (Letto 2072 volte)
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« inserito:: Luglio 10, 2010, 11:27:15 am »

10/7/2010

Antiterrorismo, i motivi del sì all'intesa Ue-Usa
   
MARTIN SCHULZ*

Caro direttore,
lo scorso febbraio, resistendo a forti pressioni internazionali, il Parlamento europeo si è opposto all’entrata in vigore di un accordo tra Stati Uniti e Unione Europea sul trasferimento di dati bancari a Washington nell’ambito della lotta al terrorismo. Forte di 184 eurodeputati, il Gruppo Socialista e Democratico è stato tra i maggiori oppositori di quell’accordo in quanto, a nostro avviso, conteneva una serie di condizioni inaccettabili.
Nello specifico, il trasferimento in massa di dati al Dipartimento del Tesoro americano non ci sembrava proporzionato allo scopo, tanto più in assenza di una supervisione europea delle operazioni.

Lo scopo dell’accordo era troppo ampio e potenzialmente onnicomprensivo, facendo genericamente riferimento alla lotta al terrorismo. Inoltre, per i cittadini non era previsto il diritto a essere informati, a verificare la correttezza dei dati raccolti, a chiederne eventualmente la correzione, o a fare ricorso in caso di violazioni o abusi. Infine, tutti i dati estrapolati potevano essere conservati addirittura per 90 anni e non vi era l’obbligo di cancellare i dati ritenuti inutili.

Incredibile ma vero, questo era l’accordo che la Commissione Barroso aveva negoziato l’anno scorso e che la gran parte dei governi europei, incluso quello italiano, avevano accettato.

Dopo il no del Parlamento, il nostro gruppo ha subito cercato di riaprire i contatti con l’Amministrazione ed il Congresso americano, inviando immediatamente una delegazione a Washington per spiegare le nostre perplessità e chiarire le nostre richieste inderogabili. A seguito di nuovi negoziati, tre settimane fa la Commissione ha sottoscritto una nuova bozza di accordo che, nonostante alcuni progressi rispetto alla precedente, rimaneva ancora non soddisfacente.

È opportuno ricordare che il Parlamento europeo non ha alcun ruolo nei negoziati. Tuttavia, per entrare in vigore, un trattato internazionale di questa rilevanza ha bisogno del via libera di Strasburgo. È per questo che, posti dinanzi al rischio di una seconda bocciatura, due settimane fa gli Stati Uniti e il Consiglio dell’Ue hanno dovuto prendere atto delle nostre riserve e, dopo aver riaperto per la terza volta (mai era accaduto in passato!) i negoziati, hanno finalmente concluso un accordo profondamente modificato.

Nello specifico, la quantità di dati che sarà inviata a Washington è stata sensibilmente ridotta, escludendo tutti i dati riguardanti il sistema di pagamenti europeo (Sepa). Inoltre, i dati potranno essere utilizzati unicamente per persone già sospettate o sulla base di precise prove. Come ufficialmente richiesto dal nostro gruppo politico, dei funzionari europei saranno permanentemente distaccati a Washington per controllare direttamente le estrapolazioni dei dati e bloccare le operazioni in caso di violazioni. Anche in questo caso, è la prima volta che gli Stati Uniti accettano una simile presenza in casa loro.

La Commissione europea, inoltre, dovrà presentare entro il termine di un anno una proposta di legge per estrapolare i dati utili direttamente sul suolo europeo, evitando quindi l’invio in massa di tutti i dati bancari, a prescindere dalla loro rilevanza. Sempre su richiesta dei Socialisti e Democratici, saranno esplicitamente proibite ricerche arbitrarie o a campione, sulla scorta di profili etnici o di altro tipo.

I cittadini europei avranno inoltre diritto di verificare le informazioni raccolte su di loro, chiederne la correzione o la cancellazione, e potranno fare ricorso in caso di abuso, con gli stessi diritti dei cittadini americani. Anche il ruolo delle autorità nazionali garanti della privacy è stato rinforzato.

Tutti i dati estrapolati dovranno poi essere cancellati alla fine di un’indagine o di un processo, indipendentemente dall’esito, e l’Ue avrà il potere di vigilare su queste operazioni.

Queste sono le principali modifiche che nel corso degli ultimi sei mesi il nostro gruppo ha costantemente preteso ed è finalmente riuscito a ottenere. Queste sono anche le ragioni per le quali, giovedì a Strasburgo, i Socialisti e Democratici al Parlamento europeo hanno dato via libera al nuovo accordo anti terrorismo. La nostra posizione è rimasta sempre la stessa; l’accordo, invece, è cambiato.

Come sempre, ovviamente, ci sarà qualcuno che magari continuerà a dire che anche così l’accordo non va. Probabilmente, queste persone semplicemente non vogliono un accordo anti terrorismo di questo tipo. Dovrebbero, però, rendersi conto che il Parlamento europeo può stoppare un accordo internazionale firmato dall’Ue, ma non potrebbe in alcun modo impedire agli Stati Uniti di siglare 27 accordi bilaterali con i rispettivi governi europei.

*Presidente dell’Alleanza progressista dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo

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