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Autore Discussione: Il vero marinaio deve vivere così  (Letto 2426 volte)
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« inserito:: Agosto 29, 2007, 05:48:53 pm »

29/8/2007 (7:54) - TENDENZE

Il vero marinaio deve vivere così
 
Le esperienze e le emozioni "indispensabili"

VINCENZO ZACCAGNINO
ROMA


Se volete davvero essere velisti ci sono cose che dovete fare almeno una volta nella vita. Lo ha scritto la più diffusa rivista francese del settore, «Voiles et Voiliers». E sul numero di settembre, in uscita in questi giorni, ha realizzato un ricco dossier scritto da esperti universalmente riconosciuti nel mondo della nautica: gente che queste cose le ha vissute. Sono esperienze che possono affascinare i veri appassionati della navigazione a vela, oggi finalmente numerosi anche in Italia. Magari è necessario qualche adattamento geografico, perché, come sempre, i francesi hanno una visione del mondo piuttosto partigiana. Ma il gioco regge, specie in questo periodo in cui molti si dicono marinai, ma pochi lo sono sul serio.

Una notte al museo
Le esperienze proposte sono diciannove, in genere entusiasmanti, altre volte solo originali. Come ad esempio passare una notte, da soli, nel Museo della Marina. Si può fare, per esempio, in quello di Parigi, o, da noi, a Venezia o La Spezia. Viene consigliato anche di innamorarsi di un’imbarcazione datata e di cominciare a restaurarla. «Una vecchia barca - dice la rivista - entra nella vostra vita come un gatto: vi accetta ma vi abbandona se mancate di intelligenza». E’ indubbiamente un’esperienza possibile, scovando scafi abbandonati sotto un telo in qualche cantiere fuori mano.

Una cerimonia da grandi emozioni è battezzare un’imbarcazione. C’è un momento di tensione prima, quando la bottiglia di champagne è ancora piena e pesante, e poi la distensione liberatrice quando la si vede esplodere sulla prua e la barca scivola sicura nel suo elemento naturale. C’è chi raccomanda, invece, un tuffo dalla barca quando si è al largo, magari in pieno oceano, in un momento di calma di vento quando si può nuotare sopra cinquemila metri di fondale. «Per guardare in basso - è scritto - la luce da cattedrale che scende verso il fondo del mondo. Quando lo si fa e si risale a bordo ci si sente fieri e sereni». E’ un’esperienza che può dare le medesime sensazioni anche il Mediterraneo, su fondali meno profondi, ricavandone una sensazione di libertà unica, impossibile nelle calette affollate.

Sul dossier di «Voiles et Voiliers» vengono proposte anche cose decisamente più sportive. Ad esempio navigare su una veloce deriva da regata appesi al trapezio, con i piedi puntati sullo scafo o con la deriva alzata. Oppure in una giornata di vento gagliardo, rovesciarsi con la barchetta a vela che ci porta e riuscire a raddrizzarla, rientrando a terra sani e salvi. Altro consiglio, l’esperienza della regata in solitario organizzata ogni anno dal quotidiano «Le Figaro». Le soluzioni alternative possono essere molto le acque italiane, magari in equipaggio. Ad esempio chiedendo l’imbarco per la celebre regata d’altura della Giraglia o andare a Porto Cervo per la Swan Cup, o a Saint Tropez per la grande regata di ottobre. Ben più eccitante è andare a Natale in Australia e partecipare alla regata Sydney-Hobar, famosa per le acque tempestose che attraversa. Chi lo ha fatto riporta anche le spese sostenute: volo di andata e ritorno 1.600 euro, partecipazione alla cassa dell’imbarcazione 130 euro, piccole spese varie 100 euro.

Una velista raccomanda un’esperienza dal sapore famigliare: portare i bambini in crociera in barca a vela, per «aprire il loro spirito sul mondo e raccogliere dei ricordi in comune e indimenticabili». Julie Bourgois raccomanda invece di chiedere un passaggio sul primo yacht a vela che passa. A lei è successo in Thailandia, a Phuket, con una barca di venti metri che doveva tornare in Francia e aveva bisogno di qualcuno che dava una mano. E così ha navigato gratis fino alla Costa Azzurra, facendo scali alle Maldive, nello Yemen, traversando poi il Canale di Suez e risalendo il Mediterraneo fino ad Antibes. Scrive: «ho attraversato mezzo mondo con tre uomini che non conoscevo. Alla fine avevo un padre, un nemico e un amante».

Ulteriori esperienze da non mancare sono un colloquio con un celebre navigatore solitario, oppure andare a Capo Horn a vela. Daniel Allisy, famoso giornalista velico, lo ha fatto. «Oggi il sogno di ogni velista è facilmente realizzabile. Basta prendere un biglietto d’aereo fino a Ushuaia e poi montare su uno dei tanti yacht a vela da charter che vanno regolarmente a Capo Horn». Tra le diciannove esperienze consigliate, infine, vedere i fuochi di Sant’Elmo, essere recuperati in mare da un mezzo di salvataggio, traversare l’Atlantico, fare una bella riparazione. «Voiles et Voiliers» non ha dimenticato l’Italia. Tra i must viene citato lo scalo a Ventotene «l’isola delle Pontine come una storia d’amore che ricade addosso, in attesa».

LE "REGOLE"
Dallo champagne alle tempeste
Battezzare una barca
E’ una delle cerimonie più emozionanti. Prima, stringere la bottiglia di champagne e poi provare la sensazione liberatoria di scagliarla sulla prua. E poi guardare la barca che scivola sicura nel suo elemento naturale.
Andare a Capo Horn
Un tempo i cap-horniers subivano le tempeste più violente attraversando il sud del mondo. Ora il sogno di ogni velista è più facilmente realizzabile. Basta andare in aereo laggiù e poi montare su uno dei tanti yacht a vela da charter.
Traversare l’Atlantico
Attraversare l’oceano resta sempre il grande sogno di ogni velista che voglia essere tale. Ma non basta solcarlo in barca: per essere un vero uomo di mare, bisogna anche tuffarsi in quelle acque, e nuotare, con cinquemila metri sotto.

da lastampa.it
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