Guido Calvi: «Una legge a tempo. Serve ad arginare i danni per chi è sotto indagine»
di Maria Zegarelli
Sarebbe stato impensabile per i partiti della Prima Repubblica permettere quello che sta accadendo oggi. In questi sessanta anni di storia repubblica mai e poi mai c’è stata la possibilità di costruire un progetto legislativo così scardinante sia per l’intelligence investigativa sia per la stessa informazione democratica». Guido Calvi, docente di Filosofia del diritto, nonché senatore per tre legislature, guarda con grande allarme a quanto sta avvenendo. «Con questo ddl non si mina soltanto la possibilità di indagare, ma si tocca l’impianto democratico del Paese e parte di questa responsabilità è anche di chi in passato, davanti ad un uso dissennato dell’informazione, che a volte ha violato sia la privacy sia talune indagini, non è intervenuto nei tempi giusti con una legge giusta». Allarme, ma anche amarezza, il problema che doveva essere affrontato è l’uso delle intercettazione. I Ds presentarono un ddl nel 1996 e Mastella ne presentò uno nella scorsa legislatura che fu approvato all’unanimità alla Camera, perché si distingueva tra intercettabilità e uso delle intercettazioni, ma non è mai diventato legge».
Professor Calvi, perché formulare una legge che se resta così come è si fermerà davanti alla Corte Costituzionale?
«Perché l’obiettivo del governo è quello di bloccare altri possibili scandali proprio in un momento in cui il governo sta chiedendo al paese enormi sacrifici economici. Le ultime inchieste - grazie anche alle intercettazioni - dal G8, all’Aquila, al caso Scajola, hanno scoperchiato un pentolone da cui escono ogni giorno notizie sconvolgenti: questo ddl serve ad arginare i danni all’immagine di un governo che è già in grande difficoltà e a tutelare molti malfattori che d’ora in poi sapranno come regolarsi. Ma questa maggioranza non tiene in conto un aspetto: sarà impossibile arginare l’informazione sul web e impedire la circolazione delle notizie».
Quanto resisterà una legge così prima di arrivare davanti alla Consulta?
«Saranno tempi brevissimi perché ci saranno una valanga di ricorsi davanti alla Corte Costituzionale da parte di molti magistrati. Basterà un processo per diffamazione per sollevare la questione di legittimità. Credo di poter dire che se entrasse in vigore a fine luglio, già nei primi mesi del 2011 potrebbe esserci un pronunciamento della Consulta».
La Corte costituzionale, altra spina nel fianco del premier.
«È evidente che uno dei prossimi obiettivi di Berlusconi sarà proprio la Consulta perché è l’ultimo baluardo che rimane alla tutela della legalità. Questa sarà la sua prossima battaglia: abbattere l’ultima frontiera, dopo che, stando al governo, ha paralizzato il Parlamento e la magistratura, imbavagliato la stampa, bloccato l’investigazione. A quel punto non resterebbe che il referendum, uno strumento difficile e dai tempi molto lunghi».
Una legge salva casta in piena regola che però deve fare i conti con l’articolo 21 della Costituzione e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Supererà l’esame?
«I punti fortemente critici sono tre: l’articolo 21 della Costituzione, sulla libertà d’informazione; l’articolo 10 della Convenzione dei diritti dell’uomo - che ha ormai valore di legge costituzionale - e il principio di ragionevolezza applicabile dalla Consulta. Le norme di questo ddl, un vero pasticcio dal punto di vista giuridico, che incidono sull’intercettabilità e sull’uso delle intercettazioni, non potranno superare l’esame della Consulta. L’intercettabilità non avrebbe dovuto essere toccata in quanto uno degli strumenti principe dell’investigazione sulla criminalità organizzata e economica. Inoltre, aver stabilito un termine temporale così ristretto e la proroga ogni tre giorni per poter proseguire le intercettazioni è un’offesa all’attività investigativa dei magistrati e alla tutela dei cittadini davanti alla criminalità organizzata».
Come si organizzeranno i criminali?
«Le organizzazioni criminali di fronte alla limitazione della intercettabilità saranno caute nelle prime fasi delle trattative: chiunque si sia occupato di indagini sul traffico internazionale di droga sa quanto lunghe e complesse siano. Penso alle trattative tra ndrangheta calabrese e narcotrafficanti colombiani: per intercettarli occorre seguire un percorso lungo e complesso, tenuto conto che questi criminali cambiano continuamente schede telefoniche. La limitazione del tempo di intercettabilità andrà tutta a loro vantaggio. Questa legge produrrà effetti devastanti per la sicurezza».
12 giugno 2010
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