Con Monicelli sulle barricate
di Gabriella Gallozzi
La situazione è fin troppo chiara: distruggono la cultura perché è sovversiva, perché è libertà e democrazia. Bisogna opporsi a tutto questo. Spingere con la forza e non tacere. Ci vogliono manifestazioni e dovete usare tutta la vostra forza giovanile per sovvertire. Io non ce l’ho più ma voi giovani dovete farlo». È un ragazzo di 95 anni quello che ieri ha «incitato» alla rivolta gli studenti della Rossellini, lo storico istituto romano che, unico in Italia, forma da anni tecnici per il cinema e la tv e che oggi rischia il collasso per i tagli inflitti dalla Gelmini. Mario Monicelli, infatti, si è offerto come «capopolo» per questa particolare mattinata di protesta ideata in origine come una dirventente burla, purtroppo «bruciata» dai soliti giornalisti in cerca di scoop. Si convocava la stampa per l’anteprima mondiale della nuova Armata Brancaleone, firmata ovviamente da Monicelli e prodotta da Renzo Rossellini, come recitava il comunicato. Un modo sicuro per attirare l’attenzione dei media, poco reattivi su certi temi. L’altro giorno, però, un giornale ha svelato «l’inganno», mettendo a rischio la divertente provocazione. La Nuova Armata Brancaleone altro non è che un piccolo corto girato dagli studenti della Rossellini in cui si vedono soltanto dei titoli di coda a simboleggiare il cinema che non si farà più a causa dei tagli. «Succederà che questo schermo resterà nero - si legge sul video - , senza immagini, senza parole. Succederà che i lavoratori di domani di cinema e tv non avranno un futuro. Perché si sta tagliando il loro presente. Perché si stanno negando i loro diritti di studenti... Tutti sulla stessa barca, anzi, tutti parte di una Nuova Armata Brancaleone».
STUDENTI IN LOTTA
Standing ovations e applausi hanno accompagnato la proiezione del corto, ma soprattutto l’intervento di Monicelli: «Se non dobbiamo vergognarci di essere italiani è per il nostro cinema, la musica, il teatro che ancora hanno rispetto nel mondo. Il resto è tutto degrado, desiderio di arraffare e arricchirsi, un po’ come capita in tutto l’Occidente. Da noi, però, quello che è più grave ancora è l’intento del governo di tagliare la scuola pubblica, come è la vostra, l’unica nel settore, per favorire quella privata destinata solo ai ricchi. A tutto questo ci dobbiamo opporre. Opporci a questo governo velleitario che sembra davvero un’Armata Brancaleone». Lotta dura, insomma, riprende anche Renzo Rossellini - tra i promotori della protesta insieme a Mimmo Calopresti - che nel «nome del padre» rivendica il dovere a «ribellarsi contro l’ingiustizia. Questi tagli alla cultura sono in realtà un’altra legge ad personam: ci vogliono stupidi, incapaci di scegliere e di capire. Mai dai tempi del fascismo eravamo arrivati così in basso. Levare alla gente la coscienza è criminale. Contro tutto questo si deve protestare con veemenza. E invito gli studenti ad essere molto cattivi». Le proteste montano. Continua anche l’occupazione del Centro Sperimentale «depennato» in extremis dagli «enti inutili» dell’ultima manovra del governo. Durante la parata militare del due giugno un gruppo di studenti del Centro è stato fermato dalle forze dell’ordine mentre cercava di srotolare uno striscione con la scritta: «Cultura: omicidio di stato». 11 di loro sono stati portati in commissariato, interrogati e denunciati per «manifestazione non preavvisata». Ha ragione Monicelli: la cultura è davvero sovversiva.
04 giugno 2010
http://www.unita.it/news/culture/99566/con_monicelli_sulle_barricate