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Autore Discussione: Su Science: «L’ibridazione fra Neandertal e Sapiens c’è stata»  (Letto 5729 volte)
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« inserito:: Maggio 07, 2010, 05:42:19 pm »

Su Science: «L’ibridazione fra Neandertal e Sapiens c’è stata»

Il Neandertal che si nasconde in noi

La nuova mappa genetica dell’ominide potrebbe rivoluzionare alcune teorie sull’evoluzione umana

   
MILANO - C’è un po’ di uomo di Neandertal in tutti noi. Letteralmente o, meglio, geneticamente parlando. Contrariamente a quanto si è pensato finora, l’Homo neandertalensis (scomparso 30 mila anni fa) e l’Homo sapiens (da cui ha origine l’uomo moderno) si sono incontrati e accoppiati, probabilmente nella zona della mezzaluna fertile in Medio Oriente, fra i 100 mila e i 50 mila anni fa. A dimostrarlo è il confronto della mappa genetica dell’ominide, il cui primo esemplare fu scoperto nel 1856 in Germania, nella valle di Neander (da qui il nome), con quella di cinque individui dei nostri giorni: un francese, un cinese, un abitante della Papua Nuova Guinea, uno dell’Africa del Sud e un altro dell’Africa occidentale. E qualcuno, come l’esperta di Dna antico dell’Università Tor Vergata di Roma Olga Rickards, sostiene che questa ricerca potrebbe mettere in dubbio alcune teorie sull’evoluzione dell’uomo.

POLVERE D’OSSA - «L’ibridazione fra Neandertal e Sapiens c’è stata – ha commentato l’ideatore del Progetto Genoma di Neandertal, Svante Paabo del Max Planck Institute di Lipsia, in Germania – ed è avvenuta dopo la loro fuoriuscita dall’Africa, dove sono nati da un progenitore comune. L’uomo moderno, europeo, asiatico o melanesiano condivide con l’uomo di Neandertal fra l’uno e il quattro per cento del suo patrimonio genetico. Nel Dna degli africani, invece, non c’è traccia di quello dell’ominide estinto». La ricerca è stata appena pubblicata sulla rivista Science dai tedeschi del Max Planck in collaborazione con un gruppo di ricercatori internazionali fra cui spagnoli e americani dell’University of California a Santa Cruz e dei National Institutes of Health. I ricercatori hanno ricostruito la sequenza genetica di Neandertal basandosi sull’analisi di polveri di ossa prelevati dai resti di tre donne trovati in Croazia, nella grotta di Vindija, ma anche da reperti rinvenuti in Russia e Spagna e da quelli «originali» tedeschi di Neader (anche in Italia è stata documentata la presenza dell’ominide in alcune aree come quella dei monti Lessini in Veneto , poi in Liguria, in Toscana, nel Lazio e in Puglia).

CAPELLI ROSSI - Analisi preliminari sul Dna, rese note l’anno scorso in occasione del meeting annuale dell’American Association for Advancement of Science a Chicago, avevano già documentato che l’uomo di Neandertal aveva i capelli rossi e la carnagione chiara, possedeva geni del linguaggio e dell’intolleranza al latte. Secondo altre ricostruzioni, basate sui reperti ossei, l’aspetto fisico era quello di un uomo di altezza media (circa 1,60 m), eretto e muscolarmente molto robusto, con uno spiccato prognatismo e un mento sfuggente. Adesso il sequenziamento del suo Dna (per il 60 per cento del totale) ha permesso non solo di stabilire le somiglianze con l’uomo moderno, ma anche di confrontare le caratteristiche di quest’ultimo con quelle dei suoi antenati, scimpanzé compreso. E di individuare un catalogo dei tratti genetici esclusivi dell’uomo contemporaneo.

GENI VANTAGGIOSI - Si tratta soprattutto di geni che hanno fornito vantaggi in termini evolutivi e riguardano, in particolare, le funzioni cognitive, il metabolismo energetico, lo sviluppo del cranio, della clavicola e delle costole, la capacità di guarire dalle ferite. E che, quando presentano alterazioni, possono rendersi responsabili di malattie tipiche dell’uomo come la schizofrenia o l’autismo. «Ma siamo soltanto all’inizio – ha commentato Richard Green dell’University of California a Santa Cruz, che ha partecipato alla ricerca .- Il genoma di Neandertal è una miniera di informazioni». Il lavoro dei ricercatori è stato un vero e proprio tour de force tecnologico: il problema principale è stato quello di ripulire il materiale da analizzare da tutte le contaminazioni successive soprattutto da parte dei microbi; l’analisi del Dna invece ha sfruttato tecniche di sequenziamento avanzatissime.

Adriana Bazzi

07 maggio 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/10_maggio_07/neandertal-genetica-bazzi_4cbac9cc-59aa-11df-8cbf-00144f02aabe.shtml
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