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Autore Discussione: Elena Marisol Brandolini La crisi dell'euro e il rischio sociale  (Letto 2280 volte)
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« inserito:: Maggio 07, 2010, 05:39:10 pm »

Elena Marisol Brandolini,   05 maggio 2010, 19:40


La crisi dell'euro e il rischio sociale     

Si è concluso tragicamente lo sciopero generale di 48 ore proclamato dai sindacati greci, con la morte di tre persone - due uomini e una donna - soffocate dal fumo dell'incendio provocato dal lancio di alcune bottiglie molotov all'interno di un edifico commerciale di Atene. La protesta - la quarta da quando è iniziata la crisi greca - era promossa contro il piano di tagli e aumenti d'imposta di 30 miliardi di euro, che il governo di Yorgos Papandreu aveva varato lo scorso fine settimana, per poter accedere al piano di riscatto europeo di 110 miliardi di euro

In piazza, contro il taglio di stipendi e pensioni e la riduzione dei diritti nel lavoro, sono scese decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori del settore pubblico e privato, oltre 50.000 secondo gli organizzatori.
La manifestazione, giunta sotto il Parlamento, dove domani verrà portata la manovra di bilancio per la sua approvazione, ha registrato gli incidenti più gravi in coda al corteo, dove gruppi di anarchici si sono fronteggiati con la polizia fino all'epilogo drammatico dell'incendio nello stabile che ospita una succursale bancaria, esito che il premier greco ha qualificato come "un atto omicida e di irresponsabilità politica".
Eppure, dicono che il clima si presentasse teso fin dal principio e che l'esasperazione - anarchici a parte - sarebbe oramai un sentimento ampiamente diffuso tra la popolazione e i lavoratori, che considerano ingiusto dover pagare per intero il prezzo della crisi economica. Non per nulla, sembra che fossero operai, quelli che hanno tentato di sfondare i cordoni della polizia, schierata a difesa del'edificio parlamentare.
E l'incognita, ora, è come proseguirà l'iniziativa sindacale e come riuscirà il sindacato a mantenere il controllo della protesta, nei prossimi giorni, mentre al governo socialista di Papandreu è richiesto dal mondo intero di fare il lavoro sporco, per rimediare ai disastri ereditati dai conservatori di Kostas Karamanlis.

Già, la variabile sociale, quella che si rischia di sottovalutare, quando si ragiona di piani di rientro dal deficit, parametri di Maastricht e concessione di prestiti salati. Perché se c'è un rischio di contagio, questo non riguarda solo il comportamento spregiudicato degli operatori finanziari, ma anche l'attitudine delle società verso la politica, i governi, le istituzioni sovranazionali, l'Europa.
Angela Merkel, nel suo intervento odierno al Bundestag, è tornata a ripetere le condizioni di austerità imposte alla Grecia, in cambio degli aiuti finanziari; nonostante la Germania porti la responsabilità principale nel ritardo della risposta europea, che ha scatenato i mercati e aggravato l'onere gravante sul paese ellenico. Ed ha reiterato la proposta secondo cui i paesi europei che non rispettino il Patto di Stabilità dovrebbero perdere temporaneamente il diritto di voto.

D'altro canto, la speculazione continua ad accanirsi contro i paesi dell'area mediterranea, alla ricerca della prossima vittima. Tutti dicono che presto sarà la volta di Spagna e Portogallo. La stampa internazionale, all'inizio di questa settimana, segnalava la Spagna come paese a rischio di cadere nella stessa trappola della Grecia, se non si procederà con le riforme adeguate. Ieri, si rincorrevano voci su un' inesistente richiesta spagnola al FMI di un piano di riscatto. Le borse europee mostrano segnali d'inquietudine, quella spagnola procede nella sua discesa, anche se con maggior moderazione. Il presidente del governo spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero e il leader dell'opposizione Mariano Rajoy si sono incontrati quest'oggi, per dare un segnale di unità al paese sfiduciato e agli operatori economici. L'unica buona notizia è arrivata dalle nuove previsioni della UE, che migliorano i valori di crescita per la Spagna e per l'Europa, nel complesso.
Ma l'urgenza appare, ora, quella di riconquistare la fiducia, non solo dei mercati, ma dei popoli. Ridare un senso al progetto europeo, restituendogli autorità politica e consenso sociale.

http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=14809
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