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Autore Discussione: "Il Nord Europa con Francia e Germania Roma e il Sud vadano con la Grecia"  (Letto 2532 volte)
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« inserito:: Aprile 30, 2010, 11:07:48 pm »

GEOGRAFIA ECONOMICA

Il settimanale britannico The Economist 'ridisegna' l'Europa spostando i Paesi per affinità.

Per l'Italia adotta una divisione a metà, unendo il Settentrione ai Paesi più evoluti, sotto l'egida del Doge di Venezia, e abbandonando alla deriva "il Regno delle Due Sicilie, soprannominato Bordello"

di ROSARIA AMATO

"Il Nord Europa con Francia e Germania Roma e il Sud vadano con la Grecia"

ROMA - L'Italia contribuirà con 5,5 miliardi agli aiuti per la Grecia, sprofondata nel dissesto finanziario, eppure, secondo il settimanale britannico The Economist, tra i due Paesi non c'è troppa differenza dal punto di vista dei conti pubblici. Anzi, una buona metà dell'Italia, da Roma in giù, sarebbe la candidata ideale per una unione monetaria che includa la Grecia, e nessun altro Paese. La proposta, che farebbe sicuramente felice la Lega e il suo leader Bossi, fa parte di un 'pacchetto' dal titolo 'Redrawing the map' (ridisegnare la cartina geografica), una radicale risistemazione dell'Europa in base alle affinità economiche, sociali e linguistiche tra i Paesi.

La collocazione (e il giudizio) peggiore spettano proprio all'Italia, al Centro-Sud. Il Nord infatti è promosso a pieni voti, si unisce a Germania, Francia, Austria (che prende il posto della Svizzera, traslocata nell'area dei Paesi scandinavi), Slovenia e Croazia per costituire un'alleanza regionale affidata al Doge di Venezia. Il Mezzogiorno, considerato tale da Roma in giù, "si unisce alla Sicilia per formare un nuovo paese", scrive l'autorevole settimanale (ignorando che la Sicilia fa già parte del Paese, in effetti), "chiamato ufficialmente il Regno delle Due Sicilie" (che storicamente fu tutt'altro che un disaltro da un punto di vista economico e industriale, ndr), "ma soprannominato Bordello". Bordello adotterebbe dunque una moneta unica con la Grecia.

La suddivisione in effetti, al di là di un atteggiamento piuttosto sprezzante nei confronti dell'Italia, avrebbe il conforto della statistica. Qualunque analista confermerebbe il fatto che, in base agli indicatori economici, esistono due Italie, una perfettamente in regola con i parametri di Maastricht, e l'altra fanalino di coda dell'Unione Europea. Qualche esempio? Nel 2009 al Nord il Pil pro capite è stato di 30.000 euro a persona, al Centro di 28.000 euro mentre al Sud solamente di 17.000 euro. Nel 2009 il tasso di occupazione in Italia si è attestato al 57,5 per cento. Ma in Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna è al 68,5 per cento, in Lombardia al 65,8, nel Lazio al 59,4, in Sicilia al 43,5 e in Campania al 40,8 per cento.

Se dall'economia si passa ad altri riferimenti, per esempio l'uso del personale computer e di Internet, il divario si riproduce invariato. Nel 2009 (Annuario Statistico Istat) l'uso del Pc al Nord si attestava al 51,5 per cento della popolazione, al Centro al 48,8, nel Mezzogiorno crollava al 41,5 per cento. Uso di Internet: al Nord 48,3 per cento, al Centro 46,8 per cento, nel Mezzogiorno 38 per cento. Attività di volontariato: coinvolgono l'11,3 per cento dei cittadini over 14 al Nord, l'8,7 per cento al Centro e il 6,9 per cento nel Mezzogiorno. In Trentino Alto Adige si contano 9,5 sportelli bancari ogni 10.000 abitanti, in Calabria appena 2,7 (ancora Annuario Statistico Italiano 2009).

L'Economist non si limita a dividere in due l'Italia, ma ridisegna da cima a fondo la cartina europea. La Gran Bretagna abbandona il Mar del Nord per scendere fino alle Azzorre, vicino al Portogallo e alla Spagna, Paesi ai quali l'accumunano "le finanze pubbliche disastrose". Al posto della Gran Bretagna la Polonia, che merita una chance, allontanandosi finalmente dall'orbita della Russia, scrive comprensivo l'Economist. Il Belgio viene spostato vicino all'Ucraina e alla Slovacchia: condividono quelli che il settimanale britannico definisce "incomprensibili" problemi linguistici, che danno luogo anche a squilibri politici. Il posto del Belgio viene occupato dalla Repubblica Ceca, che dovrebbe filare d'amore e d'accordo con l'Olanda.

Nel Mar del Nord, accanto a Polonia e Irlanda, Estonia, Lituania e Lettonia. La Svizzera prenderebbe posto nella penisola scandinava tra la Norvegia e la Svezia: la Norvegia in particolare gradirebbe aver vicino un altro Paese non-Ue. Al suo posto andrebbe l'Austria. E così via, fino a spostare il Kosovo sulla costa e ricacciare l'Albania all'interno. In questo modo, assicura l'autore dell'articolo, "la vita in Europa diventerebbe più logica e cordiale".
 

© Riproduzione riservata (30 aprile 2010)
da repubblica.it
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