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Autore Discussione: Verdi, Legambiente e Greenpeace: «Fermate la follia nucleare»  (Letto 2222 volte)
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« inserito:: Aprile 27, 2010, 05:14:14 pm »

IL DISASTRO 24 ANNI DOPO

Verdi, Legambiente e Greenpeace: «Fermate la follia nucleare»

Sit-in e raccolte firme a Roma per ricordare il disastro di Chernobyl e dire no alle nuove centrali in Italia


ROMA - Un appello al governo italiano per non dimenticare e non commettere gli errori del passato nell'ambito del nucleare. Lo ha lanciato Greenpeace oggi, nel giorno del 24esimo anniversario del disastro della centrale di Chernobyl (guarda il video)che il 26 aprile del 1986 fu teatro di un'esplosione, con una manifestazione davanti a Montecitorio con fotografie e striscioni contro il nucleare: «Stop follia nucleare». E i Verdi, sempre davanti a Montecitorio, hanno simulato l'incidente dell'86.

«NO AL NUCLEARE» - «Non vogliamo dimenticare e non vogliamo tornare al nucleare - ha detto Andrea Lepore, responsabile campagna nucleare di Greenpeace - a ventiquattro anni da Chernobyl, la propaganda filo-nucleare continua a sottostimare gli effetti della tragedia di Chernobyl e il numero dei morti causati dall'incidente, il peggiore della storia, Purtroppo la stima dei morti causati dall'incidente è di oltre 200mila e nessuno di loro deve essere dimenticato». La propaganda filo-nucleare, afferma Greenpeace, parla di 65 morti, riferendosi a malapena al numero dei lavoratori e soccorritori morti in seguito all'esplosione. Ma l'accademia Russa delle Scienze dimostra che anche le stime del Chernobyl Forum, che indicavano 9mila morti, erano state troppo caute e che i morti dovuti all'incidente sono oltre 200mila. «Il governo intende imporre all'Italia il nucleare e si prepara a una campagna di disinformazione sui rischi e i costi di questa pericolosa tecnologia. Così - continua Lepore - non solo dimostra di non curarsi della volontà espressa dai cittadini, ma anche di non avere imparato nulla dagli errori passati». Le centrali francesi «Epr» che il governo vorrebbe far costruire in Italia, prosegue l'organizzazione, «sono state dichiarate carenti nel sistema di controllo dalle autorità di sicurezza francese, britannica e finlandese». Inoltre, secondo i documenti resi noti dall'associazione francese «Sortir du nucleaire», «potrebbero essere pericolose quanto quella di Chernobyl, perché sottoposte al rischio di analoghi incidenti».

I VERDI - Davanti a Montecitorio una nube si leva dalle sagome di due reattori nucleari. Anche i Verdi manifestano per dire ancora una volta «no» al piano sul nucleare del governo. Il presidente del movimento ambientalista Angelo Bonelli, insieme a un nutrito gruppo di militanti, illustra nel dettaglio la mappa del nucleare in Italia. Tredici i siti a rischio, da Montalto di Castro (Viterbo) a Caorso (Piacenza), a Trino Vercellese (Vercelli), Borgo Sabotino (Latina). C'è anche la piccola Cernobyl, a Garigliano (Caserta), cittadina al confine tra Lazio e Campania, «dove- spiega Bonelli- negli anni in cui funzionava la centrale, si sono verificati 4 incidenti nucleari che hanno portato il livello di radioattività a un livello tale che nella zona si sono verificati numerosi casi di ciclopismo tra i bambini». L'incidente più grave risale al 1976: la piena del fiume Garigliano penetrò nel locale sotterraneo della centrale, dove sono ancora oggi stoccate le scorie radioattive, e, ritirandosi, trascinò nel letto del fiume, nella campagna e nel mare, più di un milione di litri d'acqua contaminata dai radionuclidi provenienti dal sistema di purificazione delle acque del reattore.

LETTERA A BERLUSCONI - Alle tante ragioni contro, i Verdi ne aggiungono una che può tuttavia essere chiarita dal Governo. Bonelli ha scritto una lettera al presidente del Consiglio per chiedere se «è vero o no che negli accordi stipulati con la Francia, il Governo italiano abbia sottoscritto un accordo riservato di cooperazione militare che prevede l'utilizzo del nucleare civile dal punto di vista militare in Italia». In sostanza, chiedono i Verdi al premier: «L'Italia vuole costruire da sé la testate nucleari?».

LEGAMBIENTE - E anche Legambiente Lazio è scesa in piazza per ricordare il disastro di Chernobyl. Lunedì mattina l'associazione ambientalista ha allestito uno stand al mercato romano di Testaccio per incontrare i cittadini e offrire loro la possibilità di scegliere cibi biologici e altri di origine «ipoteticamente contaminata», per «ricordare quanti effetti negativi provochi la presenza di una centrale atomica sul territorio», ha spiegato il presidente di Legambiente Lazio, Lorenzo Parlati. «I cittadini sono molto attenti e sensibili al tema», ha assicurato. «Oggi abbiamo voluto ricordare il disastro di Cernobyl», perchè «ancora oggi in quel territorio si vivono i problemi della radioattività, dell'impossibilità di coltivare». Un ricordo per l'ambientalista doveroso perchè in Italia «si rischia», perchè si punta su «un nucleare pericoloso come quello di Cernobyl, perchè le tecnologie sono sempre le stesse». E i romani, questo, sembrano saperlo se è vero che «solo stamattina abbiamo raccolto alcune centinaia di firme per la nostra petizione contro il nucleare».

LE FIRME - La petizione, ha ricordato Parlati, è stata lanciata mesi fa e continua a raccogliere firme. «Quando ci sarà il decreto definitivo per la definizione dei criteri per le centrali presenteremo le firme al Governo e ai presidenti delle regioni». A proposito di regioni, Lorenzo Parlati ha tenuto a sottolineare che undici regioni si sono già espresse per il «no» al nucleare, e per quanto riguarda il Lazio, se da una parte «Polverini in campagna elettorale ha promesso che non ci saranno centrali» nella regione, dall'altra i cittadini si stanno dimostrando contro una ipotesi di impianto sul territorio laziale. «Molte delle persone che abbiamo fermato ci hanno detto: '"E che ce lo dovete chiedere se siamo contrari al nucleare? Non c'è bisogno di chiederlo"», ha riferito il presidente di Legambiente Lazio. Da questa iniziativa, ha aggiunto Parlati, è stato possibile vedere come «il Governo rischi di fare il nucleare contro la volontà dei cittadini». Insomma, il nucleare «è rischio e sbagliato», ha tagliato corto Parlati. «Con molti meno soldi e con molto meno tempo- ha concluso- è possibile realizzare un piano per l'efficienza energetica e per le fonti rinnovabili».

Redazione online
26 aprile 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
da corriere.it
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