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Autore Discussione: Stefano Fassina Governo soffia sul fuoco dell’intolleranza e delle corporazioni  (Letto 2567 volte)
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« inserito:: Aprile 17, 2010, 04:40:17 pm »

Il governo soffia sul fuoco dell’intolleranza e delle corporazioni

di Stefano Fassina

La fotografia scattata ieri dalla Banca d’Italia è, purtroppo, chiarissima. Il Paese è in un circolo vizioso: dal crollo delle esportazioni del 2008, alla brusca caduta dell’attività produttiva, all’emorragia di occupati ed all’impennata della Cassa Integrazione, alla contrazione dei redditi disponibili delle famiglie e dei consumi, al rinculo degli investimenti, al restringimento del credito bancario, alla chiusura di negozi ed attività artigianali e professionali, alle crisi aziendali. La giostra recessiva continua a girare: per l’anno in corso, ulteriore perdita di lavoro, potere d’acquisto, consumi, attività produttiva ed investimenti. Sarebbe necessario un Piano Nazionale Anti-crisi. È possibile.

È questione di scelte politiche, non di insipienza tecnica. Invece, la destra in Italia approfitta della crisi e cerca il consenso attraverso la costruzione di uno Stato corporativo. Il Ministro Tremonti offre ai lavoratori autonomi la riduzione delle tasse attraverso la manipolazione degli Studi di Settore; il Ministro Alfano per i professionisti straccia le “lenzuolate” di Bersani; il Ministro Sacconi con la sua controriforma del diritto del lavoro (da ultimo con il “collegato” rispedito alle Camere dal Presidente della Repubblica) punta a tre offerte: per le imprese, la “liberazione” dal sindacato come forza di contrattazione collettiva; per le organizzazioni dei lavoratori, l’affidamento ai loro Enti Bilaterali di servizi sociali fondamentali (dall’indennità di disoccupazione, alle pensioni e all’assistenza sanitaria, sempre meno integrative e sempre più sostitutive); infine, per i nuclei forti del mondo del lavoro, quindi al Nord, le ricadute retributive della contrattazione di secondo livello.

Luca Paolazzi, Direttore del Centro Studi Confindustria, a Parma, citando Benjamin Friedman, ha ricordato che “quando gli standard di vita ristagnano o diminuiscono, la società incattivisce e si mettono in moto meccanismi di rivalsa che riducono la tolleranza, l’equità e la mobilità sociale. La carenza di crescita potrebbe avere, nel lungo andare, conseguenze molto negative. Fino a minare le basi stesse della democrazia”. È un pericolo reale, accentuato dall’offerta corporativa del Governo. Ma gli spazi di azione politica sono grandi. Sono tanti gli esclusi dal gioco della destra: i giovani, innanzitutto; le donne; il Mezzogiorno; le forze produttive del lavoro e dell’impresa interessate all’innovazione e alla qualità civile, democratica e sociale del Paese. Senza la crescita economica, è sempre più difficile per il Governo corrispondere alle domande di protezione poste dagli inclusi. Così, all’elenco degli esclusi si aggiungono, giorno dopo giorno, i delusi.

Tuttavia, quella economica è soltanto una delle dimensioni rilevanti. Non meno rilevante è la dimensione emotiva. Alla paura, alla rabbia, allo spaesamento, alla voglia di rivincita generata dalla crisi della globalizzazione inceppata, la Lega fornisce la risposta ideologica ed identitaria del comunitarismo chiuso ed oscurantista. Corporativismo sociale e corporativismo di territorio. Spinte disgregatici di un tessuto statuale e morale storicamente debole, da arginare con la torsione autoritaria del sistema politico-istituzionale e mediatico. Per incontrare gli esclusi ed i delusi e trasformare le paure in speranze deve essere chiara una strategia morale, politica e programmatica alternativa. La grande transizione globale in corso, come l’euro nel 1996, può essere la leva per superare gli ostacoli corporativi alle riforme.

www.stefanofassina.it

16 aprile 2010
da unita.it
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