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Autore Discussione: Giovanni Caprara «Anche l’Etna ora si agita» - (e il Vesuvio?).  (Letto 2643 volte)
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« inserito:: Aprile 16, 2010, 09:07:38 am »

Il fenomeno

Il ghiaccio è caduto sulla lava provocando l’esplosione

L’eruzione dopo due secoli

«Anche l’Etna ora si agita»

I vulcanologi: l’emergenza potrebbe durare a lungo


Quando il vulcano Eyjafjallajokul eruttò l’ultima volta nel 1821 la sua attività durò addirittura un anno e mezzo. Ma allora gli aeroplani non volavano e quindi tutti si augurano che il risveglio sia più clemente. La nube di cenere trasportata dalle correnti invade persino il Nord Europa e le microscopiche particelle silicee, le stesse di cui sono formate le rocce vulcaniche, sono una polvere terribilmente abrasiva quando si abbatte sulle ventole dei reattori. Per questo non si può volare.

L’Islanda è terra di vulcani che si collocano su una linea che inizia nelle profondità dell’Oceano Atlantico e poi riemerge verso Nord: è la dorsale medio oceanica, una linea di frattura che sta aprendo sempre più in due l’Atlantico. Proprio il movimento delle due placche genera il vulcanismo che di frequente si manifesta nella suggestiva terra islandese.

«Di solito questi vulcani non sono molto esplosivi» spiega Warner Marzocchi vulcanologo dell’Istituto italiano di geofisica e vulcanologia (Ingv) che raggiungiamo a Parigi dove assieme ad altri due scienziati, un americano e un australiano, coordina la rete mondiale degli osservatori vulcanici per tenere sotto controllo i fenomeni e fornire informazioni adeguate anche alle compagnie aeree al fine di evitare i pericoli. «Ma adesso l’eruzione è avvenuta sotto uno strato di ghiaccio — continua Marzocchi — rendendo il fenomeno esplosivo. Quando infatti il ghiaccio cade sulla lava e nella frattura che la genera è come aggiungere acqua su una pentola d’olio bollente. Inevitabilmente si provoca per reazione una proiezione di particelle e gas che vanno a formare la nuvola ». Nel 1989 un Jumbo della Klm si infilò senza accorgersi nella nube provocata dal vulcano Redoubt in Alaska per otto minuti tutti i quattro reattori si fermarono e solo la fortuna permise la riaccensione di due garantendo l’atterraggio e la salvezza dei passeggeri.

Difficile esprimere ora delle previsioni secondo lo studioso. «Tutto dipende — dice — da come si comportano le fratture eruttive. Se continuano a estendersi proseguirà la generazione della nuvola polverosa, se invece rimarranno contenute il tutto si affievolirà. L’incognita per il momento rimane ».

Di certo il passato non promette nulla di buono. Nel 1783 il vulcano Laki nel Sud islandese scatenò la sua violenza eruttiva riversando nell’atmosfera 120 milioni di tonnellate di biossido di zolfo provocando 21 mila morti in Inghilterra e molte migliaia sul continente fino all’inverno 1784. Persino il Nordamerica ne risentì. Sull’intera Europa i gas scatenarono persistenti anomalie meteorologiche accentuando il caldo estivo e il freddo invernale, provocando acute gelate e disastrose inondazioni con conseguenti distruzioni dei raccolti. Gli effetti si fecero sentire pure negli anni successivi contribuendo ad espandere la povertà.

Da alcuni mesi anche l’Etna da segni di agitazione. «Ci aspettiamo un’eruzione nel giro di alcuni mesi—precisa Enzo Boschi, presidente dell’Ingv —In particolare nella zona della valle del Bove dove non presenta pericoli. Lo stiamo monitorando da tempo e l’edificio vulcanico si sta gonfiando. Ma per l’Etna è una condizione normale: è più il tempo di attività che non quello della quiete ».

Giovanni Caprara

16 aprile 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
da corriere.it
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